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Autore: nevaeh    11/02/2012    12 recensioni
[...]- Voglio restare – dice semplicemente. La ragazza sospira, scuotendo la testa.
- Stai facendo un enorme errore – lo avverte.
Non farmi innamorare di te, non farmi innamorare di te. [...]
{e un grazie speciale a Jas per il banner}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La tua canzone

1. Capitolo uno

 

 

A Donatella e

a Chiara (scordatelo).

 

Louis Tomlinson è un idiota.

Non che Harry non abbia potuto pensarlo durante quei due anni di amicizia, ma stamattina mattina, mentre esce dall’appartamento che i due condividono diretto verso l’ospedale, è giunto all’amara conclusione che il suo amico è proprio come se l’era immaginato: un idiota. E sfruttatore, anche. E manipolatore. Ma soprattutto un colossale idiota.

Perché una persona completamente – o quasi – sana di mente non se ne mette a rincorrere un’altra mentre nevica, col solo risultato di finire a gambe all’aria per il ghiaccio.

Ovviamente il fatto che si sia fratturato la tibia è stato un caso, ma il ragazzo… no, l’idiota, è riuscito tanto bene nel suo ruolo di manipolatore che adesso Harry, infagottato in un enorme cappotto e in buffo cappello, è costretto a fare la spola dall’ospedale con tutti i generi di prima necessità del suo amico. Che poi tali generi di necessità siano i videogiochi della playstation portatile, i biscotti alla crema di ciliegie e i suoi boxer portafortuna, è tutta un’altra storia.

L’unica fortuna è che dalla sera prima – poche ore dopo che Louis è stato ricoverato – ha finalmente smesso di nevicare e, anche se con qualche difficoltà e con molta attenzione, si può passeggiare. L’ospedale non è molto distante dalla casa, e il cantante ha deciso di lasciare l’ombrello e di farsi due passi, conscio del fatto che così coperto non lo avrebbe riconosciuto nessuno. Affondando il naso nella sciarpa cammina di fianco alle vetrine, lanciando ogni tanto qualche occhiata alla strada e alla folla, sempre troppo di fretta per i suoi gusti; il giovane, che ormai quasi non è più abituato al concetto del camminare per strada come chiunque altro, si sta invece godendo il tragitto, fermandosi anche a comprare una ciambella da un venditore ambulante, che con un sorriso sdentato gli ruba tre sterline e venticinque. Poi, dimostrando enorme coerenza, il cielo decide che per quel giorno è stato troppo sereno, e in un nanosecondo la neve ricomincia a scendere implacabile. Harry soffoca un’imprecazione tra i denti, finendo di mangiare in due bocconi la sua colazione e valutando se continuare a piedi sotto i fiocchi bianchi raggiungere la fermata del tram, che lo avrebbe riparato e portato in ospedale.

 

 

 

Nevica.

Rose guarda scocciata il cielo bianco, sistemandosi le cuffie dell’mp3 e il berretto sistemato in testa. Fortunatamente stamattina ha avuto la geniale idea di prendere il tram, sicura che sarebbe venuto a nevicare in poco tempo. Con un sospiro si guarda intorno mentre il mezzo rallentava all’ultima fermata prima dell’ospedale. In fretta una trentina di persone entrano a rifugiarsi, creando il solito trambusto per obliterare i biglietti e trovare un posto dopo poggiarsi. Con uno scossone il tram parte, Rose getta un’occhiata al di fuori del finestrino, pronta a vedere la solita distesa bianca di strade e palazzi innevati. E invece incontra il riflesso di un paio d’occhi verdi che la scrutano sorridenti. La ragazza rimane un attimo incantata ad ammirarli, prima di voltarsi verso il loro proprietario imbarazzata.

Un ragazzo, infagottato in una sciarpa scura, continua a guardarla senza pudore, girandosi un berretto dall’aria buffa tra le mani. I capelli sono mossi, appiattiti dall’umidità e dal cappello, le labbra rosse e umide, il sorriso bianco e simpatico. Rose pensa che avrebbe attaccato discorso da un momento all’altro, e invece lui si limita a starsene lì a contemplarla, con il suo sorriso e i suoi occhi e le sue labbra. Rose pensa anche che abbia gli occhi più belli che avesse mai visto, e nonostante si senta tremendamente in imbarazzo non riesce a distogliere lo sguardo da quel verde brillante.

