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Autore: Perversion    10/02/2012    3 recensioni
La porta si chiuse con un tonfo sordo, sospettava una reazione simile e non si stupii, ma il dolore acuto alla bocca dello stomaco che avvertii quasi istantaneamente, invece, lo sorprese parecchio.
Un litigio. Un cadavere avvolto dalla neve. Un pensiero fisso che impedisce qualsiasi deduzione. Questo nuovo caso potrebbe rivelarsi più arduo del previsto per il nostro Sherlock Holmes.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3. Deduzioni & Scommesse





Quando, finalmente, rimise piede nell'appartamento erano da poco passate le diciotto.
Una giornata sprecata. Pensò amaramente mentre si sfilava la giacca di Watson e le riponeva nuovamente sulla poltrona accanto al fuoco che Mrs. Hudson aveva provveduto ad alimentare in sua assenza. Sorrise tristemente accarezzando la stoffa dell'indumento. L'aveva indossata tutto il giorno così, nel caso avesse sentito la mancanza del dottore gli sarebbe bastato inalare il suo profumo, di cui la giacca era pregna. Inutile dire che aveva passato la gran parte della giornata con il naso infilato tra le falde del cappotto, inalando a pieni polmoni quella fragranza così inebriante, ma più la respirava più la mancanza del suo dottore si faceva dolorosa. Ringraziò il Signore per l'autocontrollo che era riuscito a mantenere durante tutto il colloquio con la vedova e anche per averlo fatto tornare finalmente a casa. Senza fare troppo rumore si diresse verso la porta della sua camera e la dischiuse. Watson dormiva profondamente. Sospirò sollevato ed entrò, richiudendosi la porta alle spalle. Lo osservò per alcuni minuti, poi si avvicinò al letto e si mise a sedere sullo sgabello. Mentre lo osservava dormire si realizzò quanto, effettivamente, fosse stato vicino a perderlo e si ritrovò a chiedersi come avrebbe reagito se, semplicemente, fosse stato troppo tardi. Un brivido freddo gli corse lungo la schiena e senza accorgersene, la sua mano andò a cercare quella di Watson, stringendola delicatamente. Posso affermare, senza timore di smentita, che se mai John mi venisse portato via, impazzirei e mi lascerei morire divorato dalle droghe e dal suo ricordo.

Sentiva caldo, molto caldo. Aprì pigramente l'occhio destro e si guardò intorno, non riconosceva la stanza, o meglio, un vago senso di familiarità lo avvertiva, solo che annebbiato com'era dalla febbre non riusciva a capire dove potesse essere. Chiuse l'occhio e sospirò. Smosse i piedi nella speranza che le coperte gli scivolassero un po' più in basso, ma qualcuno gliele risistemò prontamente sotto il mento. Girò la testa verso quel qualcuno e sentì un forte rumore di carta smossa, aprì gli occhi e ciò che vide lo fece sorridere: Sherlock Holmes era seduto su uno sgabello al suo fianco, con la pipa in bocca e un giornale aperto davanti.
«Ben sveglio, amico mio». Disse Holmes senza neanche alzare gli occhi dal giornale, cosa che fece allargare ulteriormente il sorriso di Watson.
«La ringrazio, ma cosa mi è successo? »
Holmes alzò le spalle, apparentemente immerso nella lettura.
«È stato ritrovato svenuto nella neve poco distante dal suo circolo ed è stato riportato qui, Mrs. Hudson non la smetteva di piangere».
Il sorriso di Watson, se possibile, divenne ancora più ambio e, lentamente, fece forza sui palmi e si mise a sedere.
«Sherlock Holmes,» Iniziò guardandolo e allungandosi verso di lui. «Lei è un bugiardo».
L'uomo si voltò a fissarlo, le sopracciglia aggrottate.
«Nient'affatto, mio buon amico, cosa le fa credere una simile idiozia? »
Il dottore gli si avvicinò maggiormente e decise che era arrivato il momento di passare ad un tono molto meno informale, visto l'argomento che si apprestata a discutere.
«Ti ho sentito, sei stato con me tutto il tempo, mi tenevi la mano».
Sherlock Holmes distolse lo sguardo e lo riportò sul giornale mentre una nuvolina di fumo azzurro si levava dalla sua pipa.
«Questo dovrebbe significare che ero...preoccupato per lei, cosa che si sarebbe verificata solo se io avessi un cuore e fossi in grado di provare sentimenti, cosa che lei, l'altra sera, mi ha rinfacciato di non saper fare».
Watson sentì il cuore stringersi. Quella sera, quella maledettissima sera. Non ne voleva più sentir parlare. Scosse debolmente la testa e si avvicinò ulteriormente. Voleva estirpare il ricordo di quella sera, sia dalla sua mente che da quella del suo amico. Era stato uno sciocco a dire quel che aveva detto ed era stato ancor più sciocco andarsene. Si sentiva terribilmente in colpa, doveva -e, soprattutto, voleva- farsi perdonare; anche a costo di passare tutta la vita a chiedere perdono. Ormai la vicinanza tra i due era al massimo.
«Quella sera non ero in me, e tu lo sai bene, vorrei quindi chiederti la cortesia di abbandonare questo argomento e di non parlarne mai più».
Holmes annuì distrattamente. É una mia impressione o le nocche gli sono sbiancate?
«Inoltre, riuscirò a dimostrare con una semplice deduzione, che tu sei realmente preoccupato per me».
Sherlock si voltò nuovamente verso di lui, con un'espressione divertita impressa sul volto.
«E come vorresti fare? »
Watson si allungò ancora, con un gesto altamente audace e sconsiderato, sorprendendo anche se stesso, baciò teneramente la guancia di Holmes.
«Elementare Holmes, stai leggendo un giornale vecchio di quattro mesi al contrario».

