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Autore: K i k k a    05/02/2012    2 recensioni
Semplice storia. Storia di come una ragazza, Clare, si è innamorata del suo migliore amico e come il destino ha deciso di dividerli. Ma, ricordate: il destino non è sempre crudele..mai dire mai nella vita!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti guardano me, mi sento una perfetta idiota.
Il direttore vorrebbe incenerirmi con lo sguardo, lo si capisce lontano un miglio. Mi alzo di fretta e inizio a pulire il ragazzo con cui mi sono schiantata..

-Mi scusi signore. Sono desolata. E' il mio primo giorno da cameriera e sono una frana. Non ho visto il secchio con l'acqua e sono caduta..cavolo, mi dispiace cos..-

Non riesco a finire di parlare, che il signor Ciro toglie bruscamente le mie mani dalla camicia del ragazzo.

-Stia zitta, signorina Clare. Vada ad aspettarmi nel mio ufficio, ho bisogno di parlare con lei!
Signor Jackson, sono mortificato. Non accadrà mai più una cosa del genere.-

Rimango immobile. Stavo avviandomi verso l'ufficio del direttore, ma quando ho sentito 'signor Jackson' mi sono pietrificata, non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Dunque è lui la Superstar..non vorrei azzardare a dire qualcosa di sbagliato, perchè è completamente giallastro, ma mi sembra proprio bello!
A distrarmi dai miei pensieri è il direttore:

-Clare, cosa fai ancora qui? Vai ad aspettarmi in ufficio, forza! Mi scusi signor Jackson. Vado un attimo in ufficio a parlare con la signorina e sono subito da lei.
Ah Maria, accompagna il signor Jackson nella sua camera e provvedi affinchè abbia il meglio.-
-Certo. Venga, signore. Sarebbe molto meglio che si cambi prima di mangiare.-
-Mi sà che hai ragione!-

Maria e 'Superstar' si dirigono verso l'ascensore e io seguo il signor Savarese in ufficio. Questa è la mia fine, me lo sento. Entriamo e sbatte furemente la porta.

-Ma che cosa ti è saltato in mente? Mi hai fatto fare una figuraccia con il signor Jackson.-
-Lo so signor Ciro, mi scusi. Ma non è tutta colpa mia, ero con quei piatti in mano..non riuscivo a vedere niente e di conseguenza sono inciampata nel secchio. Non l'ho fatto di proposito. La prego non mi cacci. conosce la mia situazione, mi dia un'altra opportunità.-
-No, non posso. Mi hai già combinato troppi guai; sei licenziata!-

Stop! Il mio cuore si è fermato, e con lui anche il cervello. Non riesco a fare un ragionamento logico. Non riesco a formulare niente.

-Ma..ma come faccio? Si rende conto che sta mandando due donne in mezzo ad una strada?! Come pensa che paghi la casa se sono disoccupata?!-
-Per la casa ti dò un mese di tempo, se non troverai un modo per pagarla, sarete fuori. Più di questo non posso fare-
-Ah. Va bene. Grazie per la casa...-

Esco dall'ufficio più demoralizzata che mai. Un mese. Un mese per trovare un lavoro. Un mese per non essere cacciate. Un mese per non finire in mezzo una strada.
Prima di andarmene definitivamente però, devo fare una cosa. Mi serve Maria, chissà dov'è!? Oh, eccola.

-Maria!-

Saltella verso di me felicissima con un foglio in mano.

-Clareee, che bello! Guarda qui, il signor Jackson appena ha saputo che ero una sua fan mi ha fatto un autografo!-
-Che bello-

Sorrido appena. Mi dispiace ma non riesco proprio ad essere felice.

-Ma cos'hai, è successo qualcosa con il signor Ciro?-
-Esatto. Mi ha licenziato-
-Cazzo. E come farai ora con tua madre?-
-Mi ha dato tempo un mese per trovare un altro lavoro per pagare la casa; altrimenti saremo fuori entrambe.-
-Mi dispiace, tesoro. Vedrai che troverai qualcosa. Ti aiuterò io, contaci!-

L'abbraccio forte.

-Grazie. Sei l'unica amica sincera che io abbia mai avuto! Grazie davvero.-
-Di niente.-
-Oh, a proposito. Devo chiederti una cosa..-
-Dimmi tutto, sono a tua disposizione.-
-In che camera si trova Michael Jackson?-
-Nella suite, all'attico. Perchè?-
-Non mi sono ancora scusata per quello che è successo. Devo rimediare.-
-Ah, ok. Vai pure, penso si stia lavando ora. Non ci sono nemmeno le guardie del corpo. Jackson le ha mandate a fare non so chè.-
-Perfetto! Grazie.-

L'abbraccio e vado verso l'ascensore. Prossima meta: attico. Credo di non esserci mai andata lassù, è una cosa nuova. Esco dall'ascensore e noto che c'è solo una porta in fondo al corridoio. Deve essere per forza quella!
Cammino velocemente ed..eccomi qui. Davanti alla porta di Michael Jackson. Dò tre colpetti.
Mi fa paura qui, sono sola in un immenso corridoio. Nessuno puo' sentire, nè vedere. Sembra di stare in un film dell'orrore; ci manca solo che Superstar apre la porta con un ascia in mano. Sorrido e rabbrividisco, nello stesso momento, al pensiero e dò altri colpetti alla porta in legno, questa volta più forti. Ancora niente.

