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Autore: Ilmaredentroognicielo    10/02/2012    4 recensioni
Mi aveva incendiata e lo sapevo; il mio problema era il grado di astinenza che avevo indiscutibilmente portato avanti da un anno a quella parte, il che significava che io, avrei potuto scendere nei più fondi piani, presa letteralmente dall'istinto di una donna, comunemente chiamato, uomo. Sapevo che quel ragazzo, conosciuto da solo un giorno aveva il potere di attrarmi come una calamita e non perché fosse bello o attraente, semplicemente perché io, al minimo tocco sbagliato prendevo fuoco. "
***
Hel e Thomas.
Un compito da portare a termine.
Lui, sfacciato, bello da stare male, stronzo e un po' superficiale.
Lei, fragile, innamorata dell'amore; convinta che il mare si trovi dentro agli occhi di tutti.
Costretto a passare del tempo insieme ad Hel, Thomas prova a portarsela a letto. Lei prova, invece, a non cedere, nonostante la strana attrazione che prova nei suoi confronti.
I due giocheranno, si conosceranno, per certi versi si odieranno.
Legati da un compito di filosofia, alla fine, cominceranno ad accettarsi.
Lei farà sesso senza amore o sarà lui a fare sesso, dopo essersi innamorato?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dentro le regole del gioco



Guardai smarrita il professore di filosofia, mentre distribuiva strani braccialetti a ognuno di noi. Verde, giallo, blu, rosso.
Affondai il viso tra le mie braccia, poggiate indiscussamente sul banco. 
Sapevo già cosa aveva in mente e per qualche strano motivo, mi sentii mancare.
"Agganciateli bene al polso ragazzi e non toglieteli, fino alla fine dell'anno, sono due per colore e ho abbinato, di conseguenza,due compagni di corso ; vi informo che avrete un compito alquanto complesso da portare avanti e che io, non sarò per niente comprensivo. " Ghignò lui, quasi soddisfatto. 
Fissai l'orologio appeso al muro insipido dell'aula e il professore mollò anche poco gentilmente, sul mio banco, un braccialetto blu, con su scritto un nome. 
Thomas Leocata.
Nome strano, pensai. 
Mi guardai intorno, intenta a trovare qualcuno col mio stesso braccialetto e notai il professore che lo teneva in mano, con un aria solenne. 
" Signorina Castelli. " sorrise, quasi titubante. Il mio viso intanto si era fatto scuro, gli occhi neri erano appannati e stanchi. Infondo avevo passato quasi sei ore tra appunti e riquadri insignificanti. 
Un'alunna modello, mi dissi : era la mia unica soddisfazione, infondo. 
Mia madre comunque non se ne ricordava mai; vivevo ormai da due anni da sola e avevo puntato il mio futuro su quello :una borsa di studio, che mi offriva un alloggio decente e la possibilità di fare sempre meglio. 
I miei genitori avevano accettato a stento l'idea che una delle loro figlie, si allontanasse da casa, per seguire gli studi.
La strana sequenza dei fatti aveva colpito anche me. Ma avevo diciotto anni, ero maggiorenne e vaccinata e quindi, a scapito di problemi vari, i miei genitori mi avevano seccatamente lasciata andare. 
Di sicuro non avrei mai raggiunto, così facendo, la loro stima, ma poco importava, io ero fiera di ciò che avevo fatto, ero fiera degli studi che conducevo e mi rompevo la schiena sotto i libri, per rendere le cose un po' meno complicate.
Socchiusi gli occhi, immaginando la frase sconclusionata del mio professore ancor prima che la pronunciasse. 
"Ti ho inserito con Thomas, non so esattamente per quale motivo, sappiamo tutti che il nostro Leocata è poco costante, spesso assente e per nulla serio. Ma d'altra parte, tu sei efficiente, determinata e puntuale. Non ti sarà di peso, spero. " 
Lo guardai perplessa, sperando in uno scherzo. Non sapevo chi era Thomas, perché non l'avevo mai visto al campus, e saltava di frequente l'ora di filosofia. Mi girò la testa e pensai che fare tutto da sola sarebbe stato difficile.
"Comunque, Helen è ovvio che non posso fare differenze, Il compito deve essere portato a termine da entrambe le parti, quindi, dovrai, in qualche modo, motivare il nostro giovanotto e renderlo partecipe." Sorrise trionfante. 
Brutto stronzo, pensai io invece.
Mi ero fatta in mille pezzi, per arrivare dov'ero e adesso, stranamente, voleva distruggermi. 
