«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«
Salve
a tutti, che piacere ritrovarvi ragazze!
Sempre
contenta delle belle parole che avete da spendere per me. Grazie di tutto
cuore!
Stavolta
ho cercato d’aggiornare un po’ più di fretta, ma nel farlo
mi è venuta in mente, ancora una mezza idea per questa storiella!
Credevo
di terminarla con questo capitolo, ma pensandoci bene ci sono ancora parecchie
cose da poter raccontare!
Sì,
sì. ^^
Ok,
vi lascio. A presto
LuNaDrEaMy
aawaa UN ANGELO NELLA MIA VITA aawaa
Chap n.13
Il
mio arrivo in friedhof è piuttosto bizzarro; la
mia corsa irrompe nella quieta, facendomi vergognare del tale chiasso.
Non
siamo alle giostre.
Me
ne rendo conto troppo tardi.
Varco
il cancello di ferro nero, pesante come un macigno, lugubre quanto
l’atmosfera.
Il
vento agita le fronde; degli improbabili uccellacci,
si alzano in volo nel cielo.
Non
sono per nulla spaventata.
Non
che lo dovrei essere, ma non ho mai amato varcare nella solitudine e nel silenzio,
senza nessuno al mio fianco.
Ma questo posto mi piace; dolci essenze
arboree di pregio, donano al luogo un carattere particolarmente romantico.
-“Victor dove sei…”-.
Mi
accuccio nelle spalle, fa freddo.
Girovago
di tomba in tomba, cercando quella sagoma a me tanto familiare.
Non
è difficile scorgerlo, nascosto fra i cespugli rigogliosi, retto
immobile come la più vigile sentinella; dinnanzi a lui, una piccola e
modesta lapide di granito risplende ai raggi del sole.
La
semplicità di questa terra e della gente che vi abita, si fa beffa anche
dello sfarzo e delle rivalità familiari.
Dove
sono nata io, la gente quantifica la potenza in base alla grandezza.
Pochi
passi, gli sono accanto; accarezzo leggera la sua spalla, prima di chinarmi a
porgere un fiore, raccolto da un cespuglio di narciso.
Il
granito rosastro sembra illuminarsi ancora di più.
E
lei, da quella foto scolorita, fredda ma inesorabilmente etèrea, mi
sorride anche stavolta.
-“Eccola
la mia Betty. L’ho trovata finalmente.”-.
-“Mi
dispiace, caro. Non sai quanto mi dispiace.”-.
Sono
affranta, ho creduto nel sogno della favola d’amore, che la realtà
mi sembra così brutta e insopportabile.
Betty era un po’ anche mia, nei miei
sogni.
E’
come se l’avessi persa io stessa, con le prime luci del mattino.
Victor
mi sorride, si fa forza, ma il suo volto tradisce disperazione.
Muta,
interna, devastante.
-“La
vita di un uomo è fatta anche di dipartite. Noi non abbiamo colpe,
dobbiamo solo aspettare.”-.
-“Aspettare
cosa?!”-. Ho paura, le sue parole parlano di
arrendersi.
-“Di
ricongiungerci alle persone care, Sibilla. Come adesso, io l’ho trovata,
ed è ora che smetta di girovagare per il mondo.”-. Sorride, nervoso, gli occhi gettati al di là di
qualcosa che non esiste.
-“E
cosa farai adesso?!”-.
-“Semplice,
mi fermerò.”-.
Le
sue parole suonano così innaturali, per un attimo sembro non percepire
più la sua aurea, sembra non riesca più a sintonizzarmi sulle sue
frequenze.
E’
come se mi fossi svegliata, dal torpore nel quale mi aveva racchiusa.
-“Io
non ti lascio solo”-. E’ tutto ciò che riesco a dirgli,
balbettando.
-“Tu
hai la tua vita.”-. Si gira verso me, mi tende
una mano sulla spalla e continua a parlare –“hai Simone, lo scopo
del vostro proseguimento insieme. Non puoi lasciarlo solo, ora che il destino
ha lasciato nel tuo sacchetto il gusto di una nuova scoperta…”-.
Il
gusto di una nuova scoperta.
Sorrido.
Ecco
perché non voglio lasciarti Victor.
Tu
sei per me un mentore, un amico, una di quelle persone speciali che capita una
sola volta d’incontrare.
-“Vede?! La vita è un po’ come un
pacchetto di biscotti, infila la mano, pesca quello giusto e tutto ha un altro
gusto. Così, chi demorde nella vita non ha capito che basta sfidare la
sorte, per trovare il giusto sapore.”-.
Le sue parole, battono in testa.
Sembra passata una vita da allora. Da quando decise di trascinarmi
nel suo mondo, fantastico.
