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Autore: Hi Ban    31/01/2012    1 recensioni
“Il tuo rapporto con Sasuke...” Scandì piano, probabilmente avendo compreso che le facoltà mentali di Laura erano scese sotto la soglia minima “... potrebbe mutare.”
“Sai, davvero, dubito fortemente...” Disse poco convinta dall’ipotesi di Sai.
Ma lui continuò imperterrito nella sua esposizione dei fatti.
“Se faceste collimare i vostri punti di vista…”
“Perché non fai collimare la tua testa con uno spigolo appuntito?”
“... se la smetteste di attaccarvi in continuazione...”
“Sai, ma ti sei completamente rincretinito?”
“... se rendeste noti a vicenda i vostri sentimenti, farli maturare...”
“Sai, dav- Ehi, ma che diavolo stai dicendo?!” Chiese allarmata e un tantino furente: di cosa stava parlando? Ma il ninja di Konoha non era minimamente intenzionato a darle retta, quanto più lo era a portare a termine il suo discorso, che solo lui sapeva dove dovesse andare a parare.
“Dovreste lasciare che la passione faccia il suo corso...”
Che chi faccia cosa?!” Disse, il tono salito di qualche ottava e attirando l’attenzione di tutto il pullman, compreso l’autista, che le lanciò un’occhiataccia.
Spin off della storia 'Ninjas are coming' di Nihal.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sai, Sasuke Uchiha
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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10. Angoscianti anfratti quotidiani


Seduta al suo banco, come sempre, Laura ascoltava la lezione. O, perlomeno, è quel che ci si sarebbe aspettati da una ragazza in classe, durante una comune giornata scolastica.
Eppure, la ragazza sembrava completamente estranea a quanto stava accadendo in quell’aula, mentre il professore spiegava chissà cosa su qualche astruso filosofo che, al novanta percento, doveva avere le idee confuse; come quasi tutti i filosofi, in fin dei conti.
Guardava fuori dalla finestra, come se il pino che riusciva a scorgere da lì ai suoi occhi esercitasse un fascino che, al resto del mondo, doveva essere inesistente.
Il professore, in verità, vuoi perché era la prima ora – o la seconda? – del mattino, vuoi perché la filosofia non le piaceva, non lo sentiva nemmeno.
Doveva essere proprio noiosa.
Ma che poi, quando era iniziata quella lezione?
Non ricordava nemmeno di aver preso il pullman.
Forse l’aveva portata Sasuke in braccio a scuola. Laura soffocò una risata alla bene e meglio, ma tanto il professore non sembrava averla nemmeno sentita produrre rumori discutibili e sicuramente non poco udibili.
Tra l’altro, in classe non c’erano né Sasuke né Naruto né Sai. Dov’erano? Forse se li era sognati, alla fine. Non erano mai venuti da lei e, a dirla tutta poteva anche essere una cosa abbastanza plausibile.
Quel mattino, comunque, si sentiva come stordita, ma in grado di cogliere particolari che di solito le sarebbero sfuggiti. Una sensazione anomala, convenne da sé, ma era quello che provava. Probabilmente non sarebbe nemmeno riuscita a spiegarla a qualcuno, ma poco importava.
Si voltò verso Anna; doveva assolutamente sapere che ora fosse. Laura non aveva ancora ben capito se fosse la prima o la seconda ora.
Di fianco a lei, però, non c’era Anna. C’era Luca. E quando diavolo c’era arrivato Luca vicino a lei? Dov’era Anna?
Sparita pure lei.
Puff.
Forse Anna era pure una ninja e possedeva lo Sharinnegan. Mh. Bene. Magari un giorno ci avrebbe scritto su una fan fiction in cui si scopriva che la sua migliore amica in realtà era un ibrido di Madara, creato in gioventù dallo stesso e possedeva un’abilità oculare mai sentita. Carino, ma l’unica cosa che le faceva venire in mente era che doveva davvero dormire di più e far arrabbiare meno Sasuke: vedere così spesso lo Sharingan le condizionava il pensiero.
