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Autore: Gra Gra 96    03/02/2012    4 recensioni
Il sogno, qualunque esso sia, non è mai alla nostra portata.
E’ qualcosa di incredibile, di unico, d’inafferrabile…
Per anni e anni si attende con crescente impazienza il meraviglioso momento in cui lo si vedrà realizzato. Ma si rimane sempre soddisfatti da quanto ottenuto, o no?
Ebbene, solitamente è la delusione ad averla vinta sulla felicità. Perché?

Lily si prepara a frequentare il suo primo anno ad Hogwarts, mentre una forte rabbia nei confronti della cugina s'irradia sempre più in lei.
Rose ha deciso di seguire il ragazzo che ama a Beauxbatons, mettendo al primo posto l'amore rispetto all'amicizia e alla famiglia.
Tante avventure accompagneranno Rose e Blue alla ricerca dell'ideantità misteriosa della madre di quest'ultimo.
Tante avventure accompagneranno la piccola Lily ad Hogwarts.
L'intenso rapporto tra le due cugine è davvero destinato a scomparire per sempre?
E Scorpius avrà veramente voltato pagina, dimenticando i bei giorni trascorsi con Rose e riversando le sue attenzioni su Lily?
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wherever you go, you'll be always Rose... '
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C’è chi ti vuole bene, Rose!

«Lilian Luna Potter, sei avvisata: se non mi avrai raccontato entro i prossimi cinque minuti gli ultimi sviluppi della tua relazione con Scorpius Malfoy, giuro che non risponderò delle mie azioni. Potrei anche arrivare a estorcerti le informazioni con la forza, sappilo!».

Dietro il tono scherzoso dell’amica, si nascondeva una vera e propria minaccia, la ragazza lo sapeva fin troppo bene. Elinor era una persona determinata, a volte anche fin troppo, e non si faceva mai alcuno scrupolo quando si trattava di ottenere ciò che voleva.

«Prima di tutto, vorrei ripeterti ancora una volta che tra me e Scorpius non c’è alcuna relazione» puntualizzò, arrossendo leggermente in viso. «Certo che, però, non posso dire di essergli rimasta del tutto indifferente dal giorno in cui l’ho conosciuto tramite Daniel».

L’altra Serpeverde le puntò contro il dito con fare accusatorio.

«Allora ti piace?! Non provare a negarlo, cara, ormai ho sentito quello di cui avevo bisogno per affermare che sei cotta di Malfoy!».

«Sai qual è il tuo difetto? Trai sempre le conclusioni più affrettate! Non ho mai detto di essermene innamorata, quindi non provare a rigirare la frittata a tuo piacimento, chiaro?» ribatté Lily con voce quasi stridula, senza riuscire a evitare di arrossire ulteriormente.

Elinor, le sopracciglia aggrottate in un’espressione sempre più convinta del fatto suo, si tuffò su uno dei morbidi letti del Dormitorio Femminile; con la testa appoggiata sul caldo cuscino di piume d’oca, continuò il suo discorso: «Quindi cosa pensi di fare?».

«In che senso?» chiese l’altra, alquanto confusa.

«Quello che intendo dire è: come pensi di conquistarlo?».

«Forse non mi sono spiegata bene: io non provo nulla per Scorpius Hyperion Malfoy».

L’amica rise sguaiatamente. «Proprio nulla non direi. Insomma, Lils, conosci pure il suo secondo nome! Sarebbe evidente persino a un Vermicolo che ne sei innamorata!».

Non avendo alcuna intenzione di continuare quella sciocca conversazione, la rossa uscì dal Dormitorio e si diresse a passo spedito verso la Sala Comune di Serpeverde.

Scendendo in fretta la scala a chiocciola, cercava di limitare l’ingresso di pensieri poco graditi sui quali non voleva soffermarsi più di tanto. Scorpius. Non doveva pensarci. Scorpius. Come fare a non pensarci?

Scorpius. Occhi freddi come il ghiaccio. Scorpius. Un non so che di sensibile scolpito sul volto. Scorpius.

Anche lui doveva avere sofferto per la partenza di Rose.

Scorpius. Gli aveva rivolto la parola solo una volta. Scorpius. Non credeva nei colpi di fulmine.

«Lily, tutto bene?». La ragazza conosceva fin troppo bene quel timbro di voce così pacato.

E anche quello sguardo serio e compito sopraffatto dalla malinconia. Scorpius.

