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Autore: Kaho    12/09/2006    4 recensioni
[Fanfic a quattro mani scritta da Kaho e Samy]
Dopo il preludio in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” la Seconda Guerra si scatena ancora più violenta con terribili ripercussioni sul mondo babbano. Tra un’inarrestabile colonia di Dissennatori, squadroni di Inferi, draghi, giganti e sanguinolenti Lupi Mannari Harry Potter inizia la disperata ricerca di R.A.B. e degli Horcrux rinunciando al suo settimo anno. Ma nel bel mezzo di questo mondo travagliato dalle continue battaglie non manca il romanticismo e lo humor con l’amore inconfessato tra Ron e Hermione, l’affetto che nasce tra Harry e Ginny ostacolato dalla guerra e l’ambigua relazione tra Draco e una Mangiamorte.
“Ti ho disarmato, Harry Potter. Ora sei morto… ma prima…”
[Main Couples Hermione/Ron, Harry/Ginny, Draco/Samantha. Altre: Remus/Tonks]
Questo è un'ipotetica fine di Harry Potter, e tutto ciò che vi è narrato è un'invenzione delle autrici, perciò non vi sono Spoiler del vero settimo libro. Se qualche elemento coincide, è un puro caso.
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past Legacy'
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Era trascorsa una settimana dalla presunta “riappacificazione” tra Draco e Samantha e la loro relazione andata avanti come da

Grazie per la pazienza! In realtà Samy e Kaho hanno dovuto sistemare quasi tutto il capitolo dopo aver letto le ultime novità sul settimo libro; c’era qualcosa che non quadrava nella nostra fic. C’eravamo ripromesse di pubblicarlo prima dell’inizio della scuola, ma eccoci qui al 12 settembre. Speriamo di ripagare la vostra pazienza con questa lunga fic. Le risposte alle recensioni del capitolo precedente saranno pubblicate nel prossimo capitolo.

Samy&KAho

 

Capitolo 5 – “Incursione a Hogwarts”


“E così il mio caro vecchio amico è ancora vivo”

 

“Così sembrerebbe, mio Signore” assentì Severus Piton.

 

Voldemort sogghignò e osservò delle crepe che si erano aperte di recente sul tetto: “Non credo che l’intervento azzardato di Simur sia opera sua, non credi Severus?”

 

“Assolutamente no, mio Signore” convenne Piton “Simur era chiaramente una marionetta manipolata, la sua mente è sempre stata molto debole. Quell’uomo è stato condizionato dall’esterno e credo che oltre all’Ordine della Fenice e a quell’inutile Ministero ci sia un’altra fazione contro di noi.”

 

Voldemort si scompose a mala pena: “Contro di noi? Contro il mondo dei maghi, credo.”

 

“Mio Signore?”

 

“Spingere un drago ad attaccare in pieno giorno, davanti a centinaia di Babbani… Questo è un chiaro attentato alla sicurezza magica. Ma gli attentatori sono certamente dei maghi e dato che il loro obiettivo era molto… strategico, oserei dire, sono dei maghi anche estremamente preparati e informati; non sono certo da sottovalutare. Dovrò tenere d’occhio questo nuovo gruppo, sembra non ci sia niente che lo trattenga, nemmeno l’incolumità di tutto il mondo magico.”

“E’ questo quello che mi sconcerta, mio Signore” disse Piton “Con questo attentato hanno ampiamente dimostrato di essere contro di noi. Sicuramente non possono essere un gruppo affiliato al Ministero, ne tanto meno a quello che rimane dei sostenitori di Silente… il loro obiettivo non è chiaro. Se davvero vogliono eliminare i Babbani, allora perché si sono messi contro di noi e hanno rischiato di far scoppiare una guerra che avrebbe sicuramente messo a repentaglio tutti i maghi, inclusi noi Mangiamorte?”

 

“E’ ovvio” continuò semplicemente Voldemort “Il loro obiettivo è fare scoppiare una guerra e dalle guerre ci si ricavano sempre un sacco di cose. Ma i fini che vogliono raggiungere attraverso la guerra ci rimangono ignoti, per questo è un gruppo pericoloso. Credo che chiederò alla giovane rappresentante della I.M.M.U.N.D.O. informazioni su gruppi esterni. A quanto mi ha riferito al nostro primo colloquio pare che ci sia un gruppo esterno, molto pericoloso: gli A.R.A.s. E’ possibile che si tratti anche di un sabotaggio contro il progetto D.I.O. e di conseguenza, un ostacolo all’espansione del mio potere.”

 

Piton assentì: “E per quanto riguarda…”

 

“Il mio vecchio amico?” lo precedette Voldemort “Non avrei mai creduto che sarebbe sopravvissuto.”

 

“Infatti Simur lo credeva morto diciassette anni fa.”

 

“E infatti sono stato io ad ucciderlo davanti agli occhi di Wallace Simur. Per questo era così sorpreso quando Potter ha pronunciato il suo nome… già, Potter… Chi l’avrebbe mai detto che il mio vecchio amico sarebbe finito in combutta col mio peggior nemico. La sua è stata una mossa alquanto azzardata e rischiosa, creare un doppio legame con la mente del giovane Potter che sapeva perfettamente essere sotto il mio parziale controllo.”

 

“Ma, se mi è concesso chiederlo, è davvero certo che sia proprio lui, la persona con cui è in contatto Potter?”

 

“Assolutamente sicuro, Severus. A quanto pare, oltre a Harry Potter, esiste un altro mago che è riuscito a sopravvivere al mio anatema della morte. Devo scoprire come ha fatto. Forse anche lui ha creato degli Horcruxes? Ma lo ritengo improbabile…”

 

“Mio Signore, non pensa che voglia portare a termine ciò che ha iniziato prima della sua presunta morte?” propose Piton, ostentando un’aria preoccupata.

 

“Probabile” fece Voldemort con un sogghigno amaro “E tocca a te, Severus, impedire che porti a termine ciò che aveva iniziato. Devi trovare prima di lui gli Horcruxes e metterli al sicuro. So che sono protetti molto bene, ma mi voglio assicurare che stiano in un luogo protetto. Durante i tredici anni della mia assenza gli Horcruxes potrebbero essersi dispersi a mia insaputa e credo che qualcuno sia stato anche distrutto, lo sento – afferrò con le bianche dita affusolate il polso del suo braccio sinistro – oltre al diario, l’anno scorso qualcuno ha distrutto un altro Horcrux e credo di sapere chi è stato.”

 

Piton fece un profondo inchino “Sarebbe un onore per me, uccidere questa persona.”

 

Voldemort si abbandonò ad un ghigno lascivo: “Lo hai già fatto, Severus. Già, Silente non ci scoccerà più. Ora i problemi sono Harry Potter, il mio vecchio amico e questo nuovo gruppo misterioso.”

 

“Ucciderò Harry Potter, se me lo permetterete, mio Signore” disse Piton tenacemente.

 

“Credo che anche il giovane Potter non veda l’ora di ucciderti. Sarà proprio una bella battaglia. Ma quello che ora mi preoccupa non è lui. Devo distruggere tutte le persone, tranne te Severus, che sono al corrente del mio segreto, cioè degli Horcruxes. Il mio vecchio amico lo sa e ad informare Silente credo sia stato Horace Lumacorno.”

 

“L’attuale professore di Pozioni” disse Piton con una punta di disprezzo.

 

“Esattamente. Ma potrei anche lasciarlo stare, tanto ormai non può fare granché, non è un pericolo. Senza contare che gli devo un favore, è stato lui a rivelarmi il segreto degli Horcruxes, e immagino che ora se ne penta.”

 

“Lo so, mio Signore. Ma se lo vorrebbe morto non ci sarebbero problemi. Ormai Hogwarts senza Silente non è più una botte di ferro, possiamo distruggere la scuola senza alcuna difficoltà.”

 

“Questo è vero” si compiacque Voldemort “Ma ogni cosa a suo tempo. Ora dobbiamo identificare il nuovo gruppo e uccidere il mio caro vecchio amico, a meno che…”

 

“Mio Signore?”

 

“Ma certo” ringhiò Voldemort “Silente non può aver fatto tutto da solo. Anche Harry Potter conosce il segreto degli Horcruxes, ecco perché lui si è messo in contatto col ragazzo, lo vuole sfruttare per fare il lavoro sporco al posto suo… molto astuto, così non potrà essere rintracciato. Ma per sua sfortuna Harry Potter tende a ficcare il naso dappertutto, prima o poi riuscirà a trovare il luogo in cui si nasconde e solo allora interverremo noi.”

 

“Quindi aspettiamo che Potter lo trovi.”

 

“Esatto. E così troveremo anche uno dei miei Horcruxes, è ancora integro, lo sento. Lui non sarebbe mai riuscito a distruggerlo senza morire: la protezione sul medaglione di Serpeverde per essere spezzata esige la morte di chi tenta di distruggere l’Horcrux. E mentre aspettiamo che Potter lo trovi, vedremo di far luce su questo gruppo misterioso. Devo parlare con la giovane Drake; mandala a chiam…”

 

Una voce acuta irruppe nella stanza: “Mio Signore! Ho delle brutte notizie!” Dalla porta della sala entrò un Mangiamorte tutto trafelato, stringendo un rotolo di giornale nella mano destra.

“I nostri compagni, Signore…” mormorò quello, mostrando a Voldemort un articolo della Gazzetta del Profeta.

 

Voldemort fece scorrere veloce lo sguardo sul titolo dell’articolo. Si levò in piedi, di fronte al Mangiamorte, che si inginocchiò in segno di rispetto. Il volto del Signore Oscuro si contrasse in una smorfia: “Crucio” disse, puntando la bacchetta contro il Mangiamorte inginocchiato ai suoi piedi “Ti sembra il caso” sibilò Voldemort “Di interrompere un mio discorso solo per questo!?” E gli gettò addosso i fogli di giornale che si dispersero sul suo corpo agonizzante.

 

Voldemort interruppe la maledizione con un ghigno sdegnato “State diventando troppo deboli. Non voglio che i miei Mangiamorte si agitino tanto solo per questo!”

“Sì, mio Signore” mugugnò il Mangiamorte con l’avanzo di ossigeno che gli restava nei polmoni.

 

“Comunica ai Mangiamorte che li voglio qui riuniti entro un’ora” ordinò Voldemort.

“Sì, mio Signore” rispose quello dopo essersi alzato, e si ritirò dalla sala quasi strisciando.

 

*^*^*^*^*^*^*

Aveva giurato e spergiurato di non ripensarci più e invece ogni tragedia, ogni cosa, gli rimembrava nella mente l’immagine di Silente che cadeva nel vuoto. Indubbiamente non era riuscito ad accettare e a realizzare la sua morte e per questo, ogni volta che ripensava al suo ex-preside gli si formava un opprimente vuoto nel cuore.

 

“Harry!” Hermione chiamava all’appello.

 

Harry si alzò dal letto sul quale era rimasto accovacciato per diverse ore nel vano tentativo di smaltire gli effetti post-trauma della morte di Simur.

 

Harry scese le scale e trovò tutta la famiglia Weasley raggruppata attorno al tavolo della cucina, intenti ad ascoltare il signor Weasley che leggeva il giornale con un cipiglio per niente rassicurante.

 

“Abbiamo brutte notizie e buone notizie” disse il Signor Weasley, poggiando la Gazzetta del Profeta sul tavolo.

 

Harry trasse un profondo respiro: “Dica prima le cattive notizie.”

 

“Beh” Arthur si schiarì la voce “Innanzitutto ci sono stati nuovi attacchi di Dissennatori contro Babbani e non solo. Sono stati ritrovati numerosi cadaveri di maghi orribilmente deformati.”

 

“Che significa?” chiese Harry “Credevo che i Dissennatori si limitassero a succhiare la felicità alle vittime, non possono infliggere danni fisici.”

 

“Infatti non potrebbero, ma questo particolare Dissennatore, autore di questi orribili crimini, crediamo fosse il capo guardia ad Azkaban e da alcuni è ritenuto il più potenti tra tutti i Dissennatori perché…” gli occhi del signor Weasley si assottigliarono nello sdegno “… possiede una capacità in più rispetto agli altri: è in grado di plasmare.”

 

“Plasmare?”

 

“Sì, Harry. Un plasmatore è un mago che è in grado di modificare la composizione della materia e di cambiarla a proprio piacimento, insomma, qualcosa di molto simile ad una trasfigurazione ma estremamente più potente e pericolosa. Il plasmatore può operare senza bacchetta ed è in grado di trasformare le cose semplicemente figurando la loro nuova composizione nella mente, quindi il suo potere non ha limite, e in oltre non si limita agli oggetti ma anche agli esseri viventi. Plasmare degli esseri viventi è assolutamente vietato dalla legge dei maghi, oltre che sbagliato moralmente è anche dannoso fisicamente per il campione plasmato che potrebbe riportare dei serissimi danni fisici dopo la trasformazione e infatti…” e mostrò la foto sulla Gazzetta del Profeta che recava l’immagine raccapricciante di un corpo, o almeno così sembrava, con braccia, gambe, testa… tutto scombinato.