-“Victor…”-. Non riesco a dire altro, mi ha
commossa. Le lacrime scendono e rigano il volto, sono lacrime tristi, che fanno
male, bruciano quanto l’addio che sento sto per dargli.
-“Adesso sai cosa fare Sibilla.”-.
Mi prende a se, stringendomi forte –“il tuo cuore è pieno
d’amore, va e fallo cantare!”-.
-“Come faro senza di te ?”-. Continuo a fissarlo negli
occhi, soffocati dalle lacrime.
-“Oh piccola Sibilla, avrai così tante cose da fare
da domani, che tu stessa dimenticherai di avermi conosciuto! Ma
c’è di più…”-. Prende respiro, mi accarezza una
guancia –“Non hai più bisogno di me. E lo
sai…”-.
Provo ad oppormi, ma il suo sguardo mi fa capire che è una
verità ormai impossibile da tacere.
Lui ha trovato la sua Elisabeth e per quanto mi sembra impossibile
da capire, fermerà il suo cammino a questo momento, in questo posto.
Ed io? Ho scoperto di essere in attesa
del figlio di Simone.
Non posso fermarmi ancora, devo correre da lui e salvare
ciò che resta del nostro matrimonio.
-“Grazie di tutto.”-. Gli
sussurro, all’orecchio, prima
d’abbracciarlo forte.
-“Grazie a te piccola mia. Tu mi hai dato quanto di
più, potessi offrirti io stesso.”-.
Lo guardo, le sue parole spiegano più di quanto io stessa potrei fare, aggiungendone delle altre.
Gli bacio una guancia, e non penso che è l’ultima
volta che vedrò quell’uomo. No.
Vivrà sempre in me, nascosto fra i miei pensieri e fra le
pieghe del mio cuore.
Mi volto per portarmi via di là, cammino
svelta. Non si sente rumore. Né si proferisce parola.
-“Victor…”-.
Non resisto. Mi volto per un ultima volta.
No, non è la stanchezza, e nemmeno le lacrime. Non sono
lontana, e lui non si è nascosto.
E’ andato via. Non c’è più. Victor non
è.
Non me lo disse mai chiaramente, ma io
ne fui così sicura, e ancora oggi che parlo di lui, crebbi e credo
fermamente, che Victor fosse un angelo.
Per la sua grazia, il suo animo
gentile, l’equilibrio e la pace delle sue parole.
Nella vita di chiunque, può
capitare un incontro eccezionale, SPECIALE.
Per il momento in cui capita. Per le
situazioni così impreviste, che si apprestano ad amalgamarti subito alla
compagnia di tale persona.
L’arrivo di Victor nella mia
vita fu imprevisto, quanto enigmatico; dapprima non riuscii a capire cosa
centrava quell’ uomo totalmente sconclusionato, nella mia grigia e misera
esistenza piatta. Io così presa dalla routine dei miei giorni tutti
uguali, io così dannatamente sconfitta e arresa al destino avverso del
mio matrimonio, non trovavo il perché a quell’ uomo, alle sue
parole che toccavano la mia anima, che riuscivano a spiegare mesi e mesi di frustrazione interna. Lui ci
riusciva. Ci è riuscito. Mi ha liberato dalla cappa dell’apatia.
Mi ha ridato speranza e coraggio. Volontà, di riaprire il cuore e farlo
cantare!
Questo era il suo compito, questo era
il perché. Ecco cosa centrava lui con me.
E lo ha fatto facendomi passare per la
sua storia, di un amore diviso, lontano, avverso al destino almeno quanto il mio;
mi ha fatto entrare nel suo dolore, nella sua impotenza, per non far sì
che un domani, la “pazza” vagabonda diventassi io. Buttati mi
diceva, rischia mi diceva. Ma io era arrabbiata, troppo, per dar retta alle
parole di uno sconosciuto .Credevo fossero solo
sciocche similitudini, la sua storia e la mia! Quanto mi sbagliavo e quanto un
sorriso adesso prende il posto di una lacrima, tutte
le volte che ci penso.
Non ho più dolore, mi ha
guarita. Sono di nuovo viva. Sibilla. Me.
Non riesco a staccare i piedi da terra, terribile sensazione
immobilità.
Credo si chiami paura. Sì è paura
quando le mani si agitano nervosamente, quando strusciano sui fianchi
come se dovessero accendere una miccia e scoppiare da un momento
all’altro.
Le porto in tasca, magari staranno comode. Ma qualcosa di
appuntito mi pizzica un polpastrello; le tiro fuori e con loro, viene fuori
anche la minuscola chiave d’ottone che avevo lasciato a Victor…