«No, affatto. Cioè, sì. Va tutto bene. Sul serio» Lilian Luna Potter non balbettava confusa, non arrossiva fino alla punta delle orecchie e non nascondeva timidamente il volto tra i folti capelli arancioni. Eppure era proprio quello che stava facendo in quel medesimo istante.

«Meglio così» rispose telegraficamente lui, cercando di incrociare quelle ridenti e fuggitive iridi color nocciola.

«Allora, buon pomeriggio!».

E senza neanche darle il tempo di rispondere, se ne andò per la sua strada. Solo a quel punto Lily ricominciò a respirare regolarmente e il ritmo del suo cuore tornò quello di sempre.

Scorpius. Otto lettere: cinque consonanti e tre vocali. Scorpius. Oh, Salazar!

 ***

«Albus Severus Potter, sei convocato in Presidenza!» lo avvertì il professor Paciock con un sogghigno alquanto irritante. «Chissà che la professoressa McGranitt non decida una volta per tutte di espellerti dalla scuola per le tue malefatte e per il tuo comportamento insolente!».

Ormai anche le armature di Hogwarts erano a conoscenza del fatto che scorresse cattivo sangue tra il giovane Grifondoro e il direttore della sua Casata. Nessuno, però, ricordava con precisione il momento in cui fosse affiorato quel tale sentimento di odio.

«Grazie, professore, le voglio bene anch’io!» commentò sarcastico il ragazzo.

«Non usare quel tono con me, Potter, e fila subito in Presidenza!» ringhiò l’uomo; poi con fare pomposo e altezzoso se ne andò per la sua strada, lasciando ad Albus la possibilità di sfogarsi in santa pace con il suo migliore amico.

«Non lo sopporto, lo detesto, lo odio!» sbottò con ira, mettendosi le mani sul capo.

«Credo che tu sia il solo a provare rancore nei suoi confronti. Tutti gli altri studenti lo adorano! Insomma, è così simpatico, cordiale e amichevole; non capisco proprio perché ce l’abbia tanto a morte con te!» esclamò Lysander, confuso e pensieroso.

«Io conosco bene il motivo del suo comportamento…» mormorò il tredicenne, incuriosendo ancor di più l’amico. «Ma ora non ho il tempo di parlartene: devo andare dalla McGranitt!».

Detto questo, sfrecciò via dalla Sala Comune d Grifondoro, dirigendosi a passo spedito in Presidenza. Non aveva proprio la più pallida idea di cosa avesse da dirgli la vecchia strega.

Che volesse punirlo per il pugno mollato a James, o per aver marinato Erbologia?

«Entra, Potter!» gli intimò lei da dietro il Gargoyle, facendolo sobbalzare in modo assurdo.

Salendo le scale a due a due, il ragazzo raggiunse l’ufficio della preside. Ordinato e pulito come sempre, emanava una strana essenza: sembrava gelsomino, eppure anche paglia, o forse muschio bianco. Non sarebbe mai riuscito ad azzeccare la reale fragranza.

«E’ Amortentia» spiegò la McGranitt, quasi leggendolo nel pensiero.

Ad Albus non poté non scappare una risatina. «E a cosa le serve, professoressa?».

Lei si fece rossa in viso. «Non credo proprio che sia una cosa che ti riguardi!».

«Bene, ti starai chiedendo perché ho chiesto al professor Paciock – tra parentesi, non credo che tu gli faccia molta simpatia – di farti venire qui» aggiunse, cercando faticosamente di ritrovare il contegno perduto. «Ebbene, ho intenzione di aiutarti, anzi, di aiutarvi».

Il Grifondoro sgranò gli occhi. «Come diamine fa a saperlo?».

«Oh, se non ti dispiace preferire tenere per me quest’informazione. La cosa importante di cui parlare è un’altra: avete un piano per salvare Rose?» chiese la donna con lieve apprensione.

«Più o meno. Insomma, non abbiamo ben chiaro come raggiungere il pozzo dove mia cugina è prigioniera insieme al francese, ma per il resto siamo apposto».