Non sapevo dove trovare Thomas, non sapevo che tipo era, non potevo appoggiarmi seriamente a qualcuno che neanche frequentava seriamente le lezioni. 
Eppure, un cattivo voto equivaleva alla mia bocciatura e addio borsa di studio; filosofia era particolarmente importante al campus. 
Strinsi i denti e sbiancai di colpo. 
" In che consiste, quindi, il compito? " Chiese qualcuno dagli ultimi posti, quasi eccitata. 
Io non avrei voluto far altro che sprofondare e nascondermi per sempre. 
Ero sempre stata un tipo abbastanza insicuro. Ero piena di paranoie e complessi epocali, la classica ragazza del " niente sesso senza amore." ero l'asociale di turno, noiosa e sempre sulla difensiva. Non mi fidavo di nessuno e sicuramente, non morivo dalla voglia di finire immersa in un progetto, dipendente da un tizio sconosciuto. 
Era ingiusto. 
Sgranai gli occhi, colpita dalla domanda eloquente. 
" Beh. " Si allontanò il professore. " ragazzi, non è affatto difficile. Voglio che interagiate, dovete consocervi dal profondo, nell'intimo di ognuno di voi, voglio vedervi presi l'uno dall'altro, scacciare l'uno le paure dell'altra." 
" Solo questo? " Ridacchiò qualcuno. 
" No, Carl. Vi verrà assegnato un argomento. Droga, alcol, animali, natura, famiglia, amore, sport. Dovrete approfondirlo, scrivere qualcosa, fare un video, una stupida recita, incidere un canzone. Qualcosa di originale che sottoponga voi e le vostre idee in comune, sotto una luce perfetta. " 
Le mani avevano cominciato a sudare. 
Dove lo trovavo adesso io quell'idiota di Leocata? 
Il professore prese una scatolina color argento ed estrasse, tutto contento, fogliettini a destra e a manca, distribuendoli ad ognuno di noi. 
" Sport. " Disse a qualcuno. 
" Animali." Continuò.
Sapevo che fortunata com'ero, mi sarebbe uscito il peggio.
" Castelli, con la tua indole romantica non poteva non uscirti ' amore '." Sgranai gli occhi aprendo il bigliettino. 
Odiai con tutta me stessa, il giorno in cui mi iscrissi a filosofia. 
Non ero brava con queste cose, non ero brava con le persone, soprattutto quando non le conoscevo affatto. A casa mia, solo due anni fa, non ero riuscita ad instaurare un rapporto decente con nessuno. 
Avevo conosciuto alcuni ragazzi e avevo considerato 'amiche' alcune mie compagne di studi; ma niente che si potesse considerare serio. Solo Celeste, mia unica fonte di salvezza, mi era rimasta vicina. 
In linea di massima ero un problema. 
Alzai gli occhi e sentii il suono della campanella prendere spazio tra i miei pensieri. 
Benvenuto casino. Sussurrai alla mia testa. 
Raccolsi svogliatamente le mie cose e mi avvicinai al professore. 
" Senta.. " Provai con le guance infuocate e la voce isterica. " Non credo che Thomas sia un buon compagno. Potrei, insomma, fare il compito da sola? " 
Il professore roteò stanco gli occhi e mi fissò con aria di sufficienza. 
" Il compito, tesoro, è questo. Prova a cercare il signorino e chiedigli una mano. L'indirizzo è questo.. " mi porse un fogliettino con un indirizzo e sorrise restio. 
" Non accetterà, non è mica colpa mia se.. " 
" Niente ma e niente se, avevo avvertito che il mio corso per alcuni sarebbe stato... come dire, complesso : o mi porti Thomas qui, insieme al progetto, oppure, mi a cara Helen tu sei fuori dai corsi. "
Mi si gelò il sangue a quelle parole e lo guardai quasi in preda al panico, ero sempre stata rispettosa ed educata con i miei professori ma adesso, avrei volentieri fatto a meno del mio buon senso. 
Uscii dall'aula col cuore che batteva più del dovuto. 
Non potevo tornamene a casa, dicendo che mi avevano buttata fuori. Non ero di certo l'orgoglio dell famiglia, a causa della mia scelta, ma tornare a casa annunciando la sconfitta sarebbe stato un delirio.
Aprii il bigliettino e mi diressi al dormitorio. 
Bussai tre volte e quando qualcuno finalmente si decise ad aprirmi, sbuffai scocciata. 
" Chi saresti, tu? " Guardai la figura davanti alla porta. 
