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Autore: Eralery    15/02/2012    6 recensioni
L’ultimo anno è sempre quello più intenso, perché sai di non avere altre possibilità.
Se vuoi una cosa, è la tua ultima occasione per prendertela. Il massimo dei voti, la ragazza che ti piace ormai da una vita, la coppa del Quidditch. Se vuoi una cosa, prendila e basta, non pensarci troppo su, fallo e basta, perché là fuori non la potrai più trovare.
Là fuori c’è solo caos, desolazione, guerra e morte.
Capitolo 5:
«Tutto questo qui» le spiegò, indicando il campo con un movimento del polso e della mano. «per me è importante. E stare qui, sulle tribune, non può farmi stare bene».
«Ma… è solo un gioco, Potter. Solo un gioco» farfugliò, perplessa, e poi lui scosse la testa.
«No, Evans, per me non è solo un gioco» sorrise laconicamente, e mentre la ragazza faceva per ribattere, riprese: «Per me è un ricordo».
«Diventerai il Cercatore migliore di tutti, figlio mio»
Capitolo 7:
« Ma quelli non sono i miei calzini? » s’informò, allibita.
« Sì » rispose tranquillamente Sirius, come se avere un paio dei suoi calzini fosse la cosa più naturale del mondo.
« E perché tu hai i miei calzini? »
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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capitolo 3

Capitolo 3:  Inconsistencies

«I know how I feel when I'm around you
I don't know how I feel when I'm around you
Around you».
(Roulette – System of a Down)

La pallida ombra della luna piena si intravedeva ancora in cielo, e la maggior parte degli studenti erano stipati nelle varie aule del castello, vittime delle interrogazioni dei professori e chini sui libri di Magia già da alcune ore.
Il Platano Picchiatore menava l’aria con i suoi grandi e possenti rami, le già poche foglie che aveva cadevano sull’erba verde, mentre Remus era steso su un letto dalle lenzuola candide e profumate dell’Infermeria, immerso in un sonno senza sogni grazie all’apposita pozione che Madama Chips gli aveva dato da bere qualche ora prima.
Sul comodino accanto a lui c’erano alcune tavolette di cioccolata al latte di Mielandia, proprio come piacevano a lui, e qualche Cioccorana. C’era anche un bigliettino di pronta guarigione da parte di Lily Evans, che era venuto a sapere del suo ricovero dagli altri tre Malandrini e si era sentita quasi in dovere di fargli avere il suo supporto morale. Perché Lily Evans era così, lo sapevano tutti: aveva sempre una parola buona per chiunque ed era gentile con la maggior parte delle persone.
Dei fasci di luce appena percettibili passavano attraverso i vetri delle finestre e gli illuminavano parzialmente il volto pallido.
«Albus, sono solo dei ragazzi! Non puoi farlo!» la voce di Minerva McGranitt era bassa e roca, ma era facile capire che stava litigando con qualcuno proprio fuori dall’Infermeria.
«Non abbiamo scelta, Minerva, lo sai» sospirò appena Albus Silente. «Dobbiamo trovare gente nuova, svelta, giovane. E loro sarebbero perfetti. Non possiamo rischiare che finiscano tra le fila dei suoi. È una cosa necessaria, non dipende né da me né da te».
«Ma è una follia! Sono troppo giovani! Sono alle prime armi, ancora non sanno com’è la vita fuori da queste mura. Non sono pronti a schierarsi da nessuna parte, che sia buona o meno».
«Non farò niente che loro non vogliano fare, ma glielo chiederò prima della fine della scuola e starà a loro decidere cosa fare. Non li costringerò ad accettare se non vorranno, ma ormai sono degli adulti e hanno le capacità per scegliere cos’è meglio per loro» disse Albus, ponendo così fine al discorso.

