Serie TV > Dr. House - Medical Division
Segui la storia  |       
Autore: Diomache    20/09/2006    11 recensioni
Lo odio.
Lo odio quando mi crede piccola, ingenua, dolce ed indifesa, un animale di pezza appena fatto dalla nonna. Quando mi crede una crocerossina e non pensa che anch’io sia capace di amare sinceramente.
Lo odio quando mi considera un puzzle, un enigma, una ragazza danneggiata.
E lo amo.
Con la stessa intensità.

Un’altra House/Cameron... mi raccomando recensite!!! Diomache.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutti,
Eccoci giunti all'ultima parte della mia storia.. inutile dire che le vostre recensioni mi hanno reso felicissima e mi hanno dato uno sprint in più per questo nuovo ed ultimo capitolo..
Spero che mi facciate sapere cosa ve ne pare della conclusione, per me sarebbe davvero importante, soprattutto perché sto scoprendo di essere davvero una Cottoncandy incallita e sto preparando un'altra fic (penso che si intitolerà 'Chicago', ma è ancora da vedere..) quindi i vostri commenti mi servono per migliorare, mi raccomando!!!
Innanzitutto ringrazio infinitamente : Apple, Rue Meridian , sakura_kinomoto, Elbereth, IRENE!!, Christine Black e sam carter__. Grazie mille per le vostre bellissime recensioni!!!
Ringrazio infine tutti i lettori (anche quelli che l'hanno letta senza commentare..)
Un bacio!!! Alla prossima fic!!
Diomache.

.

.

.

CAMERON'S EYES

.

.

.

Capitolo III: Semplicemente noi

.

.

.

Tilt.

Ecco l'unica cosa di cui veramente riesco a capacitarmi, tutto quello che riesco a capire: il caos più completo. Il caos e il battito del mio cuore, che sta sfiorando pericolosamente la tachicardia, che sembra rimbombare in ogni fibra del mio essere.

Le sue labbra sono ancora appoggiate delicatamente sulle mie ma non più con la stessa prepotenza di un attimo fa, quando mi aveva attirato a se. È un contatto leggero, come una carezza, piccola, soffice, delicata.

House si distanzia un secondo dalle mie labbra passando la mano che prima teneva intorno al mio braccio sulla mia guancia.

Io apro gli occhi e lo vedo, vicinissimo a me, alla mia bocca. Mi rifletto nell'abisso blu dei suoi occhi, perdendomi quasi, nell'immensità dei suoi pensieri, delle sue contraddizioni, del suo dolore. Restiamo a fissarci qualche piccolissimo secondo. La sua mano è ancora sulla mia guancia. Mi accorgo di tremare, lentamente, ma in maniera costante.

Ho paura.

Ho paura che adesso lui si distanzi e se ne vada.

Ho paura che mi prenda in giro, che scherzi su quello che ha fatto.

Perché, anche se è stato solo un piccolissimo contatto, è stato comunque un bacio.

Ho paura che faccia qualche battuta sarcastica. Non lo sopporterei. Non ora.

Ma qualcosa nei suoi occhi mi fa capire che non accadrà. Come se avesse letto nei miei pensieri, House mi attira di nuovo a se e questa volta non è affatto una semplice carezza.

Un piccolo gemito e le nostre bocche si uniscono davvero, le nostre lingue si incontrano in un bacio vero, intenso, profondo. Posso dire definitivamente addio alle mie capacità intellettive, in questo momento non riesco a realizzare niente, solamente assaporo l'emozione di questo bacio, atteso, bellissimo e assolutamente inaspettato. Non posso credere che stia accadendo davvero…

Troppe volte avevo immaginato di baciarlo, troppe volte avevo sognato che lui mi baciasse in questo modo, quasi con rabbia, con desiderio, con passione.

Sento il bastone di House cadere a terra e subito dopo la sua mano che scivola dolcemente lungo il mio fianco e passare dietro la mia schiena per attirarmi di più a se.