Un ragazzo, circa un mentro e novanta, prorompente, muscoli pronunciati quanto bastava, occhi di un verde prato fuori dal comune, in canottiera e box, mi fissava con aria divertita. 
Lui era divertito, certo. 
" Helen Castelli. Tu sei Thomas?" Dissi, ricomponendomi dalla vista quasi scioccante di ciò che effettivamente doveva essere il mio compagno di corso. 
" Leocata. Esattamente cosa vuoi? " Mezzo sorriso e mi girò la testa. 
Pensai che era un bel ragazzo e mi sorpresi, cosa che comunque durò meno di cinque secondi in quanto l'immagine della mia bocciatura spazzò via l'attrazione e mi catapultò alla realtà. 
" Tu sei al corso di filosofia.. " boccheggiai diventando rossa in viso. " Il professore, ha deciso di mettermi in un corso.. " 
" Un corso che tu, secchiona dell'anno, vuoi portare a termine. " Sorrise sornione. 
"  Stronzo." Mi sorpresi io stessa, del tono in cui lo dissi. 
" Entra dentro. " Mi afferrò per un polso e mi strattonò letteralmente nel suo appartamento.
Il professore aveva i giorni contati. 
" Senti, Thomas. Ho bisogno di questo corso, ho bisogno di un buon voto in questo compito. Io ci vivo con questo e beh, non voglio dare una delusione a mia madre o meglio " Sospirai. " Non voglio dimostrarle che aveva ragione. Io non ti conosco e tu non conosci me, bocceranno anche te, comunque se non lo porti a termine e visto che sei qui, suppongo che ripetere l'anno non sia un granché. " 
Convinsi anche me stessa mentre il cuore era uscito dal corpo. 
La mia timidezza infondo era sempre stata un problema e anche adesso, si faceva sentire di tanto in tanto. 
Quel ragazzone, sorrise un'altra volta e si mise a sedere sul suo letto. 
" Non ho frequentato il corso perché non è obbligatorio, la materia la porto a termine comunque." Annunciò lui, soddisfatto. 
" Solo se porti a termine il compito." Lo informai. 
" Che consiste.." 
" Vuole che interagiamo, dobbiamo consocerci dal profondo, nell'intimo di ognuno di noi, vuole vederci presi l'uno dall'altro e...scacciare le nostre paure, tu le mie, io le tue." Il mio viso si colorò un altra volta di rosso. " Dobbiamo parlare d'amore. Dobbiamo approfondirlo e spiegarlo attraverso una canzone o un video o.." Mi fermò prima che potessi continuare. 
" E quindi.." Si avvicinò lentamente. " Dobbiamo conoscerci.. " 
Mi perquisì e arrivò agli occhi. Per un attimo ci sprofondai dentro, ammettendo, a me stessa la bellezza indefinita che producevano. 
Avevo già capito che tipo era Thomas e ricordavo anche, adesso che ce lo avevo d'avanti, i pettegolezzi che si dicevano su di lui. 
Era strafottente, stronzo, era particolarmente popolare ( non per quelle come me, certo.), scostante, ritardatario.
Impresa ardua. 
Era bello, particolarmente bello. 
I tratti del suo viso erano marcati ma non troppo scuri, un sorriso parecchio sensuale anche per chi, come me, non lo conosceva affatto. 
" Parlami di te, allora. " Annunciò, tranquillo trascinandomi sul letto. 
"Di... di me? " Balbettai insicura. 
" Cosa ti piace fare, cosa ti piace mangiare, cosa fai nel tuo tempo libero." Si stava divertendo e lo vedevo dalla sua espressione e dal ghigno che aveva stampato in faccia. 
" Non è un gioco. " Dissi seria.
" Helen, ti sto solo conoscendo. " Si avvicinò, accarezzandomi una guancia. 
Mi alzai, nervosa, mi stava prendendo in giro. 
" E io me ne sto andando." Lo guardai un'altra volta e uscii di fretta dalla camera. 
Era palese il fatto che lui, non conoscendomi, si stava divertendo. Probabilmente non gli importava nulla del compito, della scuola o del corso. 
Era il solito strafottente, figlio di papà. 
Tornai a casa, nel mio appartamento, rilassandomi completamente sotto il getto caldo dell'acqua. 
Era stata una giornata anche troppo complicata, quella. 
Il professore mi odiava e io avevo firmato la mia condanna a morte. Dovevo ufficialmente decidermi a dire a mamma e a papà che era vero, che allontanarmi era statoun errore, che studiare non mi avrebbe portato a nulla, che potevo andare a lavorare con loro, in azienda. 
