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Autore: Entreri    15/02/2012    4 recensioni
Spesso, prima che albeggiasse, giocavano a carte in silenzio gettando svogliatamente scale e coppie sul tavolo, come se fossero ricordi insignificanti delle loro vite passate che potevano permettersi di dimenticare. La verità, tuttavia, era che Ahmad non credeva fosse giusto dimenticare alcunché e che Lucius, sebbene lo desiderasse, ne era, in fondo, incapace; così gli innumerevoli anni che li separavano dalle loro nascite stagnavano nell'aria insieme al profumo costoso delle donne che avevano costituito il loro pasto.
Cinque e una notte nelle lunghe non vite di Lucius e Ahmad per scoprire se anche i vampiri provano sentimenti.
Prima classificata e vincitrice del Premio Giuria nel Concorso " Anche i vampiri hanno sentimenti... o no?" indetto da BlackIceCrystal sul forum di EFP.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quarta e Quinta notte.

 

Lione 3 febbraio 1560

 

Lucius lottò disperatamente perché la voce cantilenante di Ahmad non lo trascinasse verso la veglia; cercò di aggrapparsi al suo sogno e al tepore in cui l'aveva immerso, ma a poco a poco si accorse che tentando di afferrarlo ne accelerava la fuga e, inseguendolo, l'aveva già dimenticato. Accettò di aprire gli occhi solo quando l'ebbe perso del tutto, permettendo al mondo reale di prendere forma alla luce tremula di una candela. Voltò il capo lentamente e cercò Ahmad con lo sguardo, percorrendo all'inverso il sentiero che quei suoni molesti facevano per raggiungere le sue orecchie, trovandolo intento a prostrarsi a ritmo con la sua preghiera insulsa, apparentemente del tutto inconsapevole di aver turbato il suo riposo.

Lo stoppino della candela doveva essere sul punto di soffocare nella cera la propria fiammella, perché le ombre guizzavano sul viso ovale di Ahmad, giocando con i suoi lineamenti marcati fino a conferire una bellezza misteriosa all'aria solenne che assumeva pregando.

Rimase a fissarlo in silenzio per un po', ancora troppo assonato per stupirsi di quanto trovasse quella vista rassicurante, poi iniziò a chiamarlo dapprima piano poi con veemenza, convinto che non fosse fra i diritti di Ahmad quello di non accorgersi del suo sguardo. Ahmad tuttavia era più bravo di lui ad ignorare la sua voce, abile a tal punto che, se non l'avesse saputo impossibile, Lucius si sarebbe fatto cogliere dal dubbio non l'avesse sentito affatto.

Non desiderava alzarsi per reclamare l'attenzione che gli era dovuta, così si stropicciò gli occhi e aspettò con svogliatezza irritata che Ahmad smettesse di dondolare, si decidesse a voltare il capo, a destra e a sinistra, per poi alzarsi e riporre il tappeto. Quando infine lo fece gli si rivolse tranquillamente, come se fossero già addentro da qualche minuto ad una piacevole conversazione.

«Continui a pronunciarlo male Lucius. Non è Amad, è Ahmad.»

Sorrise divertito nel dirlo e Lucius, in risposta, scosse una mano a suo indirizzo come cercando, con quel gesto ancora assonnato, di disperdere la puntualizzazione nell'aria sottile quale cosa di poco conto.

«Suvvia Lucius non è così difficile. Devi poggiare la lingua alla faringe. Ah, Ah, Ahmad.»

Lucius odiava essere trattato da bambino e normalmente si sarebbe risentito, tuttavia Ahmad era così buffo in quel momento, con una mano sulla gola per mostragli da dove emettere i suoni e l'altra con il palmo rivolto verso l'alto come ad incitarlo a tentare, che entrambi scoppiarono a ridere.