Mi attira con forza verso il suo corpo mentre le nostre bocche non accennano a distanziarsi, cambiamo angolazione del bacio, ci accarezziamo. Io inizio a sciogliermi un po' dallo stupore iniziale e lo abbraccio, lo stringo forte a me, come se volessi imprigionarlo, come se non volessi più lasciarlo andare via.

L'aria fredda penetra dalla finestra e ci investe quasi completamente ma io non ci faccio caso e a quanto pare nemmeno lui che ora mi spinge, lentamente, verso il bordo del tavolo.

Io indietreggio lasciandomi guidare da lui, come sempre, lasciando che gestisca il gioco, anche adesso, tra le sue braccia.

House mi prende per la vita, mi solleva con facilità e mi fa sedere sul tavolo.

Stiamo perdendo il controllo.

Lo so e lo sa anche lui.

Ma non ho il coraggio di interrompere il nostro bacio, non voglio pensare che dopo ritornerà di nuovo la crudele normalità del nostro quotidiano, non voglio, non voglio. Non posso.

Così lascio che accada, insieme a lui. Osiamo insieme, abbracciati, avvinghiati. Anche lui sa benissimo le conseguenze di questo gesto eppure non accenna a distaccarsi da me, forse anche tu, House, hai le mie stesse paure. Forse anche tu temi quello che temo io.

Sinceramente, non so come sarebbe andata a finire se la porta non si fosse spalancata e Wilson non avesse fatto il suo ingresso, assolutamente ignaro di trovare qualcuno in quello studio buio e , soprattutto, qualcuno che stava amoreggiando.

E soprattutto me e House che stavamo amoreggiando.

Insomma non è cosa di tutti giorni.

Io e Greg ci distanziamo in un secondo, illuminati dalla luce artificiale accesa dall'oncologo, ma restiamo ancora nella stessa posizione di prima, paralizzati da quell'improvvisa interruzione.

Wilson ci guarda, sbigottito.

Bella situazione.

Gli occhi castani dell'oncologo si rivolgono prima ad House poi a me, con un crescendo di incredulità.

Certo, vedere House che si fa sorprendere in certe situazioni è strano ma House è comunque House. Trovarlo con ME, con la dottoressa Allison Cameron, questo sì che è da scoop di prima di pagina.

Sotto lo sguardo malizioso di Wilson io arrossisco violentemente e finalmente mi decido a riattivare le mie capacità intellettive scendendo velocemente dal tavolo, aggiustandomi il camice, i capelli. Tutto tenendo lo sguardo rigorosamente verso il basso.

Accidenti, che situazione imbarazzante.

Greg si limita ad osservare il suo amico con uno sguardo diciamo piuttosto indecifrabile e con un sorriso molto.. alla House… senza dire nulla, proprio ora che un paio delle sue battutine pungenti sarebbero proprio necessarie.

Finalmente James ha il coraggio di interrompere quello stranissimo silenzio carico di tensione.

-H.House… io non..- inizia tradendo un sorriso misto di rimprovero e di contentezza.

-ehi, quest'ufficio è diventato un punto di ritrovo! Jimmy!- esclama House, come se si fossero incontrati per sbaglio in corridoio.- ma tu non avevi una cena con l'infermiera di cardiologia?-

James gli lancia uno sguardo di biasimo.

-Ooops…per la cronaca era con tua moglie, me l'ero dimenticato…- finge di correggersi, provocandomi un sorriso di puro divertimento.

-non siete stati prudenti.- ci ammonisce Wilson, mettendo le mani in tasca.- se fosse entrato qualcun altro, avreste corso dei guai seri.-

Ha ragione. Inizio a giocherellare nervosamente con le mani, ipotizzando solamente quello che sarebbe accaduto se invece di James fosse entrata un'infermiera. L'avrebbe saputo tutto il PPTH in una manciata di secondi.

O se fosse entrata la Cuddy. Non credo di avere una fantasia tanto fervida da poter immaginare cosa avrebbe detto o fatto. Rabbrividisco solamente all'ipotesi.