 

“Ma lei ha detto che solo un mago può nascere con queste capacità, quindi come può averle un Dissennatore?” domandò Harry.

 

“Non ho detto così, Harry” ribatté Arthur “Chiunque può diventare un plasmatore, necessita solo di un particolare simbolo detto “plasmatico” . Questo simbolo è ormai sconosciuto dalla comunità magica perché il suo specialissimo disegno è andato perso negli anni e solo se si tracciano le linee che compongono il simbolo con precisione infinitesimale si può sperare di ottenere i suoi poteri inimmaginabili, tra i quali anche quello di guarire qualsiasi male. Comunque, in presenza di questo simbolo un mago può convogliare i suoi poteri e fare quello che ha più voglia. Il simbolo plasmatico in mano a degli sconsiderati è un’arma micidiale.”

 

“D’accordo, ma lei ha detto che solo un mago può usare questo simbolo e il Dissennatore non è un mago” insistette Harry.

 

“A dirla tutta, Harry” intervenne Hermione “Il Dissennatore è un mago.”

 

Harry la squadrò sconcertato.

 

“Vedi, Harry” continuò la ragazza “Alcuni eruditi maghi pensano che i Dissennatori non siano altro che le anime di maghi particolarmente malvagi che, a causa delle orribili azioni che hanno commesso in vita, non sono state accettate neanche nel mondo, beh, dopo la morte e quindi sono tornate sulla terra come esseri dannati costretti a soffrire fino alla fine del tempo.”

 

Harry fece una smorfia, disgustato “In altre parole i Dissennatori sono dei maghi morti talmente malvagi che persino l’inferno gli ha risputati fuori.”

 

“Precisamente e c’è un’altra cosa che devi sapere” disse Hermione un po’ preoccupata “Tantissimi anni fa uno dei primi medimaghi della storia magica creò un simbolo speciale per guarire tutti i mali, ottenendo una cura efficace contro ogni malattia e anche un simbolo magico in grado di elevare la trasfigurazione a gradi altissimi. Il medimago capì che era molto pericoloso e che i suoi eccezionali benefici non potevano bilanciare i terribili effetti collaterali della plasmazione e così distrusse tutti i documenti relativi al simbolo.

 

Però, tanti anni dopo, c’è stato un mago, Nole Rowe, che ha scoperto l’esatto tracciato del simbolo plasmatico, probabilmente ritrovando i resti dei documenti del medimago e, lungi dal guarire le malattie, ha usato i poteri più terrificanti del simbolo e ha plasmato – e qui Hermione si concesse una pausa, disgustata – il corpo del fratello minore riducendolo pressappoco come quello del mago nella foto. Se stai pensando che questo sia il risultato di un tragico incidente ti sbagli Harry, perché poco dopo la morte del fratellino Nole Rowe andò in giro per il paese sperimentando i suoi poteri e riducendo tutti, non importava chi fosse, in un cumulo di carni scomposte e solo la sua improvvisa e inspiegabile morte riuscì a fermare la sua sete di sangue.”

 

“Ma alla sua morte” proseguì il signor Weasley, dato che Hermione non era in grado di continuare “scomparve anche il tracciato del simbolo plasmatico; Nole Rowe si è trascinato il segreto nella tomba. E credimi Harry, non è un gioco di parole, Nole Rowe si è letteralmente trascinato il segreto appresso, anche dopo la morte.”

 

“Quindi il Dissennatore colpevole di questi delitti è Nole Rowe, è quello che pensate, giusto?”

 

Arthur e Hermione accennarono con il capo in un muto assenso “Ma non siamo stati i primi a fare il collegamento, ci ha pensato il Ministro Scrimgeour ed ora gli Eclitti sono nei guai fino al collo. Non potranno mai battere un Dissennatore. E’ un essere già morto e, a differenza dell’Inferus, non si può distruggere con un incantesimo. Dopo che Voldemort ha liberato i Dissennatori dal vincolo con Azkaban, Nole Rowe si è scatenato e stavolta neanche la morte lo potrà fermare.”

 

I membri della famiglia si scrutarono sconsolati; “E le buone notizie?” domandò Harry, tentando di allentare le tensione.

 

Il signor Weasley aprì il giornale ed indicò un breve articolo che recava a lettere cubitali il titolo: “Primo Mangiamorte annientato dagli Auror!”. Anche lì c’era una foto. Harry la osservò velocemente e riconobbe all’istante il cadavere di Wallace Simur.

 

“Cosa? Sono stati gli Auror ad uccidere Simur?”

 

“A dirla tutta non è molto chiaro, Harry” mormorò Arthur “Al Ministero si sono accaparrati il merito di averlo ucciso, ma Charlie ci ha detto che in realtà sei stato tu a…”

 

“E’ una menzogna!” strepitò Harry, squadrando con particolare astio Charlie Weasley “Io non ho ucciso nessuno. Perché gli hai detto che ho ucciso Simur?

 

“Ma, Harry” fece Charlie intimorito “Io ho riferito solo quello che ho visto: tu e Simur che combattevate e ad un certo punto il suo corpo è stato colpito da una specie di anatema ed è caduto.”

 

Harry scosse violentemente la testa “Esatto! Ma chi ti dice che sia stato io a fargli quell’incantesimo?”

 

“Harry” disse Hermione con calma “Charlie ci ha detto che Simur sembrava essere stato trafitto da delle lame invisibili e che il suo corpo era tutto inzuppato di sangue e, beh, questo ci ha fatto ricordare qualcosa… Hai usato la stessa maledizione su Malfoy, è il Sectusempra.”

 

“Hermione…” mugugnò Harry a denti stretti “IO non ho…”

 

“Magari l’hai fatto senza accorgertene” propose Ron.

 

“E’ incredibile!” esplose Harry “Davvero credete che io possa uccidere una persona? Anche se ho questa cicatrice in fronte, e sono stato sotto il giogo di Voldemort e ora R.A.B. si insinua regolarmente nella mia testa, non vuol dire che io sia cambiato. Io non sono capace di uccidere una persona e non lo farai mai! Chiaro?”

 

Calò nuovamente il silenzio. “Scusaci, Harry” intervenne Ginny all’improvviso. Harry la fissò, rivolgendole con un gran sorriso tutta la sua gratitudine.

 

“D’accordo, beh, non importa” disse Harry, perfettamente in contrasto con ciò che realmente pensava “Ma ora che ci rifletto, l’incantesimo che ha colpito Simur sembrava davvero un Sectusempra” il ragazzo si voltò di scatto verso Arthur “Signor Weasley, deve assolutamente convincere gli Auror o l’Ordine a perquisire il Parlamento babbano.”

 

Gli occhi nocciola di Arthur Weasley si allargarono “Sei impazzito, Harry?! Non si può fare una cosa del genere, è una mossa assolutamente anti-politca. Così non faremo altro che indebolire ulteriormente i rapporti mago-babbani. E poi perché vorresti far perquisire il Parlamento?”

 

“Il Sectusempra” spiegò Harry “Io l’ho imparato dal libro del Principe Mezzosangue, cioè Piton – e qui il ragazzo ebbe un leggero scatto di rabbia – quindi è molto probabile che sia stato lui a colpire Simur e inoltre R.A.B. e lo stesso Wallace Simur mi hanno fatto capire che il covo del nostro nemico, cioè del signore oscuro, era a Londra, molto vicino a dove ci trovavamo, e se Piton è davvero l’assassino di Simur allora questo spiega perché lo ha ucciso, per proteggere Voldemort e il suo covo dato che Simur stava ordinando al suo drago di attaccare il Parlamento. Quindi, in conclusione: il Parlamento babbano è il covo di Voldemort.”

 

Ron non riuscì a trattenere un impeto di sorpresa “Ma, Harry. Ti ascolti quando parli? Ti rendi conto di quello che stai dicendo?”

 

“Ron ha ragione, Harry” disse Hermione “E poi perché Simur avrebbe dovuto attaccare il covo del Signore oscuro quando lui stesso è un Mangiamorte?”

 

“Sentite, non mi chiedete perché i pazzi facciano queste cose, fate solo quello che vi chiedo di fare” insistette Harry, ma Arthur non sembrava per nulla convinto “Mi ascolti bene, signor Weasley, anche al sesto anno quando ho insistito come un ossesso perché lei tenesse d’occhio la famiglia Malfoy, era convinto che stessi vaneggiando e che c’erano troppi punti oscuri ed inspiegabili; e alla fine Silente è morto. Gli costa molto fare una piccola verifica o deve aspettare che muoia tutta la popolazione babbana di Londra per ascoltarmi.”

 

“Manderemo subito qualcuno dell’Ordine, Harry” sentenziò cupo il signor Weasley.

 

“Altre buone notizie?” chiese Harry.

 

“Sì, ehm, grazie al sostegno internazionale magico si è riuscito ad evitare uno scandalo mondiale” Arthur sfogliò il giornale e si soffermò a leggere l’articolo: “Grazie al pronto intervento di un gruppo segreto americano il mondo magico mantiene intatto il suo segreto. Utilizzando uno strumento sperimentale in grado di estendere gli effetti di un incantesimo propagando delle onde di bassa frequenza non dannose per gli uomini (per ulteriori informazioni consultare pag.8) si è scongiurato il pericolo di rivelazione al mondo babbano. Gli Eclitti del Ministero hanno lavorato senza sosta in unione col gruppo americano, che preferisce restare anonimo per motivi di sicurezza internazionale, e grazie alla loro efficace cooperazione è risultato possibile cancellare parzialmente la memoria (relativa al giorno dell’attentato) di tutti i Babbani di Londra.”

 

“Così non c’è nessun problema” disse Harry. Non aveva pensato molto alle conseguenze di una possibile rivelazione al mondo babbano, ma ora, riflettendoci bene, sarebbero state a dir poco disastrose; Harry si chiese per quale motivo un Mangiamorte aveva rischiato così tanto. Forse il nuovo piano di Voldemort era quello di rivelare ai Babbani il mondo magico, ma a quale scopo? Non era forse meglio mantenere il segreto fin quando gli eserciti babbani sarebbero stati debellati definitivamente, in modo da evitare uno scontro diretto. Forse era proprio per quello che Simur era stato ucciso. Ma da chi? E se era davvero Piton l’assassino, perché uccidere un compagno? Simur sembrava essere un Mangiamorte morbosamente fedele a Voldemort, come Bellatrix Lestrange, allora perché era andato contro il volere del Signore Oscuro? Da chi era guidato?

 

Hermione interruppe i pensieri di Harry emettendo un singhiozzo: “Ci sono altre cattive notizie, Harry.”

 

Un brivido corse lungo la schiena di Harry. Il viso di Hermione era livido e cupo come non lo aveva mai visto, forse solo al funerale di Silente: cos’altro era successo?

 

“Una tragedia…” proseguì la ragazza con la voce che le tremava “Il M.I.B. è stato distrutto.”

 

Harry tirò un incredibile sospiro di sollievo guadagnandosi l’ostilità di Hermione che esibiva due occhi lucidi e carichi di lacrime.

 

“Coraggio, Hermione. Dispiace a tutti.”

 

Inaspettatamente Ron posò una mano sulla spalla dell’amica e in segno di costernazione abbassò il capo, forse per nascondere un’espressione che tradiva le sue parole. Hermione sapeva che a Ron la notizia della distruzione del M.I.B. non faceva né caldo né freddo, eppure si era premurato così tanto di apparire dispiaciuto che la ragazza non poté fare a meno di sorridere e poggiare la mano su quella dell’amico.

 

Tutti gli occhi erano puntati sui due che, non appena fiutarono l’atmosfera romantica che si era venuta a creare, staccarono le mani come fulminati.

 

“Sì, dispiace a tutti” aggiunse Harry, celando la sua aria compiaciuta: cominciano a fare dei progressi.

“Harry” disse il signor Weasley tornando sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta “C’è un’altra notizia e credo sia buona, i Mangiamorte catturati all’ufficio Misteri l’anno scorso verranno giustiziati..”

Harry sfilò il giornale dalle mani di Arthur mormorando delle scuse e prese a leggere avidamente i sottotitoli e la dichiarazione del Ministro della Magia:

Condanna a morte per i  Mangiamorte!

Dopo l’attacco al Parlamento Babbano il Ministro della Magia Rufus Scrimgeour ha tenuto un colloquio privato con il Primo Ministro Babbano. Il Ministro della Magia ha così rivelato al rappresentante babbano l’identità dell’aggressore: un Mangiamorte; confidandogli inoltre di avere sotto custodia altri suoi compagni. Il Primo Ministro Babbano, ancora sconvolto dall’attentato al Parlamento ad opera di un drago, ha invitato ed ottenuto che il nostro Ministro emetta una sentenza di morte per i Mangiamorte catturati in modo da scongiurare una possibile evasione, com’è già accaduto due anni fa.

