L' opera.
Dalle ceneri io mi reincarnerò
Il
Dio del nuovo mondo, Kira, morto, sconfitto, tradito dall'umanità
che solo doveva essere a lui riconoscente.
Voleva
epurare il male dal mondo, voleva eliminare la feccia della società,
anche se la feccia è la società stessa.
Dal
regno degli dei della morte osserva, in silenzio, i comuni mortali,
senza di lui destinati ad una esistenza di sofferenza, in un mondo
dove i deboli per nulla vengono difesi.
Si
limita ad osservare?, neanche l'autore ne è consapevole, si fa
carico solo di narrare ciò che il prescelto ha voluto tramandare.
Accasciato ormai morente su di una scalinata,
abbandonato dal mondo, tradito dagli stessi umani che stava
proteggendo con tanto ardore.
Light Yagami, Kira, è ormai giunto al capolinea,
sconfitto, sconfitto da un particolare che malgrado la sua
incredibile genialità, è stato in grado di incastrarlo, ponendo
fine al suo presunto regno, al suo presunto mondo perfetto.
"E' ora Light, mi sono divertito con te, è stato
un bel passatempo", tetre le parole di Ryuk, soavi uscenti dalle
proprie labbra scure e terrificanti, un maligno ammiccamento dalle
stesse.
"E così questo sarebbe il nulla, è qui che mi
troverei?" domanda rivolta a nessuno quella di Light in un mondo
apparentemente disabitato, arido, privo di qualsiasi forma di vita;
un luogo lugubre, tremendo nella propria desolazione.
"Hehe..." una risata alle spalle del ragazzo,
conosciuta, già molte volte udita in passato, in vita: Ryuk.
"Ryuk...immaginavo fossi arrivato prima o poi ad
allietarmi il soggiorno in questa landa desolata" senza mancare
mai della solita ironia sottile, che talvolta solo lui riesce a
comprendere; "Hehe, guarda guarda chi c'è, salve
Light...benvenuto nel mio mondo, il mondo degli Shinigami".
Un silenzio inizialmente agghiacciante separa un istante
i due, ormai definibili come amici, forse, uno di quei rapporti
indefinibili, forse di semplice rispetto reciproco.
"Quindi è qui che mi troverei...ma dimmi Ryuk, non
hai intenzione di riprendere il tuo death note?, o almeno quello che
ancora permane sulla terra?" domanda sibillina, secca ma con la
solita malizia; "Eh?, ah già...no perchè dovrei, magari il
divertimento non è ancora finito, che ne dici Light?, hehe".
Veloci e glaciali gli occhi del ragazzo cercano quelli
del dio della morte, implacabili verso il loro obbiettivo "Chi
può mai dirlo".
Sguardo puntato verso il cielo quello di Light ora,
stranamente sicuro di se, la perdita del Death Note non gli ha fatto
perdere la memoria evidentemente, sarà per la situazione in cui si
trova in questo momento.
Il nulla dinnanzi a lui, il nulla o quasi, se le rocce
possono costituire un qualcosa in una arida terra desolata in un
altra dimensione.
"Hehe" sinistra ancora risuona la risata di
Ryuk, "Caro Light, non ti resta che osservare la tua amata terra
da quassù, meglio di niente non trovi?", parole quasi
rincuoranti quanto nostalgiche quelle pronunciante dall'angelo della
morte.
"Hai ragione Ryuk, mi limiterò a guardare..."una
sospensione e un sorriso malefico seguono la frase, quasi a voler
significare qualcosa, un qualcosa che certamente rimane celato in
quella smorfia di superbia e superiorità.
Sulla terra
La vita riprende quasi normalmente per il gruppo di
indagine del caso Kira, ognuno torna alle proprie famiglie, alle
proprie abitudini, alla propria routine, tutti a parte un bambino,
Near, colui che a conti fatti, è riuscito a sconfiggere il grande
Kira.
In un luogo dominato da una semioscurità quasi
inquietante, probabilmente il quartier generale dello stesso, è in
compagnia del giovane membro dell'organizzazione Matsuda, convocato
per una missione di non poca importanza.