-ci piace vivere pericolosamente.- esclama House con finta noncuranza, interrompendo i miei pensieri.- parliamo di te: come mai ti abbiamo ancora tra i piedi?-

Wilson osserva entrambi con un sorriso gentile. -ero venuto a prendermi la giacca.-

Greg aggrotta la fronte, poi il suo sguardo si rivolge all'ambiente circostante.- ah era la tua quella che ho regalato a Chase!!!-

-cosa???-

-non arrabbiarti, ha azzeccato la sua prima diagnosi, mi sembrava un'occasione importante!-

Io finalmente trovo il coraggio di intervenire e, anche se con un sorriso divertito, dico, indicandogli l'altra parte dell'ufficio - la giacca è di là, James.-

Wilson mi lancia uno sguardo disteso, poi torna ad osservare l'amico con un accenno di rimprovero e con una piccolo movimento del capo, come a dire, 'Greg, sei un caso disperato' per poi dirigersi velocemente al recupero di questa maledettissima giacca.

-beh, io vado.- conclude Jimmy avviandosi alla porta ma prima di varcarla si volta di nuovo verso di noi. -e siate prudenti..-

-si papà.- lo interrompe Greg, come un adolescente interromperebbe un genitore troppo assillante.

Wilson scoppia a ridere, poi esce finalmente dall'ufficio, lasciandoci di nuovo soli.

Intanto di fuori la tempesta degli elementi non si è affatto placata, tuoni e pioggia continuano ad imperversare nel cielo, più o meno come dentro di me imperversano sentimenti ed emozioni diverse e completamente in contrasto tra di loro.

Ad esempio all'inizio avevo mentalmente imprecato all'arrivo di James perché aveva interrotto il nostro bacio, però adesso che se n'è andato io mi trovo a non essere molto sicura di voler rimanere sola con House.

Sono al settimo cielo perché finalmente questo bacio si è realizzato e non è più confinato nell'universo della mia immaginazione, eppure sono anche terrorizzata al pensiero di quello che accadrà ora. Forse è per questo che non ho ancora trovato il coraggio di guardare Greg negli occhi.

Sospiro quasi in maniera impercettibile e mi passo una mano sulla fronte, quasi per cercare di ristabilirmi psicologicamente. Improvvisamente sento House muoversi e i miei occhi scattano su di lui, rinunciando ad osservare ancora quell'interessantissimo angolo di pavimento.

Greg si sposta con la sua solita andatura claudicante verso la porta dell'ufficio.

Il mio cuore si ferma.

Se ne va.

Sento il respiro che inizia a mancarmi e gli occhi che si fanno lucidi. -te…te ne vai?.- dico ma più che altro è un sussurro.

-si.- risponde Greg girandosi verso di me ed incontrando finalmente i miei occhi.- vado ad avvertire che non puoi proseguire il tuo turno di notte.-

Lo guardo, stupita, stralunata e stranamente euforica.-…perché?..-

-perché hai un impegno.- mi risponde lui con il suo solito sorriso da mascalzone.

-e che gli dirai?-

- una bugia.- si interrompe un attimo.- tranquilla non dovrai farlo tu. Mi sacrificherò io per te.-

Sospiro, in bilico tra la contentezza e il desidero di non lasciare il lavoro. -non ci riuscirai.- sussurro, un po' rassegnata.- non c'è nemmeno la Cuddy che..-

-è per questo che conto di riuscirci.- mi fa l'occhiolino prima di spingere la porta di vetro e varcare la soglia del suo ufficio.

.

.

L'atmosfera di questo bar è buia ma anche calda insieme, un po' soft.

Le luci sono soffuse e anche qui regna un po' di penombra insieme a della delicata musica leggera. Io e Greg siamo seduti al bancone, su un paio di sgabelli. Lui ha ordinato un gin, io un bicchiere di vino bianco fresco, un po' frizzante.

Non posso ancora crederci che mi abbia chiesto veramente di andare a farmi un drink insieme a lui, né riesco ad immaginare come abbia fatto a farmi saltare il turno al PPTH.