Formulai ipoteticamente tutte le frasi e non me ne uscì neanche una.
Ero sfortunata. 
Asociale e sopratutto sfortunata. 
Thomas non mi avrebbe aiutata e io avrei perso il corso. 
Mi cambiai svelta, legando i miei capelli in una coda di cavallo.
Ripassai anatomia e poi, quasi senza rendermene conto, mi addormentai esausta. 
 
 
***
 
La suoneria del cellulare mi svegliò. 
Avevo ancora sonno ma il cellulare non smetteva. 
Guardai il display e mi misi a sedere. 
" Celeste! " Urlai, impazzita. 
"Hel, Come stai? Novità? " La sua voce mi tranquillizzava.
Ne avevamo combinate di tutti i colori, era sempre stata il mio porto sicuro e sentirla mi faceva sentire, nonostante tutto, meglio. 
" Beh. Considerando che il professore di filosofia ha assegnato un compito a coppia e che la mia dolce metà.. -
accentuai troppo le parole dolce e metà, prima di continuare il discorso.
" si chiama Thomas ed è uno stronzo, sfaccendato, figlio di papà che non vuole aiutarmi. No, nessuna. "
Continuai per un ora, circa e le raccontai ogni cosa.  Scoprii con mio disappunto che Celeste lo conosceva,
visto che veniva dall'Italia anche lui e che avevano fatto insieme le medie. 
" Era il più popolare, tesoro. Ricordo che quando passava lui, si giravano tutte con la bava alla bocca! "
" Adesso suppongo che non sia cabiata la situzione; vedessi come si atteggia. "
Sentii la risata così famigliare di Celeste che risuonava dall'altro capo del telefono e benché mi mancasse parecchio, mi sentii in dovere di riprenderla. 
" Non c'è nulla da ridere, Celeste. " La rimproverai, quindi. 
" Scusa Hel, ma non posso pensare a te, mentre vai a casa di quel tizio, insicura e timida, e che addirittura ti metti a spiegare ogni cosa ad un completo estraneo, che per giunta è bello e stronzo, come pochi a questo mondo."  
Sorrisi anch'io all'idea. 
" Ok, ma adesso sono incasinata." Ammisi. 
" Una soluzione la trovi ! Vedrai che il tuo professore capirà; si vede che ci tieni, hai già fatto molto per questo progetto. E poi, d'altra parte, io non la prenderei come una cosa brutta. Thomas è bello, alto, muscoloso.. fossi in te ci penserei bene. " Celeste era completamente, indiscussamente impazzita. Lo era sempre stata, per questo la definivo il mio sole personale, il buon umore che mi lasciava dentro, ogni volta era quasi inimmaginabile.
" Questo è il mio ultimo problema, signorina. Devo trovare un modo per uscirne fuori, sul serio. " Ripresi seria.
Il fisico, indiscussamente perfetto di Thomas non aiutava per niente. 
Parlammo per un'altra ora buona, mi riempì di consigli e frasi carine e poi, di malavoglia, la salutai e andai a fare una doccia. 
La filosofia mi aspettava.
Avevo due piani. 
A. Chiedere pietà al professore. 
B. Chiedere pietà ai miei genitori. 
In ogni caso ero in un bel casino. 
Arrivai leggermente in ritardo quella mattina e mi posizionai, come al solito al mio banco, trovando,  con mai cauta sorpresa, Thomas. 
" Buongiorno Castelli. " Annunciò felice. 
Non sapevo se mettermi a ridere o piangere a dirotto. 
" Che diavolo ci fai qui? " Sussurrai, per non dare nell'occhio. 
" Ho valutato la tua proposta e.. accetto. Facciamo questo benedetto compito." Sembrava serio. 
" Dov'è la fregatura? " 
Lo guardai e notai il mezzo sorriso sul suo volto. 
" Nessuna.. insomma. Conosciamoci. Io abbatterò le tue paure e tu.. ammesso che ce ne siano, le mie. Solo.. " Ecco, pensai subito al peggio. 
" Solo.. eccola la fregatura." 
" Devi fidarti. Fare quello che ti dico io e.. lasciarti andare. Non in quel senso, insomma." Alluse prontamente a qualcosa e subito dopo, da bravo diciottenne, chiarì il concetto. 
Non avevo altre strade da seguire e quindi accettai. 
Guardai il professore e lo vidi fissarci con un ghigno sul viso.