***

La lezione di Storia della Magia procedeva ininterrottamente da più di un’ora tra sbuffi, sbadigli e qualche svolazzare di piume sulle ruvide pergamene da parte dei più studiosi.
All’ultimo banco, i Malandrini pensavano tranquillamente ai fatti loro. James aveva un braccio fasciato, Peter un occhio nero e Sirius sfoggiava solamente qualche graffietto sul volto. La sera prima non era stato facile tenere a bada Remus, che era sembrato a tutti e tre più lupo del solito. Quando lo avevano lasciato in Infermeria era pieno di tagli e tremante, mentre qualche gemito gli sfuggiva dalle labbra sottili. Madama Chips aveva detto che si sarebbe ripreso presto e che quel pomeriggio stesso sarebbero potuti andare a trovarlo, perciò non potevano che stare buoni ed aspettare la fine delle lezioni, che quel giorno sembravano aver deciso di durare di più.
Ma aspettare equivaleva a pensare ad altro, cosa abbastanza impossibile quando si è in una situazione del genere. L’immagine di un Remus tremante e coperto di graffi era ancora impressa nella loro mente, come se qualcuno si fosse divertito a marchiarla tra i loro ricordi. Non era una cosa piacevole da vedere e rivedere in continuazione: un ragazzo dal corpo freddo, più pallido del solito, il corpo deturpato dal lupo che viveva in lui e che sembrava divertirsi al portarlo al limite. In tutti i sensi.
Anche per loro – loro, che erano sempre riusciti a tenerlo a bada, a calmarlo – era stato arduo. Per quanto potessero vergognarsi ad ammetterlo, avevano perso contro il lupo che abitava in Remus e che, fortunatamente, veniva liberato solo una volta al mese.
Forse era proprio per quello che ogni volta diveniva sempre più difficile: il lupo aveva solo una notte a mese da vivere pienamente, Remus tutto il resto del tempo. Poteva essere questa la causa, ma non si poteva mai sapere; dopotutto erano solo teorie, sebbene molto si basi su delle teorie – spesso sciocche.
Dal canto suo, anche Lily era preoccupato per il ragazzo che, più o meno, era il suo migliore amico. Non lo vedeva dalla sera prima, quando avrebbero dovuto fare la ronda assieme, e aveva iniziato ad angosciarsi quando lui non si era presentato ed era stata costretta a fare da sola. Non era da Remus saltare gli impegni, ma era già la seconda volta da quando avevano iniziato l’anno che finiva in Infermeria. Lily non sapeva cosa pensare; nonostante fosse svelta d’intelletto, non riusciva a capire cosa potesse avere Remus.
Aveva anche sotterrato l’ascia di guerra per quella giornata ed era andata a chiedere a Potter e gli altri cosa avesse, ricevendo come risposta un deciso: «Ha la febbre» accompagnato da una scrollata di spalle da parte di Sirius. Altrimenti cosa poteva essere, se non quello?
Sospirò tristemente e riprese a guardare il professor Rüf, che si aggirava per i banchi continuando a spiegare ininterrottamente, senza ascoltarlo veramente e pensando a Remus.
Si sentiva tradita, in un certo senso. Lei gli aveva sempre detto tutto, perché lui, invece, doveva sempre tenerla all’oscuro di tutto? Che non la volesse tra i piedi? No, non era possibile: era stato Remus, dopotutto, a trovarla per primo dopo il litigio con Severus. Era stato lui a consolarla mentre la scortava da Mary e le altre, che l’avevano cercata invano per diverse ore. Lei gli aveva detto tutto sempre.
Come poteva non fidarsi di lei? Erano amici da non molto tempo, era vero, ma era sempre stata certa di essere riuscita  fargli capire che lei ci sarebbe stata comunque per lui. Che aveva fatto di sbagliato, quella volta? 