Non tentò nemmeno di trattenere uno sbadiglio, si sentiva fin troppo stanca anche per provarci. Squadrò Luca nemmeno troppo discretamente. Quando vide che sulla sua maglia c’era ricamato il simbolo della sabbia decise che era il momento di uscire dalla classe, prima, seconda, terza o quarta ora che fosse, perché necessitava davvero di schiarirsi le idee. E di svegliarsi possibilmente.
Fece per alzarsi e mentre si avviava con nonchalance verso la porta fece presente, con qualcosa che doveva somigliare ad una domanda, che andava in bagno. Beh, il professore fece quello che poteva essere inteso come un cenno affermativo o come un tic al collo in seguito ad un crampo particolarmente forte, ma Laura lo prese come un ‘oh, sì, vai, tranquilla, quando tornerai Leibniz o chi cavolo è ‘sto cavernicolo che sto spiegando saranno ancora qui!’. In fondo quel professore era stato sempre un po’ svitato e strano, forse alla prima’ settima o trecetoventesima ora che fosse anche lui necessitava di una pausa.
Mentre si richiudeva la porta dietro di sé, lanciò uno sguardo alla classe. Solo quando l’ebbe definitivamente chiusa si rese conto che gli occhi di Luca, lo snobbissimo Luca, erano cerchiati da pesantissime occhiaie. Neri cerchi attorno alle iridi chiare, azzurrognole. Proprio come se fosse stato preso a pungi ripetutamente o malmenato con un trinciapollo.
Come se avesse tenuto uno shukaku dentro di sé per un bel po’ d’anni, convenne Laura con una risatina, sempre più convinta che forse necessitava di un caffè o di mettere la testa nel water e tirare l’acqua per svegliarsi.
No, perché lei era quasi certa di aver visto la versione un po’ più paffuta di Gaara e quello era sicuramente un chiaro segno che o doveva dormire di più o doveva andare più tardi a scuola. Il che la portava sempre a dormire di più, perciò il vantaggio era sempre suo, ma non era il caso di cavillare oltre sui ragionamenti contorti.
Si diresse verso i bagni. Non che ne necessitasse realmente, ma aveva voglia di andare verso i bagni.
Ad un tratto vide sbucare un cane dall’altra parte del corridoio.
E cosa diamine ci faceva un cane nel corridoio, Laura proprio non lo sapeva. E non c’era nemmeno un bidello a cui far presente che sì, la scuola era un cesso, ma anche un canile forse era un po’ atipico.
Nulla contro i cani, eh.
Laura andò incontro al cane e quest’ultimo fece lo stesso. Era bianco e non eccessivamente grande; si poteva dire benissimo che se Laura si spiaccicava contro la parete riuscivano a passare entrambi senza problemi.
Certo, se poi le si attaccava al polpaccio in un raptus assassino la sbranava comunque, ma erano dettagli.
Probabilmente era saggiamente scappato dall’ennesimo incontro con la polizia cinofila che il preside organizzava per le classi prime. Le suonava bene come spiegazione, perciò non si interrogò oltre sulla presenza di un quattrozampe a poca distanza da lei.
Il suddetto animale poi la superò e Laura, dopo aver realizzato che un cane l’aveva appena snobbata in pieno, passandole affianco con le orecchie dritte e la coda immobile, ignorandola, riprese a camminare pure lei.
Magari aveva pure la rabbia.
E poi aveva quel muso strano, sembrava riderle in faccia.
Ok, ora vedere un cane che sghignazzava alla faccia sua era grave, ma per lei poteva pure andare bene.
Dopo aver attraversato i tetri corridoi della scuola, ignorando la parte di sé che le faceva presente che la sua classe e i bagni si trovavano nello stesso corridoio, perciò non aveva avuto senso farsi tutta quella scarpinata, giunse ai santi gabinetti.
