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Autore: etienne86    13/02/2012    22 recensioni
Una fic introspettiva,poca azione, che si svolge in brevi capitoli, in un racconto corale dei protagonisti, dei loro diversi stati d'animo di fronte ai medesimi eventi. Alcuni momenti cruciali della storia originale capovolti come palle di vetro. Perchè a volte il cuore è un labirinto, in cui ci si può perdere.
Della serie: attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Ed eccoci arrivati alla fine.  
Ringrazio le tante amiche che mi hanno seguito e inseguito, recensito e commentato. Siete la parte più bella di questa fantastica esperienza. Sappiate che vi seguo e vi leggo nei commenti che dedicate alle altre storie del sito, dove spero ci ritroveremo.
Grazie, grazie, grazie.



30- Primavera

Una luce quasi accecante attraversa le vetrate e si riflette sul marmo bianco del pavimento.
E' così la primavera, in Svezia.
Dopo l'inverno, con il suo gelo, le ore di luce sempre più brevi, le giornate sempre più lunghe, ti accorgi dell'arrivo della primavera dalla luce fredda che investe ogni cosa.
Sono seduto nel salotto insieme a Sophie e mentre lei legge la corrispondenza ricevuta oggi, io fingo di interessarmi ai rendiconti dell'attività di mio padre.
In Francia è tutta un'altra cosa.
Lo senti nell'aria, l'arrivo della nuova stagione.
Dai piccoli fiori che sbocciano ovunque, riempiendo l'aria del loro profumo, dalle fontane in cui l'acqua torna a zampillare, libera dal ghiaccio, dalle carrozze che invadono le strade, perchè ricomincia la vita di società.
E non c'è luogo come Versailles per cogliere in pieno questi mutamenti della natura.
Versailles, la Francia...le uniche donne che abbia mai amato....
Mi tormenta il ricordo del mio legame con Maria Antonietta, come una veccha ferita che torni a dolere quando muta il tempo.
Non ho dimenticato l'addio a Francoise, colei in cui riponevo tutte le speranze di una nuova vita, una vita in cui l'amore non prendesse la forma di una lenta e triste agonia. Ho pensato tante volte ai nostri momenti insieme, al nostro legame, a cosa lo ha spezzato.
Credo che la regina mi abbia amato sinceramente, ma non fosse libera di assecondare il suo cuore.
Francoise, invece, ha semplicemente seguito un miraggio; in fondo è davvero diventata il soldato, l'erede maschio che il padre ha sempre voluto.
Tuttavia la Svezia non rappresenta più, per me, il nido in cui rifugiarmi.
Sono insofferente a tutto e tutti: qualsiasi sia il mio destino, sento con fermezza che è in Francia che devo tornare.
Sophie si è accorta del mio disagio, non la inganno con la scusa del matrimonio fallito. E so che, benchè dispiaciuta, non tenterà di fermarmi.
Anche adesso cerca di solleticare la mia curiosità riferendomi alcuni particolari delle epistole che sta leggendo. Chi si sposa, chi ha cambiato residenza, chi sta partendo per un viaggio e dove è diretto.
Tutte cose che non mi coinvolgono minimamente, a cui presto attenzione solo per educazione.
"Oh, giusto cielo!"
(1) la sento esclamare mentre tiene stretta tra le mani un messaggio della sua cara amica, la contessa de Lamballe.
"Hans, non crederai mai a cosa mi scrive la contessa!"
"Cosa, Sophie? Ha forse smarrito uno dei suoi cagnolini nei giardini di Versailles?
Il suo abito è stato copiato all'ultimo ballo di corte?"
Sono ben consapevole delle dimensioni che deve avere un evento per trasformarsi in tragedia  agli occhi della nobildonna.
"Hans, non potrai mai immaginare  cosa mi sta riferendo in questa missiva!"
Sospiro, impaziente e annoiato al contempo.
"Il colonnello Oscar Francois de Jarjayes! "
"Oscar?" Il mio tono diventa immediatamente serio e interessato.
Sophie alza gli occhi e mi fissa. Adesso sembra quasi esitante.
"E' successo qualcosa ad Oscar?"
Annuisce e scorgo un velo di gravità nel suo volto.
"Ti prego, spiegami...."
Si accomoda sulla sedia e trae un respiro profondo.
"Il colonnello ha lasciato la guida delle Guardie Reali"
Rimango interdetto. Perchè lasciare l'esercito, una volta annullato il nostro matrimonio?
"La contessa ne conosce il motivo?"
"Ha lasciato la casa di suo padre. Insieme al suo attendente."
Adesso nella voce di mia sorella c'è tutta la denuncia di uno scandalo imperdonabile.
"Oscar è scappata...con  Andrè?"
Il soldato, l'erede maschio del Generale...
"Ho sempre pensato che i servi più fedeli ed affezionati siano i più infidi e pericolosi!" commenta acidamente Sophie.
Mi alzo ridendo, raggiungo la vetrina dei liquori e mi verso da bere.
"Hans, misericordia, ma cosa stai facendo?"
"Brindo all'amore, Sophie!" rispondo, alzando il bicchiere.
Mi fissa allibita, poi torna a prestare la sua attenzione alla lettera.
"La contessa riferisce da fonti sicure che i due abbiano lasciato la Francia e si siano imbarcati per l'America, dopo essersi sposati a Le Havre!"
Svuoto il mio calice e sorrido.
"Così l'ha fatto per davvero ed ha portato con sè la sua Oscar..."
"Di cosa stai parlando?"
"Andrè...Non ricordi che ci raccontò di voler tentare fortuna oltreoceano?"
"Come puoi pensare che rammenti le chiacchere di un domestico....
Pensavo saresti stato sconvolto e invece mi sembri quasi compiaciuto"
La sento alzarsi ed avvicinarsi, mentre continuo a darle le spalle e a fissare il freddo paesaggio davanti a me.
"Non si può non gioire di due cuori che si trovino nell'amore, Sophie."
Poi, dopo un attimo di riflessione, un pensiero grottesco si affaccia alla mia mente.
"Mi chiedo solo se il Generale sarà sopravvissuto ad una notizia del genere!" e scoppio in una fragorosa  risata.
"Proprio non riesco a vedere il lato divertente in uno scandalo di siffatta portata! Una contessa che fugge in America col proprio servo! Mai sentita una bassezza simile!"
Adesso il suo perbenismo mi dà fastidio.
Raggiungo il tavolo e appoggio il bicchiere vuoto.
La mia voce, ora, è terribilmente seria.
"Torno in Francia, Sophie. Qualsiasi tua obiezione sarà inutile"
"Come? Adesso?"
Il silenzio che scende tra noi è interrotto dal cinguettio di un uccello, nel giardino. Un pettirosso si posa sul davanzale e sembra guardarmi.
"Si, Sophie. Adesso. Ormai è primavera..."