Ho perso, si ritrovò a pensare mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto.
«Watson», iniziò chiudendo il giornale inutile e riappoggiandolo sul comodino «mi ha battuto al mio stesso gioco! » e scoppiarono entrambi a ridere. Senza più timore la mano di Watson cercò quella di Holmes, la quale gli andò subito incontro, intrecciandosi. Rimasero a guardarsi in silenzio per diversi minuti, poi il dottore, diventando rosso, chiese:
«Non potresti sederti qui? Stare in questa posizione si sta rivelando più faticoso del previsto».
Sherlock sorrise e con un movimento fluido si alzò dallo sgabello e si sedette accanto a Watson, allungando le gambe sopra la coperta e passandogli un braccio attorno alle spalle, attirandolo delicatamente a se. Quando sentì la testa di Watson appogiarglisi sul petto ebbe come l'impressione che il suo cuore sarebbe esploso per la contentezza. Chiuse gli occhi e strofinò la guancia contro i capelli del dottore, inalando il suo profumo. Preferiva di gran lunga questo rispetto a quello della giacca. Per un paio di volte, Watson sembrò sul punto di dire qualcosa, fermandosi sempre un attimo prima di dare fiato ai suoi pensieri.
«Dormi, amico mio, devi rimetterti in forze, poi avremo tutto il tempo di questo mondo per parlare».
Watson annuì e si sistemò meglio contro di lui, passandogli un braccio attorno alla vita e stringendosi a lui.
Sherlock Holmes iniziò ad accarezzargli la testa finché il respiro del suo dottore non divenne regolare e profondo. Diversi minuti dopo si domandò se la porta della stanza era stata chiusa a chiave, ma un movimento della mano di Watson che si chiudeva stringendo la sua camicia, lo catturò definitivamente interrompendo ogni pensiero logico nella sua mente.

