Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: kety100    14/02/2012    1 recensioni
Io sono più di un'Umana.
Io sono meno di un'Elfa.
Io sono un'Umana nel corpo di un'Elfa.
Io sono Umanamente Elfica.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 CAPITOLO 1: LA MIA VITA ERA NORMALE, ASSOLUTAMENTE, COMPLETAMENTE NORMALE!
“Un ragazzo, un ragazzo con gli occhi viola e i capelli biondo scuro.
Seduto su una sedia grigia vestito di grigio accanto ad un trono grigio in un palazzo grigio pieno di gente grigia.
Insomma, quello che i comuni mortali definirebbero un mortorio.
Arriva un messaggero vestito di … grigio, cha noia! Un po’ di fantasia e colore è chiedere troppo!?
-Mio Signore- mormora con tono neutro inchinandosi di fronte al trono.
-Alzati e dimmi ciò che hai ssscoperto-sibila il tipo grigio seduto sul grande scranno accanto al ragazzo.
-Mio Signore, ho scoperto che la ragazza è nel mondo umano, più precisamente a Riccione, in Italia- sussurra l’uomo, sempre con quel tono deprimente e monocorde.
-Eccellente, eccellente davvero …- il sangue mi gela nelle vene, quelle parole mi terrorizzano.
-Cosa devo fare, Mio Signore?- chiede la prima figura, sempre con gli occhi al pavimento … grigio, che noia.
-Trovala, spiala, scopri tutto su di lei e poi portala a me- la frase si conclude con una risata malvagia.
-Sarà un onore, Mio Signore- il tipo sorride, mostrando i denti aguzzi e scomparendo in una nuvola … grigia.
Lo dico e lo ripeto: quel posto è un mortorio.”
 
Mi sveglio con un urlo completamente sudata.
Ok, ora devo ricordarmi chi sono … già, chi sono?
Oh, sì, Katherine Moonstone, figlia di Jim e Cristina Moonstone, orfana di entrambi e convivente con un cugino rompiscatole e due zii adorabili.
“Kety, si può sapere che hai da urlare?! Sono le cinque di mattina!” sbuffa mio cugino, Miguel, guardandomi assonnato dal letto dall’altra parte della stanza.
“Ho solo avuto un incubo, scusami se ho svegliato vossignoria, prometto che la prossima volta che rischierò l’infarto sarò più silenziosa!” ribatto scocciata buttando le coperte da una parte e rabbrividendo nel sentire il pavimento freddo sotto i piedi.
“Noiosa … torna a dormire …” borbotta, voltandosi dall’altra parte e rimettendosi a dormire.
Che cretino! E pensare che la mia migliore amica ne è innamorata … penso con un sorrisetto, già, Alice, la mia migliore amica, l’esatto contrario di me: capelli biondi, occhi marrone cioccolato.
Inutile dire che mezza scuola è cotta di lei, o anche di più, visto cha la maggior parte degli studenti all’Agrario di Pesaro sono maschi.
Sento mio cugino che russa sonoramente nel suo letto, ora sono certa che non riuscirò a dormire.
Mi stiracchio leggermente entrando in bagno e guardando con il solito disappunto la mia immagine nel grande specchio a muro: capelli nero pece, grandi occhi blu elettrico, fisico asciutto e atletico.
Uhm, no, sul fisico non ho nulla da dire, ma perché devo avere questi cavolo di occhi!? Perché non potevo nascere con uno sguardo normale? Insomma, tutti quelli che fisso, insegnati compresi, tendono ad abbassare lo sguardo e parlarmi guardandosi le scarpe! Secondo Alice è perché sembra quasi che io riesca a leggere il cuore delle persone, con questi occhi, che cavolata, io faccio fatica a capire che cosa passa per la testa di mio cugino, figurarsi se riesco a leggere il cuore delle persone!
Sta di fatto che la gente se può evita di guardarmi negli occhi, che a quanto pare sono uguali a quelli di mamma.
Da papà invece ho preso i capelli, lui a detta della zia aveva anche gli occhi verdi e la pelle chiara, mamma invece era bionda e la pelle abbronzata, perché la nostra famiglia viene dalla Spagna.
Sospiro uscendo dal bagno, vorrei almeno ricordarmi qualcosa dei miei genitori, che so, uno sguardo, un sorriso, e invece no, non so nulla di loro, tranne che sedici anni fa sono stati investiti da un tizio che è passato col rosso.
Mamma è riuscita a buttarmi sul marciapiede, lei e papà sono morti sul colpo.
Mi consola sapere che non hanno sofferto.
Mi fa rabbia sapere che li hanno cremati senza chiedermi nulla.
Va bene, non avevo neppure un anno, però diamine, quanto gli costava farmi una semplice domandina!? Secondo Miguel è esagerato, forse quel cretino ha ragione, però siccome mi arrabbio quando ci penso tendo a scacciare queste cavolate dalla mia testa.
Che cosa mi metto oggi? Mi chiedo aprendo l’armadio e guardandoci dentro con la torcia accesa fra i denti, credo che anche se accendessi la luce Miguel non si sveglierebbe, ma mi piace il buio, e vestirmi nella semioscurità mi piace.