Aveva una folta criniera di capelli corvini e due occhi castani piccoli ma accesi, poteva avere sui quarant'anni e mi sorprese il carattere infantile che stava dimostrando. 
Spiegò in ogni attimo e per ogni momento ciò che voleva da noi, da tutti i poveri martiri che per superare l'anno dovevano portare a termine un compito assolutamente fuori dal comune ;
Thomas, di tanto in tanto si sporgeva per guardarmi. 
Era imbarazzante e soprattutto mi rendevo conto di essere ridicola. 
Parlare d'amore con uno come lui, per quanto l'avessi conosciuto da poco, era un po' come parlare di musica con un sordo. 
Lo guardai, di soppiatto e mi accorsi, ancora una volta che era veramente un bel ragazzo. 
Indossava, adesso, un paio di jeans scuri, una polo blu con il colletto alzato e un giubbotto di pelle nera.
Mi sorpresi del mio modo strano di guardarlo e diventai rossa. 
" Non fissarmi troppo o mi sciuperò." Sorrise sornione mentre io volevo sprofondare. 
Rimasi in religioso silenzio per il resto delle ore, sperando in qualche modo che nessuno disturbasse il mio quieto silenzio. 
Una volta fuori, sospirai stanca. 
" Allora, casa mia o casa tua? " Sarebbe diventato il mio peggior incubo, me lo sentivo e poi, con quel sorriso, non riuscivo a concentrarmi. 
Non mi piaceva, su questo punto non avevo bisogno di soffermarmi, ma alla fine dei conti non potevo nascondere il fatto che Thomas aveva un bel po' di fascino.
Scossi il capo, interdetta. 
" Cosa vuoi, Thom? " 
" Te. " Mi fissò divertito. 
Stava giocando e io ero il giocattolino nuovo. 
" La  smetti? " Idiota, ecco cos'era, un idiota. 
" Hel, stavo scherzando, non te la prendere. Per conoscerci dobbiamo passare del tempo insieme. Andiamo a casa tua." 
Non era capace neanche di un po' di educazione e mi strattono, leggermente. 
" Non sai neanche dove abito e non puoi autoinvitarti a casa mia! " Urlai. 
In due giorni mi era capitato di tutto e diciamo anche che in quel tutto ci stava Thoas.
Avevo i nervi a fior di pelle e sapevo che comunque aveva ragione. 
Lo aveva specificato, proco prima il professore e se ne sarebbe accorto, voleva anche le prove della nuova amicizia che dovevamo costruire. 
Mi dava fastidio, il professore non era nessuno per me, non poteva costringere le persone a stare insieme a forza. Non aveva nessun diritto di costringere me a passare del tempo con un ragazzo che neanche conoscevo, per raggiungere una media decente e una borsa di studio per continuare; mi sembrava assurdo. 
" Infatti io seguo te. " Annunciò cauto. 
Si assottigliò e cominciammo a camminare l'uno accanto all'altra. 
" Ti piace studiare, eh? " Mi chiese divertito. 
Avrei voluto spaccare quel bel faccino che si ritrovava. 
" Lo devo fare. E.. si mi piace." Il tono della mia voce era parecchio acido e non mi importava, avevo già capito dove voleva andare a parare. 
" Colore preferito? " Mi guardò, con un altro lampo negli occhi. 
" Blu." 
" Blu? " Mi chiese mentre giravamo l'ennesima via stretta che portava a casa mia. 
" Sei sordo? Si, ho detto esattamente blu."
Lo vidi sorprendersi stranamente e avvicinarsi a me, portandomi contro al muro; il mio respiro nel frattempo accelerò, sentivo il suo peso sul mio e ,maledissi con tutto 
il cuore il destino che mi aveva portata a quel punto. 
" Mi sembravi il tipo da, camera rosa e vestitini rosa e scarpette rosa." Le sue parole arrivarono dritte al punto e il fiato che aveva speso per pronunciarle mi solleticò il collo.
Sentivo il fuoco avvampare dentro di me e isintivamente lo spinsi lontano. 
" Smettila.. di.. provocare." Dissi provando a riprendermi. 
Arrivammo a casa mentre lui mi guardava col solito sorriso divertito. 
Neanche mi conosceva e si comportava come un perfetto idiota; inserii la chiave sulla toppa e feci leva sul portone. 
" Benvenuto nel mio mondo." Sorrisi. 
Vidi Thoas entrare serio e girarsi intorno come un bambino che scruta lo spazio.
Era divertente, vederlo così curioso, con gli occhi verdi socchiusi e le labbra strette e rosse.