Ecco la dichiarazione di Rufus Scrimgeour:

“Non possiamo restare indifferenti di fronte ad un attentato di tali proporzioni. Non solo colui-che-non-deve-essere-nominato ha rischiato di rivelarci al mondo babbano, ma ha anche messo a repentaglio i legami mago-babbani che i nostri ambasciatori si erano faticosamente impegnati a stringere. Il verdetto del Primo Ministro Babbano è in totale sintonia con il mio: condanna a morte per i Mangiamorte!”

 A causa della fuga dei Dissennatori da Azkaban il Ministro della Magia è stato costretto ad adottare un nuovo sistema di soppressione dei carcerati: l’iniezione letale, il sistema utilizzato dai Babbani (per ulteriori informazione consultare pag. 4).

Harry interruppe la lettura per osservare i volti che circondavano la tavola di casa Weasley: sembravano tutti compiaciuti. Anche lui lo era, finalmente i Mangiamorte avrebbero avuto ciò che si meritavano: la morte. Ma nell’approvare la decisione del Ministro, Harry si sentì stranamente a disagio, come se stesse sbagliando, come se ritenere che i Mangiamorte meritassero la morte fosse un atto riprovevole. Harry scosse la testa e il suo sguardo fu attirato da una lista di nomi.

Qui di seguito sono riportati i nomi dei Mangiamorte condannati a morte:

Avery, Stephen
Dolohov, Antonin
Jugson, Steward
Goyle, Spencer
Lestrange, Rabastan
Malfoy, Lucius
McNair, Walden
Mulciber, Yorick
Nott, Terence
Rookwood, Augustus
Tiger, Edward


Harry piegò la Gazzetta del Profeta e la riconsegnò al Signor Weasley con un incredibile sorriso forzato. Per un folle istante, quando aveva letto il nome del sesto condannato a morte, Harry aveva concentrato tutti i suoi pensieri su Draco Malfoy: ha faticato per salvare la sua famiglia minacciata da Voldemort e ora la nuova minaccia è il Ministero. Ma il ragazzo si riscosse dalle sue riflessioni insensate ricordando che quel “faticare” di Malfoy era stato “complottare la morte di Silente”; e inoltre Lucius Malfoy era un Mangiamorte convinto e crudele, e si meritava la morte. Ma suo figlio si meritava di vedere suo padre morire senza avere la possibilità di fare niente? A meno che…

“E se Voldemort tentasse di far evadere i suoi Mangiamorte?” chiese Harry, accantonando del tutto l’insensata pietà che aveva provato per Malfoy.

“Ne dubito” a parlare era stato Remus Lupin, che era recentemente entrato nella Tana in compagnia di Tonks.

“Azkaban è piena di Eclitti e Voldemort non rischierebbe mai uno scontro diretto inutile” continuò Remus.

“Ma si tratta di salvare dieci dei suoi Mangiamorte” insistette Harry.

Lupin sospirò “E per Voldemort questo è inutile. Salvare dieci servitori che si sono fatti catturare fallendo una missione, potrebbe significare perdere più Mangiamorte che lui ritiene più efficienti nello scontro contro gli Eclitti. Si tratta solo di semplici calcoli e i numeri sono le vite dei suoi servitori.”

“Già” convenne Arthur Weasley “E’ questo ciò che significa essere Mangiamorte: servitori usa e getta quando a Voldemort fa più comodo.”

Ed Harry, fissando la prima pagina della Gazzetta del Profeta, tornò a pensare a Draco Malfoy, suo acerrimo nemico per sei anni di scuola, e si rese incredibilmente conto che la pietà verso di lui stava crescendo.

*^*^*^*^*^*^*

 

“A parte l’I.M.M.U.N.D.O. esiste un altro gruppo segreto di cui le avevo già parlato, gli A.R.A.s.”

 

“Cosa sai dirmi su di loro, Samantha?”

Lord Voldemort aveva fatto convocare Samantha Drake per un consulto privato prima dell’inizio della riunione vera e propria, durante la quale avrebbe annunciato ai Mangiamorte la condanna a morte dei loro compagni rinchiusi ad Azkaban.

 

“Innanzitutto hanno un’ottima copertura” cominciò Samantha “Difficilmente si riescono ad identificare e a catturare. Hanno contatti praticamente ovunque e numerosissimi infiltrati nei gruppi più disparati. Hanno a disposizione un considerevole fondo economico e l’appoggio di alcune grandi aziende americane, il che garantisce loro un’immunità col governo magico. Inoltre ho sentito dire che ultimamente hanno adottato delle nuove armi magiche di alto livello, che superano di gran lunga la bacchetta convenzionale.”

 

“In altre parole sono molto pericolosi”

 

“Già” confermò Samantha “Ma non c’è motivo di preoccuparsi troppo. L’ I.M.M.U.N.D.O. sta già facendo dei controlli incrociati e presto riusciranno a smascherare l’ A.R.A.s e qualsiasi cosa stiano tentando di fare. Sono già sotto terra per quanto mi riguarda.”

 

“Tu sei pronta ad affermare che l’ I.M.M.U.N.D.O. risolverà tutto senza l’aiuto dei miei Mangiamorte? Vuoi davvero assumerti questa responsabilità?”

 

Samantha deglutì piano: “Sì.”

 

“Bene” si compiacque Voldemort con un ghigno “Manda a chiamare tutti i Mangiamorte reperibili all’interno del covo. Ho una brutta notizia da comunicare.”

 

Samantha si congedò con un profondo inchino ed eseguì gli ordini. Puntò la bacchetta contro il Marchio Oscuro e in un batter d’occhio delle figure nere si materializzarono accanto a lei. La giovane Drake prese posto tra la schiera di Mangiamorte, premurandosi di stare accanto ad uno dei suoi compagni in particolare. Aveva già letto la Gazzetta del Profeta nella mattina e in parte immaginava quale sarebbe stato l’impatto di quella notizia su Draco Malfoy.

 

Voldemort espose i fatti con la solita voce neutrale e fredda. I Mangiamorte mantennero il loro contegno e il gelido distacco degno dei servi del Signore Oscuro.

 

La notizia era data, tale e quale come riportata sulla Gazzetta del Profeta. Voldemort squadrò ad uno ad uno i suoi Mangiamorte: nessuna traccia di compassione o disperazione… Bene, è così che vi voglio. Si soffermò per qualche istante sul volto scarnato e cereo di Bellatrix Lestrange che, come il Signore Oscuro aveva preveduto, manteneva la solita compostezza e la più totale e servizievole lealtà che si possa immaginare. Fece scorrere i suoi occhi rossi sulle figure incappucciate e non appena intravide dei capelli biondo-argentei che sbucavano da sotto un cappuccio nero le sue labbra sottili e bianche si piegarono in un ghigno. Molto bene, pensò Voldemort mentre analizzava ulteriormente il volto pallido di Draco Malfoy: sembrava in tutto e per tutto una statua di marmo, impassibile e tremendamente bianca. Sa dominare le sue emozioni, bene.

Il Signore Oscuro accomiatò i suoi Mangiamorte che subito si smaterializzarono fuori dalla sala ad eccezione di due. Voldemort osservò con perverso interesse la più alta delle figure incappucciate che si allontanava mollemente dal centro della stanza; l’altro Mangiamorte, dopo essersi prodigato in un inchino, lo seguì da breve distanza finché entrambi sparirono dietro alla porta della Sala Regia. Interessante.

 

Appena chiusa la porta dietro alle spalle Samantha si avvicinò cauta al suo compagno e gli tocco esitante la spalla per richiamare la sua attenzione.

 

“Come stai?” gli domandò.

 

La voce straziata di Draco Malfoy eruppe da sotto il cappuccio “Tu che dici?”

 

Samantha abbassò il capo “Hai ragione, è una domanda stupida.”

 

Dal corridoio giunsero dei mormorii mischiati a dei ghigni “Ma guarda chi c’è!” sibilò Cortess “E come sta il caro orfano Draco?” Draco non si mosse né reagì in alcuna maniera “O scusami tanto!” continuò Cortess esilarante “Tuo padre non è ancora morto ma, sai come si dice, quando un fatto è così certo, perché tentare di sfuggirgli? Ho sentito dire che ad Azkaban c’è il più grande squadrone di Auror a controllare che i prigionieri non scappino e che nessuno venga a liberarli. Ma ho pure sentito dire che le condizioni igieniche in quel posto sono a dir poco da terzo mondo, e anche se qualcuno riuscisse a tirar fuori un condannato a morte da quella prigione avrebbe solo un relitto, una specie di uomo col cervello spiaccicato, credimi, perché anche se non ci sono più i Dissennatori in quel posto si rischia di impazzire e di perdere la testa!”

 

“E’ dopo un anno che si comincia a perdere la testa, vero Cortess?” chiese con giovialità Amycus.

 

“Sì, esatto” confermò il Mangiamorte con un sorrisetto sadico “E da quand’è che tuo padre sta in prigione, Draco?”

 

“Finiscila di dare aria a quell’inutile boccaccia di Babbanofobico, se non vuoi che te la faccia chiudere io per sempre con un Avada Kedavra!” strepitò Draco all’improvviso, agitando furiosamente la bacchetta contro Cortess.

 

Il Mangiamorte lo fissò per un istante, in principio scioccato dalla sua reazione, ma poi si abbandonò ad una risata fastidiosamente euforica, accompagnato dalle derisioni di Amycus “Intendi sistemarlo come hai fatto con Silente sulla Torre ad Hogwarts? Ma a chi vuoi far paura?”

Draco non si rese neanche conto di quello che diceva tanto era adirato “Silente non lo volevo uccidere veramente, ma con voi due invece voglio proprio…” il ragazzo si interruppe all’istante, capendo solo in quell’istante ciò che aveva detto.

 

“Traditore” mormorò Cortess a denti stretti “Ti faremo torturare dal Signore Oscuro per questo, dicono che sia il migliore con il Cruciatus, ma sempre che non decida di usare l’Avada Kedavra su di te.”

 

Draco indietreggiò abbassando la bacchetta se possibile più pallido di prima. Sentì una sgradevole sensazione allo stomaco, convinto di stare per vomitare, ma poi si rese conto che si trattava solo dell’effetto di una smaterializzazione. Guardò davanti a sé e nel punto in cui prima c’erano Cortess e Amycus intravide solo un infinito corridoio buio e deserto.

 

Samantha mollò la mano di Draco e disse con voce franca “Forse è il caso che cambi aria per un po’.”

 

Draco si guardò stupito la mano destra: aveva tremato così tanto che non si era neanche accorto che la Drake lo aveva preso per mano “E tu cosa proponi?” le chiese con un filo di voce “Non posso scappare dal Covo Oscuro, l’ultima cosa che voglio fare è disertare. Se me ne vado ora non avrò mai più la possibilità di ridiventare un Mangiamorte.”

 

“Nessuno smette di essere un Mangiamorte” disse saggiamente la ragazza “Ma se proprio ci tieni così tanto a farti torturare, accomodati. Devi solo aspettare che Cortess e Amycus ti trovino o spifferino tutto al Signore Oscuro.”

 

“Non ci tengo molto” confessò il ragazzo rabbrividendo al solo pensiero.

 

“Allora la cosa più saggia da fare in questo momento è trasferirti da qualche altra parte, è una cosa concessa ai Mangiamorte se hai un’abitazione stabile e sicura.”

 

“Ma io non ce l’ho.”

 

“Ma io sì.”

 

Draco fissò brevemente la ragazza “E per quanto riguarda il Signore Oscuro? Come faccio a spiegargli il motivo del mio improvviso trasloco?”

 

“Ci penso io a questo. Sono particolarmente brava nelle trattative.”

 

“Allora d’accordo.”

 

“Bene.”

 

Ci fu un breve scambio di occhiate tra i due durante il quale Samantha scorse un fugace addolcimento negli occhi ghiaccio del biondo. Credo che dovrò interpretarlo come delle scuse.

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R.A.B., R.A.B. … Era l’unico punto d’arrivo che gli si prefiggeva. La ricerca degli Horcruxes si era rivelata più complicata di quanto pensasse e ora lui era la sua unica speranza; Harry era convinto che quel misterioso individuo sapesse dove trovare gli Horcruxes dato che ne aveva già distrutto uno: il medaglione di Serpeverde. Fuori l’anello, fuori il medaglione e fuori il diario, restavano solo tre Horcruxes più il pezzo di anima che rimaneva nel corpo di Voldemort. In fondo non era una missione tanto complicata, doveva solo trovare tre oggetti e poi sconfiggere il mago oscuro più potente dell’ultimo secolo, se non di più. L’unico intoppo era trovare R.A.B.

 

“Allora” cominciò Harry deciso “E’ il caso di organizzare le informazioni che abbiamo su R.A.B.”

 

Hermione tirò fuori il manipolo di pergamene che erano scampate alla distruzione del M.I.B. “Abbiamo trovato tre persone che rispondono alle caratteristiche di R.A.B. e sono tutte e tre decedute.”