Lucius non l'avrebbe ammesso mai, ma amava il suono allegro della risata di Ahmad, l'impressione fuggevole di essere fonte e parte di quella gioia; così si ritrovò a perdonargli d'averlo svegliato nel cuore del giorno. Mentre allontanava da sé il motivo di quella subitanea assoluzione, la candela si esaurì del tutto, lasciandoli silenziosi in un'oscurità fitta e tiepida. Udì il pagliericcio schiacciarsi rumorosamente e percepì il movimento d'aria causato da Ahmad nel gettarsi pesantemente sul letto accanto al suo. Il frusciare sgradevole della stoffa glielo fece immaginare raggomitolarsi scompostamente sotto la coltre come l'aveva visto fare qualche volta. Quando il rumore cessò Lucius si accorse,o forse percepì, che Ahmad stava per addormentarsi senza dire altro, senza preoccuparsi minimamente del perché l'avesse chiamato, insistentemente e con tono rabbioso, fino a poco prima. Gli parve, quella, una sconsiderata imprudenza, uno scellerato eccesso di fiducia.

«Ahmad.»

«Meglio, ma devi aspirare un po' di più.»

Aveva già un tono assonnato e Lucius desiderò tenerlo sveglio, per punirlo.

«Non hai paura che possa ucciderti nel sonno?»

Ahmad sistemò il cuscino prima di rispondere.

«No.»

Lucius rimase senza parole per un attimo, stupito dalla sbrigativa sicurezza della risposta, avvedendosi che non solo Ahmad non aveva mai, neppure per un momento, dubitato della saggezza di dormire nella stessa stanza, ma, anche dopo la sua domanda, era pienamente risoluto a chiudere gli occhi e immergersi in un sonno profondo. Glielo impedì parlandogli ancora.

«Perché no?»

Ahmad sbuffò leggermente e Lucius sentì nel suo sospiro gli indizi del fastidio, ne sorrise silenziosamente nel buio.

«Non avresti più nessuno a sopportarti.»

Non c'era traccia di sarcasmo nella voce di Ahmad, solo la dura enunciazione di un dato di fatto venata appena da una scocciata benevolenza, e Lucius registrò l'affermazione ignorandone volutamente la verità. Forse Ahmad sospettava l'avrebbe fatto perché aggiunse, sicuro anche se assonnato: «Neanche tu hai paura».

Non ne aveva difatti, non perché si fidasse di Ahmad, semplicemente l'idea che il suo compagno riuscisse a ucciderlo nel sonno era per lui del tutto inconcepibile, degna, forse, di essere considerata per un istante solo per essere scartata poi con assoluta noncuranza.

«Quindi non pensi che io possa tradirti?»

Non poteva vedere l'espressione di Ahmad, ma lo conosceva abbastanza per immaginarla; gli occhi rivolti verso l'alto e l'abbozzo di un sorriso esasperato sul volto; quasi distinse i suoi pensieri maledire a gran voce la sua insistenza.

«Lucius...»

«Lo pronunci perfettamente, ma non è una risposta.»

Dal rumore della coperta intuì che Ahmad dovesse essersi voltato del tutto verso di lui, lo sentì prendere un profondo respiro.

«Ti dirò cosa penso, così poi mi lascerai dormire. Un giorno ti offriranno qualcosa perché tu mi tradisca, qualcosa che desideri, tu sarai tentato, ti domanderai se io potrò mai perdonarti, non saprai darti una risposta, e mi tradirai lo stesso.»

C'era qualcosa di surreale nel sentirgli fare un'affermazione del genere con quel tono pacato e privo di risentimento, quasi il solo tratto di quell'evento che potesse turbarlo fosse il tempo sottratto al sonno per pronosticarlo. Lucius ne sarebbe rimasto sbigottito se non avesse saputo che Ahmad, a dispetto dell'aria gentile e amabile, era duro e insensibile almeno quanto lui.

«E mi perdoneresti?»

Lucius non avrebbe saputo dire da dove provenisse il desiderio di saperlo, tuttavia aveva posto la domanda senza curarsene affatto, come sempre impermeabile a qualsiasi tipo di introspezione.

«Non vedo perché dovrei dirtelo.»