Una mano alla porta e l’ennesima cosa strana della giornata successe.
Il cane di prima la superò correndo a velocità inaudita, mentre gli artigli stridevano paurosamente contro il pavimento.
La cosa impressionante che Laura notò fu che anche il muso sembrava aver messo su un’espressione particolarmente agghiacciata.
Si appiattì contro la porta del bagno e lo vide scomparire alla fine del corridoio.
Ok, forse forse c’era qualcosa che non andava, ora le toccava solo capire cosa. Che il preside lo stesse rincorrendo? Era si spaventoso quell’uomo, eppure non vedeva nessuna palla di lardo deambulare per il corridoio all’inseguimenti di un quattrozampe.
Forse era il caso di tornare in classe, prima che spuntasse anche un gatto a farle visita.
Non aveva ancora lasciato la maniglia della porta del bagno, quando sentì chiaramente che qualcosa non andava e non si trattava di nessun incursione a caso di un animale spuntato da chissà dove.
Quanto poteva essere normale sentirsi il pavimento tremare sotto i piedi? Non lo era per niente. Ad un tratto sentì l’aria intorno a lei divenire più pesante, quasi fosse in grado di buttarla a terra, di arpionarla a quel pavimento freddo e sporco.
C’era uno strano adoro nell’aria, qualcosa di indecifrabile che le intasava le narici e che, seppur tremendamente familiare, non riusciva a distinguere.
Senza nemmeno rendersene conto, il panico prese il sopravvento e lei rimase semplicemente arpionata alla maniglia del bagno.
Ok, forse doveva solo fare mente locale e ragionare.
Il pavimento continuò a traballare in maniera orribile e Laura si chiese, in uno sprazzo di demenza da panico acuto, se dovessero capitare proprio tutte a lei.
Fosse rimasta ad ascoltare la lezione di filosofia che non ricordava nemmeno di aver iniziato! Ad un tratto comprese più di quanto avrebbe mai voluto capire anche in mille anni e trecentonovantanove giorni: c’era un incendio.
L’odore nauseante e opprimente era quello del fumo e il pavimento stava risentendo degli scalpiccii frementi di tutti gli studenti che si stavano dirigendo verso l’uscita di sicurezza, che, chiaramente, si trovava dalla parte ovest.
Lei era nella est, vicino ai bagni. Lì classi non ce n’erano, doveva essere finita nella parte che stavano ristrutturando.


«Datti una mossa! Spegni, qui prende fuoco tutto!»
«Un attimo, ho soltanto due mani.»
«Ah, muoviti ho detto!»




E in un attimo, come a voler confermare la sua catastrofica ipotesi, scure volute di fumo iniziarono ad invadere il corridoio, avvicinandosi sempre di più a lei.
Doveva essere un incubo, quella roba, non poteva essere reale.
Eppure l’odore si faceva sempre più inteso e gli occhi iniziarono anche a lacrimarle. No, era tutto piuttosto reale e, in un momento di lucidità, si rese conto che se mollava la maniglia e se la dava a gambe forse evitava di divenire un arrosto di studente.
Iniziò a correre dalla parte opposta a dove il fumo stava avanzando e lo fece cercando di essere quanto più veloce possibile.
Eppure, vuoi per la paura, vuoi per il panico, vuoi per il fatto che lei o dormiva fino a mezzogiorno o non carburava fino all’ora di pranzo, Laura si sentiva pesante, come se ogni passo le costasse tanto, troppo.
E la fine del corridoio le sembrava sempre irraggiungibile; possibile che il panico producesse simili effetti?
Più si sforzava di andare veloce, più sembrava rallentare e quello di certo non la aiutava a pensare con più coerenza.
Iniziò anche a tossire, ad un certo punto e contro il suo volere le gambe smisero di muoversi con frenesia; era ritornata a camminare e il fumo ormai aveva catturato ogni particella di ossigeno disponibile.