 

Contrariamente alle aspettative di Hermione il volto di Harry non si incupì “Non importa” disse “So dove cercare questa volta. Simur ha detto che lui e Voldemort erano compagni di scuola e che c’era anche un R.A.B. con loro, deve essere per forza la persona che stiamo cercando se conosceva Voldemort quando andava a Hogwarts.”

 

“Sai dove cercare?” fece Hermione, inquisitoria “Non avrai per caso intenzione di penetrare negli archivi studenti di Hogwarts, vero?”

 

“E invece sì.”

 

“Harry, non puoi assolutamente entrare a Hogwarts con gli Eclitti che girovagano lungo i confini. Il Ministro ha assolutamente vietato l’ingresso alla scuola prima di settembre e siamo alla fine di giugno, e non abbiamo nemmeno la certezza che riapriranno la scuola, perciò…”

 

“Non importa” la interruppe Harry “Anche se non c’è più Silente, Hogwarts non è contro di noi. Abbiamo sempre degli alleati.”

 

“Dici la McGranitt?” chiese Ron, scettico.

 

“No, Hagrid. Ed è un validissimo alleato.”

 

Hermione e Ron si scambiarono un’occhiata e parvero decisi ad andare fino in fondo.

 

“Bene, allora domani si parte per Hogwarts” dichiarò Harry.

 

Ginevra Weasley staccò il suo corpo dalla porta e, nonostante il fievole rimorso che provava per aver origliato di nascosto la conversazioni dei suoi amici, si decise finalmente a seguire il Magico Trio. Harry per troppo tempo l’aveva messa in disparte per cause di forza maggiore e Ginny lo capiva e lo accettava, seppure amaramente; ma la loro relazione aveva rischiato di incrinarsi per colpa del misterioso ospite che abitava la mente di Harry e la giovane non poteva tollerare che quella guerra con tutto ciò che essa comportava riuscisse a dividere lei e Harry. Aveva atteso sei anni per averlo tutto per se e quando finalmente era riuscita a conquistarlo ecco che i suoi encomiabili doveri di Prescelto glielo avevano strappato dalle braccia, lasciandola con l’amaro in bocca. Ora Harry era troppo concentrato sulla ricerca degli Horcruxes e di R.A.B. e anche se Ginny sperava che il ragazzo la pensasse tra una missione e l’altra, non poteva limitarsi a sperare che finisse tutto bene per lei, per loro due e per il mondo, doveva agire e fare qualcosa e, infatti, eccola qui: pronta ad unirsi al Magico Trio.

 


“Perché dobbiamo fare tutto in punta di piedi?” chiese Ron a voce bassa il mattino dopo.

 

“Perché non dobbiamo svegliare nessuno” rispose Hermione con calma paziente “così nessuno si preoccuperà per noi.”

 

“Questo lo so” fece di rimando il rosso “ma questa è casa mia e credo di avere il diritto se non il dovere di camminare a testa alta e non sgattaiolare da una stanza all’altra come un ladro.”

 

Hermione sospirò, intenta a passarsi una mano sul viso “Lascia perdere, Ron.”

 

Harry scese le scale premurandosi di non farne scricchiolare il legno “Non avete detto a nessuno che oggi partiamo per Hogwarts, vero?” chiese ai due.

 

“Certo che no, Harry” rispose Hermione “Almeno, io non ho spifferato niente ma Ron potrebbe, inavvertitamente, …”

 

“Ron inavvertitamente non ha spifferato un bel niente” bisbigliò il rosso con voce strozzata “Sono capace di tenere un segreto per più di sei ore.”

 

“Ma scadute le sei ore il segreto si disperde ai quattro venti” puntualizzò Hermione con un’occhiata degna di una Serpeverde, occhiata che, Harry notò felicemente e con una punta di amarezza, era esclusivamente rivolta a Ron. Probabilmente un monito in codice che Hermione aveva usato per avvertire Ron di non rifare qualcosa che l’aveva fatta arrabbiare; sempre la stessa storia, in pratica… Harry già da molto tempo, tra una scoperta sensazionale e l’altra, si divertiva a ipotizzare il futuro dei due e a fare scommesse con Fred e George sulla prossima, ma loro credevano lontana, data della dichiarazione di Ron. Se i due amici continuavano così Harry avrebbe dovuto sborsare dieci galeoni per ciascuno dei gemelli Weasley.

 

Il Magico Trio si armò di scope volanti e decollò con destinazione Hogwarts; eppure Harry continuava ad avere la sensazione che un paio di occhi famigliari gli guardassero le spalle e lo seguissero, ma alla fine il ragazzo non ci badò molto dato che, stranamente, era una sensazione piacevole.

 

A metà del cammino i tre amici si ritrovare a dover affrontare un volo alla ceca in un enorme banco di nebbia con la costante preoccupazione dell’attacco di qualche creatura volante. Il sesto senso di Harry era calmo e questo lo tranquillizzò anche se avvertiva ancora che qualcosa lo stava seguendo, ma non lo percepiva come un pericolo, anzi…

 

In lontananza cominciava già a delinearsi la figura imponente del castello di Hogwarts, anche questo circondato dalla nebbia.

 

“Atterriamo qui” disse Harry “Non ho avvertito Hagrid del nostro arrivo, non c’era possibilità di farlo dato che il Ministero controlla tutti i gufi in volo.”

 

Dopo l’atterraggio in un punto imprecisato fuori dai confini di Hogwarts, Harry, Ron e Hermione dovettero utilizzare l’incantesimo dei punti cardinali per riuscire ad orientarsi e finalmente, dopo un lungo vagare di mezz’ora trovarono il lago e delle barche abbandonate sulla riva, quelle che si usavano per l’attraversata al primo anno.

 

I tre ne scelsero una, quella che secondo Hermione era la più integra – a quanto pareva durante la lotta contro i Mangiamorte le imbarcazioni si erano danneggiate – e salparono dalla riva, accorgendosi poco dopo di un suono singolare che avrebbe potuto essere il “plof” di un enorme sasso buttato nel lago. Harry tranquillizzò gli amici e prese a remare con l’aiuto di Ron mentre Hermione agitava la bacchetta ansiosa, per schiarire l’acqua torbida davanti alla prua della barca.

 

“Non siete preoccupati anche voi?” chiese Ron, inquieto “Ho come l’impressione che qualcosa ci segua. Forse è un Dissennatore o un Eclitto.”

 

“No, Ron” intervenne Hermione, senza tuttavia riuscire a nascondere la sua ansia “Un Dissennatore ci avrebbe già attaccato e un Eclitto già arrestato… ma anch’io ho una strana sensazione.”

 

“Niente paura” disse Harry indifferente, continuando a vogare mantenendo un ritmo incalzante.

 

“Se lo dici tu Harry” acconsentirono i due.

 

Giunsero sull’altra sponda e attraccarono in silenzio, tenendosi pronti a qualsiasi cosa sarebbe giunta alle loro spalle. Harry era l’unico rilassato e con totale calma estrasse la bacchetta ed eseguì un incantesimo “Lumos”; ma la sua mossa si rivelò troppo azzardata.

 

“Chi va là!” urlò una voce d’uomo, probabilmente un Eclitto.

 

Harry bisbigliò “Nox” e intimò gli amici di seguirlo verso destra, tentando di allontanarsi dalla voce. La nebbia era un’arma a doppio taglio. Sebbene li mantenesse nascosti agli occhi dell’Eclitto,  avventurarsi senza una luce in un ambiente denso e grigio dove l’unica cosa visibile erano gli scarsi centimetri di terreno che precedevano i loro passi, era a dir poco rischioso e azzardato, in più i tre rischiavano irrimediabilmente di perdersi più di quanto non fossero già e di smarrirsi singolarmente, dato che una richiesta di aiuto per rivelare la propria posizione era inconcepibile con l’Eclitto a pochi passi da loro che teneva le orecchie ben tese.

 

Così Harry cercò la mano di Ron e la strinse saldamente e intimò l’amico di fare la stessa cosa con Hermione senza emettere alcun suono, il che comprendeva eventuali critiche o i loro soliti battibecchi.

 

Il rosso fece come comandato senza battere ciglio, per niente contrario alla prospettiva di stringere la mano dell’amica, pensiero che lo fece quasi subito sussultare e che divenne a dir poco imbarazzante quando Hermione intrecciò le proprie dita con le sue con un leggero brivido.

 

Harry trascinò i due amici mantenendosi piuttosto vicino alla riva e quando ritenne di essersi allontanato abbastanza dall’Eclitto si fermò e tese le orecchie per percepire qualche suono, ma l’unica cosa che udì fu il gorgoglio dell’acqua che fluttuava contro la ghiaia della riva e gli alternati e lievi singulti di Ron ed Hermione. Quindi interpellò il suo sesto senso e cercò anche l’appoggio di R.A.B., senza risultati. Restò molto sorpreso nel comprendere che finalmente era l’esclusivo proprietario della sua mente; che fine aveva fatto il suo misterioso informatore?

 

Dato che non c’era traccia dell’Eclitto e l’incantesimo Lumos brillava sulla sua bacchetta già da molto tempo senza pericolo Harry si arrischiò a chiedere a Hermione: “Ci può essere un motivo per cui non riesco a mettermi in contatto con R.A.B.?”

 

La ragazza emise un mugolio contrariato, trattenendosi dal parlare a voce alta: “Non ci posso credere, cerchi addirittura un contatto adesso?”

 

“Hermione” intervenne Ron inaspettatamente “Harry ti ha fatto una domanda.”

 

Stranamente la ragazza non ribatté con veemenza come era solita fare in quelle situazione col rosso, ma si limitò a stringere le sue dita con quelle di Ron in un gesto di cui il significato rimase un mistero per tutti e due, e rispose a Harry: “Hai controllato di avere il medaglione con te – Harry annuì tirando fuori dalla tasca della tunica lo pseudo-Horcrux “allora potrebbe essere… ma certo!” esclamò la ragazza, intimata poi dai due ad abbassare la voce “è perché siamo all’interno dei confini di Hogwarts” spiegò Hermione “un doppio legame di mente praticato attraverso un oggetto è inefficace attraverso una barriera magica come quella che circonda Hogwarts.”

 

“Ma io riuscivo a vedere attraverso gli occhi di Voldemort e lui riusciva ad entrare nei miei sogni anche se ero a Hogwarts” disse Harry, cupo.

 

Hermione scosse la testa “Quello è un altro tipo di legame, molto più forte.”

 

Subito Harry sentì la voce di Ron attraverso la nebbia: “Bene, ora dobbiamo solo andare da Hagrid e…”

 

Scintille e urla acute interruppero il giovane Weasley che si voltò e puntò gli occhi verso dei raggi rossi che brillavano nella nebbia “Quelli sembrano Stupeficium” disse Ron “Qualcuno sta dando battaglia contro l’Eclitto.”

 

Questa volta Harry percepì un chiaro strattone allo stomaco che significava “pericolo”, ma non per sé, ma per una persona a lui cara. Senza curarsi di come avrebbe fatto a ritrovare i due Harry mollò la mano di Ron e si avventurò nella nebbia, bacchetta alla mano, lasciando Hermione incredula e inspiegabilmente appagata, mano nella mano e da sola con Ron.

 

Harry corse verso le luci rosse che assunsero poi altri colori dal blu al grigio tenue; per fortuna, pensò Harry, non c’era traccia di raggi verdi. Il ragazzo riuscì a notare che i fasci di luce provenivano solo da una direzione e miravano su una bersaglio non definito che restava nascosto nella nebbia. Harry riconobbe la voce dell’Eclitto che urlava incantesimi senza sosta e chiamava rinforzi; chiunque fosse il suo bersaglio invisibile, ed il ragazzo capì che si trovava molto vicino dall’essere colpito da un incantesimo, si trovava in seri guai. Harry non sapeva chi fosse lo sconosciuto eppure si lasciò guidare dall’istinto e calcolando la traiettoria degli anatemi lanciati riuscì a capire dove fosse la fonte ed eseguì uno splendido Schiantesimo che andò a centrare l’Eclitto in pieno.

 

Gli anatemi si interruppero di colpo ed Harry sentì il tonfo del corpo dell’Eclitto che cadeva e imprecava. Poi si lanciò verso la zona bersagliata dall’Eclitto e gridò: “Chi c’è? Chi sei?”

 

Qualcosa si avventò su Harry e lo strinse saldamente con le braccia in torno al collo. Per un momento il ragazzo pensò che si trattasse di un nemico che tentava di strangolarlo ma l’odore dei morbidi capelli che gli solleticavano il mento era inconfondibile “Ginny?” bisbigliò Harry.

 

Il ragazzo sentì un singulto e avvertì un viso che si premeva contro la sua maglia. D’istinto accarezzò i capelli morbidi e soffici al tatto e mormorò “Scusa.”