"Allora Matsuda hai capito alla perfezione quello
che devi fare?" una domanda semplice quella del ragazzino dai
capelli argentei, semplice quanto fondamentale; "Si Near,
scorterò il Death note dove non possa essere mai più utilizzato,
ovvero nel caveau da lei appositamente progettato, domani...16:00 in
punto...o...ovviamente scortato dai suoi uomini...ma...se posso
chiedere, perchè proprio me per questo incarico?, forse era di
maggior competenza l'agente Aizawa o...beh...non che io non possa
ma..."parole balbettate e tremolanti le sue, forse per il
semplice fatto che l'ansia che tale oggetto gli arreca è di una tale
proporzione da non concedergli la ben che minima concentrazione.
"E' molto semplice Matsuda, lei è quello che a mio
parere è stato coinvolto maggiormente psicologicamente; la morte del
padre di Light, le sue continue menzogne, hanno fomentato in lei un
odio totale per tale oggetto."una breve pausa, per notare
sicuramente lo stupore dell' analisi correttamente fatta dal ragazzo
nei confronto del giovane agente.
"Non posso certamente scortarlo io, per me
sarebbe...una tentazione troppo forte"un brivido lungo la
schiena dei presenti, tale affermazione da parte di Near non è
effettivamente delle più rassicuranti.
"Ho...ho capito, scortero il Death Note io stesso
Near, porterò a termine il compito..." altra breve pausa, per
metabolizzare il discorso fatto, sicuramente non dei più facili da
digerire.
L'operazione ha quindi inizio, seguito dalle guardie
appositamente disposte, il giovane Tota Matsuda si dirige nel luogo
previsto per il deposito del Death Note.
Agghiacciante la situazione per l'agente gravato di un
così grande fardello, -dovrei vedere lo shinigami a questo
punto...oddio ma perchè proprio io...-.
Celere e sempre sotto scorta, raggiunge un edificio
apparentemente senza alcuna particolarità. Entrato, dopo alcune
svolte in corridoi totalmente spogli e scarsamente illuminati,
raggiunge il caveau destinato al contenimento dell'arma definitiva.
-Non ho ancora visto niente di strano, e spero di
non vedere nulla di strano mai nella mia vita, il caso Kira mi ha già
abbastanza devastato- pensieri congelati dall'ansia
immediatamente ritornata al povero giovane, ormai provato dal
semplice ma estenuante compito.
"Sono solo..." un sussulto, un sussulto
nell'aprire la 24 ore contenente il sacro e devastante Libro della
morte, diario di massacri, massacri a fin di bene certo, ma pur
sempre massacri, la sola arma in grado di epurare il male dal genere
umano.
Una pulsione poi, uno strano senso di mancamento, una
perdita temporanea dei sensi, ed una pagina da esso viene strappata,
una singola pagina, voracemente accartocciata e riposta in una tasca
del completo da lui indossato.
Uno sguardo da parte delle guardie, che dopo 40 secondi
esatti si precipitano all'interno della camera blindata per
assicurarsi della salute di Matsuda.
"Tutto apposto, po...possiamo andare"un cenno
segue queste fugaci parole, confuse, sconvolte dall'azione appena
compiuta.
-Ho strappato una pagine dal Death Note, si, l'ho
fatto...era necessario infondo, prudenza Matsuda prudenza, armati con
l'arma che potrebbe avere il tuo nemico- pensieri contorti i
suoi, per nulla appartenenti alla sua mente.
Non si riconosce, cosa gli sta accadendo?, perchè tale
gesto?, potere?, vendetta?, sicurezza?, ma da quale pericolo?.
E' notte ormai, la pagina accuratamente riposta in un
cassetto della scrivania in camera sua, occhi sbarrati miranti al
soffitto.
E' coricato sul letto, esausto, perplesso, un atto forse
atroce ha commesso.
Un rumore sinistro poi, una folata impalpabile di aria
calda, e poi il gelo più totale.
"Hehe, ciao Matsuda, io sono Ryuk",
troneggiante ed impassibile, l'angelo della morte irrompe nella
stanza.
Il ragazzo sviene, non ci può credere, non è
possibile, non può essere accaduto proprio a lui.