So solamente che appena dopo una manciata di secondi era rientrato nell'ufficio, bello e maledetto come sempre e aveva annunciato la mia libertà.

Vorrei chiedergli come accidenti ci è riuscito ma ho quasi paura di quello che potrei sentirmi dire. Tuttavia, è meglio conoscere quello che mi aspetta, così per iniziare a preparare una linea difensiva da tenere con la Cuddy.

-per curiosità.- dico prendendo in mano il bicchiere di vino bianco.- come hai fatto a..-

-ah, quant'è vero che la curiosità è femmina!- esclama Greg facendo un sorso del suo gin. I suoi occhi si concentrano quindi sui miei. -no, è inutile che mi guardi così…-

-così, come?- domando, incuriosita, esibendo uno sguardo assolutamente innocente.

-tanto non te lo dico: segreto professionale.- continua, senza badare affatto alla mia domanda.- metti che si sparge la voce, l'ospedale non avrebbe più un medico di turno!-

Rido, quindi faccio anch'io un sorso della mia bevanda.- Wilson potrebbe comunque.- aggiungo osservandolo intensamente. House mi rivolge uno sguardo incuriosito, intrigato.

Continuo. -con quello che ha visto, potrebbe ricattarti in eterno.-

-naa, non lo farà.- esclama lui con un tono un po' superficiale.- sa benissimo che potrei riccattarlo anch'io, sarebbe un circolo vizioso!- continua facendo uno sguardo chiaramente allusivo alle scappatoie extramatrimoniali del dottor James Wilson.

Sorrido, poi il mio sguardo si abbassa un istante e quando lo rialzo Greg mi osserva intrigato, come se cercasse di leggermi nella mente. Gli tolgo la fatica, dicendo:

-perché mi hai invitato a bere qualcosa qui?- domando.

-qui non ti piace? …-

-si mi piace, intendevo: perché…-

-non ti andava di bere? Ma mi hai detto che avevi già preso qualcosa per cena …-

-House!!- lo interrompo bruscamente, alzando anche un po' il tono di voce, facendo girare verso di me il barista che mi guarda, attonito.- ehm, scusi..- sussurro, arrossendo vistosamente.

Squadro Greg che mi guarda, divertito.

Io sbuffo: a volte può essere davvero esasperante. -mi rispondi?- chiedo, con una certa insistenza.

Lui sospira e fa un altro goccio del suo alcolico. Sicuramente cercherà di evadere, di nuovo.

Ma io non posso accontentarmi di questi silenzi. Ho bisogno di sapere.

-perché…..- lascio che corra una lunga pausa.- perché mi hai baciata?- la mia voce è praticamente un sussurro e , nel brusio del bar e tra la sua musica, non so neppure se si sia sentita.

Evidentemente sì, però, perché House alza i suoi occhi ammaliatori verso di me, poi li riabbassa.

-hai presente l'attrazione fisica? Gran brutta bestia.-

Fuggi, di nuovo. Non può essere stata solo attrazione fisica. Non può. Non deve.

-mi hai portato qui .. per attrazione fisica?-

-ti ho baciato per quello.- il suo tono è un po' duro, un po' aspro.

No, non voglio crederti. Non può essere vero.

-ok.- deglutisco, un po' più nervosa di prima.- e mi hai portato qui per lo stesso motivo?-

-perché ti turba tanto?-

-e tu perché non rispondi a quello che ti chiedo?-

-perché non ti sto a sentire?!?-finge di ipotizzare, con il solito, sarcastico accento da bastardo.

La sua solita ironia.

Ma perché non ammetti che ti andava passare un po' di tempo con me?

Perché è così difficile, House! Perché non riesci ad amarmi??