Pensai per un momento allo scontro di poco prima, mentre il suo soffio aveva lasciato un brivido sul mio collo e me ne vergognai immensamente.
Era uno stronzo. 
" Questo è il tuo appartamento? " Chiese. 
" Evita di commentare, Thom. Vieni e sediamoci. " Prima ci saremmo conosciuti, prima avremmo finito. 
" E' un invito? " rividi il lampo di malizia nei suoi occhi e mi pentii della frase pronunciata. 
" Idiota." Lo riproverai. 
Lui, per nulla offeso si mise a sedere con me sul letto e sorrise, guardandomi. 
" Allora, Hel. Voglio le domande." 
" Perché in giro dicono che sei stronzo? " 
" Perché lo sono. " Ammise, senza problemi. 
Per un attimo credetti che ne era quasi soddisfatto e mi rabbuiai.
Non mi piaceva, non mi andavano bene quei pochi comportamenti che mi aveva presentato. 
Pensai alle parole di Celeste e sorrisi senza scrupolo. 
" Perché ridi? " Mi chiese. 
" Questa vale come domanda? " 
Mi scontrai contro i due occhioni verde prato e tornai seria. 
" Prendila come ti pare.."
" Nulla, tu lo fai sempre o sbaglio? " 
" No, non sbagli.. " Si portò una mano sulla testa per poi cadere a mò di elefante, sul cuscino del mio letto.
Che maleducato. 
" Hei, siamo a casa mia, hai presente!?" 
" Cosa pensi dell'amore, Hel? " Ignorò il mio rimprovero e tornò sui miei occhi. 
La domanda era centrata e non potevo non rispondere. 
" Non... prendermi...in giro. " Dissi cauta. 
" Promesso. " 
Stavo provando a dire le cose giuste, senza rendermi troppo ridicola, pensai di esserlo comunque e abbassai gli occhi. 
Nella mia vita, l'amore non era facile. Nella vita si poteva amare ogni cosa, amare il cielo, amare la musica, il blu di una maglietta, le parole. 
Portai una mano sui capelli lunghi e notai ancora una volta lo sguardo di Marx. Lo sentivo addosso e mi dava alla testa.  
" Io.. amo le parole. Dirette ma discrete, semplici o complesse, tue e di tutti gli altri. Universali." Mi fermai in attesa di una risposta ma Thomas continuava ad aspettare me. 
"Comunque di solito, la maggior parte di noi, ama e si innamora di qualcuno. Giusto?" 
" Di solito." Disse. Aveva un lampo di curiosità negli occhi e ne fui estremamente lusingata. 
Pensai seriamente alla piega che avrebbe potuto prendere quella discussione. 
Di solito le persone si innamoravano di qualcuno con un buon profumo, due occhi grandi,qualcuno con un sorriso contagioso e mi era successo una volta, una sola volta. 
" Questa penso sia la forma più complicata dell'amore. Amare qualcuno." Presi fiato e lui sorrise. " Neanche te ne accorgi, succede e basta. 
Ti ritrovi a scarabocchiare ovunque un nome che detto sinceramente neanche ti piace. I battiti del cuore fuori controllo e completamente priva di respiro." 
Comunque, che rimanga tra di noi, non si sentono le campane, l'amore non è una favola, non comprende nessun 'felici e contenti'.
Sin da quand'ero piccola, era così per me e per un attimo pensai di avere ragione. Sembrava stupido ma mi capitava di smentire ogni cosa e sorridere al pensiero
che un finale del genere potesse esistere.
" Leggende. " Confermò lui. 
" Piuttosto, l'amore, è un sentimento,amore è viversi, arrivare a fine mese senza un euro e sperare lo stesso che arrivi il prossimo, per esserci, insieme. 
amore è aspettare la sera, per scambiarsi carezze tenute nascoste tutto il giorno. Amore è litigare per il caffè amaro, la mattina. 
Fare la spesa e accettare che per qualche strano motivo, l'amore della tua vita, compri ogni cosa e mai quella giusta. Amore è telefonarsi mentre si lavora per sapere 
se è tutto occhei, se lui ha mangiato, se lei ha smesso di pensare al mare. Chiedersi continuamente se la luna, sia destinata a due occhi così speciali come i suoi. 