 

Intanto Ron e Hermione, ancora stretti per mano, non si concedevano un momento di pace e continuavano a rimuginare sulla bizzarra situazione in cui si erano immischiati: soli in mezzo alla nebbia. L’atmosfera era tesa e dalla partenza di Harry, che nessuno aveva tentato di impedire, si era creato un muto accordo di silenzio, rispettato rigorosamente. Entrambi volgevano lo sguardo dalla direzione opposta rispetto all’altro e sebbene l’apprensione per Harry era forte veniva surclassata da uno strano desiderio di restare fermi e uniti, cosa che Ron attribuì con fatica alla sua paura per l’ignoto e alla certezza che Harry se la sarebbe cavata da solo e che Hermione bollò come un logico sistema per non rischiare di perdersi nella nebbia.

 

Alla fine il raziocino di Hermione, unito alla sua perspicacia e al buon senso, vinsero la timidezza e la ragazza riuscì ad accettare i fatti così come stavano: lei e Ron si tenevano per mano con un evidente imbarazzo per entrambi, imbarazzo scatenato da un sentimento che già aleggiavano da molto tempo nella testa dei due, ma che nessuno era riuscito mai ad esternare completamente. Ora Hermione era quasi certa di averlo capito e lo ammise all’inizio con una punta di esitazione: forse le piaceva Ronald Weasley; e si rese stupidamente conto di come questo fosse ovvio agli occhi di tutti gli altri, a partire da Harry sino alla signora Weasley che in più di un’occasione le aveva dato ad intendere che le sarebbe piaciuta molto come nuora, sicuramente più di Fleur.

 

Ron invece preferiva restare nel suo guscio di indifferenza per proteggersi dalle attuali circostanze e da ciò che esse significavano… neanche lui sapeva esattamente cosa fosse, in realtà sì ma era un sentimento così complesso che non voleva indugiarci troppo e perdersi in riflessioni complicate; era meglio non pensarci e così avrebbe ottenuto ciò che desiderava: restare parzialmente estraneo a quella sensazione ancora troppo difficile da gestire. Doveva andarci cauto e anche se molte volte si era convinto ad analizzare meglio le strambe situazioni tra lui ed Hermione la prospettiva di scoprire quel sentimento troppo grande lo aveva indotto a rimandare. E così aspettava il momento giusto per decidersi ad agire, momento che secondo lui avrebbe dovuto arrivare prima o poi… ma questo non era il momento giusto.

 

Hermione si aspettava qualcosa, neanche lei sapeva cosa, ma l’atmosfera restava immutata e anche se le sue dita tremavano strette alla mano di Ron, il giovane Weasley restava distaccato dalla situazione, come se avesse tutto sottocontrollo. Questo fece indignare molto Hermione, che si vergognò perché di solito era lei quella calcolatrice che non si lascia sorprendere e così, quasi per fare dispetto al contegno di Ron, stacco violentemente la mano da quella del rosso.

 

Ron si ritrovò decisamente spiazzato come di consueto di fronte agli inspiegabili comportamenti di Hermione e riuscì solo a fissarla sbalordito mentre lei di rimando lo guardava decisamente inviperita e scontenta. Ron non tentò neanche di scervellarsi per capire che cosa mai l’avesse fatta arrabbiare; il ragazzo pensava che Hermione fosse troppo suscettibile a volte, ma doveva riconoscere che anche lui non era da meno.

“Ragazz…” Harry irruppe prepotentemente nella scena e si accorse di aver troncato sul nascere un’altra disputa tra i due. Ginny avanzò aggrappata al braccio di Harry e sospirò vedendo la figura nebulosa del fratello in pieno contrasto con quella di Hermione.

 

“Harry” lo salutò Ron, impacciato “Ginny?” aggiunse notando il figurino accanto all’amico di cui si potevano scorgere solo i capelli color fiamma.

 

“Ciao, Ginny” proruppe di gioia Hermione “Sono contenta che ci sia anche tu e sono certa che anche a Harry fa molto piacere” la ragazza si avviò a passi calcolati fino alla migliore amica che la ricambiò con un abbraccio, mentre Harry tentava di scorgere Ron nella nebbia.

 

Il rosso teneva sopra il palmo la bacchetta che roteava “Da questa parte c’è il nord” disse indicando il lago sulla sua destra “quindi la capanna di Hagrid è più o meno da questa parte: Lumos” si avviò nella direzione che reputava giusta e gli altri lo seguirono docilmente senza obbiettare – sarebbe stata una cattiva idea data l’evidente irritazione di Ron -.

 

Anche Hermione lo seguì senza fare storie con una muta indifferenza e freddezza. Harry pensò che i gemelli Weasley avrebbe ottenuto molto presto i famigerati venti galeoni della scommessa.

 

Il Magico trio rinsaldato dalla presenza di Ginny stava vagando ormai da un buon quarto d’ora in mezzo alla nebbia ma della casa di Hagrid non c’era proprio traccia. Harry cominciava ad essere preoccupato dato che il tragitto dalla riva del lago all’abitazione del guardiacaccia solitamente durava circa tre minuti scarsi. Ma per fortuna si trovavano ancora in pianura senza ostacoli d’innanzi, quindi erano ancora lontani dalla Foresta Proibita, inoltre non c’era traccia di Eclitti. Fu questo che mise in agitazione Harry: la sorveglianza doveva essere molto compatta, soprattutto nelle vicinanze di Hogwarts e ciò significava che si stavano allontanando. Ma nessuno aveva l’ardire di contrastare Ron che, tutto impettito e ancora scocciato dalla reazione di Hermione, era convinto di stare andando nella direzione giusta.

 

Ad un tratto Harry sentì Hermione cadere verso il basso ed ebbe il terrore di sapere dove si trovassero: lungo la riva frastagliata accanto al torrione ovest di Hogwarts, luogo in cui c’era un precipizio a strapiombo su degli scogli appuntiti “Hermione!” gridò Harry avvicinandosi cautamente a quello che credeva essere un precipizio. Si inginocchiò e protese le mani aspettandosi di trovare il vuoto ma riuscì solo a bagnarsi la mano destra: erano ancora vicini al lago.

 

Si sentì un movimento nell’acqua ed Hermione si issò alla sinistra di Harry probabilmente tutta inzuppata “Ora basta!” proruppe la ragazza “Sono caduta nel lago, quindi abbiamo fatto un giro in tondo!”

 

“Allora fai tu!” esclamò Ron fuori di sé “Visto che sei tanto brava.”

 

“Ehi! Chi va là!?”

 

Le grida di Hermione e Ron avevano attirato qualche Eclitto e a giudicare dai passi frettolosi sul terreno si trattava di uno squadrone intero.

 

“Via” disse Harry trascinandosi a destra e a sinistra Ginny e Hermione.

 

Corsero per un po’ nella direzione opposta rispetto al lago senza l’utilizzo dell’incantesimo Lumos. Quando si fermarono tutti e tre ebbero la sgradevole sensazione di essere dispersi nel nulla, completamenti circondati dal grigio. Harry non ne poté più e decise di rischiare il tutto per tutto: “Lumos Maximus!” gridò e un’accecante luce illuminò tutto nel raggio di cinque metri. E Harry finalmente la vide: la capanna di Hagrid si trovava sulla loro sinistra a circa tre metri, era vicinissima. Annullò velocemente l’incantesimo e abbassò il capo: Hagrid non si trovava là dentro, la capanna era completamente distrutta. Come aveva potuto dimenticarsi dell’incendio avvenuto solo qualche settimana prima? Era così preso da R.A.B. e dagli Horcruxes che non aveva più pensato al suo amico Hagrid; probabilmente non si trovava neppure più entro i confini di Hogwarts.

 

Ma il giovane Potter si rese presto conto di avere un problema ancora più grande “Harry” lo chiamò Ginny “Ron è scomparso.”

 

Harry strinse forte i denti: nella fretta di fuggire dagli Eclitti si era dimenticato del suo migliore amico. Come poteva aver fatto un altro errore così madornale.

 

“D’accordo” disse Harry “Per oggi la missione è annullata, ci sono stati troppi imprevisti. Troviamo Ron e andiamocene.”

 

“Ma come facciamo a trovarlo?” questionò Ginny, molto preoccupata “Forse gli Eclitti l’hanno già catturato o magari si è perso nella Foresta Proibita.”

 

Erano tutte ipotesi molto sconcertanti ma possibili e Harry era talmente preoccupata per il suo amico e arrabbiato con sé stesso per l’imperdonabile negligenza di averlo abbandonato, che il suo cervello non riusciva a macchinare una soluzione.

 

“Usa la Mappa del Malandrino” intervenne Hermione “Siamo ancora entro i confini di Hogwarts.”

 

Harry si riempì d’insulti per non averci pensato prima; così avrebbero sicuramente risparmiato molto tempo e magari ora la missione poteva proseguire, ma prima doveva trovare Ron. Fu molto grato ad Hermione che evidentemente aveva accantonato i suoi risentimenti e che dopotutto teneva davvero a Ron.

 

Esaminò accuratamente la mappa: sparsi per il cortile di Hogwarts apparivano molti nomi maschili, probabilmente gli Eclitti, che per fortuna erano distanti dagli indicatori che segnavano Harry Potter, Hermione Granger e Ginevra Weasley. Harry fece quasi un salto di gioia , molto sorpreso e soddisfatto, quando scorse poco lontano da loro il nome “Ronald Weasley” affiancato a quello di “Rubeus Hagrid”. I due si trovavano esattamente dietro l’antica capanna del guardiacaccia, ma Harry ebbe un attimo di esitazione nel vedere che il disegno sulla mappa era diverso rispetto a come era abituato a vederlo: la casa di Hagrid, una volta integra, ora era raffigurata come delle macerie di legno e sassi. Il giovane Potter pensò che la mappa, essendo incantata, mutava esattamente come la realtà, caratteristica che non aveva mai notato.

 

Le due ragazze seguirono fiduciosamente Harry che, oltrepassati i resti della casa di Hagrid, si ritrovò davanti ad una piccola tenda che, a giudicare dalle dimensioni, avrebbe accolto al massimo due persone o Hagrid tutto intero. Harry scostò il tessuto dall’entrata e vide che l’interno era decisamente più ampio delle apparenze – si trattava di una tenda incantata come quella che aveva usato il signor Weasley alla finale della coppa del Quidditch – era arredato scarsamente e su una delle seggiole attorno al fuoco acceso stava seduto Ron che gli fece segno di entrare, rivolgendogli un gran sorriso “Sono incappato nella ex-capanna di Hagrid prima, credevo di essermi perso ma poi Hagrid mi ha trascinato dentro la tenda salvandomi da un Eclitto.”

 

“Già” disse Hagrid sbucando dalla zona cucina con un grosso paiolo fumante in mano“l’ho visto che camminava solo soletto e dietro di lui c’era una di quelle guardie così l’ho preso per il braccio e l’ho portato dentro la tenda. Pensavo che c’eri anche tu, Harry, così ho guardato in giro ma c’era solo l’Eclitto.”

 

“Come hai fatto a vederlo?” chiese Harry “C’è molta nebbia.”

 

“Mi ha aiutato questo” spiegò Hagrid e tirò fuori da sotto la barba una mano putrefatta che reggeva una lanterna.

 

La mano della Gloria di Malfoy, pensò Harry e poi disse: “Hagrid, non è che ce la potresti prestare? Ci serve per entrare ad Hogwarts.”

 

Gli occhi scuri di Hagrid si allargarono sulla sua faccia rossa: “Sei pazzo Harry? No, non si può fare. Il ministro ha detto di no e anche se a me quello lì non piace, tu non puoi entrare; è pericoloso con tutte quelle guardie. Loro non ci pensano due volte a colpirti, sono senza scrupoli.”

 

“Grazie per l’apprensione Hagrid” disse Harry sinceramente “Ma è davvero troppo importante, si tratta di una missione che potrebbe decidere le sorti della guerra; capisci cosa voglio dire?”

 

“Cioè…” mugugnò Hagrid confuso “Tu dici che dentro Hogwarts c’è qualcosa che può uccidere Voldemort?”

 

Harry scosse il capo “Non esattamente, la faccenda è molto complicata. Ma dobbiamo assolutamente entrare.”

 

“Capisco” convenne Hagrid “Allora io mi fido e vi lascio passare, tutti e quattro, ma state attenti. Io ti do questa mano putrida, Harry, e ti do anche un consiglio; ormai è da tre settimane che vedo questi tipi fare avanti e indietro e c’è un posto che non passeggiano mai: la Foresta Proibita. Potete andare lì fino all’entrata di fianco sulla torre, lì potete salire, ma state attenti a non incontrare nessuno nella scuola, altrimenti il Ministro si arrabbierà.”

 

“Capito, Hagrid, ci sei stato incredibilmente utile” lo ringraziò Harry con un sorriso raggiante.

 

Il visone di Hagrid diventò rosso “Grazie, grazie… ma è un dovere aiutare voi. Sono felice di essere utile almeno a qualcosa. Dopo che mi hanno distrutto la casa io e Thor stiamo qui in questa tenda che ci ha dato il Ministro. Beh, è molto grande, ma adesso Scrimgeour non mi vuole lasciare più a fare l’insegnante, ha detto che lo fa la signora Caporal. Ha detto anche che la scuola riapre ma che la vuole comandare lui, alla faccia della professoressa McGranitt.”

