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Autore: Khira    07/02/2012    3 recensioni
Kira, il Dio del nuovo mondo, morto, sconfitto.
La sua opera però non è destinata al fallimento, anzi, al suo completamento.
Scenderemo nei panni del povero Tota Matsuda, in preda ad una follia più sfrenata senza un apparente causa scatenante, la suspance è assicurata!! .
Il Death Note di Ryuk è rimasto sulla terra e sarà la causa di ogni sventura azione che il povero agente Matsuda compirà...ma non aggiungo altro, a voi scoprire il seguito!.
Premetto che è la mia prima "Long" su Death Note, e la mia seconda fanfic, siate buoni!! :-).
Ogni critica è ben accetta ovviamente, sono sicuro che avrete tanto da correggermi anche se spero che la storia piaccia!.
Ho utilizzato il trattino per i pensiere perchè mi dava dei problemi con la visualizzazione una volta caricata la storia (è la stessa che avevo caricato, solo ovviamente corretta).
E con questo, buona lettura a tutti!.
Genere: Angst, Dark, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Near, Ryuuk, Tota Matsuda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dalle ceneri io mi reincarnerò

L' opera.




Dalle ceneri io mi reincarnerò




Il Dio del nuovo mondo, Kira, morto, sconfitto, tradito dall'umanità che solo doveva essere a lui riconoscente.
Voleva epurare il male dal mondo, voleva eliminare la feccia della società, anche se la feccia è la società stessa.
Dal regno degli dei della morte osserva, in silenzio, i comuni mortali, senza di lui destinati ad una esistenza di sofferenza, in un mondo dove i deboli per nulla vengono difesi.
Si limita ad osservare?, neanche l'autore ne è consapevole, si fa carico solo di narrare ciò che il prescelto ha voluto tramandare.




Accasciato ormai morente su di una scalinata, abbandonato dal mondo, tradito dagli stessi umani che stava proteggendo con tanto ardore.
Light Yagami, Kira, è ormai giunto al capolinea, sconfitto, sconfitto da un particolare che malgrado la sua incredibile genialità, è stato in grado di incastrarlo, ponendo fine al suo presunto regno, al suo presunto mondo perfetto.
"E' ora Light, mi sono divertito con te, è stato un bel passatempo", tetre le parole di Ryuk, soavi uscenti dalle proprie labbra scure e terrificanti, un maligno ammiccamento dalle stesse.


"E così questo sarebbe il nulla, è qui che mi troverei?" domanda rivolta a nessuno quella di Light in un mondo apparentemente disabitato, arido, privo di qualsiasi forma di vita; un luogo lugubre, tremendo nella propria desolazione.
"Hehe..." una risata alle spalle del ragazzo, conosciuta, già molte volte udita in passato, in vita: Ryuk.
"Ryuk...immaginavo fossi arrivato prima o poi ad allietarmi il soggiorno in questa landa desolata" senza mancare mai della solita ironia sottile, che talvolta solo lui riesce a comprendere; "Hehe, guarda guarda chi c'è, salve Light...benvenuto nel mio mondo, il mondo degli Shinigami".
Un silenzio inizialmente agghiacciante separa un istante i due, ormai definibili come amici, forse, uno di quei rapporti indefinibili, forse di semplice rispetto reciproco.
"Quindi è qui che mi troverei...ma dimmi Ryuk, non hai intenzione di riprendere il tuo death note?, o almeno quello che ancora permane sulla terra?" domanda sibillina, secca ma con la solita malizia; "Eh?, ah già...no perchè dovrei, magari il divertimento non è ancora finito, che ne dici Light?, hehe".
Veloci e glaciali gli occhi del ragazzo cercano quelli del dio della morte, implacabili verso il loro obbiettivo "Chi può mai dirlo".
Sguardo puntato verso il cielo quello di Light ora, stranamente sicuro di se, la perdita del Death Note non gli ha fatto perdere la memoria evidentemente, sarà per la situazione in cui si trova in questo momento.
Il nulla dinnanzi a lui, il nulla o quasi, se le rocce possono costituire un qualcosa in una arida terra desolata in un altra dimensione.
"Hehe" sinistra ancora risuona la risata di Ryuk, "Caro Light, non ti resta che osservare la tua amata terra da quassù, meglio di niente non trovi?", parole quasi rincuoranti quanto nostalgiche quelle pronunciante dall'angelo della morte.
"Hai ragione Ryuk, mi limiterò a guardare..."una sospensione e un sorriso malefico seguono la frase, quasi a voler significare qualcosa, un qualcosa che certamente rimane celato in quella smorfia di superbia e superiorità.


