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Autore: jas_    29/01/2012    29 recensioni
Il tempo cambia tutto.
Con il passare di esso passano i minuti, le ore, i giorni, i mesi e gli anni. Con il passare del tempo i bambini crescono e gli adulti invecchiano. Con il passare del tempo cambiano gli edifici, cambiano le abitudini, cambiano i sentimenti. Ma soprattutto, con il passare del tempo cambiano le persone. Tutto cambia, con il tempo.
E dopo quattro anni di assenza da Brighton, Savannah troverà le persone cambiate e scoprirà che il tempo è riuscito a cambiare radicalmente i sentimenti che provava verso una persona che non si sarebbe mai aspettata.
Perché il tempo cambia, ma non sempre ha una connotazione negativa.
FAN FICTION SOSPESA
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ours'
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«Harry», lo chiamò sottovoce Alison, ricevendo in risposta un mugugno.
La ragazza sospirò alzando la coperta fino a sotto il mento prima di cominciare a strattonare il proprio ragazzo che non ne voleva saperne di alzarsi.
«Harry sono le sette e mezzo e tra poco i miei si alzeranno, devi andartene. Subito!»
Il riccio si girò dall’altra parte nascondendo la testa sotto il cuscino.
«Va bene, l’hai voluto tu» lo avvertì Alison prima di cominciare a dargli tanti piccoli bacetti sul collo per poi scendere giù sul suo petto fino ad arrivare all’ombelico.
«Dio, Alison, vuoi farmi morire?» chiese il riccio con la bocca ancora impastata dal sonno.
«Allora non te l’hanno tagliata la lingua.»
«Se non avessi avuto la lingua, certe cose stanotte non sarei riuscito a farle» disse divertito il ragazzo.
«Devi andartene» gli ripeté la bionda ignorando la sua battuta.
«Okay okay, ho capito» mugugnò Harry mettendosi seduto sul letto strofinandosi gli occhi ancora assonnato.
Alison sorrise avvicinando il proprio viso a quello del ragazzo, «da dove vuoi uscire questa volta? Albero o veranda?» gli chiese.
Harry ignorò la domanda voltandosi a guardarla negli occhi, la trovava bellissima. Due anni che stavano insieme e ogni volta che la guardava non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse perfetta e alla fortuna che aveva a stare con lei. Bella, intelligente, simpatica e ricca. Non che stesse con lei perché aveva i soldi, però di certo era solo merito suo e delle conoscenze di suo padre se aveva avuto la borsa di studio per Cambridge.
«Direi che l’albero è meglio, fa meno rumore e poi è più basso. Sai com’è, non vorrei rompermi una gamba.»
Alison sorrise prima di posargli un dolce bacio sulle labbra, Harry sorrise a quel contatto accarezzandole leggermente la schiena per scendere poi più in basso.
«Ora però devi andare» affermò la bionda staccandosi bruscamente.
Harry sospirò rassegnato, avrebbe voluto rimanere lì a letto con lei invece di essere costretto a sgattaiolare fuori prima che i suoi si alzassero.
«Che palle» borbottò spostando le coperte, «Che ore sono?»
«Le sette e mezza, ti ho detto.» rispose Alison raccogliendo i lunghi capelli in una coda di cavallo, «e dovresti già essere in piedi da un po’, bell’addormentato.»
«Me ne vado, me ne vado» mugugnò il riccio mettendosi le mutande.
«La camicia è sulla sedia mentre i pantaloni non li ho visti» lo avvertì Alison cominciando a rivestirsi anche lei.
«Ci abbiamo dato dentro stanotte, eh?» ammiccò malizioso Harry avvicinandosi alla ragazza.
«Abbastanza» concesse lei divertita facendo scorrere le dita sul fisico, non proprio scolpito, del riccio.
Harry le sorrise baciandole poi il naso, amava il tocco delicato che aveva sulla sua pelle, le sue mani erano sempre calde e non gli davano mai fastidio, anzi, lo facevano sempre sussultare provocandogli piacevoli brividi.
«Ti amo» le sussurrò poi sulle sue labbra prima di mordergliele dolcemente.