Il tempo sembra fermarsi, poi il tram si ferma con l’ennesimo scossone. Rose si costringe a guardarsi intorno, accorgendosi di essere giunta alla sua fermata.

- Scusa – mormora con gli occhi bassi rivolta al ragazzo, facendogli intendere di dover scendere. Quello annuisce e le fa spazio, la ragazza scende in fretta dal mezzo, lanciandogli un’ultima occhiata.

 

 

 

La sua voce.

Harry non riesce credere di essersi comportato in maniera tanto stupida: era solo una ragazza, avrebbe dovuto avvicinarla, scambiarci due parole e magari rubarle un bacio prima di scendere. E invece è rimasto imbambolato a guardarla come un tredicenne alla prima cotta. Scuotendo la testa si accorge che la fermata dalla quale era scesa la giovane è anche la sua, e correndo – continuando sempre a darsi dello stupido – scende al volo dal mezzo in partenza. Sta ancora nevicando e l’ospedale si staglia come un enorme mostro nero in mezzo a tutto quel candore. Harry controlla che nella sacca ci siano tutte le cose che Louis gli aveva ordinato quella mattina ed entra nello stabile attento a non scivolare, continuando invece a pensare a quei occhi scuri che risaltavano sulla pelle chiarissima, quasi trasparente. Scuotendo la testa il ragazzo entra in ascensore e preme il tasto numero quattro, che lo avrebbe portato al reparto ortopedia.

Niall, Liam e Zayn stanno seduti scompostamente al capezzale del paziente, continuando a ridere e scherzare in maniera molto rumorosa e guadagnandosi occhiatacce da una vecchia infermiera che continua a passare lì davanti.

- Ciao a tutti! – esclama il cantante entrando nella stanza; getta la sacca sul letto e si toglie le scarpe, prendendo posto accanto all’amico. Gli altri rispondono più o meno calorosamente, Louis comincia subito a frugare nella sacca alla ricerca di chissà cosa.

- Eccoli! – esclama poco dopo, estraendo i suoi boxer portafortuna con aria estremamente soddisfatta.

Un idiota, appunto.

Harry ride e si mette comodo contro il cuscino, cercando di riscaldarsi. Dal momento che la madre del suo compare non poteva lasciare il suo paese per andare a soccorrere il figlioletto infermo, il riccio si era proposto, tra le altre cose, come balia, accettando di assistere Louis durante la degenza. Il malato in questione gli stampa un bacio sulla guancia sfregandosi le mani come un bambino pestifero, per poi tirare fuori Fifa e PES e cominciare un’appassionante derby United – City. I ragazzi continuano a chiacchierare per parte della mattinata, segretamente felici dell’incidente di percorso di Louis, che aveva rallentato, seppur temporaneamente, i ritmi frenetici ai quali erano ormai abituati. E’ solo intorno all’ora di pranzo che Niall, finita la scorta di tortillas al formaggio, decide che se non avesse mangiato entro due minuti sarebbe andato in crisi d’astinenza, e subito gli altri – Liam escluso, visto che la ragazza lo ha messo a dieta – si mostrano d’accordo.

- Io ho voglia di un trancio di pizza – Louis guarda il suo migliore amico con la sua migliore espressione da cane bastonato e morente – andrei a prendermela da solo ma dopo che per rincorrere qualcuno sono scivolato… -

- Chiaro, chiaro – sbuffa Harry, comunque divertito. Si alza per andare a raccattare le scarpe e raccoglie gli ordini di tutta la compagnia; dopo pochi minuti varca la soglia del bar, frequentato solo da anziani pazienti e operatori dell’ospedale.

E lei è lì.

 

 

 

Anyway, the thing is

What I really mean…

Yours are the sweetest eyes

I never seen.

 

 {e a Elena, perchè è speciale }

   
 
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