 

“Quindi riapriranno la scuola a settembre, è vero!” gioì Hermione.

 

Anche Harry ne fu sollevato pur sapendo che non l’avrebbe mai frequentata. Ma comunque sperava follemente che sarebbe riuscito a risolvere tutto prima dell’inizio del suo settimo anno. Un desiderio molto lontano dalla futura realtà.

 

“Ma ci saranno i M.A.G.O.?” chiese Hermione.

 

Prima che Hagrid avesse il tempo di rispondere, Ron scoppiò in una protesta adirata: “Cosa vuoi che importi degli esami se Voldemort vince e ci uccide tutti! Sempre a pensare alla scuola e ai tuoi amati libri, non hai occhi per altro se non per la studio.”

 

Hermione rimase molto scioccata e cercò la complicità di Ginny per aggredire il fratello, ma la rossa si limitò a sorriderle piano e a bisbigliarle all’orecchio: “Sai com’è mio fratello: va sempre per sotterfugi. In realtà vuole solo attirare la tua attenzione e farti capire che esiste anche lui.”

 

Hermione tornò a fissare con gli occhi nocciola il viso rosso e scocciato di Ron e si limitò a sbuffare: “Infantile.”

 

Hagrid era incredulo come Harry i primi tempi che aveva assistito alle strane contraddizioni e alle liti di Ron ed Hermione.

 

“Calmi, calmi” intervenne il mezzogigante in tono bonario “Fate pace e andate a fare la vostra missione.”

 

Hermione, in parte intenerita dalla spontaneità di Hagrid e in parte spinta dal suo strano desiderio di restare in solidarietà con Ron, disse, rivolta al giovane Weasley: “Scusami, Ron. Ti piacerebbe perdonarmi?”

 

Tutti i presenti trattennero il respiro. Ron alzò un sopracciglio rosso e sospirò:

 

“Se proprio devo.”

*********

Harry aveva seguito il suggerimento di Hagrid e grazie alla Mappa del Malandrino e alla Mano della Gloria era riuscito a penetrare nel castello senza inconvenienti. Il percorso dall’entrata alla biblioteca era stato altrettanto semplice soprattutto grazie all’utilizzo della Mappa e del Mantello dell’Invisibilità. Ora i quattro stavano sfogliando l’archivio degli studenti che avevano frequentato Hogwarts, tenendo sempre conto delle informazioni che avevano su R.A.B.

 

“Ecco qui” disse Hermione “Ho isolato tutte le cartelle relative agli studenti che erano a Hogwarts nello stesso lasso di tempo dei sette anni di Voldemort. Non so se ti possa interessare Harry, ma ho trovato questa” gli porse una pergamena che portava il sigillo dei Serpeverde.

 

Harry srotolò il foglio e lesse l’intestazione della pagina: “Dati Personali e Scolastici dell’allievo: Tom Marvolo Riddle, anni scolastici 1936/1943” Il resto delle note era un incredibile susseguirsi di meriti accademici e lodi ai servizi resi alla scuola, con un appunto personale del professore Horace Lumacorno, all’epoca insegnante di Pozioni e direttore della casa di Riddle: “Tra tutti i miei allievi Tom Riddle è senza dubbio il ragazzo più dotato, sia in campo scolastico, che nell’utilizzo pratico della magia. Quindi ritengo oneroso da parte della comunità magica valorizzare il suo talento offrendogli alti incarichi; spero un giorno di vederlo Ministro della Magia. Sono certo che il futuro riserva a questo ragazzo grandi opportunità e tanta gloria, senza dubbio ricoprirà una figura molto rilevante e che influirà molto sulla comunità magica.”

 

Lumacorno non c’era andato tanto lontano, pensò Harry mentre si figurava il Signore Oscuro e le sue schiere di alleati.

 

“Quanta roba, dobbiamo controllarla tutta?” chiese Ron mentre fissava scoraggiato le alte torri di pergamene che stavano impilati sui tavoli della biblioteca.

 

“No, Ronald” rispose Hermione, acida “Basta che tu mi leggi il numero riportato sull’esterno delle pergamene e io controllerò il nome corrispondente sui registri della scuola, almeno non dovremo srotolare tutte le pergamene.”

 

“Bene” fece Ron, stizzito e cominciò a recitare scocciato i numeri sulla prima di circa mille pergamene “1936/2-21… niente, 1936/1-03…”

 

Harry e Ginny erano impiegati nella stessa operazione: Ginny leggeva i numeri e Harry controllava i nomi, cercandone qualcuno che corrispondesse alla sigla R.A.B; ogni tanto il ragazzo sbirciava sulla Mappa del Malandrino per assicurarsi che gli Eclitti non si avvicinassero troppo alla Biblioteca.

 

Dopo un buon quarto d’ora, i quattro si trovavano ancora ad un punto morto, finché Harry lesse un nome interessante sulla sua lista: “Wallace Simur, anni 1933/1940, casa Serpeverde.”

 

“Aspettate un attimo.”

 

Tutti si voltarono verso Harry che cominciò a spiegare: “Simur ha detto che era compagno di Voldemort e anche di R.A.B., quindi possiamo escludere gli anni dopo il 1940 dato che Simur se n’era già andato.”

 

“Non cambia molto” esalò Hermione mentre metteva via le circa trecento pergamene nella sezione corrispondente “Rimangono sempre gli anni dal 1933 al 1936, le pergamene sono comunque tante.”

 

Harry non era una cima in Aritmazia e decise di lasciare la padronanza ad Hermione in questo campo, ma comunque scosse il capo “Non credo. Conoscete qualche Serpeverde che abbia stretto amicizia al di fuori della propria casa? Simur ha detto anche che erano amici, quindi io cercherei solo tra gli studenti di Serpeverde che hanno frequentato Hogwarts da qualche parte tra il 1933 e il 1940.”

 

Tutti accolsero di buon grado la proposta di Harry ed eliminarono gran parte delle pergamene.

 

Alla fine della ricerca i quattro si raggrupparono intorno ad un tavolo nascosto dagli scaffali e confrontarono gli esiti.

 

“Ho trovato tre possibili R.A.B.: Alfonso Romeo Bronx, Amanda Romilda Bristol, Ruth Alis Buxton. La seconda ha cominciato a frequentare Hogwarts nel 1940, quindi è stata compagna di Simur solo per un anno, forse è da escludere…”

 

“Hermione” la interruppe Harry “Ti ho detto che R.A.B. è un uomo e quindi nella tua lista c’è solo un possibile candidato.”

 

“D’accordo” disse Hermione, risentita “Vado a cercare la sua pergamene nell’archivio.”

 

Harry si rivolse a Ron che fissava torbido Hermione mentre si allontanava “Io e Ginny invece ne abbiamo trovato solo uno: Rice, Benedict Ashley, è il numero 1935/4-35”

 

“Vado a prendere la pergamena” bisbigliò Ron mentre scompariva dietro allo scaffale dove stava Hermione.

 

Harry e Ginny sentirono distintamente dei bisbigli e poi videro Hermione e Ron che uscivano da dietro lo scaffale, entrambi lividi in volto e che stringevano convulsamente ognuno una pergamena.

 

“Allora” cominciò Ron, guardando di sbieco Hermione “Rice ha frequentato Hogwarts dal 1935 fino al 1945, ha dovuto ripetere la scuola tre volte, al 5°, al 6° e al 7° anno, ed è uscito con una media dell’Accettabile scarso.”

 

“Non è lui” disse Harry “Non credo che Voldemort avrebbe accettato nella sua cerchia di fedeli un ripetente.”

 

“Dimentichi i padri di Tiger e Goyle” intervenne Ginny.

 

“Già, ma da come ne parlava Simur questo R.A.B. doveva essere abbastanza legato a Voldemort e anche un buon mago perché ha trovato e distrutto un Horcrux; questo non può farlo uno qualunque che è uscito dalla scuola sul filo del rasoio.”

 

“Hai ragione, Harry” confermò Hermione “Ci hai detto che solo Silente era riuscito ad individuare e distruggere degli Horcruxes, e lui era un ottimo mago, il migliore di tutti.”

 

Ginny vide comparire un’espressione cupa sul volto di Harry alla nomina del loro ex-preside, così si affrettò a dire: “E poi non dimentichiamo che anche tu hai distrutto un Horcrux, il diario di Riddle e mi hai liberato dall’incantesimo che mi controllava, e lo hai fatto a dodici anni; anche tu sei un ottimo mago.”

 

Harry le rivolse un sorriso incoraggiante; poi si rivolse a Hermione: “E allora ci rimane un ultimo candidato.”

 

La ragazza aprì la sua pergamena e la lisciò sul tavolo: “Alfonso Romeo Bronx ha frequentato Hogwart a partire dal 1936 e ha terminato nel 1940.”

 

“Come mai ha terminato così presto?” chiese Harry.

 

“Forse era talmente bravo che ha saltato tre anni ad Hogwarts e si è diplomato subito” propose Ron.

 

Hermione smentì l’ipotesi del rosso con un vago senso di vendetta: “No, Ronald. Qui c’è scritto – e si interruppe un istante – che è morto al quarto anno.”

 

“Morto?” questionò Ginny “Ma come è successo? E’ stato ucciso?”

 

“Controllo tra i suoi dati personali” disse Hermione “Qui dice che è morto nel 1940 a 14 anni a causa di un incidente alla Torre di Astronomia; è caduto.”

 

Ron sospirò “Accidenti, che fine orribile.”

 

“Aspettate” proferì Hermione “riguardo alla sua morte c’è un rimando personale alla pergamena n° 1933/4-41; meglio controllarla. La vado a prendere nell’archivio.”

 

“Non ce n’è bisogno” intervenne Harry “La pergamena ce l’ho io: è quella di Wallace Simur.”

 

“Lo studente morto al quarto anno dunque aveva qualche legame con Simur” dedusse Ginny “Forse è lui R.A.B. ed ha inscenato la sua morte con l’aiuto di Simur.”

 

“Non credo che l’abbia inscenata” disse Hermione estraendo una foto e un foglio allegati alla pergamena: “Qui c’è il certificato di morte attestato dal San Mungo e una foto del cadavere che vi consiglio di non guardare; una caduta di trenta metri può sfigurare orribilmente una persona.”

 

Intanto Harry stava leggendo i dati di Wallace Simur: era stato bocciato al suo settimo anno per trasgressione delle regole della scuola e poi espulso per possibile complicità in un tragico incidente che aveva coinvolto uno studente anonimo, ma che Harry sapeva essere Bronx.

 

“Ha ragione Hermione” convenne Harry “Bronx non può essere R.A.B. dato che lui è ancora vivo. Ma voglio fare luce su questa storia e conosco qualcuno che frequentava Hogwarts quando è successo l’incidente e che sarebbe felicissimo di comunicarci i particolari.”

 

“Hagrid” assentirono gli altri tre.

 

Harry accennò col capo e si infilò sotto la tunica la pergamena di Riddle, Simur e di Bronx. Riprese la Mappa del Malandrino e tirò fuori il Mantello dell’Invisibilità, ripercorrendo la strada al contrario per raggiungere la tenda di Hagrid.

 

Lungo il percorso i quattro passarono davanti alla zona segna-punti dove stavano le clessidre delle varie case. Ora invece un enorme cartello che riportava la scritta “Lavori In Corso” attestava la nuova regola che vigeva a Hogwarts dall’arrivo del Ministro. Scrimgeour sosteneva che la divisione in case maturava il contrasto e la competizione spietata tra i ragazzi che crescendo avrebbero sempre mantenuto le distanze dagli ex-compagni che non erano appartenuti alla propria casa. Questo in parte era vero, ma solo per quanto riguardava i Serpeverde, che da secoli preferivano non mischiarsi alle altre tre case. La maggior parte dei maghi aveva accolto con favore la proposta del Ministro di riunificare le case in un periodo di guerra durante il quale bisognava soprattutto stare uniti, ma Harry aveva la sgradevole sensazione che Scrimgeour nascondesse qualche altro proposito, oltre alla proliferazione sociale.

 

“Harry” il giovane Potter si voltò a fissare Ron, convinto che questi gli avesse appena rivolto la parola. Ma sotto il Mantello dell’Invisibilità stretti in quattro il rosso aveva a mala pena lo spazio per respirare e inoltre Harry aveva avvertito gli altri di non parlare per evitare che gli Eclitti li individuassero. Allora chi era?

 

“Harry… non ci provare, ti avverto. Lasciami stare… meglio che tu non venga a cercarmi.”

 

R.A.B.? Harry si guardò frettolosamente in giro: era ancora ad Hogwarts, stava giusto per oltrepassare le quattro clessidre vuote, ma allora come faceva R.A.B. a comunicare con lui? Doveva chiederlo ad Hermione, ma preferì aspettare che fossero giunti nella tenda di Hagrid. Nel frattempo avrebbe chiesto informazioni direttamente a R.A.B., ma quando tentò di comunicare con lui scoprì che il contatto si era già interrotto. Aspettò per cinque minuti, ma R.A.B. non si fece risentire; ormai erano arrivati alla tenda di Hagrid.