Mrs. Hudson scosse il capo, divertita.
«Ti dico che ti sbagli Molly, vedrai se non ho ragione io ».
La cameriera parve per un attimo turbata dalla sicurezza della donna, poi però riprese imperterrita.
«Ma signora, non credo sia appropriato, lei ben sa quali sono i rischi, io rimango della mia opinione».
Le due donne ormai si potevano considerare buone amiche, tanto che, da alcuni anni, avevano preso a spettegolare animatamente su qualsiasi cosa attirasse la loro attenzione, pettegolezzi che finivano puntualmente in scommesse.
«Bene», asserì Mrs. Hudson alzandosi dalla sua poltrona e appoggiando la tazzina del tè «c'è un solo modo per scoprirlo, la mia domanda ora è: ti senti abbastanza coraggiosa da scommetterci su? »
Molly strinse il vassoio, pensosa, poi annuì energicamente. Mrs. Hudson la squadrò da capo a piedi, poi le fece un cenno del capo e uscirono dalla stanza.
«Il solito prezzo? »
Chiese mentre si dirigevano a constatare chi delle due avesse ragione.
«Per me va bene».
Improvvisamente sentirono il campanello suonare, Molly sobbalzò e corse ad aprire mentre Mrs. Hudson sospirando la seguì.
In piedi davanti alla porta vi era una giovane donna tremante, le due donne la fecero immediatamente accomodare in salotto e le versarono una generosa quantità di tè nella tazzina che Molly era corsa a prenderle in cucina. La ragazza sorrise alle due donne ringraziandole ed afferrò la tazza, soffiandoci sopra per raffreddare la bevanda prima di ingerirla.
«Per tutti gli astri del cielo, benedetta ragazza, cosa l'ha spinta ad avventurarsi oltre la porta di casa nonostante l'immensa quantità di neve che ingombra il passaggio? »
Chiese la padrona di casa, visibilmente preoccupata. La ragazza fu scossa da un brivido e Molly si affrettò ad avvolgerla con una coperta. La ragazza guardò la donna grata, poi spostando il suo sguardo su Mrs. Hudson, parlò:
«Vorrei vedere Mr. Sherlock Holmes, è in casa? »
La padrona di casa lanciò un'occhiata alla sua cameriera, che gliela restituì preoccupata; si schiarì la gola, cercando di prendere tempo. La ragazza guardò speranzosa prima lei poi Molly, ma vedendo che nessuna delle due parlava il flebile sorriso che le era nato sulle labbra si affievolì e una ciocca dei suoi splendidi capelli biondi le ricadde sulla fronte.
«Sono spiacente,» iniziò Mrs. Hudson «Ma il Signor Holmes non si trova in casa al momento».
La ragazza sospirò, triste, posando lo sguardo sulla sua tazza di tè.
«Capisco».
Fu la risposta.
«Mi perdoni la domanda,» intervenne Molly per sbloccare la situazione e per far finire quel pesante silenzio «Cosa l'ha spinta ad avventurarsi fuori di casa con questo tempo? Insomma, è un caso così importante da non poter nemmeno aspettare?»
La ragazza la guardò sconsolata, posò la tazza sul tavolino e si sollevò ripiegando con cura la coperta.
«Oh, in effetti nulla di così importante, di sicuro non sono a rischio di vita. E' solo una strana faccenda riguardante la morte di mio padre e alcuni pacchi contenenti perle...»
Molly guardò Mrs. Hudson chiedendole silenziosamente se lei avesse capito qualcosa di quel discorso, ma dall'occhiata che le restituì la donna capì che erano nella stessa situazione.
«Ora,» riprese la ragazza. «mi dovete scusare, ma ho tanta strada da fare e ho altri impegni».
Così dicendo salutò con un cenno del capo la padrona di casa e si incamminò assieme a Molly verso l'ingresso.
Mrs. Hudson sentì la porta aprirsi e subito dopo chiudersi, poi i passi pesanti di Molly che tornava in salotto.
«Che strana ragazza». comentò lei, una volta rientrata nella stanza.
«Infatti» concordò lei.
In quel momento dal piano superirore si sentì un leggero tonfo, come se qualcosa di piccolo fosse caduto sul pavimento.
Le due donne si guardarono con un sorriso sulle labbra.
«Si è addormentato». constatò Molly
«Sì,» continuò Mrs. Hudson «e gli è appena caduta la pipa».
Molly sospirò.
«Spero solo che non arrivi nessun altro a disturbarli».
La padrona di casa la guardò con un'espressione divertita impressa sul volto.
«Se così fosse,» disse, «basterà solo scacciarli gentilmente com'è appena successo».
«Sa, in questi momenti mi sento un po' una leonessa» ammise Molly, sentendosi subito in imbarazzo per la frase. Mrs. Hudson sorrise e annuì.
«Oh, cara Molly, ma noi siamo leonesse. Leonesse che proteggono i propri cuccioli».
La serva rise immaginandosi la scena, seguita subito dopo da Mrs. Hudson.





Continua...







Perdonatemi il ritardo, ma purtroppo me ne sono capitate di tutti i colori...lasciamo perdere va che sennò la tiro troppo per le lunghe. Spero che il capitolo vi piaccia, purtroppo questa è la seconda versione...nel senso che la versione "originale" che andava postata è nel mio pc a casa. Questa versione è quella che tenevo nella chiavina in casi estremi. Se poi vedo che l'altra è migliore modifico il capitolo (quando ovviamente potrò farlo). Spero che questo capitolo sia comunque di vostro gradimento. Scusate se non mi allungo molto con i commenti ma sto ascoltando lo Zoo xDxD e già scrivere queste poche righe mi sta costando tantissimo xD non connetto assollutamente xD chissà che cavolo sto scrivendo xDxD
Vi auguro un buon fine settimana!
   
 
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