Amore è restare insieme la vigilia di Natale, noncuranti del pranzo che ci si aspetta.Amore, è guardarsi allo specchio con i capelli bianchi ma accettarsi lo stesso 
sapendo che nell'altra stanza, c'è lui, che ti ama,ti ama anche se sei cambiata. Comunque l'amore è una delusione, una bellissima delusione. " 
Alzai lo sguardo e mi sentii profondamente stupida. Avevo appena rivelato una parte di me ad un perfetto sconosciuto. 
" Rivelatorio. " Thomas si avvicinò serio e coinciso, mettendomi una mano sulla guancia.
Non vidi nessun ghigno sul suo volto, solo.. mi sembrò di sparire nel nulla mentre il tocco caldo del suo gesto mi bruciava addosso. 
" Ti hanno ferita, delusa, lasciata. Tu credi all'amore e sostieni, stranamente che non ti innamorerai mai più." Annunciò distratto.
Mi aveva capita.
Si avvicinò ancora una volta e sentii il contatto delle sue labbra umide contro il mio collo.
" Non mi va di parlare di questo." la frase uscì quasi a fatica in quanto ero incapace di resistere al suo respiro flebile e ai suoi baci caldi." Mmmh." 
Io non lo conoscevo, che diavolo stavo facendo? 
" Aspetta. " Mi alzai in piedi perdendo quasi l'equilibrio. " Stupido,  arrogante, presuntuoso, sfacciato..." Gli puntai un dito contro, costringendolo a sdraiarsi completamente sul mio letto. " Non provarci mai più, non pensarci neanche lontanamente! " 
Stupidi ormoni in subbuglio. 
Thomas si alzò in piedi e sorrise. 
" Sono stupido,arrogante, presuntuoso, sfacciato ma attraente. Soprattutto attraente, giusto Hel? " 
Avvampai improvvisamente. 
Perchè doveva capitare a me?? Per quale motivo dovevo stare dietro ad uno come lui? 
" Oh, mister Sesso, sicuramente non per me! Mi hai colto alla sprovvista! " Dissi con vocina stridula. 
Era strano ma di solito, io ero la persona più timida dell'universo e gli atteggiamenti di quel dannato ragazzo, facevano perdere ogni traccia di timidezza, infrangendo semplici irritazioni. Era irritante. 
" Cadrai ai miei piedi, come sono cadute tutte. " Mi riferì. 
" Ma smettila e siediti. " Lo schernii. 
Mi fissò per qualche minuto e poco dopo abbassò lo sguardo. 
" E tu? " Chiesi mentre tremavo. 
Avevo ancora il calore del suo respiro sul collo e sapevo che era pura elettricità. 
" L'amore non esiste. " 
" Plateale. " 
" Realistico. " 
Mi ero rivelata, poco prima e lui, aveva semplicemente risposto con " non esiste." che fregatura. 
" Ti piaccio? " Mi chiese, di rimando. 
" Neanche un po'. " Ero sincera, questo me lo doveva.
Lo vidi cambiare espressione e alzarsi in piedi. 
" Devo andare. " Se ne uscì, poi. 
Rimasi interdetta, immobile come una statua e confusa su ogni angolo del mio mondo. 
Chi era Thomas? Pensai seriamente al suo bacio, portandomi una mano sul collo. Mi aveva incendiata e lo sapevo; il mio problema era il grado di astinenza che avevo indiscussamente portato avanti da un anno a questa parte, il che significava che io, avrei potuto scendere nei più fondi piani, presa letteralmente dall'istinto di una donna, comunemente chiamato, uomo. 
Sapevo che quel ragazzo, conosciuto da solo un giorno aveva il potere di attrarmi come una calamita e non perché fosse bello o attraente, semplicemente perché io, al minimo tocco sbagliato prendevo fuoco. 
Fino ad adesso, comunque, nessuno aveva neanche mai provato a sfiorarmi e Thomas, con un solo bacio aveva scaraventato in me anche troppi dubbi. 
Mi sdraiai sul letto e chiamai Celeste. 
" Hel! " Mi salutò allegra. " hai trovato un modo? " 
Dentro di me sentivo distintamente di stare sbagliando. Thomas mi avrebbe reso il lavoro un inferno e nessuno mi assicurava che il progetto avrebbe avuto buon rendere. 
Raccontai alla mia migliore amica di come era andata la giornata e mi sentii meglio. 
Anche solo quello bastava per rendere le cose un po' meno aggrovigliate. 
Celeste mi serviva e soprattutto mi mancava da morire; era andata al college ed era presa dagli studi : voleva diventare avvocato, un bellissimo e preparatissimo avvocato e io, personalmente, la stimavo. 