 

Il mezzogigante era intento a consumare il suo stufato fumante e appena vide i quattro entrare sorrise allegramente e posò l’enorme paiolo che aveva in mano sul fuoco “Missione compiuta, immagino e siete tutti e quattro interi!”

 

“La missione non è proprio compiuta” sospirò Harry, estraendo da sotto la tunica le pergamene. Appena vide l’espressione scoraggiata sul visone di Hagrid, il ragazzo gli mise in mano la pergamena di Bronx aperta e dichiarò: “Ci serve assolutamente il tuo aiuto, Hagrid. Devi dirci una cosa molto importante.”

 

“Cosa molto importante?” ripeté Hagrid, pensieroso “Va beh, ma non so se posso, io di cose importanti non ne so molto.”

 

Harry sorrise amichevole e proseguì “E invece sì. Ascolta, Hagrid, tu eri a Hogwarts quando c’era anche Voldemort e non è che per caso ti ricordi di un ragazzo: Alfonso Romeo Bronx, era di Serpeverde.”

 

“Oh” fece Hagrid, sbalordito “Mi dimentico sempre che Riddle è Voldemort, quando era ragazzino non sembrava così cattivo. Però di questo tipo, Bronz, Brosc… non sono bravo con i nomi, non mi ricordo. E poi io stavo lontano dai Serpeverde, loro erano i più turbolenti di tutti e cercavano sempre di attacar briga con qualcuno.”

 

Harry insistette “Beh, allora forse c’è un incidente di cui ti ricordi: questo ragazzo è morto al suo quarto anno, quando tu facevi… il quinto anno, credo.”

 

“Ah” disse Hagrid, d’improvviso illuminato “Ho capito. Sì, era un Serpeverde ed è morto cadendo giù dalla torre di Astronomia.”

 

Ginny, Ron ed Hermione si misero in circolo attorno ad Hagrid, mentre Harry, in piedi di fronte a lui lo pregò di continuare.

 

“Sì, è stata una brutta faccenda. Povero ragazzo anche se a me non stava tanto simpatico. Attaccava briga con tutti, perfino con il prefetto della sua casa, immaginate. Ma poi è morto ed è dispiaciuto ai professori e anche ai famigliari, hanno alzato un polverone…! Lui faceva parte di una nobile famiglia Purosangue, sapete, sempre la stessa storia, e così hanno denunciato la scuola e hanno fatto espellere un altro ragazzo più grande che tutti pensavano che era il responsabile. Anch’io credevo di sì, ma poi lui s’è l’è cavata con l’espulsione e niente denuncia… ma lui mi stava simpatico solo per un motivo, quel ragazzo espulso, mi ricordo che era molto bravo in Cura delle Creature Magiche e anche a lui piacevano molto i draghi e lui piaceva ai draghi.”

 

“Dev’essere Simur” disse Hermione “Lui poi è diventato il miglior addestratori di draghi dell’Inghilterra.”

 

“Oh” fece Hagrid ammirato “Beh, sono felice per lui, ma non è mai stato tanto gentile con me, era un mago cattivo, come quasi tutti i Serpeverde.”

 

“Infatti poi è diventato un Mangiamorte al servizio di Voldemort” confermò Harry.

 

“Oh” fece Hagrid, un po’ deluso “Peccato, era dotato, soprattutto coi draghi.”

 

“Sai per caso altre cose sull’incidente?” chiese Harry ad Hagrid “Magari il motivo per cui Simur lo voleva morto.”

 

“Pensandoci bene, c’era un motivo” cominciò il mezzogigante “Quel Simur non lo sopportava perché era arrogante… pensate un po’ che un Serpeverde dice arrogante a un altro Serpeverde… comunque quello che è morto si vantava sempre e diceva di essere Purosangue, come tutti i Serpeverde, ma lui insultava non solo i Grifondoro, i Corvonero e i Tassorosso, ma anche i Serpeverde. Diceva che lui era Purosangue e che non voleva che gli stessero intorno i Mezzosangue e che gli faceva schifo che c’erano dei maghi col sangue sporco anche nei Serpeverde. Lui diceva sempre così e Simur si arrabbiava molto quando lo faceva, ma è strano perché lui era un Purosangue. Infatti quello che è morto gli ha sempre detto di stare zitto e che non ce l’aveva con lui, ma Simur gli gridava in faccia che doveva stare attento a come parlava e che non sapeva chi stava offendendo. Me lo ricordo così bene perché facevano così tutti i santi giorni e poi era strano vedere due Serpeverde che litigavano fra di loro, era bizzarro.”

 

Harry si mise a riflettere ad alta voce “Simur diceva che Bronx non si rendeva conto di chi offendeva; forse si trattava di Voldemort.”

 

“Voldemort?” irruppe Hagrid “Non credo che il tipo che è morto voleva offendere lui, perché lui offendeva solo i Mezzosangue e Voldemort è un Purosangue.”

 

“No, Hagrid” intervenne Hermione “Il padre di Voldemort era un Babbano.”

 

“Oh, caspiterina!” esclamò Hagrid, alzandosi di scatto e facendo cadere la seggiola su cui era seduto “Ma allora è pazzo. Voldemort vuole uccidere i Babbani e i Mezzosangue anche se lui è un Mezzosangue, ma non ha senso.”

 

“Infatti” confermò Harry con un’espressione risentita “Niente di quello che fa ha senso. Ma ora, Hagrid, sapresti dirci altro, qualunque cosa ti ricordi sul giorno dell’incidente.”

 

“Vediamo” Hagrid si grattò il mento ricoperto di barba ispida “Mi ricordo che quello che è morto aveva litigato come una furia col suo prefetto prima di cadere giù dalla torre.”

 

“Ha litigato con il Prefetto di Serpeverde? Sai chi era Hagrid?” gli domandò Harry.

 

“Non ho mai saputo chi erano i Prefetti, neanche i miei. I nomi li facevano vedere su un cartello ma io avevo dei problemi a leggere e così…”

 

“Tu eri al quinto anno” disse Harry “Simur era al settimo e Bronx e Voldemort erano al quarto; ma si può diventare Prefetti solo a partire dal quinto, a meno che…”

 

Harry aprì la pergamena di Voldemort e sorrise quando finalmente comprese a pieno la situazione “Simur ha ucciso Bronx perché continuava a sparlare di Voldemort; era lui il Prefetto di Serpeverde.”

 

“Al quarto anno non poteva esserlo, Harry” spiegò Hermione.

 

“Invece no” la contraddisse il giovane Potter “Qui c’è scritto che al giovane Tom Marvolo Riddle, al suo quarto anno di scuola, viene concessa l’autorità e il titolo di Prefetto della sua casa per gli encomiabili successi nello studio.”

 

“Neanche ad Hermione hanno dato l’incarico al quarto anno” rifletté Ron “Se Voldemort era più in gamba di Hermione nello studio allora c’è d’aver paura, che razza di cervellone ha?”

 

Hermione arrossì violentemente e scoccò a Ron un tale sguardo che costrinse il viso del giovane Weasley ad assumere il colorito dei suoi capelli.

 

“Bah” fece Hagrid guardando prima Ron e poi Hermione “Comunque mi ricordo che Riddle era molto bravo negli studi e anche con la bacchetta e con la scopa; però non è mai entrato nella squadra di Quidditch. Invece tu Harry ci sei entrato al primo anno.”

 

Era una fioca consolazione per Harry apprendere che almeno superava Voldemort in qualcosa anche se sapeva che il combattimento tra di loro non si sarebbe svolto su un campo di Quidditch.

 

“Ma Riddle però…” continuò Hagrid “Mi ricordo che nessuno lo vedeva bene, quelli delle altre case non lo sopportavano perché erano abituati così con tutti i Serpeverde e soprattutto con i Prefetti e invece i Serpeverde lo odiavano perché erano gelosi di lui e magari, adesso che me l’hai detto Harry, anche perché era Mezzosangue. Però aveva un gruppetto di tirapiedi che lo seguivano dappertutto, ma non erano amici, un po’ come Tiger e Goyle con Malfoy.”

 

Harry aveva sempre pensato che Tiger e Goyle fossero venuti al mondo solo per eseguire gli ordini di Malfoy e forse era anche quello che i due corpulenti Serpeverde credevano fino all’arrivo del loro sedicesimo compleanno; erano diventati più indipendenti e ribelli, ma soprattutto avevano preso coscienza delle prepotenze di Malfoy. E se in futuro i Mangiamorte avessero fatto lo stesso? Harry accantonò il pensiero perché, dopotutto, non si poteva comparare Malfoy a Voldemort. Il Signore Oscuro incuteva un fascino reverenziale, ma soprattutto un bieco timore in tutti i suoi servitori; i Mangiamorte non l’avrebbero mai tradito a meno di un motivo molto particolare. Era inutile immaginare una possibile ribellione dei Mangiamorte; Harry pensava che ciò fosse impossibile… ma forse pensava male?

 

“Adesso conosciamo meglio Voldemort e abbiamo capito cosa collegava Bronx a Simur, ma resta un problema” disse Ginny “Non sappiamo ancora chi sia R.A.B.”

 

“E’ vero” concordò Ron “Non può essere Bronx perché è morto e gli altri candidati non mi sembravano un granché.”

 

“Avremmo potuto consultare meglio gli archivi generali, se solo il M.I.B. non fosse stato distrutto. Ma poi, dopotutto, cosa ci dice che R.A.B. sia la sigla del suo nome?” domandò Hermione, amareggiata ancora al ricordo della disfatta della sacra biblioteca.

 

“Hm... il M.I.B. … il suo nome non è R.A.B.?” rimuginò Harry “Ma certo! Devo andare. Voi tenetevi la Mano della Gloria, io torno in Biblioteca. Se non mi vedete arrivare entro un quarto d’ora tornate alla barca e attraversate il lago. Ci ritroveremo alla Tana.”

 

“Harry, no!” proruppe Ginny “Veniamo anche noi, non ti abbandoniamo. E poi come pensi di tornare a casa da solo?”

 

Harry si alzò di scatto dalla seggiola e tirò fuori la Mappa del Malandrino “Userò la barca con cui sei arrivata tu, non c’è problema.”

 

Neanche Hagrid riuscì a bloccare Harry che con uno scatto magistrale filò fuori dalla tenda, non prima di aver detto: “Forse non tornerò alla Tana per un paio di giorni, ma non state in pensiero. E’ una cosa che devo fare da solo.”


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I suoi occhi acuti notarono l’intonaco scrostato dei muri e l’evidente disordine che regnava nell’appartamento. Draco si limitò a mugugnare un “carino” disinvolto e sistemò i suoi bagagli in un angolo.

 

“Lo so” accennò Samantha “Devo mettere un po’ in ordine.”

 

Draco tirò un sospiro: “Non ti devi sforzare troppo solo perché ci sono qui io. Se ti piace vivere in questo modo – e lanciò un’occhiata bieca a un batuffolo di polvere vicino al divano – fai pure come se non esistessi. Continua come prima.”

 

“Non ti preoccupare. Non giudicarmi dall’aspetto di questo posto, è solo che ultimamente non ho avuto molto tempo di fare un po’ di ordine, sai tra una missione e l’altra…”

 

Samantha si chinò per raccogliere la sacca di Draco ma il ragazzo la precedette scostandola delicatamente dal posto e afferrando per primo il bagaglio “Faccio io” bofonchiò poi.

 

“Bene” buttò lì la ragazza non sapendo cos’altro dire. Era passato solo un minuto dall’arrivo di Draco nel suo appartamento eppure avvertiva che qualcosa era cambiato. Tutto aveva preso un’irrimediabile e nuova piega da quando gli aveva fatto la proposta e lui aveva accettato: “vivere con un ragazzo nello stesso appartamento.” Ripensandoci bene era stata una mossa azzardata e il suo sesto senso spingeva Samantha a convincersi che c’era stata un’altra ragione, oltre alla compassione, per la quale aveva fatto quella proposta.

 

Draco si guardò attorno avanzando di qualche passo sul parqué.

 

“Siediti qui” disse Samantha mentre toglieva delle riviste da un divano per fare posto al nuovo inquilino “Se vuoi” aggiunse fissando l’espressione scocciata del ragazzo “Devi essere molto stanco… credo.”

 

Draco si sedette senza troppi complimenti e si voltò per guardare Samantha, aspettandosi una lista infinita di regole che avrebbe dovuto rispettare se non voleva essere sbattuto fuori a calci dall’appartamento. Invece la ragazza si limitava a fissarlo di rimando “Hai qualche problema?” chiese brusco, all’improvviso.

 

Samantha sbatté un paio di volte le palpebre e farfugliò “No, no…” ma non andò avanti, incapace di trovare una qualche parola da rivolgergli, troppo concentrata a rimuginare sulle attuali circostanze: “coinquilini?” E allora? Siamo coinquilini e compagni di congrega. Siamo praticamente condannati a stare tutto il giorno, tutti i giorni, vicini. Prima al covo oscuro stavamo in mezzo a circa cento Mangiamorte;e adesso? Soli e sperduti, confinati in un appartamento babbano nei dintorni di Londra… soli… noi due… solo noi due…

 

“Ti sei incantata?”