Mi guarda, ben conscio che mi sta facendo di nuovo male. Ancora. Sospira, abbassa lo sguardo, poi sussurra, un po' più conciliante.- perché è tanto importante per te?-

È una domanda seria, profonda. Non c'è ombra di sarcasmo, adesso. Mi fissa intensamente negli occhi e io reggo quello sguardo penetrante, affascinante. -perché non ce la faccio più.- gli confido, con un pizzico di tremore nella voce. I suoi occhi non mi lasciano un solo istante mentre continuo:

-perché mi devi dire ora, in questo istante, perché tu mi hai baciata e perché mi hai portato qui. Perché sto soffrendo. Perché ti amo.- i miei occhi sono lucidi, più lucidi del solito. Sento le lacrime che premono paurosamente sulla soglia ma io stringo le palpebre con il preciso intento di ricacciarle all'indietro.

House abbassa lo sguardo sulla sua bevanda. Non dice nulla. Ma il suo silenzio è più forte di qualsiasi altro discorso. Io lo fisso, incredula, ferita.

Stupida, stupida, stupida. Ecco l'unica parola che mi riecheggia nella mente, ecco cosa vorrei mi gridasse anche lui. Vorrei che prendesse il coraggio di dirmi che sono stata una cretina ad illudermi che tutto sarebbe cambiato, una stupida, un'ipocrita perché avevo anche solo sperato di poter stare insieme a lui. Lui che non mi ama e che forse non mi amerà mai. Lui che mi ferisce ancora, di nuovo.

Non doveva baciarmi. Gli è sfuggito di mano ma non ha pensato a come mi sarei sentita io.

Egoista.

Bastardo.

Non si può baciare, abbracciare, desiderare una persona in quel modo.. così…splendido, in quel modo in cui non mi sentivo da tanto.. tantissimo tempo e poi… e poi dire che era solo attrazione fisica. E se anche fosse così, almeno abbi la decenza di starmi lontano, soprattutto abbi la decenza di trattenerti visto che ti avevo detto che tu per me eri ancora importante. E invece no, tu mi hai baciata.

Quindi o non mi ami o non vuoi amarmi.

Mi rendo conto che è inutile continuare a tormentarsi su quale sia l'ipotesi giusta. Il risultato è sempre lo stesso in entrambi i casi.

-Buonanotte House.- concludo lasciando che gli occhi mi trabocchino un po', quindi lascio cinque dollari sul bancone e scappo, correndo. Non voglio niente da lui, nemmeno che mi offra il vino.

House mi aveva osservata per tutto il tempo, senza fare nulla.

.

.

Il cucù di legno che ho appeso in salotto esce fuori dalla sua cuccetta ed inizia a canticchiare non appena la lancetta dei minuti si unisce a quella dei secondi, sul numero dodici. È mezzanotte. Me ne rendo conto solamente grazie a quell'orrendo cucù che mi riporta alla realtà, destandomi dal sonno in cui ero caduta.

Mi ritrovo sul divano, con addosso la mia camicia da notte bianca. È ancora quella estiva perché non ho avuto il tempo di cambiare i vestiti e non posso negare che ho anche un po' freddo, dato che quest'indumento mi arriva al ginocchio. Ho appoggiato alle ginocchia un paio di portafoto e un album di nozze. Quando sono tornata a casa, appena un paio di ore fa, mi ero buttata a piangere proprio sul divano e mi ero inevitabilmente immersa nei ricordi, alla ricerca di un appiglio a cui aggrapparmi per soffrire meno.

Così avevo preso l'album di nozze. Il mio primo grande amore finito nella tragedia. Mio marito: un uomo che il destino mi aveva strappato.

E poi un portafoto che conteneva sia me che Joe, il migliore amico di mio marito. Joe: l'uomo che io non avevo potuto amare. Non potevo pensare di stare con lui e contemporaneamente convivere pacificamente con me stessa. Non sarei stata capace di guardarmi allo specchio. È uno dei miei più grandi segreti, non l'ho rivelato a nessuno. E forse non avrò mai il coraggio di farlo.