«Non vorrei intromettermi ulteriormente nella faccenda; non so bene cosa e soprattutto chi ci sia dietro tutto questo, ma conto molto sul vostro senso di responsabilità. Appartenete alla fiera casa di Godric, estimatore del coraggio e della lealtà, quindi non me la sentirei proprio di impedirvi di affrontare questa pericolosa missione. Vi fornirò dei mezzi per raggiungere il pozzo, ma dovete promettermi di fare molta attenzione. Giunti al pozzo, liberete Rose e tornerete a Hogwarts senza alcuna esitazione, mi sono spiegata? Non vorrei che vi trovaste di fronte a un avversario di gran lunga più forte di voi» Minerva trasse un profondo respiro e guardò Albus negli occhi. «Ho la tua parola, Potter?».

Il ragazzo lanciò uno sguardo pieno di gratitudine a quella donna, talvolta severa e intransigente ma sempre pronta a correre in aiuto dei suoi studenti nel caso in cui si trovassero in pericolo. «Sì, professoressa, ha la mia parola».

«Ne sono felice. Vi consiglio di partire il prima possibile, anche questo pomeriggio stesso. Riunisci i tuoi compagni nel campo da Quidditch. Dì loro di portare dei manici di scopa, se ne possiedono. Io li fornirò a chi non ne dovesse avere».

Albus annuì e fece per andarsene, ma fu bloccato sull’uscio della porta.

«Potter, sono molto contenta che tu appartenga alla mia casa!».

***

Buio. Ombre dalle sagome terrificanti. Freddo agghiacciante. Paura.

Ricordi che affiorano nei momenti meno adatti. Improvvisa voglia di piangere. Paura.

Angosciante senso di solitudine. Desiderio di un abbraccio affettuoso. Paura.

Cupi pensieri che ingombrano la mente. Insofferenza. Terrore. Ma soprattutto, paura.

La sua sciarpa stretta tra le dita, che riaffiorano dalle grossolane smagliature.

Il suo adorabile profumo di baguette appena sfornata, al quale non riesci a resistere.

In contrapposizione, il sogghigno malefico di quell’essere malvagio di cui non conosci il nome.

Le sue parole, più gelide di un cubetto di ghiaccio e più raccapriccianti delle viscere di un bue.

«Dopo aver ucciso Gabrielle, ucciderò Fleur, e dopo di lei i suoi tre pargoli, e poi tutti gli altri membri della famiglia che hanno tessuto rapporti con quelle due sporche traditrici francesi. Chiunque abbia rivolto loro la parola non merita di vivere. Ho già tolto di mezzo Damien, non esiterò a far fare la stessa fine a tutti gli altri. Voi due, stupidi marmocchi, stavate quasi riuscendo a mandare a monte i miei piani, perciò la pagherete cara! Sarete gli ultimi a essere eliminati e assisterete in prima persona all’omicidio dei vostri cari. Se quella lettera è arrivata a destinazione come previsto, entro pochi giorni si compirà la mia vendetta. Au revoir!».

Impossibile cancellare quelle parole dalla sua mente: l’inchiostro, si sa, è indelebile.

L’unica speranza a cui Rose si aggrappava con tutte le sue forze era l’aiuto dei suoi amici.

Sì, proprio quelli che aveva “abbandonato” per seguire il suo cuore. Non meritava la loro amicizia, eppure sperava ancora che trovassero nei loro cuori la forza necessaria per perdonarla e per andare in suo soccorso.

Roxanne, la sua migliore amica. Sempre pronta ad appoggiarla, sua eterna complice e compagna di scorribande notturne. Ottima confidente e dispensatrice di buoni consigli.

Albus, il suo cugino preferito. Allegro e vivace, le era sempre stato accanto e lei aveva fatto lo stesso per lui, sostenendolo e incoraggiandolo nei momenti difficili.

Charlotte e Violetta, compagne insostituibili, così diverse l’una dall’altra, eppure così simili. L’una un po’ scontrosa ma leale, l’altra leggermente timida e gentile. Due vere amiche.

Lysander, Lorcan e Frank, ottimi compagni d’avventura, affidabili, leali e coraggiosi.

Lily, la sua cuginetta. Una delle persone che aveva più care al mondo. Quante avventure in sua compagnia, prima tra tutti il sabotaggio del matrimonio tra Teddy e Victoire. Determinata ma dolce, all’apparenza dura come una roccia ma sensibile.

Quanto avrebbe dato per rivederli anche solo per qualche istante, per avvisarli dell’imminente pericolo che avrebbe presto osteggiato la loro serenità. Non le importava più di fuggire da quella tetra prigione: la cosa prioritaria era evitare che Nameless compisse una strage della sua famiglia. Sì, perché solo ora se ne iniziava a rendere veramente conto: erano loro la cosa più importante della sua vita e nessuno avrebbe mai potuto sostituirli. Neanche Alexis.