***

«Prongs, mi passi la Mappa?» domandò Sirius all’amico, che continuava a spostare gli occhi nocciola da un cartiglio all’altro, inseguendoli finché essi non si finivano con il confondersi assieme agli altri. 
«Un momento, Pad, sto cercando una persona» disse James senza staccare lo sguardo dalla pergamena, nemmeno per un secondo.
Sirius inarcò le sopracciglia e scese con un balzo dal suo letto, avvicinandosi poi a quello dell’amico per osservarla assieme a lui. «Chi stai cercando?».
«Mocciosus».
«Ah, ora capisco tutto» commentò Padfoot, ironico.
Peter entrò in camera e buttò la propria borsa sul letto, mentre Sirius spostava lo sguardo dalla pergamena al viso di James.
«Cosa capisci?» domandò allora Peter.
«Storia lunga, Worm».
«È nella loro Sala Comune, diamine» sbuffò James, passando la Mappa a Sirius, che la prese senza esitazioni.
«Chi?» chiese ancora Peter, che si era perso una parte del discorso.
«Piton» rispose James, lapidario.
Wormtail lanciò uno sguardo alla Mappa prima di rivolgersi nuovamente all’amico: «Come mai lo cerchi? Che ha fatto questa volta?».
 «Niente» sbuffò James, passandosi le tra i capelli e sbottando nuovamente: «Mi dà sui nervi! Insomma, io ce la metto tutta perché la Evans mi risponda senza urlare, mentre lui ha mandato a puttane lei e la sua amicizia!». Lui aveva cercato di attirare la sua attenzione, nei due anni precedenti, facendola arrabbiare, perché in quei momenti era sicuro di occupare uno spazio, seppur piccolo, dei suoi pensieri, negativi o positivi che fossero. Sapere quel che ne era stato dell’amicizia della Grifondoro e di Piton lo mandava letteralmente in bestia. Certo, Piton gli era sempre stato antipatico e aveva costantemente cercato un pretesto maltrattarlo – ormai l’aveva ammesso –, ma quello che il Serpeverde aveva urlato a Lily era stata la goccia.
«Lo sappiamo, Prongs, ma tanto non puoi farci nulla. Ti darà anche fastidio, ma su, è solo una ragazza» disse Sirius, guardandolo come se fosse ovvio.
Peter scosse impercettibilmente la testa e pensò a quanto fosse cieco Sirius davanti ai sentimenti di James per Lily. Se n’erano accorti tutti, ormai: James era cambiato, e l’aveva fatto per lei. Era diventato più maturo, più responsabile. Tutti si erano resi conto che quel che la Evans rappresentava per James era decisamente di più che un trofeo di cui vantarsi con gli amici. Secondo Peter e Remus se n’era accorto anche Sirius, solo che ancora non riusciva ad ammetterlo: Padfoot non aveva mai visto di buon occhio la ragazza, prima per via della sua amicizia con Piton, successivamente per l’espressione delusa e amareggiata che compariva sul viso dell’amico ogni volta che lei lo rifiutava. Non riusciva a sopportarla.
«Voi avete fatto il compito di Erbologia?» domandò Peter, cercando di spostare il discorso su qualcosa di più piacevole.
«Ehm. No» ammise Sirius, arricciando gli angoli delle labbra nel principio di un sorriso sardonico.
«Troppo impegnato, eh, Pad?» sorrise furbescamente James, sapendo quanto Sirius fosse ‘sensibile’ su quell’argomento.
Il giovane Black saltò su come una molla ed esclamò: «E smettila! Ero in punizione con Minnie! Sei tu quello col chiodo fisso, non io!».
James sogghignò di nuovo: «Lo sappiamo. Sai che ancora non riesco a capire come tu sia così… imbranato con le ragazze?».
«Non sono imbranato! Solo che a volte non le capisco! Insomma, alcune vogliono una relazione seria, altre vogliono quelle da una notte e via. Come faccio a distinguerle? Non è colpa mia se per sbaglio ho detto alla Owen che non mi interessava passare una notte con lei quando quella voleva solo uscire. Cioè, avete visto come si comporta con i ragazzi, dai» si difese nuovamente Sirius.
«E anche perché te preferisci quelle da una notte sola, diciamocelo» aggiunse Peter.
«Sì, ma perlopiù perché poi non saprei cosa fare o come comportarmi» disse Sirius, annuendo in maniera abbattuta e sprofondando nel proprio cuscino, come a nascondersi dal ghigno di James. 