Sapevano di buono, come sempre.
«Anch’io, Harry» Alison ricambiò il bacio. «Però ora devi andartene, sul serio.»
Senza lasciare replicare il ragazzo raccattò i suoi vestiti sparsi per la stanza e glieli porse, «ci vediamo dopo a pranzo, okay?»
«Va bene» mugugnò lui allacciandosi i bottoni della camicia.
Alison sparì in bagno così Harry, dopo essersi vestito, aprì la finestra analizzando il percorso che doveva fare.
Ormai conosceva a memoria ogni ramo e ogni foglia di quell’albero, contando tutte le volte in cui si era arrampicato e le volte in cui aveva dovuto sgattaiolare furtivamente fuori dalla finestra, come quella.
Erano ben poche le occasioni in cui passava dalla porta di entrata, come la gente normale, lo faceva solitamente durante gli incontri “ufficiali” e cioè quando doveva incontrare i genitori di Alison o quando comunque passava a trovare lei o Niall. Non di certo quando aveva intenzione di passare la notte con lei.
Per quanto i suoi fossero persone per bene e gentili, erano ancora alquanto bigotti e volevano mantenere la figlia vergine fino al matrimonio, senza sapere che ormai era troppo tardi visto che Alison aveva perso la sua “purezza” due anni prima, con Harry, durante la gita scolastica a Londra.
Senza troppe difficoltà il riccio scese dall’albero e attraversò velocemente il giardino di casa Horan prima di uscire dal cancello e potersi reputare in salvo, ancora una volta.
Una volta in strada si diresse tranquillo verso la sua macchina parcheggiata dietro l’angolo e accuratamente nascosta da un cartello pubblicitario così da non destare sospetti.
Ormai era abituato a quella solita routine che si ripeteva tutte le settimane, se non più spesso, e, un po’ per la sua astuzia, un po’ per l’ingenuità dei genitori di Alison, non era mai stato colto in fallo altrimenti, sarebbe davvero finito dei guai. Lui ed Alison insieme.
Non solo rischiava di compromettere il suo futuro ma avrebbe anche messo in seri guai la ragazza che amava. I signori Horan certo, erano brave persone, ma tenevano molto alla loro immagine e non sarebbero sicuramente stati felici di sapere che venivano presi in giro da, ormai molto tempo, dalla figlia e dal suo ragazzo. E la cosa si sarebbe fatta più grave se la notizia fosse trapelata anche in giro.
Lasciando da parte quei pensieri, Harry accese l’auto, diretto verso casa.
Doveva ricordare a sua madre della sua esistenza prima di andare da Louis che a quanto pare doveva raccontargli qualcosa che l’avrebbe “fatto rimanere scioccato” utilizzando le parole testuali dell’amico ma Harry era sicuro che non si trattasse di niente di più che di una sua nuova conquista. Avrebbe passato la mattinata, probabilmente, a sentirlo parlare di quanto avesse le tette grandi questa o quella ragazza che si era fatto all’ultima festa oppure della bionda che ci aveva provato con lui. Ormai Louis era così e nessuno sarebbe più riuscito a cambiarlo, pensò. Ma molto probabilmente si sbagliava.

«Mamma dove lo metto questo?»
«Cosa c’è scritto sopra?»
Savannah alzò leggermente la testa per cercare di leggere l’indicazione posta sullo scatolone che teneva in braccio, «C.S.I stagioni 1-10» disse poi sovrappensiero. «Oddio ma ti sei portata dietro i dvd di dieci stagioni di un telefilm?» chiese poi sorpresa, quando il suo cervello elaborò ciò che aveva appena letto.
La donna alzò le spalle, «cosa volevi, che li lasciassi nella vecchia casa?»
Savannah sollevò gli occhi al cielo depositando tutto in salotto prima di tornare in strada dove un tizio stava scaricando tutte le loro cose.
«Fa brutto pensare che la vita di una persona sia in questo camion» osservò serio Noah, rimasto in piedi accanto alla vettura a osservare il signore che lavorava.
«Non sei il primo che me lo dice, giovanotto» gli confessò lui, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore.