 

La voce di Draco la fece sussultare: “No!” esclamò, recuperando in parte la coscienza di quello che aveva appena fatto: sono stata a fissarlo… cioè, io pensavo, ma lui adesso è convinto che lo stavo fissando, ma non è così “Stavo solo pensando.”

 

Draco rispose con uno strano verso e si alzò dal divano “Vado a fare un giro per questo posto. Voglio vedere in che razza di buco sarò costretto a vivere, d’ora in poi.”

 

Samantha fece un cenno con il capo che il ragazzo interpretò come un fai pure. E si avviò verso la cucina “Tanto lo avrei fatto anche senza il tuo permesso” aggiunse  Draco con un ghigno. Si voltò e attese una replicata pungente di Samantha ma lei sembrava essere ricaduta in uno dei suoi trance pensierosi.

 

Abbastanza turbata, Samantha osservò il ghigno di Draco scomparire appena varcata la soglia della cucina. Un’improvvisa e folle riflessione, che la ragazza premurò di sopprimere all’istante, attraversò i suoi pensieri già abbastanza irrequieti: ma che sto pensando? Con calma e sangue freddo, rifletti. Stai ospitando un collega, chiamiamolo così, e non c’è niente di male in questo. Devo soltanto chiarire un paio di punti con lui: “la nostra relazione resta puramente professionale”. Ma allora perché prima ho pensato che il suo ghigno è molto fascinoso?

 

“Suppongo che qui non ci siano Elfi Domestici come nel covo oscuro, giusto?”

 

“Già, non ci sono…” borbottò Samantha.

 

Draco le si piazzò davanti e la sottopose alla pressante inquisizione dei suoi occhi grigi “Ti sei incantata di nuovo? Che ti succede ora?”

 

“Senti” sbottò all’improvviso Samantha “Ho qualcosa da dirti.”

 

Draco alzò un sopracciglio pallido “Fai pure.”

 

“Anche se ti ho generosamente offerto di stare qui con me… di stare nell’appartamento, non significa che noi due dobbiamo… cioè, noi non dobbiamo diventare…”

 

Quale parola uso? Devo trovarne una che sia insieme esplicativa, chiara, ma non troppo brusca o imbarazzante.

 

“Capisco” disse Draco con un sorrisetto amaro.

 

“Davvero?”

 

“Sì, certo. Tu non vuoi che diventiamo amici.”

 

Samantha non era per niente sicura del valore che Draco voleva dare a quel “amici”. Poteva spingersi fino al livello che intendeva lei? Ma se invece si riferiva al puro senso della parola: semplici amici? Samantha avrebbe voluto che fossero amici.

 

“No, Draco, io non intendevo che…”

 

“Lascia stare” tagliò corto Draco e sfoderò ancora la sua espressione indifferente “Se ci tieni così tanto allora puoi anche credere che siamo amici.”

 

“Non ci tengo così tanto” disse a fatica Samantha; era così difficile esprimere a parole un concetto diametralmente opposto a quello che pensava “Ma avere un amico non mi dispiacerebbe. E non dovrebbe dispiacere neanche a te, ne hai molto bisogno, soprattutto adesso.”

 

“D’accordo. Ma non avere la presunzioni di crederti la mia ancora di salvezza.”

 

“Va bene. Siamo solo amici” quelle parole suonavano in qualche modo deluse pronunciate da Samantha.

 

“Di sicuro non siamo amici al livello di do la mia vita per salvare la tua. Non sono così incosciente da stringere un’amicizia profonda.”

Alle orecchie di Samantha la confessione di Draco suonava molto triste “Non è poi così male avere degli amici. Ti sostengono, ti rallegrano…”

 

“Hm, sono utili, è vero. Ma solo finché mantengono le distanze e non si impicciano troppo dei tuoi affari. Chiaro il concetto, Samantha? Non ti impicciare troppo.”

 

“Come faccio a consolarti quando sei depresso se non so nemmeno perché sei depresso? E’ un’impresa titanica.”

 

“Ce la puoi fare” sogghignò Draco.

 

All’improvviso fece il suo ingresso nell’appartamento una donna tarchiata sui quarant’anni che Samantha riconobbe come la sgradevolissima padrona di casa.

“Oh, Amanda, sei tornata. E vedo che questo posto è in disordine come sempre, ricordati di mettere un po’ in ordine, non voglio che i miei appartamenti sembrino dei porcili e – un largo sorriso illuminò il suo viso rubicondo – chi abbiamo qua!” esclamò allegramente guardando Draco, affascinata e insieme ammirata.

“Lui è Devon” disse Samantha presentando Draco. La ragazza non dovette usare molta fantasia per immaginare la smorfia disgustata che il ragazzo portava stampata sul viso.

 

Samantha riuscì a cogliere il sibilo di Draco: “Devon?” e continuò la sua presentazione: “E’ un mio amico e d’ora in poi anche coinquilino. Pagherò doppio affitto da oggi.”

 

Il sorriso raggiante scomparve dal volto della donna: “Non è un ospite, quindi? Ti avverto Amanda, non voglio essere coinvolta in uno scandalo. Un ragazzo e una ragazza non sposati che vivono sotto lo stesso tetto…”

 

A quanto pare la padrona di casa era riuscita ad esternare i timori di Samantha ma troppo bruscamente.

 

“… I miei appartamenti sono dei luoghi rispettabili e non li voglio vedere teatri di peccaminosi atti sessuali.”

 

Samantha avvertì un sapore metallico nella gola e ricordò dai suoi studi di medicina che era un sintomo d’infarto. Ma in quel preciso istante avrebbe preferito sfoderare la bacchetta e scagliare una Maledizione Senza Perdono contro la padrona di casa piuttosto che crollare sul pavimento col cuore a pezzi.

 

“Stia tranquilla” intervenne Draco a sorpresa “Qui non si commetterà nessun atto sessuale.”

 

Samantha gli fu immensamente grata di essere stato così tempestivo nello zittire la padrona di casa che per un attimo dovette ricacciare nel profondo della sua coscienza la bizzarra delusione che gli aveva provocato l’affermazione del ragazzo.

 

“Beh, allora” continuò la donna burbera “Molto piacere di conoscerti Devon” allungò la mano in cerca di quella di Draco, ma questi si limitò a emettere una specie di grugnito.

 

“D’accordo” sospirò la padrona di casa continuando a guardare Draco sognante “A presto Devon” poi si rivolse con ben poca cortesia a Samantha “Amanda” si accomiatò e uscì dalla porta.

 

“Ti chiama Amanda?” le chiese subito Draco “Ora capisco perché ti dava così fastidio quando lo facevo io. Quella Babbana non da molto l’impressione che tu le sia simpatica.”

 

“Non mi importa, dopotutto è una Babbana” disse Samantha.

 

“Già, ma era proprio indispensabile che mi chiamassi Devon?”

 

“Certo” rispose la ragazza “Fa parte della nostra copertura fuori dal Covo Oscuro. Io ho scelto Amanda giusto perché assomigliava al mio nome, ma avrei anche potuto farne a meno dato che ci sono tante Samanthe sparse per l’Inghilterra, mentre di Drachi, credo ce ne siano ben pochi; è un nome troppo riconoscibile. Spero almeno che Devon ti piaccia.”

 

“Non è male” concluse Draco con un sogghigno dei suoi.

 

Ancora quel ghigno, pensò Samantha mentre deviava lo sguardo su qualsiasi altra cosa che non fosse appartenuta a Draco Malfoy.

 

Draco guardò pigramente fuori dalla finestra e vide la luce del sole affievolirsi “Sta quasi per calare la notte. Non ho concluso di visitare l’appartamento quindi mi faresti la cortesia di mostrarmi la mia amaca o qualsiasi altra cosa mi dovesse fungere da letto.”

 

Samantha passò veloce lo sguardo sul divano che era a dir poco impolverato. Si sentì inspiegabilmente in colpa anche solo per aver pensato di offrire a Draco una schifezza del genere come giaciglio per la notte. Chissà perché sarebbe stata pronta a cedere il suo confortevole letto al ragazzo e a dormire su quel divano per far piacere a Draco. Samantha si riprese subito da quello slancio di pazzia e indicò al ragazzo il divano impolverato.

 

“Non ho intenzione di dormire sul divano” sbottò Draco.

 

Perfetto, pensò Samantha “Allora dovrò chiedere alla simpaticissima padrona di casa di portare qui un letto pieghevole.”

 

“Il letto pieghevole va già meglio” e Draco sfoderò ancora il suo ghigno.

 

“Vado subito a chiamarla” disse Samantha sbrigativa.

 

E poi mi bevo anche un po’ di acqua fresca.

 

Samantha si ripresentò con la donna che reggeva l’intelaiatura di ferro del letto su una spalla e sull’altra cuscini e lenzuola.

 

“Ti dispiace aiutarla, Devon, io devo andare in cucina a bere qualcosa.”

 

La donna corpulenta restò ferma nella speranza che “Devon” la aiutasse ma lui non si mosse di un passo. La padrona di casa parve molto delusa e mentre Samantha ritornava dalla cucina con un bicchiere d’acqua in mano le urlò dietro: “Ehi, Amanda! Dove devo mettere questa roba?”

 

E qui sorge un altro, enorme problema.

Draco si mise a fissare Samantha e si rese conto che era caduta in un altro dei suoi trance “Dentro questo posto ci sarà pure una stanza adibita al riposo?” chiese Draco sarcastico “Che ne dici di una camera da letto?”

 

La padrona di casa restò estasiata a fissare Draco, ammaliata dalla sua tenacia e dalla sua schiettezza “Vado subito Devon” disse “Sistemo tutto nella camera da letto.”

 

Samantha nel frattempo era rimasta basita dalla proposta del ragazzo: in camera da letto? Dove c’era il suo letto? Niente panico: siamo compagni di congrega, coinquilini, abitiamo nello stesso appartamento e dormiamo nella stessa stanza… ma non nello stesso letto, si consolò fiocamente la ragazza.

 

“Tutto sistemato!” irruppe la padrona di casa sbucando all’improvviso “Ora me ne vado, Ciao, Devon” e sparì nuovamente dietro la porta.

 

“Mi da il voltastomaco” eruppe Draco.

 

Per un attimo Samantha pensò che Draco si riferisse al fatto di dormire nella stessa stanza con lei, ma ciò che turbava il ragazzo era altro.

 

“Non sopporto il modo in cui quella Babbana mi guarda. Che schifo, potrebbe anche essere mia madre.”

 

Samantha provò una strana consolazione e un bizzarro appagamento nel sapere che Draco rifiutava le avance di un’altra donna.

 

“Bene, io vado a dormire” disse Draco “Sono molto stanco.”

 

Ripercorse la strada che aveva fatto la padrona di casa prima “A proposito, Samantha” si voltò a fissare la ragazza “Domani mattina ci dobbiamo alzare presto per andare alla riunione dei Mangiamorte e tu sei l’unica che può smaterializzarsi da qui fino al Covo Oscuro. Potresti indicarmi la stanza in cui dormi, almeno ti sveglierò io, non vorrei che restassi addormentata fino a tardi.”

 

“La stanza in cui dormo?” ripeté Samantha quasi ipnotizzata.

 

“Sì” rispose Draco con una certa sorpresa.

 

“Vedi Draco” cominciò la ragazza “Devi sapere che questo è un appartamento omologato per una sola persona e quindi, beh… la mia camera da letto è la tua camera da letto” concluse tutto d’un fiato.

 

Samantha lo scrutò: aveva in volto un’espressione vacua, nella quale non c’era traccia di emozioni “Beh, fa’ niente” disse Draco, tranquillamente “Non mi fa ne caldo ne freddo.”

 

“Il letto pieghevole te lo puoi anche scordare! Tu non dormirai nella stessa stanza dove dormo io!” sbottò d’improvviso Samantha, mutando totalmente il suo atteggiamento.

 

“Come?” fece Draco, sorpreso.

 

“Mi hai sentito. Tu dormi sul divano e non voglio obbiezioni.”

 

“D’accordo. Hai forse paura che ti salti addosso durante la notte… o hai paura di non resistere al mio fascino” aggiunse Draco con un ghigno.

 

Entrambe le cose, pensò Samantha, fissando con falsa non chalance il sorrisetto beffardo del ragazzo. La convivenza non si preannuncia pacifica.

 

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Harry era ancora stordito, non riusciva a mettere a fuoco gli ultimi avvenimenti: degli Eclitti lo stavano rincorrendo e poi…? Si era ritrovato in questo strano posto; ma dov’era?

 

“Finalmente mi hai trovato.”

 

Harry si voltò lentamente verso la voce profonda che aveva udito alle spalle. Il giovane Potter si trovò a fissare il volto di Ludesh Dulick… o non era il suo?

 

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