Vediamo, oggi che giorno è? Lunedì, e il lunedì non bisogna vestirsi troppo bene, ma neppure sportivi … uhm, in che stagione siamo? Fine primavera, uhm, vediamo … penso frugando nel mio armadio alla ricerca di qualcosa di comodo da mettermi, non che fossi una persona frivola e amante della moda, è che questa settimana voglio provare a vestirmi bene, non so neppure io perché, pur restando nei limiti della comodità!
Oh, al diavolo! Urla la mia mente, stufa di guardare in ogni angolo e farsi seghe mentali sul ragazzo più carino della scuola.
“Ok, Gus, facciamo come dici tu …” borbotto a Gustavo (alias il mio cervello), chiudendo gli occhi e infilando la mano nel guardaroba, decisa ad indossare quello che mi capita.
Vediamo che mi è toccato in sorte … penso aprendo gli occhi e scoprendo che in mano ho i miei jeans preferiti e una canottiera non troppo scollata, completamente nera con sopra delle farfalle fucsia, beh, che dire? È la volta buona per metterla!
Dopo essermi vestita e aver rifatto il letto prendo il mio zaino e guardo l’orologio: 6:00 in punto.
Chi ho messo un ora per preparami, mi faccio schifo da sola.
Sarà ora svegliare quel pigrone di Miguel mi dico, avvicinandomi al letto di mio cugino.
“Miguel? Sveglia! È ora di andare a scuola!” gli dico scuotendolo.
“Lasciami di dormire, mamma! Sveglia prima Kety!” borbotta come tutte le mattine, io sorrido cattiva: qui ci vogliono le maniere forti.
“SOLDATO! IN PIEDI E CENTO FLESSIONI!” urlo nelle orecchie di quel cretino del mio cuginetto, vuole fare l’Accademia Militare? Che si abitui!
“Eh? Cosa? Quando? Come? Perché?” esclama sedendosi di scatto con il respiro mozzo.
“Ah ahahahaha (risata) Miguel, dovresti vedere la tua faccia!” rido seduta sul pavimento, dove lui mi ha letteralmente scaraventato con il suo movimento improvviso.
“Ma sei impazzita?! Mi è quasi venuto un infarto!” mi dice con una mano sul cuore e gli occhi chiusi, mamma mia che frignone!
“Hai un talento da attore drammatico, altro che militare!” sbuffo io alzandomi e spazzolandomi i pantaloni.
“Kety, hai dimenticato le scarpe” mi ricorda lui.
“Lo so, me le stavo mettendo!” sbuffo piccata prendendo le mie hall stars nere consumate e comode.
Aspetto con impazienza che si vesta, credo di essere la prima sedicenne sulla faccia della terra a cui, non dico piace, ma se non altro non odia andare a scuola.
“Miguel, muoviti! Così perdo il treno! E prima che tu me lo chieda: no, non me ne frega un accidente se hai la macchina!” esclamo bussando alla porta della camera di mio cugino.
“Ok, ok, sono pronto, Kay!” esclama con una risatina usando il soprannome che mi sono guadagnata all’età di cinque anni, ovvero quando lui ne aveva nove, grazie ad una luuunga storia i cui protagonisti siamo io, un mantello da batman e il cane dei vicini, Kay, appunto.
“E piantala! Non sono un cane! E soprattutto non sono quel cane bavoso!” sbuffo guardando male la porta.
“Eccomi, contenta?” mi chiede aprendo la porta e osservandomi con gli occhi neri, in effetti mio cugino ha uno sguardo ancora più strano del mio, infatti i suoi occhi non sono marrone scuro: sono proprio neri con un punto al centro in cui entra tutta la luce.
Aggiungendo a questo sguardo magnetico un fisico da fotomodello palestrato e i suoi capelli biondi, non c’e da meravigliarsi se quasi ogni ragazza che incontra si innamora di lui.
“Uhm, sì, molto, e ora spicciati, mi hai fatto perdere anche troppo tempo! E grazie a te ho perso l’autobus, quindi mi devi portare alla stazione in macchina!” lo avverto, sperando che la sua sensibilità, a patto che l’abbia, gli faccia venire parecchi sensi di colpa.
“Come vuoi, Miss Non m’Importa!” ridacchia, dimostrandomi per l’ennesima volta la sua scarsa, per non dire nulla, sensibilità.
Io ringhio e prendo lo zaino, purtroppo finche non mi ha accompagnato devo fare buon viso a cattivo gioco.
Arriviamo alla stazione con qualche minuto di ritardo, risultato? Devo fare una corsa pazzesca per non rimanere a Riccione.
Per fortuna le mie amiche mi hanno tenuto il posto …
Chiacchieriamo per tutta la durata del viaggio, come sempre, oltre ad Alice ci sono anche: Sara, con capelli castano chiaro e occhi marroni e Claudia, anche lei con occhi e capelli marrone scuro.
Appena arrivate scendiamo in fretta dal treno e prendiamo la navetta piena di studenti come noi, che come sempre prendiamo il posto davanti.
Pochi minuti e l’Agrario ci appare davanti: inizia un'altra giornata di scuola.
 









Angolo Me:
Salve!
Ancora niente che somigli anche solo in modo vago al Fantasy, ma nel prossimo capitolo succederà qualcosa ...
Quindi, che ve ne pare di Kety?
Forse è troppo poco "umana"?
Oppure lo è troppo?
Chissà!
Oh, a proposito; se avete altre idee per il titolo vi prego di dirmele!
Hola,
Kety100
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: kety100