***

«Albus, sicuro che la McGranitt abbia veramente deciso di darci una mano?» chiese ancora una volta Roxanne, sbigottita. Era proprio la donna che le aveva messe in punizione un centinaio di volte ad accorrere ora in loro aiuto?

«Sì, e con questa sono trecento novantaquattro volte che me lo chiedi…» borbottò in risposta.

«Beh, se le cose stanno così, che diamine stiamo aspettando? Che passi il Nottetempo? Andiamo subito al Campo di Quidditch!» esclamò Violetta piena di euforia, prendendo una Charlotte imbronciata per mano e trascinandola con sé.

Detto fatto, i sette Grifondoro, rapidi come saette, giunsero alla loro metà. Poco importa se nella loro sfrenata corsa atterrarono un paio di studenti, mandarono a gambe all’aria il custode («Prima o poi finirete tutti appesi per i pollici nel mio ufficio!») e sbatterono contro una sestina di impolverate armature di ferro («Ci saremo sicuramente fratturati il naso!»).

Charlotte, Albus, Lorcan e Lysander tenevano in mano le loro rispettive scope, mentre gli altri tre ne erano sprovvisti. Non erano tanto entusiasti all’idea di raggiungere il pozzo volando, ma avrebbero fatto di tutto e di più per salvare la loro amica.

«Siete più puntuali di quanto mi aspettassi» commentò la preside, vedendoli arrivare. «Le tre scope che vi mancano sono dentro lo sgabuzzino. Mi raccomando: volate con molta prudenza e non dimenticate di stare attenti a non farvi avvistare dai babbani».

«Non la deluderemo, professoressa!» la rassicurò Frank con un sorriso.

«Oh, Paciock, di questo ne sono più che certa. Come ho detto prima al vostro compagno, sono davvero fiera che tutti voi apparteniate alla mia casa!» e con queste ultime parole di incoraggiamento, si congedò.
«Allora, saltiamo in sella alle scope e partiamo?» propose Albus.

Gli altri annuirono, ma ora nei loro sguardi era presente qualcosa di nuovo, un misto tra paura e timore. Non dovevano permettere che l’ansia di fallire li dominasse. Erano amici, erano insieme, erano un’unica forza. Niente e nessuno sarebbe riuscito a metterli al tappeto.

Così spiccarono il volo, uno dopo l’altro, iniziando a volteggiare per aria, sorvolando le nuvole, piroettando da una parte all’altra del cielo come ballerini provetti di danza classica.

«Rose, stiamo arrivando!» pensava ognuno di loro. «Ti aiuteremo a fuggire. Ti dimostreremo che la nostra amicizia è in grado di superare ogni rancore. Ti vogliamo bene e di conseguenza accetteremo incondizionatamente ogni tua scelta. Finalmente l’abbiamo capito. Finalmente siamo in grado di perdonarti». 


Spazio autrice

Bene, ancora una volta mi scuso per il vergognoso ritardo con cui ho postato questo nono capitolo. Purtroppo ogni giorno ho così tanti compiti da non avere quasi più il tempo per scrivere. Fortunatamente oggi sono riuscita a trovare uno spazietto in cui dedicarmi al capitolo, e così eccolo qui.
Spero vivamente che vi sia piaciuto! ^^ Vorrei sottolineare alcune cose:
1. Rose si è finalmente resa conto di quello che per lei conta di più, la sua famiglia.
2. I sette Grifondoro sono stati finalmente in grado di comprendere la difficile scelta della loro amica e di perdonarla per averli "abbandonati". Sono riusciti a cogliere il vero senso dell'amicizia. *si commuove*
3. Damien è il padre di Alexis, morto l'anno prima che il ragazzo andasse a vivere nella Foresta Proibita.
4. Il motivo dell'odio tra Albus e Neville Paciock verrà presto spiegato u.u 
Bene, mi auguro che Rose sia tornata a essere simpatica ad alcuni lettori che ultimamente la trovavano un po' antipatica, vero, Alyssia98? ^^
Ci terrei a ringraziare infinitamente coloro che recensiscono puntualmente ogni capitolo della long. Adoro leggere le vostre recensioni! ** E' anche grazie a voi che trovo l'ispirazione per continuare la storia! **
Bacioni
Gra Gra 96


  
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