E poi una foto in cui festeggiamo i 50 anni del PPTH, scattata appena un mese fa. Alcuni colleghi dell'ospedale e poi House, il mio House, sullo sfondo, con lo sguardo palesemente scocciato, perché lui odia le feste immotivate e odia le fotografie. House: l'uomo che non mi può amare. O che non mi ama affatto.

Non lo saprò mai.

Forse sono stata io che non l'ho saputo amare, che non l'ho saputo conquistare.

Mi alzo lentamente dal divano, con la testa a pezzi, gli occhi arrossati dal pianto. Ho solamente tanta voglia di dormire, di non pensare a niente, di lasciarmi andare. Di isolarmi per un po'.

Ma ovviamente tutto questo resta un'utopia perché improvvisamente suonano alla porta.

Aggrotto la fronte, prendo una felpa da indossare sopra la camicia da notte e mi dirigo alla porta.

La apro senza nemmeno guardare chi sia, imprudente e stupida come non lo sono mai stata.

I miei occhi si spalancano di stupore non appena incontrano la figura alta di House.

Eppure non riesco ad essere felice. La tristezza per la nostra ultima conversazione mi fa letteralmente venire l'amaro in bocca. -che vuoi?.- inizio, dura, fredda. -che cosa sei venuto a fare?-

Greg sospira.- questa deve essere la serata delle domande.-

Io faccio per chiudergli violentemente la porta in faccia ma lui stesso la blocca, fermandola con un rapido gesto della mano.

Sospiro, poi riprendo, più dura:

-devi imparare a giustificare quello che fai. Non puoi permetterti di fare tutto quello che ti salta in mente.- continuo io, un po' seccata. -oppure ti credi così onnipotente da poter fare e disfare a tuo piacimento ogni cosa, senza contare affatto le conseguenze, dottor House??-

Lui osserva un istante la mia camicia da notte- promemoria per me: mai svegliare il can che dorme. Potrebbe mordere.- il suo apprezzamento sulla mia acidità non mi fa sorridere, anzi.

-sai essere davvero un bastardo se vuoi.- continuo, un po' ferita.- ma mi domando se essere sempre un bastardo sia la cosa che tu voglia davvero.-

Le mie parole lo turbano, si vede. Abbassa lo sguardo verso il suo bastone, quasi con aria colpevole.

-posso entrare?- mi chiede, con voce bassa.

Io lo osservo un istante. No, non voglio che entri. Mi ferirebbe ancora, mi farebbe di nuovo male. E io mi rendo conto che non posso più sopportarlo.

-no.- ribatto, quindi, fredda. Ma la mia mente ha per poco il sopravvento sul mio cuore. Quindi continuo, più conciliante. -se non mi dici cosa ti ha fatto venire qui.-

House rotea gli occhi.- Io faccio sempre solo quello che voglio fare.-

-bene.- ribatto io, incrociando le braccia.-fuori.- continuo cercando di nuovo di chiudere l'uscio e di nuovo con scarsi risultati. Greg fa, anzi, un passo oltre la soglia della mia abitazione.

-non è stata soddisfacente come risposta?-

-no.- continuo io.- applicati di più altrimenti…-

-altrimenti?.- mi chiede lui, intrigato.

-ti prendo il bastone e ti caccio fuori di casa mia.- continuo, con aria stizzita. Mi rendo conto che mi sta coinvolgendo nel suo solito gioco di botta e risposta. E non dovrei farmi coinvolgere.

Greg sgrana gli occhi e annuisce.- mm.. minacciosa…-

-allora?- insisto.

-perché il mio appartamento ha preso fuoco e non so dove andare.- tenta di nuovo, con voce irrisoria.

-risposta sbagliata.- rispondo io, più dura.

House si mostra palesemente scocciato. -ok. La Cuddy ha scoperto il mio giochetto e ho pensato che casa tua fosse il miglior rifugio.-

Sospiro.

-inventatene un'altra, questa era penosa.-

-è mezzanotte non puoi pretendere che la mia fantasia carburi come in pieno giorno!-mi guarda, insistente. Adesso basta con i giochetti. Lui mi osserva e capisce dal mio sguardo che non ho più intenzione di andare avanti così.