Sulla terra


La vita riprende quasi normalmente per il gruppo di indagine del caso Kira, ognuno torna alle proprie famiglie, alle proprie abitudini, alla propria routine, tutti a parte un bambino, Near, colui che a conti fatti, è riuscito a sconfiggere il grande Kira.
In un luogo dominato da una semioscurità quasi inquietante, probabilmente il quartier generale dello stesso, è in compagnia del giovane membro dell'organizzazione Matsuda, convocato per una missione di non poca importanza.
"Allora Matsuda hai capito alla perfezione quello che devi fare?" una domanda semplice quella del ragazzino dai capelli argentei, semplice quanto fondamentale; "Si Near, scorterò il Death note dove non possa essere mai più utilizzato, ovvero nel caveau da lei appositamente progettato, domani...16:00 in punto...o...ovviamente scortato dai suoi uomini...ma...se posso chiedere, perchè proprio me per questo incarico?, forse era di maggior competenza l'agente Aizawa o...beh...non che io non possa ma..."parole balbettate e tremolanti le sue, forse per il semplice fatto che l'ansia che tale oggetto gli arreca è di una tale proporzione da non concedergli la ben che minima concentrazione.
"E' molto semplice Matsuda, lei è quello che a mio parere è stato coinvolto maggiormente psicologicamente; la morte del padre di Light, le sue continue menzogne, hanno fomentato in lei un odio totale per tale oggetto."una breve pausa, per notare sicuramente lo stupore dell' analisi correttamente fatta dal ragazzo nei confronto del giovane agente.
"Non posso certamente scortarlo io, per me sarebbe...una tentazione troppo forte"un brivido lungo la schiena dei presenti, tale affermazione da parte di Near non è effettivamente delle più rassicuranti.
"Ho...ho capito, scortero il Death Note io stesso Near, porterò a termine il compito..." altra breve pausa, per metabolizzare il discorso fatto, sicuramente non dei più facili da digerire.
L'operazione ha quindi inizio, seguito dalle guardie appositamente disposte, il giovane Tota Matsuda si dirige nel luogo previsto per il deposito del Death Note.
Agghiacciante la situazione per l'agente gravato di un così grande fardello, -dovrei vedere lo shinigami a questo punto...oddio ma perchè proprio io...-.
Celere e sempre sotto scorta, raggiunge un edificio apparentemente senza alcuna particolarità. Entrato, dopo alcune svolte in corridoi totalmente spogli e scarsamente illuminati, raggiunge il caveau destinato al contenimento dell'arma definitiva.
-Non ho ancora visto niente di strano, e spero di non vedere nulla di strano mai nella mia vita, il caso Kira mi ha già abbastanza devastato- pensieri congelati dall'ansia immediatamente ritornata al povero giovane, ormai provato dal semplice ma estenuante compito.
"Sono solo..." un sussulto, un sussulto nell'aprire la 24 ore contenente il sacro e devastante Libro della morte, diario di massacri, massacri a fin di bene certo, ma pur sempre massacri, la sola arma in grado di epurare il male dal genere umano.
Una pulsione poi, uno strano senso di mancamento, una perdita temporanea dei sensi, ed una pagina da esso viene strappata, una singola pagina, voracemente accartocciata e riposta in una tasca del completo da lui indossato.
Uno sguardo da parte delle guardie, che dopo 40 secondi esatti si precipitano all'interno della camera blindata per assicurarsi della salute di Matsuda.
"Tutto apposto, po...possiamo andare"un cenno segue queste fugaci parole, confuse, sconvolte dall'azione appena compiuta.
-Ho strappato una pagine dal Death Note, si, l'ho fatto...era necessario infondo, prudenza Matsuda prudenza, armati con l'arma che potrebbe avere il tuo nemico- pensieri contorti i suoi, per nulla appartenenti alla sua mente.
Non si riconosce, cosa gli sta accadendo?, perchè tale gesto?, potere?, vendetta?, sicurezza?, ma da quale pericolo?.
E' notte ormai, la pagina accuratamente riposta in un cassetto della scrivania in camera sua, occhi sbarrati miranti al soffitto.
E' coricato sul letto, esausto, perplesso, un atto forse atroce ha commesso.
Un rumore sinistro poi, una folata impalpabile di aria calda, e poi il gelo più totale.
"Hehe, ciao Matsuda, io sono Ryuk", troneggiante ed impassibile, l'angelo della morte irrompe nella stanza.
Il ragazzo sviene, non ci può credere, non è possibile, non può essere accaduto proprio a lui.

  
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