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Autore: flautista_pearl    08/02/2012    5 recensioni
22 giugno 2017 è una data che difficilmente una ragazza di Due Foglie si scorderà. Questa ragazza infatti sarà protagonista di una guerra che era già stata programmata dal fato. Lei riuscirà con le sue energie e con il sostegno dei suoi più cari amici a vincere? Ma prima di tutto, si dovrà recare nella prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts dove imparerà a difendersi e dove scoprirà i misteri più profondi di se stessa e dei mondi.
All was well. O quasi?
Dal capitolo 2:
Lei sfoderò la bacchetta. Pensai subito che da un momento all’altro sarebbe comparso un Mangiamorte, di conseguenza mi aggrappai forte al suo braccio sinistro – stavo quasi per soffocare Piplup tra le braccia – ma invece mia madre fece una cosa alquanto insolita: picchiettò tre volte la punta della bacchetta sul muro di mattoncini davanti a noi. Dopo qualche secondo i mattoncini si mossero formando un arco e permettendo la vista straordinaria di una grande via gremita di gente, di maghi.
«Ecco, Lucinda. Questa è Diagon Alley».
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucinda, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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La lettera
 
La calda luce del sole che sorge, si posa delicata sulla mia bianca pelle. È mattina. Ed io ancora a letto, non mi sono alzata. Sono una pigrona. Sì, anche nel giorno del mio compleanno, 22 giugno.
Mi rintanai sotto la coperta, al riparo dalla luce accecante del sole e affondai il mio viso nel cuscino.
«Lucinda svegliati, devi venire ad aiutarmi», urlò mia madre dal piano di sotto.
«Altri cinque minuti», grugnii la solita risposta.
Ma non poteva sistemare Coca-Cola, Sprite, pizzette, pasticcini, pop-corn, patatine e roba varia sui tavoli con la magia? Cavolo! È una delle migliori Auror che il Ministero della Magia abbia mai avuto! Ha ottenuto tutti Eccezionale in tutte le materie ai M.A.G.O.! E adesso non riesce nemmeno ad usare un Incantesimo Levitante! Merlino! Ma cosa succede?! Che mia madre sia sotto la maledizione Imperius? Impossibile. E da chi poi? Nessuno, a meno che… Mi alzai di scatto, scesi le scale correndo e mi ritrovai davanti una Olga Winslow a dir poco adirata.
«Ce l’hai fatta a scendere!», sbottò mia madre, scrutandomi torva.
«Credevo che fossi stata assalita dai Mangiamorte! E poi pensavo che tu potessi usare magie», mi giustificai.
«Certo che posso fare magie!», sbottò, «Ma, ovviamente, non davanti ai nostri vicini di casa, faremo la festa in giardino».
No, perché proprio in giardino? Fa caldissimo, siamo in estate!
Mamma mi fulminò con uno dei suoi sguardi prima che potessi controbattere. «Comunque, cos’è questa storia dei Mangiamorte?», domandò lei.
«Niente», dissi immediatamente ma mia madre, come al solito, inarcò un sopracciglio ed intuì che c’era dietro qualcosa.
«Vado di sopra a farmi una doccia», dichiarai con voce tremante correndo per le scale e chiudendomi a chiave in bagno. Salva. Per un attimo credetti che mia madre mi avesse lanciato un Legilimens. Merlino! Ma cosa frulla la mia testa malata proprio oggi? Mangiamorte che attaccano mia madre. Sveglia Lucinda, tua madre è la più grande Auror di tutti i tempi, credi che non sappia difendersi?
Mamma era diventata diversa da quando papà, Babbano, ha scoperto che sua moglie, ossia Olga Winslow, ossia mia madre, è una strega e fu così che divorziarono; avevo quattro anni quando mi chiesero con quale genitore stare, ma una disgrazia colpì la mia famiglia poco dopo la separazione: mio padre venne assassinato da un gruppo di Mangiamorte davanti ai miei occhioni blu. Mamma accorse subito ma non fece in tempo, i Mangiamorte si smaterializzarono prima che arrivasse ma lasciarono un biglietto vicino al corpo senz’anima di mio padre:

 
Non ti sei unita a noi Olga Winslow, adesso ne paghi le conseguenze
 
Mia madre si è rassegnata ad ammettere che aveva dato alla luce una figlia Maganò. Io, Lucinda Winslow, figlia della più grande Auror Purosangue, Olga Winslow, e di un Babbano, non è riuscita neanche a fare una piccola magia, niente, non sono nemmeno riuscita a far volare una piuma. Perciò se oggi non succederà un miracolo, posso dire addio alla mia lettera per Hogwarts e posso dire di essere già iscritta in uno squallido collegio.
Dopo l’estate mamma dovrà riprendere la caccia ai Mangiamorte che uccisero mio padre, erano sette, di cui tre ad Azkaban, perciò ne mancano all’appello quattro. Mia madre vuole che stia al sicuro, ha paura che uno di quei Mangiamorte mi possa uccidere perché lei, Purosangue, non si è unita con loro.
Le solite madri protettive, è quello che dico sempre io.
Lo scopo dei Mangiamorte dopo la caduta di Voldemort è “purificare” il mondo da Babbani, Nati Babbani e perfino Mezzosangue ed io faccio parte dell’ultima categoria.
Mi buttai sotto l’acqua fredda della doccia, che in quel momento credevo che fosse la cosa più bella del mondo. Scacciai via i brutti pensieri e concentrai la mia mente al mio compleanno; sarebbe venuta un quarto di Due Foglie a casa mia, tra cui Kenny, Leona, Barry, Palmer, il Prof. Rowan, a festeggiare in giardino il mio undicesimo compleanno.
Uscii dalla doccia, mi asciugai i capelli lasciandoli leggermente umidi, andai in camera mia e mi fermai, come al solito, davanti l’armadio, con la solita domanda che ogni ragazza si pone prima di un momento speciale.
E adesso cosa mi metto?
La festa si terrà in giardino e con il caldo che farà… mi metterò una maglietta e jeans, non si sbaglia mai con questo look… almeno credo.
Scesi le scale ma, prima che potessi toccare con la punta del piede destro l’ultimo gradino, mia madre mi squadrò.
«E la festeggiata si veste con t-shirt celeste, jeans e infradito sempre celesti?», ironizzò mia madre.
Mi guardai le infradito, i jeans e infine la maglietta. «C’è qualcosa che non va?», chiesi.
«Oh, no, niente cara, pensavo che potevi metterti qualcosa di elegante. Per esempio, quel vestito bianco nel tuo armadio, hai presente?».
Sì, che ho presente. Con il colletto, di pizzo, con fiocchi da tutte le parti, lo odio. Mi faceva sentire una donna del '800 tremendamente snob, in poche parole orribile.
«Ma tu in ogni caso, Lucinda, puoi vestirti come ti pare. Sei tu la festeggiata».
Ben detto mamma, sono io la festeggiata e di conseguenza mi vesto come mi pare. Ghignai.
Mamma mi lanciò uno dei suoi sguardi. «Porto le bibite fuori», affermai.
«Sì», borbottò mia madre. Risi sotto i baffi, presi le bibite dalla cucina e li posai sul tavolo in giardino.
Erano le quattro del pomeriggio ed era tutto pronto per la festa, sarebbero arrivati fra mezz’ora.
Il campanello suonò, mi alzai di scatto dal divano, chi poteva essere adesso? Sono stata esplicita negli inviti la festa è alle 16, 30. Suonarono un’altra volta.
«Lucinda vai ad aprire, sono occupata con la torta», tuonò mia madre dalla cucina, così andai ad aprire.
Un uomo sulla sessantina d’anni mi abbracciò. «Buon compleanno, Lucinda!».
«Oh, professore!», mi sorprese, chissà perché è venuto in anticipo.
«Professor Rowan!», esclamò mia madre venuta dalla cucina. Sì, certo, “occupata con la torta”, come darle torto.
«Professore, la stavo aspettando», disse mia madre, «venga in cucina».
«Prima che me ne dimentichi, questo è per te Lucinda», mi diede una busta. «Grazie, professore!».
Mi sedetti sul divano cercando di sbirciare nella busta, ma come avrei dovuto prevedere era sigillata con la magia. Cosa dovevi aspettarti da un mago come il professor Rowan? Di tutto, anche dal sigillare la busta che contiene un regalo di compleanno con un incantesimo, era una sua mania che era cominciata quando era il mio settimo compleanno, non riuscivo ad aprire il pacco allora ero costretta a chiedere a mamma di levare l’incantesimo. Abbandonai la speranza e posai la busta sul divano.