***

Lily e Mary camminavano per i corridoi della scuola, parlando concitatamente tra loro. Il viso di entrambe era illuminato da un sorriso, come se ci fossero solo loro e fuori da Hogwarts non ci fosse una guerra che infuriava, divorando la felicità e i sorrisi di molte persone. Quegli attimi erano esclusivamente loro, e goderseli appieno era quasi un dovere, così da poter avere un momento per stare tranquille e in pace. Assieme.
«Cosa pensi di fare, quando usciremo da Hogwarts?» chiese Mary all’amica, che le camminava accanto con due grossi libri della biblioteca stretti al petto. Sorrise, vedendola così buffa: i capelli rossi più scarmigliati del solito e decisamente insoliti per Lily Evans, sempre a posto, gli occhi verdi e stanchi, ma comunque sorridenti; la spalla destra era incurvata leggermente verso il basso a causa della pesante borsa che aveva, ma lei sembrava non curarsene affatto.
«Non so. Forse proverò ad entrare nel corso di Pozionisti di cui mi ha parlato Lumacorno. Tu, Mary?».
«Uhm, credo che me la tenterò come Giornalista. Tu che dici?».
«Sì, ti ci vedo» sorrise la rossa, «Caporedattrice MacDonald… Uhm, suona abbastanza, dai».
«Ti voglio bene, lo sai, vero?» chiese ancora Mary, fermandosi di botto e costringendo così anche Lily a bloccarsi nel bel mezzo del corridoio.
«Te ne voglio anche io, sei la mia migliore amica».
Un sospirò sfuggì alle labbra della bruna, che prese un libro all’amica, per toglierle almeno parte dello sforzo. L’altra si lasciò scappare uno sbuffo, borbottando qualcosa che assomigliava vagamente ad un basso: «Posso farcela anche da sola, eh», infastidito ma allo stesso tempo affettuoso.
«Lo so, lo so. Era solo per farti un favore» ridacchiò sommessamente Mary, allungando leggermente il passo così da avvicinarsi più rapidamente al ritratto della Signora Grassa, posto alla fine del corridoio che stavano percorrendo in quel momento.
Lily si affrettò a recuperare i pochi metri che le avevano divise quando l’amica si era come messa in marcia. Le lanciò un’occhiata interrogativa alla quale Mary rispose con uno sguardo quasi vittorioso.
Mary si fermò poi davanti al grande quadro e disse rapidamente: «Grypis victoria est». Quando la Signora Grassa si fu spostata il necessario per farla passare, scattò velocemente ed entrò correndo in Sala Comune, occupando poi la poltrona di fronte al fuoco e facendo la linguaccia a Lily, che era rimasta impietrita davanti al buco del ritratto.
Le aveva soffiato la poltrona!

***

«Ragazzi, posso anche camminare da solo! Non sono invalido!» esclamò Remus, esasperato dall’opprimente comportamento degli amici. Da quando era uscito dall’infermeria, giusto due giorni prima, non facevano altro che offrirsi di portargli i libri in aula al posto suo, di spostare oggetti secondo loro troppo pesanti e gli chiedevano continuamente se stava bene o sentisse dolore da qualche parte. Alla fine, se avesse voluto essere trattato come un bambino, sarebbe rimasto in Infermeria.