Il tono deciso, anche se ironico, e il rumore del suo voltarsi dall'altra parte fecero intuire a Lucius che Ahmad considerava chiusa la conversazione. Tentò di opporsi chiamandolo una, due, cinque volte, ma Ahmad era bravo ad ignorare la sua voce, tanto bravo che riuscì ad addormentarsi malgrado i suoi sforzi. Lucius prese in considerazione di sporgersi dal proprio materasso per scuoterlo, ma l'irritazione per essere stato ignorato venne erosa dal sonno, così lasciò perdere: non tornarono più sull'argomento.

 

Londra 13 Aprile 2009

 

Quasi cinquecento anni dopo, in una strada poco frequentata della periferia suburbana di Londra, Lucius non poté fare a meno di ricordare quel gesto mancato e, ricordandolo, di pentirsene mentre si trovava a domandarsi, senza riuscire a rispondersi, se Ahmad avrebbe mai potuto perdonargli quello che stava per fare.

Messalla attendeva la sua risposta con la severa nobiltà che Lucius non aveva mai capito se gli fosse stata connaturata in vita o avesse mutuato nel tempo dalle statue che lo raffiguravano. Forse, pensò, era solo un' impressione data dalla fronte alta e dalle piccole ma profonde rughe che si affollavano numerose a lato dei suoi occhi.

«Non ho tutto il tempo del mondo Lucius, a casa c'è qualcuno che mi aspetta.»

Sorrise senza calore mentre la sottile allusione si insinuava in un punto scoperto, ricordando, nel contempo, quale posta fosse stata messa in gioco. Lucius si concesse un secondo per odiarlo prima di rispondergli.

«Il vampiro che cercate si chiama Ahmad. Ahmad ibn Nadir ibn Sa'id ibn Fu'ad al-Misri al-Mansur Nur al-Din.»

«E c'è ancora chi osa lamentarsi della lunghezza del mio nome completo

Lucius ricordò di aver fatto a propria volta dell'umorismo sull'argomento a suo tempo e se ne irritò, fu sul punto di precisare che Manius Valerius Maximus Corvinus Messalla non fosse comunque poi così breve e fosse anzi, in proporzione, più lungo rispetto a quello di Ahmad, tacque però, pensando che in fondo non avesse importanza.

«Dovrai in ogni caso dirmi qualcosa più di un nome, per quanto lungo possa essere.»

Un'utilitaria rossa svoltò alle spalle di Messalla e Lucius si soffermò a fissarla, decise che aveva una leggera sfumatura di violetto, poi riportò lo sguardo sul volto perfettamente controllato e simmetrico del proprio creatore, cercando di non lasciarsi irritare dalla calma sarcastica che sfoggiava. Rispose, perché infondo non c'era molto altro da fare.

«Ha circa novecento anni, era un assassino da vivo ed è un assassino da morto, uccideva altri uomini per la fede e ora uccide altri vampiri per denaro.»

Messalla annuì sobriamente invitandolo a continuare.

«Può assumere qualunque fisionomia e, come avrete potuto constatare voi stesso, questo è molto efficace quando non si vuole essere identificati facilmente.»

«Conosci il suo vero aspetto?»

Lucius sorrise amaramente; Ahmad non aveva mai diviso con lui il tormento che la risposta a quella domanda doveva portargli e a lui non era mai importato particolarmente, tuttavia scelse di non consegnare quel dolore al proprio creatore, perché non potesse goderne.

«Quando non è in incognito si mostra al mondo come un uomo sulla trentina dalla carnagione olivastra e i tratti arabi. Volto ovale, naso dritto e regolare, occhi piccoli e vivaci ovviamente scuri. Atletico. Un bell'uomo. Se il suo vero aspetto è un altro io non lo conosco.»

Messalla non sembrò scorgere la sua menzogna, perché annuì di nuovo prima di estrarre un piccolo orologio da taschino dalla giacca per controllare quanto mancasse all'alba. Lucius si avvide che era a carica manuale e trovò davvero ironico che l'uomo che si fregiava di aver portato la prima meridiana a Roma utilizzasse un oggetto così antiquato, poi notò l'incisione “Con affetto. Valeria” e distolse rabbiosamente lo sguardo.

«Dove si trova?»