«Noah, aiutami a portare su queste cose piuttosto che importunare la gente» lo riprese Savannah.
Il bambino in tutta risposta fece scoppiare la propria big-babol prima di sorriderle spavaldo, «sto sorvegliando i lavori» disse poi, mettendosi a braccia conserte fiero della sua battuta.
La ragazza scosse la testa rassegnata prima di prendere un altro scatolone e dirigersi verso la villetta che avevano acquistato.
Non distava molto dal centro del paese e Savannah era felice che si trovasse nello stesso quartiere della loro vecchia casa, anche se quella era stata venduta poco dopo la loro partenza e poi ristrutturata. Quando ci era passata davanti quella mattina, non l’aveva nemmeno riconosciuta se non fosse stato per la madre che gliel’aveva mostrata.
Salì le scale diretta verso camera sua con un insolito buonumore, non le erano mai piaciuti troppo i cambiamenti e dalla morte di suo padre gliene erano accaduti tanti. Troppi. Nonostante tutto, però, era felice di essere tornata nell’unico paese che potesse definire casa sua. Per quanto si fosse trovata bene a Southampton, non poteva paragonarla con Brighton, la sua Brighton.
A distrarla dai suoi pensieri fu la comparsa della madre allo stipite della porta.
«Che ne dici, ti piace la tua nuova casa?» chiese contenta la donna.
Savannah annuì con foga guardandosi intorno. Camera sua era la più grande delle tre che c’erano. Aveva un piccolo terrazzo che dava sul giardino retrostante alla casa, le pareti erano già state dipinte di un color panna e il pavimento in parquet, probabilmente messo dai precedenti proprietari dell’immobile.
«Sono felice che siamo ritornati qua» ammise poi.
La donna sorrise soddisfatta nel vedere, dopo tanto tempo, la figlia felice.
«Chi lo sa che magari non trovi qualche vecchio conoscente» ammiccò poi.
Savannah alzò un sopracciglio sarcastica, «a cosa ti riferisci?»
La madre alzò le spalle prima di sparire oltre il corridoio. La ragazza sospirò cominciando a piegare con minuzia i propri vestiti.
Non era più tornata in quel posto da quando si erano definitivamente trasferiti a Southampton, quattro anni prima, e dubitava che qualcuno si ricordasse di lei. Nel giro di pochi mesi aveva perso i contatti con tutti. I messaggi che prima scambiava con i vecchi amici praticamente tutti i giorni, col passare del tempo erano diventati sempre meno frequenti, fino a ridursi soltanto agli auguri di Natale e compleanno e infine a diventare del tutto assenti.
Savannah però non incolpava nessuno, insomma, era la prima a capire bene quanto la vita andasse avanti, indipendentemente da tutto, nessuno aspettava i tuoi comodi. L’importante, però, era che finalmente era tornata ed era pronta a riprendere i contatti con quel mondo che aveva abbandonato, a suo malgrado, quattro anni prima.
Sorrise ripensando ad Alison, chissà che fine aveva fatto, se si era davvero trasferita a Parigi come diceva avrebbe fatto a diciott’anni. E non poté fare a meno di chiedersi com’era andata a finire con Harry, la sua ultima cotta, prima della sua partenza.
Scosse la testa ancora divertita come per allontanare quei pensieri dalla sua mente.
Non si sarebbe attaccata al passato, dopo la morte del padre si erano trasferiti principalmente per lasciare indietro i brutti ricordi e ricominciare da zero. E Savannah doveva ammettere che in parte era servito. Non avere sott’occhio tutti quegli oggetti che le ricordavano il padre, non essere costretti a dover passare ogni giorno davanti al suo ex ufficio, al parco in cui si fermavano sempre ogni domenica dopo messa, era stato un leggero sollievo, anche se non era sicura che ne fosse valsa la pena. Dover lasciare tutte le persone con cui avevi costruito una vita, amici, professori, ma anche solo conoscenti e quelle piccole abitudini che si prendono quando non ci si sposta da un posto per anni, era stata dura ma Savannah non si era lasciata andare, anzi.