Ad un tratto, spessi strati di fumo si riversarono anche dall’altra parte del corridoio, bloccandola. Sentì le gambe cedere dalla paura quando vide lucenti bagliori arancioni offuscati dal grigio del fumo minacciarla con quel calore disumano.
Ok, pensa, pensa, rifletti, si disse senza grande convinzione. Si voltò di scattò allarmata, sperando di trovare una via di fuga dietro di sé, ma anche lì il fuoco avanzava, si muoveva verso di lei pronto ad inghiottirla e a farla fuori. Era come se la stesse inseguendo.
Lei non voleva morire bruciata!
Continuava a sentire sempre più caldo, come se le fiamme fossero effettivamente ad un passo da lei. Ed in un attimo fu davvero così.
Era bloccata lì, in quel corridoio e non c’era nessuno che poteva salvarla.
Non c’era Sasuke o Sai o Naruto; nessuno studente volenteroso, nessuno che passava di lì.
Gli occhi le lacrimavano sempre di più, dal momento che erano molto irritati, ma anche a causa dell’isteria che la stava pervadendo. Ad un tratto le palpebre si fecero pesanti e tenere gli occhi aperti le faceva quasi male.
Le gambe sembravano quasi rifiutarsi di tenerla in piedi e lei credette che da un momento all’altro sarebbe caduta.
Vedeva le fiamme sempre più vicine e prese a guardarsi intorno frenetica. Non c’era davvero via di scampo.
C’era solo una cosa che poteva fare.
Tutto, pur di uscire di lì, si disse, voltandosi faticosamente verso la finestra dietro di lei. Sentiva l’odore del fumo farsi sempre più opprimente e fece l’unica cosa che reputava possibile fare. In quel momento, ogni pensiero razionale non era contemplabile.
Allungò una mano verso la finestra e la spalancò, con una fatica inimmaginabile. Come se stesse tentando di alzare anche il pavimento insieme ai suoi piedi, tentò di metterne uno sul davanzale non troppo basso.
Era pronta a gettarsi di sotto, quando una mano le arpionò la spalla.
Lanciò un gridò fortissimo, quando voltandosi vide che la mano apparteneva a Sasuke Uchiha.


«Sasuke!» Laura disse quel nome con quanto più fiato aveva in corpo, gli occhi sgranati e tirandosi su a sedere tanto in fretta da rischiare di andare a sbattere violentemente contro la testa del succitato Sasuke Uchiha.
Quest’ultimo la guardò con fare irritato e con malcelata perplessità.
«Cos–» non poté terminare la frase, poiché Laura prese a parlare, particolarmente scossa ed agitata.
«La finestra! Stavo per buttarmi di sotto! E Gaara è ingrassato! Le unità cinofile hanno perso un cane, ti rendi conto? Un cane! Oddio! Giusto! Il cane! Il cane è nella scuola! Vallo a salvare!»
Tra l’altro, da precisare, Laura aveva afferrato Sasuke per il bavero della maglia, mentre lui teneva ancora la sua mano sulla spalla della ragazza.
Una scena idilliaca.
«Anna ha lo Sharinnegan! E... e… e dannazione, tu dove sei quando servi?»
Laura respirava affannosamente, quasi avesse appena corso una maratona.
Sasuke continuava ad osservarla come se fosse un esemplare in via di estinzione di qualche rara specie di animale preistorico e Laura ci mise giusto un attimo a realizzare che non si trovava a scuola.
Assolutamente no. E non c’era un incendio. Né c’era un cane vagabondo per i corridoi, Luca non era la versione paffuta di Gaara e lei non stava facendo filosofia.
Si era sognata tutto.
No, beh, i bidelli non c’erano quasi mai per davvero, ma il fuoco che la inseguiva no. E nemmeno i bagni in una remota ala della scuola in restaurazione. E lei non era seduta vicino a Luca, ecco.
«Che c’è? Perché mi guardi come se fossi una pazza che ti ha arpionato per la maglia e ti ha sbraitato contro come una posseduta?» chiese con fare offeso, ignorando tranquillamente il fatto che, in verità, era proprio quello che aveva fatto.