Ripensò al loro ultimo incontro, al fatto che Ahmad avrebbe dovuto essere lì con lui dove non ci sarebbe stato alcun bisogno di tradirlo. Messalla chiuse l'orologio con un gesto secco e Lucius immaginò la dedica luccicare per un istante al lume del lampione. Decise che non avrebbe più permesso che lui gli portasse via nessuno. Ahmad gli apparteneva, checché ne dicesse, e lui non l'avrebbe consegnato a Messalla; non l'amava, questo no, ma era suo e lui non glielo avrebbe dato. Non gli avrebbe dato niente, si sarebbe ripreso tutto e gli avrebbe lasciato solo cenere.

«Non vedo come potrei saperlo su due piedi. È un tipo che si muove spesso.»

Messalla sollevò un sopracciglio ma non contestò la risposta.

«E che tipo sarebbe?»

«Amabile. Vi piacerebbe: pietà, virtù e onore. Rispettoso con gli anziani, responsabile con i bambini, galante con le donne»

Ahmad avrebbe aggiunto, Lucius lo sapeva, “paziente con gli arroganti” e nel dirlo avrebbe sorriso a suo indirizzo. Si morse le labbra accorgendosi di averlo fatto al posto suo.

Messalla lo fissò con una vaga curiosità, come se avesse viso formarsi sul suo viso un'espressione di cui non lo immaginava capace.

«Posso chiedere cosa rappresenta per te?»

Lucius lo fissò negli occhi, sospettando che vi fosse un qualche piacere perverso a spingere il suo creatore a fingersi alle volte così ipocritamente cortese da chiedere permessi che si sarebbe preso comunque qualora gli fossero stati negati.

Molti anni prima aveva risposto ad una domanda simile asserendo Ahmad fosse uno stato del suo spirito, ma il suo creatore era un uomo concreto e non avrebbe potuto riproporgli la stessa veritiera frivolezza con successo.

«È un mio amico.»

Sul volto di Messalla si aprì un sorriso tagliente che illuminò i suoi lineamenti di malizia. Parve a Lucius che avesse lo sguardo crudele di chi è amato sopra ogni cosa.

«Era un tuo amico

Messalla era bravo a scagliare come frecce parole amare e Lucius si lasciò colpire mantenendo il proprio volto calmo e noncurante.

«Mi perdonerà.»

Lo disse con voce ferma, ostentando una sicurezza che non provava, spingendosi con la propria erculea volontà a credere nelle parole che pronunciava; Ahmad lo avrebbe perdonato perché era quello che faceva sempre, doveva perdonarlo, e lui avrebbe sbattuto quel perdono in faccia al proprio creatore, dimostrandogli che non poteva più rubargli niente.

«Io non credo».

Lucius non si soffermò ad esaminare quell'eventualità; era ridicola e spaventosa. Rispose la prima cosa che gli venne in mente.

«Nel caso, sopravviverò.»

Il sorriso di Messalla si fece ancora più affilato, il suo sguardo ancora più pungente.

«Ah, Lucius, Lucius, e poi ti domandi perché nessuno ti ami.»

 



Ecco qui, dopo averlo sentito nominare più volte ci troviamo faccia a faccia con il creatore di Lucius. Messalla, lo confesso, è un personaggio realmente esistente (anche se ovviamente dubito che ora sia un vampiro intento a tessere infide trame), tuttavia ho sempre nutrito una certa simpatia per questo console e dato che dell'ultima parte della sua vita non si sa poi molto mi sono presa la libertà di decidere cosa sia stato di lui.  Spero che possa perdonarmi  XD
Putroppo, come ho detto nelle note al primo capitolo, sono stata costretta a tagliare molte cose della storia generale per poter raccontare in modo soddisfacente quella di Lucius e Ahmad in 15 pagine Word, quindi, accorgendomi che non avrei potuto spiegare perchè Messalla voglia Ahmad morto senza ridurmi ad un vigliacchissimo infodump ho preferito lasciare la cosa nel vago.
Perchè invece Lucius voglia vedere Messalla in cenere credo sia possibile evincere mettendo insieme i vari pezzi disseminati nel corso della storia  (o anche semplicemente vedendo che personcina amabile sia).

Il prossimo capitolo sarà l'epilogo.  Un bacio a tutti/e.

   
 
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