La sua famiglia l'aveva sempre appoggiata, la manteneva negli studi, era presente in una maniera assurda e soprattutto, la incoraggiava. 
L'opposto della mia, ovviamente, sempre pronta a darmi contro. 
Chiusi il telefono e comincia a studiare, ordinai pizza e sorrisi mentre guardavo qualche film in televisione; non uscivo spesso o meglio, non uscivo mai, non che non mi piacesse uscire ma non avevo le giuste compagnie e preferivo la tranquillita della mia canotta scura e il mio termosifone caldo. 
Mangiai un'altra fetta di pizza e poco dopo sentii bussare alla porta. 
Chi diavolo era? 
Mi avvicinai alla porta, non ero spaventata e quando la aprii sentii la rabbia addossarmi.
" Cosa diavolo vuoi da me, Thomas?? " Mi informai prima di cadere nel banale. 
" Dobbiamo conoscerci. " Disse. 
" Possiamo farlo in un altro momento, che dici? " 
Thomas alzò le mani in segno di resa. 
" Va bene, ho bisogno di ospitalità questa notte. " 
Sgranai gli occhi e lo vidi scendere sul mio corpo per guardarlo con interesse. Avevo un paio di pantaloncini neri ed una canotta scura. 
" Senti. " Lo richiamai con la mano, mentre era impresso sul mio bacino. " smettila di fare il bambino, vai da un'altra parte. Hai tante amiche o sbaglio? Celeste ti conosce. " Mi ricordai caldamente del discorso di Celeste. 
" Celeste? " Mi chiese entrando in casa e chiudendo la porta con leggerezza. 
" Celeste Campeotto." Sussurrai. 
" Vi conoscete? "
" E' la mia migliore amica." 
" Andavamo alle medie insieme." Sorrise lui, semplice come un bicchiere d'acqua. 
Cominciò, poi, quasi senza vergogna a spogliarsi e infilarsi sotto le coperte del mio letto.
L'avrei ucciso, su questo non avevo dubbi. 
" Cosa... cosa diavolo stai facendo? "
Chiesi rossa in viso e tremante, mentre si toglieva la felpa e rimaneva a torso nudo. 
" Fa caldo qui dentro, Hel e .. ho sonno." Aveva lo sguardo intenso e movimentato, mi scioglieva. 
" Smettila! " 
" Di fare cosa?" Disse, calmo e pacato. 
" Di fare quello! Di guardarmi in quel modo! Di spogliarti! Di infilarti nel mio letto! " Urlai. 
Non sarebbe finita più quella situazione. 
" Non hai un altro letto? " Mi chiese tranquillo. 
"No. "
Lo vidi cambiare espressione, sorrideva malizioso. 
" Allora dovremmo dividerlo. " 
" Non devo dividere niente! Alzati da qui! " 
Ero arrabbiata e se ne accorse. Non avevo nessuna intenzione di condividere il letto con uno come lui, con un estraneo. 
" Buona notte Hel! " Si alzò impercettibilmente e mi lasciò un bacio sulla guancia. 
Mi sedetti a gambe incrociate ai piedi del letto, attendendo chissà quale miracolo, Thomas era sprofondato in un sonno profondo e non si era neanche preoccupato della mia situazione, io, secondo il suo sano modo di vivere, avrei dovuto dormire con lui, nel letto ad una piazza e mezzo. 
Ero scomoda e sentivo la necessità di dormire. Mi alzai titubante e mi avvicinai nel letto, tremante. 
" Vaffanculo Thom." Sussurrai. 
Entrai tra le coperte e mi voltai di lato.
Avrebbe solo dovuto provare ad avvicinarsi e l'avrei fatto fuori. 
 

Ciao ragazze. 
Amo scrivere da quand'ero piccola. 
Dentro ho un mare in tempesta e spero davvero che questa storia vi piaccia, almeno la metà di quanto piace a me. 
Helen è fragile, innamorata dell'amore. 
Helen è schietta e non riesce a rinunciare alla vita, convinta che dietro ad ogni piccola cosa ci sia un mondo da scoprire; 
Thomas è bello, interessante, passionale fino all'ultimo sorriso. 
Forse un po' superficiale in principio, ma col tempo, Thomas si dimostrerà talmente irresistibile da farvi perdere la testa. 
Vi prego di lasciare le recensioni perché voglio migliorare, voglio sentirmi felice, se a qualcuno piaccio. 
Il prossimo capitolo lo posterò tra pochissimo. 
Grazie per chi mi legge..
... 
Grazie mille.
Tiziana. 
  
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