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Autore: Anything_    29/01/2012    0 recensioni
Susanna e Doretta,smisero di parlarsi. E prima di farlo di nuovo passeranno Sessanta lunghi anni.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Passa inesorabilmente lento,questo tempo che vuole uccidermi. Il tempo non sistema le cose,le peggiora. E il Destino non è controllato da una qualche potenza superiore,il Destino lo controlliamo noi. Siamo noi,artefici del nostro destino. Noi vogliamo che le cose succedano,non qualcun altro che le fa succedere. Era la mia Wendy,ed io il suo Peter. Poi un giorno,come sempre,arrivò Uncino e la rapì. E solo ora mi accorgo di non essere stata una brava Peter,perché non ho avuto il coraggio di alzare una spada e non ho avuto forza sufficiente per alzare un dito. Ma dopotutto,la colpa non è stata solo mia,inutile sentirsi colpevole,inutile farsi consumare dalle lacrime. Lei ha voluto farsi rapire,lei ha seguito Uncino senza ribellarsi,lei non vuole più tornare indietro. Allora,a questo punto,mi viene da pensare una cosa sola: Lei non era adatta ai bimbi sperduti,lei voleva crescere. E crebbe,diventò grande,ma non chiedetemi se qualche volta nella sua mente tornò L’isola che non c’è,non saprei rispondervi,perché io non la vidi più. Il nostro Addio erano state mille lacrime e l’indifferenza che ci ha divorato di giorno in giorno. Poi chissà quanti anni dopo,l’ho rivista,cambiata,stanca,dolorante,in un letto d’ospedale,sola,senza nessuno. E pensare che io,che stupida,le avevo offerto il mio appoggio,e non per due giorni,ma per tutta la vita. E lei scappò,scappò con Uncino gente.
Che vada pure,che stia sola. Perché è quello che merita. Perché anch’io sono rimasta sola. Non ho voluto rivedere più nessuno,ho voluto cambiare città,pianeta.
Ma da ieri ad oggi,sono  cambiate tante cose.
Ieri volevo vivere su Marte,ma non sola,con lei. Solo io e lei.
Oggi invece,seppur quel sogno non sia sparito,è come se non fosse mai esistito quel pensiero che inebriava le nostre menti.
I nostri visi così giovani inesperti,diventarono pieni di rughe e le nostre labbra dapprima carnose,diventarono flaccide. Sessanta anni. Passarono sessanta anni dall’ultima volta che la vidi e per tutti quegli anni avevo rimpianto solo di averla lasciata libera a fare le sue scelte,sola in quel mondo crudele,malvagio,perverso. Sessanta è un numero alto,e non si può tornare al numero due,così facilmente. Il mio motto,quando ancora avevo i capelli neri e non bianchi,era che niente era impossibile,tutto aveva una soluzione,anche se drastica,ma ce l’aveva. Non ho mai smesso di pensare a come sarebbe stato crescere insieme,piangere insieme al nostro matrimonio,accogliere fra le braccia i nostri figli. Non ho mai smesso di credere che tutto potesse risolversi,ma entrambe eravamo sommerse nel nostro orgoglio,entrambe volevamo che l’altra fosse a fare il primo passo e con questo pensiero sono passati i mesi,le ore,gli anni.
Forse non smetterò mai,forse continuerà ad essere ancora acceso quel lumino di speranza,che va avanti automaticamente,anche se nella mia testa è tutto finito da un pezzo.

 
 


Wendy,sono Peter. Apri la finestra,fammi entrare,voleremo insieme lontani da qui,da chi ci ha fatto del male. Avanti aprila e abbracciami,perché è di questo che ho bisogno. Saremo felici insieme,faremo tutto quello che in sessanta –orribili- anni non abbiamo mai fatto. Rideremo ancora insieme e sarà come tornare a quell’anno,quel mese caldo. Ma tu apri questa finestra,perché di contemplare un vetro non ho voglia.

  
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