Capitolo 4
Un vecchio
nemico
Il drago era bellissimo,
ma spaventoso. Era alto più di dieci metri ed era completamente
rosso. Sulla sua schiena fino alla coda lunghissima che penzolava giu dal
ponte, c’erano tante spine che fuoriuscivano dalla pelle. Gli occhi erano
gialli e aveva i denti digrignati pericolosamente.
Harry deglutì.
– Cavolo, ci mancava solo questa – esclamò
fra se e se.
Dall’altra parte
del ponte, Hermione emise un urlò e si
abbracciò a Ron che rimase a bocca aperta mentre osservava
l’enorme e possente drago, emette un altro spaventoso ruggito.
Harry, con i
manoscritti degli antichi maghi Zomei stretti al petto con una mano e la
bacchetta impugnata con l’altra, arretrò di un piccolo passo.
– Buono, traghetto. Stai buono.
Il drago emise un
altro urlo in aria e dalle sue narici fuoriuscirono scintille infuocate. Harry
studiò velocemente la situazione; era intrappolato su quel ponte insieme
al drago. Se sarebbe tornato indietro, non avrebbe concluso
niente, l’unica cosa da fare era raggiungere l’altra parte del
ponte, che conduceva alla via di fuga. Ma il corpo del
drago era troppo grande, e bloccava il passaggio. Cosa
fare?
Harry vide con orrore
che, il drago, si preparava a sputare una fiammata come se fosse una terribile
sentenza di morte.
- Harry, corri – urlò Hermione.
- Sbrigati –
esclamò Ron.
“Come se fosse
facile” pensò Harry, poi gli venne un’idea folle che però era l’unica possibilità di
sopravvivenza; la coda del drago. Questa stava penzoloni giu dal ponte. Harry
vide di nuovo il drago che stava per sputare la fiammata, poi vide ancora la
coda. Doveva decidersi.
Fece un lungo sospiro,
tenne ben stretti i manufatti al petto e posò la bacchetta nei jeans. Poi saltò verso la coda. Sentì la
superficie rugosa di essa, sotto le mani. Si tenne
saldo e si rese conto che la coda stava penzolando verso la superficie della
rupe. Emise un urlo di coraggio e si lasciò andare. Volo per due metri e
finì completamente in faccia alla pietra. Si rese conto che stava
iniziando a cadere, ma riuscì ad inserire la mano in una cavità e
a tenersi ben stretto.
Senza esitare, Ron ed
Hermione corsero verso la rupe credendo che Harry fosse spacciato. Ma non era così. Appena
videro Harry che, con difficoltà, si teneva stretto alla superficie
pietrosa, lo aiutarono a salire… e ci riuscirono.
Il drago, da parte
sua, quando Harry saltò sulla sua coda, non si accorse di nulla; si
guardò attorno curioso. Ma
quando sentì l’urlo di terrore di Hermione, si voltò giusto
in tempo per vedere i due ragazzi correre da Harry e tirarlo su. Il drago,
più arrabbiato di prima, emise un altro urlo e battè i piedi
pesanti sul ponte. Non ci volle molto prima che questo cedesse, ma il drago si
tenne a mezz’aria sbattendo le ali.
-Via, via, viaaaaaa…. – urlò Harry. Il trio corse
verso la porta di uscita, ma non fecero in tempo prima
che il drago si parasse davanti ad essa bloccandone il passaggio.
- E
adesso? – piagnucolò Harry.
Harry guardò il
drago negli occhi, cercando di mettergli paura. Ma
ebbe l’effetto contrario.
- C’è solo una cosa da fare – disse Hermione con
voce tremante: - dobbiamo affrontarlo.
I tre ragazzi si
guardarono in faccia. Harry estrasse la bacchetta e disse: - Mi è venuta
un’idea. Al mio tre gridiamo tutti Sectumsempra,
dovrebbe funzionare.
Ron ed Hermione
annuirono e cacciarono le bacchette.
- Uno… - disse
Harry. Il drago si preparò ad una sputata infuocata. – due…
- Ormai il drago era pronto. – treeeeee…
- Harry, Ron ed Hermione puntarono la propria bacchetta contro il drago ed
urlarono contemporaneamente: - SECTUMSEMPRA.
Il drago emise
l’urlo più forte che avesse mai fatto.
Parte del suo corpo, le sue ali, la coda, il viso,
iniziarono a tagliarsi come se fossero state colpite da delle lame e molto
sangue schizzò da tutte le parti. Il drago continuò ad urlare e
volò via. Quando fu all’altezza della rupe, le ali si fermarono e
cadde nel vuoto, precipitando nella fiamme ardenti. Il
grido si spense all’istante.
Passò qualche
secondo di silenzio.
- Andiamo
– sospirò Harry.
Improvvisamente una
voce disse: - Neanche per sogno, Potter.
I tre ragazzi si
voltarono e sgranarono gli occhi; lì, sulla soglia della porta blindata,
c’era Raptor, il vecchio insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure e grande servitore di Lord Voldemort.
- Lei –
gemettero i tre ragazzi contemporaneamente. Immediatamente, Raptor estrasse la
sua bacchetta ed esclamò: - Accio bacchette.