Aveva continuato la propria vita con entusiasmo e passione e, anche se non poteva negare che quei posti le suscitavano più nostalgia di quanta ne provasse solitamente, era contenta di essere tornata lì dove erano custoditi i suoi ricordi più belli.
«Ho fame.»
La voce squillante del fratellino la fece distogliere dai propri pensieri, Savannah alzò di scatto la testa verso la porta, sorridendo calorosamente al bambino che la osservava corrucciato.
«Sembravi incantata, a cosa stavi pensando?»
La ragazza scosse la testa sorridendo, «a niente» mentì, «tu cosa mi dicevi invece? Hai fame?»
Noah annuì con veemenza spegnendo il game boy.
Se mollava uno di quegli stupidi videogiochi, significava che il bambino stava veramente morendo di fare, pensò Savannah.
Finì di piegare la canottiera che teneva in mano prima di alzarsi dal letto e uscire dalla stanza.
«Sai, se non ricordo male qui vicino c’è un ristorantino che fa un ottimo fish and chips» osservò poi scendendo le scale.
Noah le rivolse un sorriso che andava da un orecchio all’altro, mostrandole due finestrelle causate dai denti che dovevano ancora crescergli.

«Mr. Payne a ore dodici!» sussurrò Meredith all’amica, senza preoccuparsi di nascondere il tono seccato che c’era nella sua voce.
Anne sospirò abbassando la testa e stringendosi nelle spalle, come se in quel modo potesse diventare invisibile.
Era sicura che Liam sarebbe arrivato al loro tavolo nel giro di alcuni minuti – se le avesse viste – il che era praticamente certo dato l’esiguo numero di persone sedute ai tavoli del piccolo ristorantino locale.
Aveva passato l’estate evitandolo e ci era riuscita benissimo fino a quel giorno in cui, probabilmente, il fato aveva voluto che s’incontrassero. Nonostante non avesse ancora incontrato i suoi occhi color nocciola, un brivido le percosse la schiena al solo pensiero. Cercava di convincersi di non volerlo vedere, che non gliene fregava niente di lui ma allo stesso tempo era più che consapevole del fatto che gli fosse mancato, terribilmente.
La sua mente le imponeva delle cose che il suo corpo puntualmente contraddiceva. Scosse la testa rassegnata dalle paranoie che si stava facendo, domandandosi perché solo Liam Payne riuscisse a farle quell’effetto.
Lei lo odiava, si ripeté per l’ennesima volta, senza troppa convinzione.
Allo stesso tempo però sperava di poterlo notare con la coda dell’occhio sedersi a un tavolo, giusto per vedere quanto il sole di Brighton gli avesse schiarito i capelli e inscurito la pelle.
«Si è seduto con Niall, pericolo scampato.»
La voce di Meredith riscosse Anne dai suoi pensieri, la bionda annuì distratta prendendo il portafoglio dalla borsa. Solo sapere che Liam era nello stesso posto in cui era lei, la metteva a disagio, non sapeva ancora come avrebbe affrontato la scuola ma cercò di non pensarci, quel problema l’avrebbe affrontato la settimana successiva.
«Quant’è?» chiese, quando Zayn le si fu avvicinato al loro tavolo.
«Cinque sterline» rispose il ragazzo distratto, mentre prendeva dalla tasca posteriore dei pantaloni della moneta per dare il resto. Anne lasciò circa il doppio dell’importo sul tavolo prima di alzarsi e avviarsi con passo deciso verso l’uscita senza guardarsi troppo in giro onde evitare di incrociare sguardi indesiderati e ignorando completamente Zayn che le diceva di aspettare il resto.
«Anne!» si sentì chiamare.
La ragazza chiuse gli occhi e strinse i pugni mimando una serie infinita di parolacce con la bocca, senza emettere alcun suono, ovviamente.
«Liam!» esclamò a sua volta, con una voce fin troppo entusiasta per essere appena stata chiamata dal suo ex che cercava di evitare da quando l’aveva tradita.
Quando si voltò e vide lo splendido ragazzo che aveva davanti, si sentì improvvisamente la gola secca.