-Sarà ancora sotto la doccia. Fa niente, non mancheranno occasioni per scusarmi!-

Faccio per andarmene, quando all'improvviso sento la porta aprirsi. Mi giro ed è lì che lo vedo.
E' davanti alla porta ed indossa un pantalone attillato nero, una giacca verde militare con qualche spilla e dei mocassini neri. Ha i capelli ricci leggermente attaccati con un codino, infatti alcuni cadono sulle sue grandi spalle ed un ciuffetto è davanti ai suoi occhi che non ne vuole sapere di stare al suo posto.
I suoi occhi. Sono di un bellissimo color nocciola, mi ci perderei dentro se potessi.
Avevo visto bene prima, è proprio bello!

-Si!?-

Lo sto guardando come un ebete. Cazzo Clare, dì qualcosa. Digli perchè sei qui.

-Non mi fissare, ti prego. Mi fai sentire in imbarazzo!-
-Come?! Ah si, mi scusi.-
-Vogliamo rimanere tutto il giorno qui? Forza, entra.-
-Sì.-

Non credo ai mie occhi; questa stanza è un albergo in sè.

-Stanze come queste le ho viste solo nei film; che bella!-
-Eh si, molto bella.
Allora: come mai sei qui?-
-Ehm si. Bhe ecco, sono venuta a scusarmi con lei per quanto è successo. Sono mortificata, non l'ho fatto apposta signor Jackson.-
-Per favore: chiamami Michael, signor Jackson è troppo formale; e poi diamoci del 'tu'. In fondo sono ancora un ragazzo.
Comunque scuse accettate, poteva capitare a chiunque; sarebbe capitato anche a me se avessi avuto tutto quei piatti in mano.-

Rido, lo fa anche lui. Sembra che abbiamo rotto il ghiaccio e ne sono felice.
Che sorriso meraviglioso che ha, da far sciogliere un iceberg all'istante.

-Che bel sorriso che hai!-

Cavolo gliel'ho detto. Che mi è passato per la testa?! Ora sono io che vorrei affogare in un iceberg..

-Oh, grazie. Anche il tuo è molto bello.-
-Non sentirti obbligato a dirlo, io..-
-Quando dico una cosa è perchè la penso davvero!-

Ora è diventato serio tutt'ad un tratto. E' lui a fissarmi adesso, e io sono diventata rossa in viso per quello che ha detto e per come mi sta guardando. Voglio morire guardando quegli occhi, i suoi!
Dopo istanti infiniti finalmente riesco a dire qualcosa..

-Bh..bhè, ora è meglio che vada. Si è fatto tardi e..ho un lavoro da trovaree!
E' stato un piacere Michael, spero di rivederti.-
-Trovare un lavoro?! Pensavo che lavorassi già, qui.-
-Oh, vedi. Sono stata..come dire: licenziata. Ho ricevuto molti richiami da parte del direttore questa settimana, e l'incidente di oggi è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, come si suol dire.-
-Ah, mi dispiace.-
-Non fa niente, ci sono abituata! Allora..a presto Michael.-

Sto per andarmene, apro la porta..

-Ehi, aspetta un attimo!-
-Che c'è?-
-Come te la cavi in cucina?-
-Abbastanza bene, direi. Ma perchè me lo chiedi?-
-Perchè a Neverland un mio cuoco si è ammalato e non so quando ritornerà. Po..poi tu hai detto che ti serve lavoro. Allora che ne dici: ci stai?-

Resto ferma davanti alla porta. Mi ha chiesto di lavorare per lui e io non so cosa fare.
Certo per una parte sono felice, perchè è quello di cui abbiamo bisogno..potrei pagare la casa senza alcun problema. Ma da un'altra parte sono triste perchè questo significherebbe lasciare mia madre; la donna che è sempre stata al mio fianco. Sono confusa. Gli chiederò del tempo, sì. E' la cosa migliore.

-Senti Michael..ehm..posso pensarci un po' su e poi ti faccio sapere?-
-Certo, non c'è problema. Aspetta un attimo.-
-Uhm..uhm.-

Si allontana e dopo circa un minuto torna con un fogliettino in mano.

-Ecco, tieni. Questo è il mio numero, quando avrai una risposta basterà chiamare.-
-Oh, grazie. Parlerò anche con mia madre e poi ti farò sapere!-
-Va benissimo...?!-
-Clare. Il mio nome è Clare. Bene, ora vado. Ti lascio scendere per andare, finalmente, a mangiare.-
-Ahaha, ok. Allora ci sentiamo.-
-Certo. Ciao Michael.-
-Ciao Clare.-

Mi affretto a scendere per andare a casa. Ho bisogno di riflettere parecchio.
**
Apro la porta e trovo mia madre intenta a vedere la sua soap opera preferita stesa sul divano.

-Ciao mamma.-
-Clare, ma cosa ci fai già qui? Pensavo tornassi stasera.-
-Ehm..si. E' proprio di questo che voglio parlarti. Hai un minuto?-
-Certo tesoro. Dimmi cosa è successo!?-

Le racconto tutto dal principio e prendiamo una decisione sulla proposta di lavoro che Michael Jackson mi ha offerto.

-Forza, tesoro. Chiamalo e dagli la notizia.-
-Sì, mamma.-

Prendo il bigliettino con il numero dalla borsa e compongo il numero sul mio cellulare.
Uno squillo, due squilli, tre squilli..se ora non risponde chiudo la chiamata..quattro squilli, cinque: vabbene, ora riaggan..

-Pronto?-
-Ehm..pronto Michael? Sono Clare, ti ricordi?-
-Certo che mi ricordo. Dimmi tutto.-
-Ti chiamo per quel lavoro. Quello che parlavamo stamattina.-
-Sì, sì. Allora cosa hai deciso??-
-Bhè io..-
  
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