– Le bacchette di Harry, Ron ed Hermione, volarono via dalle loro tasche
e finirono nelle mani di Raptor.
- Si, sono io – disse spregevolmente l’uomo.
- Ma questo non ha
senso, lei è morto – urlò Harry.
Raptor emise una
risata con vera gioia. – Gia. Dovrei essere morto. Peccato, Potter, che
quando tu svenisti, sette anni fa, il signore oscuro
è riuscito a rimettermi in vita grazie a parte della sua energia. Ed ora eccomi qui. Mi ci sono voluto sette anni per
rimettermi completamente in sesto. Fino ad adesso ho
vissuto come uno barbone.
Harry non rispose, poi gli venne una cosa in mente. – Come sa
che stavamo qua? Ci ha seguiti.
- Ottimo intuito,
Potter – serpeggiò Raptor. – Però devo ammettere che
non avrei mai immaginato che tu fossi così
stupido.
- Che
intende dire?
- Intendo dire che credi alle lettere come se niente fosse.
Harry si sentì
sprofondare. – Allora è stato lei a mettermi a spedirmi quella
lettera di Silente.
Raptor rise ancora.
– Ragazzo idiota, non hai ancora capito? Non è stato Silente a
spedirti la lettera, bensì io. Era tutta una finta.
Questa volta Harry si
sentì davvero morire. Allora i suoi genitori non erano vivi.
- Come hai mai potuto immaginare che i tuoi fossero ancora vivi
dopo un attacco del Signore Oscuro? – continuò Raptor. –
Eppure il Signore Oscuro mi ha raccontato del Prior
Incantatio.
Harry desiderò
la morte per qualsiasi altra cosa al mondo. Si era completamente dimenticato
del Prior Incantatio. In quel momento aveva visto i fantasmi dei suoi genitori.
Purtroppo non ci aveva pensato perché era stato tanto preso dalla
notizia che i suoi genitori potessero essere ancora vivi, che la sua mente si
era completamente sgombrata.
- Ma
adesso – disse Raptor. - È giunto il momento di morire. –
Puntò la sua bacchetta su tutti e tre.
Harry si preparò alla fine, non c’era niente da fare.
- Expelliarmus.
– Un doppio grido si levò da dietro Raptor. Questi perse le
bacchette di mano e volò molto lontano, vicino alla rupe.
A lanciare
l’incantesimo erano i gemelli Weasley, Fred e George. Harry andò a
prendere subito la sua bacchetta a terra, imitato da Ron ed Hermione.
- Che
ci fate qui? – sbottò Ron.
- Grazie fratellino -
esclamò Fred. – Comunque vi abbiamo
seguito da lontano, e non appena abbiamo visto entrare Raptor dopo di voi nella
banca, abbiamo pensato: Perché non intervenire al momento giusto.
- E
così è stato – affermò George puntando la bacchetta
su Raptor che si stava rialzando.
- Maledetti Weasley
– disse l’uomo. – Me la pagherete. – Urlò estraendo
dal nulla un’altra bacchetta.
Harry, Ron, Hermione,
Fred e George, esclamarono all’unisono: - Expelliarmus.
La potenza di cinque
incantesimi messi assieme, colpì Raptor in pieno corpo, facendolo volare
per parecchi metri, fino a cadere nel vuoto della rupe, con un grido
sprezzante.
- Prova a resuscitare
adesso, Raptor – esclamò Harry con rabbia.
*
Quando risalirono in
superficie, furono accolti da una squadra di Auror e
dal resto della famiglia Weasley. Era gia giorno. La
signora assestò una buona tirata di orecchie ai
gemelli e a Ron. Mentre Harry ed Hermione erano scampati al suo attacco raccontando cos’era successo nel profondo della banca.
Harry
riconsegnò i manufatti degli antichi Zomei ai folletti, chiedendo scusa.
I folletti, da parte loro, si comportarono in modo sgarbato e dissero che avrebbero aumentato la sicurezza della banca,
visto che neanche un drago era riuscito a fermare tre ragazzini.
Così, infine,
Harry, Ron ed Hermione, ritornarono insieme ai Weasley alla Tana.
Il giorno dopo, Harry
stava nel giardino della Tana insieme a Ron ed Hermione. Erano stesi sul verde
osservando il cielo.
- L’abbiamo scampata bella, vero? – disse Harry.
- Io di te non mi preoccupavo tanto – esclamò Hermione.
- Cosa?
– disse Ron. – Ma se non hai fatto altro
che urlare.
- Intendevo dire che Harry non sarebbe mai potuto morire li sotto.
- Perché?
– domandò Harry.
- Perché
- Ora che ci penso hai
ragione – affermò Harry. - Così la
prossima volta che un mago oscuro mi attaccherà,
non dovremmo preoccuparci.
Risero. Passarono
qualche minuto di silenzio, poi Harry disse: - Sapete, quest’anno
farò una cosa che di certo i miei genitori avrebbero voluto che facessi.
- Cosa?
– domandò Ron.
- Tornerò ad Hogwarts.
FINE