Deglutì rumorosamente maledicendosi per il poco autocontrollo che aveva in sua presenza.
I suoi profondi occhi color cioccolato la scrutavano seri. I capelli, solitamente castani, avevano dei riflessi più chiari a causa del sole e la pelle era ovviamente più scura di come ricordava.
Insomma, nel complesso era un gran pezzo di.. ragazzo.
«Ehmm.. Io vado che ho visto un paio di scarpe in svendita in un negozio qui vicino, ti chiamo dopo – si intromise Meredith, rivolgendosi ad Anne – e ciao anche a te Liam» aggiunse prima di sparire dietro l’angolo.
Il ragazzo le rivolse un sorriso educato, accennando un saluto con la mano prima di tornare a concentrarsi su Anne che era rimasta in silenzio fino ad allora.
«Come stai?» chiese, dopo svariati secondi di puro imbarazzo.
La bionda alzò le spalle guardandosi in giro, «si va» biascicò poi, «tu?»
«Anch’io..» rispose poco convinto il ragazzo.
Anne annuì guardandosi in giro a disagio, il silenzio che si era venuto a creare era assordante nonostante le vie di Brighton fossero ancora affollate dai turisti che si godevano l’ultimo week-end di vacanza prima del rientro.
Liam si schiarì la voce alla ricerca di disperata di qualcosa da dire ma la sua mente sembrava essere in black-out. Quando aveva visto Anne andarsene non ci aveva pensato due volte a fermarla per scambiare due chiacchiere ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così imbarazzante. Anche le prime volte che uscivano, quando solitamente si venivano a creare silenzi imbarazzanti, tra di loro c’era sempre stata un’armonia che lasciava da parte le inibizioni. Si divertivano un sacco, chiacchieravano e scherzavano tutto il tempo, quando non si scambiavano coccole.
Sulle labbra di Liam comparse un sorriso malinconico che Anne notò al volo, lo conosceva bene quello sguardo. Nonostante fossero stati insieme per poco più di cinque mesi a lei sembrava di conoscerlo da una vita, non si era mai trovata così bene con un ragazzo, viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda ed era certa di aver trovato il principe azzurro. Appunto, era.
«Devo andare» mormorò a disagio Anne, mettendosi a posto la borsa che le stava cadendo dalla spalla.
Liam annuì con veemenza, «ci vediamo a scuola, allora.»
«Certo!» Il finto entusiasmo ad Anne non mancava. «Ci vediamo lunedì.»
«A lunedì» mormorò Liam prima di rientrare.

***

Non sono morta, ho solo un blocco assurdo çwç
Vi avevo avvertite che i tempi di aggiornamento di questa fan fiction sarebbero stati più lunghi (mi impegnerò ad aggiornare tutti i fine settimana) ma scrivere questa storia si sta rivelando molto più difficile di quanto pensavo, tanto che ho seriamente pensato di cancellarla e devo ringraziare Agata se non l'ho fatto (del tipo che ti ringrazio in ogni capitolo, ma fa niente ahah)
Qui, come vi avevo già detto, sono passati quattro anni dal prologo (?) ed entrano in scena quasi tutti i personaggi di questa storia. La ritardataria, che non ha ancora un nome (ecco, se avete consigli per un nome non esitate a farmi sapere!) entrerà nel prossimo capitolo :)
Non mi dilungo più di troppo che non voglio essere logorroica già dal primo capitolo, e devo anche pubblicizzare un paio di fan fiction (ci sono tutti i banner sotto, cliccateci sopra per aprirle) vi chiedo soltanto di lasciarmi una recensioncina, giusto perché io sappia che ne pensate!
Vi adoro,
Jas

Ah, mi sono dimenticata di dirvi che se volete che vi avvisi su twitter ditemelo nella recensione oppure twittatemi direttamente (sono @xkeepclimbing) così vi aggiungo alla lista ahah
E già che ci sono vi chiedo di passare a guardare il video che ho fatto per il compleanno di quella capra di styles (♥)  Happy 18th Birthday Harry!





   
 
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