«E che cacchio è ‘sta puzza di bruciato?»
Almeno quella non se l’era solo sognata, eh.
Sasuke alzò gli occhi al cielo e mollò la presa sulla sua spalla: «È per quello che ti stavo svegliando» disse con una smorfia.
Laura lo guardò interrogativa e lui aggiunse: «Naruto e Sai hanno provato a fare la colazione. Credo che la cucina stia andando a fuoco.»
La informò come se un possibile incendio ad un solo piano di distanza non fosse minimamente interessante.
«Oh, chiaro, capito... che cosa hai detto?!»
Tre secondi dopo Laura aveva lanciato le coperte per aria e si era fiondata di sotto, mentre Sasuke se ne stava semplicemente fermo lì, ad osservare il nulla con fare scocciato.
Bilancio della mattinata? Nessuna truculenta morte causa incendio per aver abbandonato saggiamente una non vera lezione di filosofia, niente cani vaganti, Laura arrabbiata, una cucina distrutta.
C’è bisogno di commentare la fine disastrosa di Sai e Naruto?


Agli albori di quella disgraziata iniziativa che era stata tentare di preparare la colazione:
«Come si prepareranno ‘sti pancosi?»
«Pancake, Naruto.»
«Sì, sì, quella roba lì. Beh, come si preparano?»
«Laura usa una padella di solito.»
«Oh. Beh, i suoi di solito vengono bruciati, perciò noi li faremo a modo nostro!»
«Naruto… forse la padella serve davvero.»
«Naaaah. Guarda qua! Una sciccheri– Oddio sta andando a fuoco!»
«Sei un idiota.»
«Non insultarmi e spegni!»
«Te l’ho detto che serviva la padella. Tu li hai buttati direttamente sul fuoco...»
«Datti una mossa! Spegni, qui prende fuoco tutto!»
«Un attimo, ho soltanto due mani.»
«Ah, muoviti ho detto!»




Pensavate fossi scomparsa, eh?(:
*ignora tutte le teste che fanno freneticamente su e giù* Aaaaaallora! Che dire? A quanto pare a Laura voglio molto più male di quanto si è potuto evincere dagli altri capitoli!XD No, seriamente, come potevo non scrivere quest’idea? Quando mi è venuta, effettivamente, suonava meglio, ma accontentiamoci di queste cose, che almeno sono vagamente accettabili!.___. Non so se mi ha emozionato di più il fatto che Naruto e Sai preparavano i pancake o il cane che vagabonda mesto per i corridoi… che, per inciso, è da un mio sogno che ho preso spunto, solo che il cane poi non mi sfrecciava davanti perché c’era un incendio!.__.
Sasuke merita una settimana di vacanza secondo me… svegliare Laura deve essere una delle cose più traumatiche nella sua vita, ovviamente dopo lo sterminio del clan… Che ok che Laura al mattino sclerata fa paura, ma io non è che quando la sveglio vengo posseduta da manie di vendetta e uccido l’autista del pullman!XDXD
Lo Sharinnegan è bellamente inventato, non chiedetemi che robaccia sia perché ho paura anche solo ad immaginarmelo!
Bene bene, a questo punto vi lascio, me ne torno a godermi tutta la neve che sta venendo giù, mentre continuo a sperare invano che domani chiudano la scuola!^^ Sì, lo so, sono un’illusa fino al midollo, ma che volete farci? Cosa non si spera pur di saltare un’ora di latino, due di matematica, una di storia e una di italiano? Beh, io uscirei anche a fare la danza della chiusura della scuola sotto la neve se non fosse che mi impelagherei fino alle ginocchia e come unico risultato otterrei solo un gran brutto raffeddore!.___.
Ringrazio infinitamente IamCrazy, Shana Flame Haze e Zakurio per le bellissime recensioni!*O*
  
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