Mi accorsi che mamma e il professore stavano ancora in cucina a discutere. Mi avvicinai alla porta in punta di piedi e cercai di origliare, ma non si sentiva niente. Ovvio, Incantesimo Imperturbabile, mai che non lo usasse mia madre per parlare. Merlino! Ma io sono l’unica in questa casa che non sa fare magie?! Quanto li invidio, loro con un  colpo di bacchetta possono fare tutto ciò che vogliono. Adesso so come si sentono i Babbani, però in un certo senso i Babbani non sanno che la magia esiste quindi posso autoproclamarmi la persona più sfortunata del mondo. Posso fondare un club per tutti i Maghinò di Sinnoh, il problema e che l’unica Maganò della regione sia io.
Uscii fuori a prendere una boccata d’aria, l’avevo detto io che faceva un caldo bestiale e mamma vuole fare la festa in giardino, solo Morgana sa cosa le è passato per la mente.
Sentii delle voci. Erano quelle di mamma e del professore: avevano lasciato la finestra della cucina aperta, per la prima volta sentii una sua conversazione senza nessuna porta con sopra un Incantesimo Imperturbabile in mezzo.
Parlavano di me, di come io non sia ancora riuscita a fare magie, dei Mangiamorte che uccisero mio padre, del mio futuro collegio e del regalo di compleanno che mi ha dato il professor Rowan.
«C’è solo un modo per sapere se tua figlia può fare magie», disse il professore a mia madre.
«E qual è?», sospirò mamma, «Dubito che funzionerà».
«Abbi un po’ di speranza, Olga. Hai presente la busta che le ho dato».
«Sì», rispose non poco convinta. Che caspita centrava col fatto che io sia una Maganò?
«Il fatto è che la busta si apre quando una strega cerca di aprirlo, perciò dobbiamo solo aspettare, l’ho fatto anche l’anno scorso ed anche l’altro». Il problema è che io ho provato ad aprirlo ma non ci sono riuscita, perciò addio Hogwarts.
«Ciao, Lucinda!», sussultai, mi girai, «Ciao, Kenny», risposi ringhiando, mi aveva interrotta.
«Che ci fai accovacciata sotto la finestra?», domandò.
«Io? Niente. Ehm, mi era caduto il braccialetto», risposi.
«Beh, Lucinda, tanti auguri di buon compleanno».
«Grazie, Kenny!», gli saltai al collo. Sciolsi l’abbraccio, per poterlo far respirare, l'ho praticamente strangolato. Lo vidi che inspirava aria a fatica e avrei giurato che le sue guance si siano tinte di un leggero rossore. Con lo sguardo abbassato mi porse il suo regalo incartato in una carta azzurra.
«Vuoi da bere?», gli proposi.
«Ehm, sì, grazie».
«Gli altri arriveranno a momenti», dissi guardando il mio orologio da polso che segnava le 16, 35.
«Prima che me ne dimentico, mamma e papà arriveranno fra qualche ora, stanno ancora al ministero».
È già, il mio migliore amico è un mago, Mezzosangue, entrambi i genitori Nati Babbani, anche Barry è un mago ed anche lui Mezzosangue, madre Babbana e padre Purosangue, l’unica Babbana del nostro gruppo è Leona.
Fortunatamente gli altri arrivarono dopo poco, ci siamo riuniti sotto l’ombra di un albero e Leona propose di giocare ad obbligo e verità.
«No, Leona, no e poi no!», esclamò Kenny che all’improvviso divenne rosso come un peperone.
«Io invece ci sto!», ero entusiasta, erano secoli che non ci giocavamo.
«Anch’io!», disse Barry eccitato. Strano l’ultima volta che ci abbiamo giocato si è ritrovato a fare cento piegamenti con una mano ed aveva detto che non ci avrebbe mai più giocato, l’aveva considerato un gioco stupido ed infantile.
«Perfetto, giochiamo tutti!», si esaltò Leona.
«Ma io ho detto di no!».
«Oh, Kenny ma lo sappiamo che volevi dire tutto il contrario», rispose Leona, «Comincio io per prima! Allora Barry obbligo o verità?».
Il biondo ci penso su qualche secondo e rispose. «Obbligo».
Sgranai gli occhi alla sua risposta, perché obbligo? Sai benissimo che Leona è una ragazza furba e ti darà un ordine faticoso.
«Mmm, fammi pensare. Dunque… Fai il perimetro della casa per quindici volte correndo».
Okay, non pensavo che la mia migliore fosse così maliziosa. Per la barba di Merlino! Se fosse una strega sarebbe smistata a Serpeverde.
«Bene! Quindici volte il perimetro della casa. E che sarà mai. Sarò anche disposto a scalare il Monte Corona!», così si alzò e cominciò a correre.
Non esagerare Barry non so se sarai ancora vivo dopo la corsa. Infatti dopo il decimo giro strisciava sull’erba come un Arbok. «Dai, ce la posso fare», grugnì.