(1) "Giusto cielo!" imprecazione raffinata rubata  a Mrs Bingley nel film "Orgoglio e pregiudizio"




Mi sono dibattuta a lungo se tenere o tagliare questo epilogo. La storia in realtà finisce con il pensiero di Fersen. Mi spiaceva, tuttavia, non concludere col personaggio di Oscar, che avevo lasciato piangente al porto di Le Havre.  Prendetelo quindi come una sorta di scena" tagliata" dal contesto  ma conservata per le lettrici.


Epilogo

Mi sono svegliata all'alba, come al solito.
Stretta a lui, come ogni mattina. Sciolgo il nostro abbraccio e rimango a fissarlo per alcuni istanti, la mente riempita dai ricordi dell'ultima notte. Se non fosse per questa leggera nausea che mi prende al mattino, da qualche giorno, lo sveglierei per fare ancora l'amore. Probabilmente tutte queste settimane di navigazione hanno messo a dura prova il mio fisico, che necessita di terra ferma.
Mi vesto e raggiungo il ponte del vascello. I marinai stanno già lavorando alacremente. Qualcuno mi saluta con un cenno del capo.
Tutti sanno che sono una donna, la  moglie di Monsieur Grandier. Nessuno bada al fatto che indosso abiti maschili. Fuori dalla vita dorata dell'aristocrazia parigina e della corte di Versailles,  le persone sono molto meno inclini a giudicare il prossimo.
L'aria immobile è spezzata dal grido roco  del giovane mozzo, arrampicato sul pennone della nave.
"Terra!Terra!"

Insieme ai marinai presenti sul ponte mi dirigo sulla fiancata, seguendo le indicazioni del ragazzo e la vedo.
L'America.
Una costa leggermente frastagliata, avvolta da un velo di nebbia.
Mi stringo tra le braccia, percorsa da un brivido di eccitazione, senza riuscire a staccare gli occhi da quella che sarà la mia nuova patria.
Due forti e calde braccia mi avvolgono, mentre la sua voce dolcissima arriva al mio orecchio.
"Sei sempre molto mattiniera, Oscar..."
Mi volto quel tanto che basta a sfiorare le sue labbra.
"Buongiorno, marito!"
Cala il silenzio, mentre entrambi fissiamo rapiti la striscia di terra innanzi a noi.
"Siamo arrivati, finalmente..."  
Tra poco sbarcheremo da quella nave, in un paese dove saremo per tutti solo Madame e Monsieur Grandier, dove nessuno saprà del nostro passato,  dove non avrà nessuna importanza.
Cerco le sue mani e le stringo tra le mie.
Abbiamo fatto tanta strada per cercare un luogo così, dove potremo essere solo  un uomo ed una donna uniti dall'amore. Andrè non è nemmeno preoccupato dell'aspetto economico. Mi ha vagamente riferito di un  piccolo tesoro, "omaggio" del Cavaliere Nero, che ha portato con sè.
"Voglio solo amarti, Oscar. Voglio farlo alla luce del sole, davanti agli uomini, senza nascondermi, senza essere giudicato. Tutto il resto è di secondaria importanza"
Questo mi ha detto, il giorno del nostro matrimonio, nella piccola chiesetta di Le Havre. Questo è per noi l'America.


  
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