Voglio la verità.

Ho bisogno di sapere la verità.

-cosa sei venuto a fare qui?- domando ma in realtà suona quasi come una supplica.

-perché non riesco a tornare a casa- risponde House, cupo, profondo. Sincero? Si, credo di si.

Ha lo sguardo triste e desolato di chi ha vissuto troppo tempo nella solitudine. Il mio stesso sguardo.

House alza gli occhi e li punta nei miei, dicendo: . -perché non riesco a dormire. Perché ti amo.-

La sua voce risuona, nonostante sia bassa e sussurrata, sulle scale del condominio, nella mia casa deserta e nel mio cuore ferito ed incredulo. Lo osservo, sperando di aver sentito bene, sperando che non sia una sciocca allucinazione della mia mente.

House mi ha detto 'ti amo'.

Non posso crederci. L'ha fatto quasi con noncuranza, quasi, ma il suo tono era serissimo.

Apro la bocca, cercando di dire qualcosa. Ma l'unica cosa che riesco a balbettare è -entra..-

Non ricordo bene cosa è successo dopo. O meglio, lo ricordo così bene che il solo pensarci mi da alla testa e mi confonde.

Ricordo bene i nostri baci, le nostre carezze.

Ricordo Greg che asciuga le mie guance rigate di lacrime, i nostri vestiti che restano sparsi sul pavimento della mia camera e noi che ci distendiamo sul mio letto. Un letto che era stato per troppo tempo freddo e desolato, e che ora sembra quasi bollente, caldo ed ospitale come i nostri cuori, come le nostre anime. Le nostre mani che si congiungono, le nostre bocche, i nostri corpi, tutto unito in un'armonia a tratti frenetica, a tratti dolce e delicata. In un'armonia d'amore.

Ecco quello che siamo sempre stati, Greg. Due persone bisognose l'una dell'altra.

Tu hai sofferto tanto: Stacy ti aveva rubato il cuore e una gamba.

Io uscivo da un matrimonio finito in tragedia e dalla sofferenza di un amore mai iniziato.

Tu, arcigno, duro, sarcastico. Tu, il mio opposto. Tu diffidente verso gli altri, chiuso, scontroso.

Tu, la mia metà.

Ci ritroviamo abbracciati, io leggermente appoggiata al tuo torace, tu con le mani ancora tra i miei capelli. Ci fissiamo negli occhi, sfidando il buio della mia camera, in silenzio. Senza dire nulla eppure trasmettendoci a vicenda i nostri sentimenti così intensamente che nessuna esplicita dichiarazione d'amore sarebbe stata capace di fare.

Dopo un tempo che a me sembra interminabile è proprio Greg ad interrompere il nostro silenzio carico di complicità. -comunque era vero.-

Io aggrotto la fronte e lascio che lui prenda una ciocca dei miei capelli scuri ed inizi a giocarci con le dita.- che cosa?-

-la Cuddy. è stata avvertita che mancava un medico.-

Questa notizia mi coglie completamente impreparata e per poco non mi prende un infarto.

-co..cosa?-

House sorride.- sempre a credere a tutto quello che dico.-

Io lo guardo, stralunata, incredula e divertita. Eccolo, il mio House.

-sei un bastardo! Un manipolatore, un…-

-o Dio, salvaci!- esclama Greg alludendo al fatto che sto ricominciando con una delle mie prediche moraliste. Alza gli occhi al cielo e per troncarmi da principio mi chiude la bocca con un bacio.

Io lo lascio fare, toccando il cielo con un dito per la felicità.

La luna che filtra dalle ante spia di nuovo i nostri baci, i nostri abbracci.

Spia non più un capo e la sua assistente ma un uomo e la sua donna.

Semplicemente noi.

Allison Cameron e Gregory House.

Insieme.

.

FINE

.

.

Recensite!!!^^
Bax!
Diomache.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Dr. House - Medical Division / Vai alla pagina dell'autore: Diomache