Barry non ce la farai, te lo dice una che conosce molto bene Leona.
«Non ce la farai, Barry! Bene, a questo punto tocca ancora a me», la ragazza spostò lo sguardo dal defunto a me e Kenny, «Kenny!», il ragazzo trasalì. «Sì?!».
«Obbligo o verità?».
«Ehm, obbligo». Ma ti si è fumato il cervello? Per le mutande di Merlino! Hai visto cosa ha fatto fare a Barry? Oh, anche gli occhi ti sono andati a fuoco?
«Mmm… dai un bacio a Lucinda».
Cosa?! No cara Leona, tu non mi rovini il mio primo bacio in questo modo. Okay, la mia migliore amica non era così, non è così. Chiunque tu sia esci subito dal suo corpo, rivoglio la mia Leona! Poi, proprio il mio compleanno devono succedere queste cose? Circe ma cosa ho fatto di male io? Alzai gli occhi al cielo sperando che qualche angelo liberi la mia amica dal demone, ma non vidi nessuna figura alata scendere. Spostai lo sguardo su Kenny, rosso come un semaforo.
«Su avanti baciatevi!», ci incitò Leona.
Tranquilla Lucinda, questo è solo un brutto sogno, respira profondamente.
«Ma proprio sulla bocca?», domandò Kenny.
«Sì», rispose.
«Ma…», obbiettai, «perché non facciamo sulla guancia, non puoi rovinarmi il mio primo bacio in questo modo».
«Oh. E va bene, se no facciamo notte adesso».
Chiusi gli occhi e gli detti un bacio sulla sua guancia, mi accorsi che era bollente. Aveva lo sguardo fermo, gli passai una mano davanti.
«Okay, lo abbiamo letteralmente perso», dichiarai passando una seconda volta la mano davanti agli occhi. Lo scrollai e fortunatamente si svegliò.
«Che mi sono perso?», chiese Barry arrivando strisciando sull’erba.
«Il bacio tra Lucinda e Kenny», rispose Leona.
«Bene. Cosa?!».
«Niente, Barry. Niente», risposi prima che Leona potesse intervenire, «Su, andiamo a mangiare».
Ci abbuffammo al tavolo: patatine, pop-corn, pizzette, pasticcini al cioccolato, alla crema, alla vaniglia, di tutto.
Sentii l’inconfondibile voce di mia madre gridare: «Lucinda, ragazzi entrate a scartare i regali».
«Mamma arriviamo!», risposi.
Ero seduta sul divano, con una ventina di occhi puntati su di me che scartavo uno ad uno i regali. Mi sono assicurata che l’ultimo che avrei scartato fosse quello del professor Rowan. Ero arrivata al penultimo regalo, quello di Kenny, una carinissima collanina d’oro, quando ad un certo punto, fissai l’ultimo regalo accanto a me. Datti forza Lucinda! Merlino cosa può fare un regalo? Lo presi, me lo passai tra i polpastrelli, il ritmo del mio cuore accelerò, sentì una vampata di calore diffondersi in tutto il mio corpo. Cominciai ad aprirlo, chiusi gli occhi e strappai la carta. L’avevo aperto! Non ci posso credere! Ma strano non avevo fatto nessuna magia nelle ultime ore. Incrociai lo sguardo di mia madre e del professor Rowan, avevano gli occhi sgranati ed erano anche un po’ bassi, li guardai meglio, a dire il vero erano tutti un po’ bassi. Guardai per terra. Morgana! Stavo fluttuando! Guardai Leona e i suoi genitori, erano allibiti.
«Mamma, presto, Leona e i suoi genitori», capì subito, li accompagnò in cucina, chiuse la porta e sentii la sua voce pronunciare Oblivion, intanto mi adagiai piano sul divano e mi detti un pizzicotto sul braccio. Allora non stavo sognando! È tutto vero! Sono una strega!
Guardai cos’avevo tra le mani, un diario ed un biglietto, lo lessi.

 
Se leggi questo biglietto vuol dire che sei una strega
 
Andai dal professor Rowan e lo abbracciai forte forte.
È il giorno più bello della mia vita.
Sono seduta sul letto di camera mia, la festa era finita, l’orologio sul comodino segnava le 23:40, ancora non ci potevo credere, io, Lucinda Winslow una strega, e dire che qualche ora fa credevo di essere la persona più sfortunata del mondo.
Una figura mi distrasse dai miei pensieri, assomigliava molto ad un Noctowl, ma allo stesso tempo era differente, aveva al becco una lettera. Spalancai la finestra e presi la lettera. L’aprii e lessi:

 
Cara signorina Lucinda Winslow,
lei è stata ammessa alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

   
 
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