«Scusa, Moony. Noi lo facevamo per te, pensavamo fossi ancora stanco dopo quel che è successo» mormorò appena Peter, sinceramente dispiaciuto. Non gli era mai piaciuto deludere gli amici.
Remus sorrise: «Tranquilli. Volevo solo dire che sì, sto bene, e che non ho ancora bisogno di balie, per mia fortuna».
Gli amici lo guardarono, indagatori.
«Dico sul serio» sbuffò, lanciando uno sguardo al piccolo squarcio di cielo grigio e nuvoloso che si vedeva dalle finestre di quell’ala del castello.
«D’accordo, lupastro, come vuoi tu» disse Sirius e gli lasciò il braccio che poco prima aveva afferrato per aiutarlo a camminare – motivo per cui era sbottato, tra l’altro.
«Ragazzi, scusate, avete visto Miriam?».
Lily e Mary comparvero davanti ai quattro con il fiato mozzo, dovuto alla lunga ed estenuante ricerca dell’amica, che sembrava essere diventata invisibile di punto in bianco. Effettivamente, Miriam riusciva a scomparire per un po’ senza essere vista da nessuno, per poi ricomparire così, come se nulla fosse.
«No, mi dispiace. Non è in dormitorio?» domandò Sirius, guardandole con un sopracciglio inarcato in una posa alquanto buffa.
Le due ragazze scossero ripetutamente la testa in segno di diniego, i capelli che seguivano i loro movimenti.
«Non è nemmeno con le altre?» provò Peter.
Altri cenni negativi da parte delle ragazze, che dal canto loro si stavano avvilendo e preoccupando, visti gli scarsi esiti della loro spedizione.
«Allora boh» concluse Sirius, stringendosi nelle spalle.
Mary lo guardò di bieco prima che la sua attenzione fosse attirata da qualcuno al fianco di Padfoot. Il viso di Remus – già pallido di suo, oltretutto – era sbiancato ancora di più, e grandi cerchi violacei segnavano il contorno dei suoi occhi chiari. C’era anche il segno di alcuni graffi, ma chi conosceva Remus Lupin ormai ci aveva fatto l’abitudine.
«Sicuro di star bene, Remus? Sembri malato» esordì così la ragazza, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio così da poterlo vedere meglio. Lily annuì, assecondando l’amica.
«Sì, tranquilla» rispose Remus, troppo velocemente per non ricevere sguardi penetranti e scettici cercare di leggerlo. Per la prima volta ringraziò per il suo saper nascondere emozioni e dolore dietro una maschera.
«Okay».
James aveva lo sguardo incollato su Lily, che dal canto suo cercava il più possibile di ignorarlo. Già le dava fastidio venire osservata, figurarsi quando era proprio Potter a farlo. Non lo aveva mai sopportato, era troppo egocentrico per i suoi gusti –  anche se, questo è da dire, al secondo e al terzo anno lo aveva trovato piuttosto carino, prima che diventasse antipatico a livelli esorbitanti –, però lui ancora la importunava, senza lasciarle quasi mai tregua. Le chiedeva di uscire, e, nonostante i suoi costanti rifiuti, qualche volta ancora le proponeva un pomeriggio ad Hogsmeade in sua compagnia.
«D’accordo. Grazie ancora, comunque! Se la vedete ditele che è un’idiota e che la cerchiamo da moltissimo tempo!» esclamò ad un certo punto Lily, afferrando Mary per un braccio e trascinandola via sotto lo sguardo sbigottito dei quattro.
Conosceva bene Mary – dopotutto erano migliori amiche, no? – e sapeva che sarebbe potuta rimanere lì a parlare con i Malandrini anche fino all’alba. E di stare con Potter altri cinque minuti non ne voleva proprio sapere.
«Lily, ma che è successo?» chiese Mary, vagamente scocciata, mentre l’amica la guardava fintamente sorpresa.
«Niente, perché?».
«No, sai com’è, è normalissimo che, mentre stai parlando con delle persone, la tua amica ti prenda per il braccio e ti porti via. Succede proprio sempre!» disse, ironica.
Lily alzò gli occhi al cielo e borbottò: «Lo sai che non sopporto Potter».
«Sì, lo so,» sbuffò Mary, «ma non c’era solo lui. Potevamo benissimo parlare un po’ con gli altri, no? Che poi, secondo me non ti danno così fastidio le attenzioni di James». Un sorriso furbo e malizioso illuminò il suo viso, mentre le gote di Lily si coloravano di rosso.
«Ma sei matta?» annaspò, con una nota leggermente isterica nella voce.
«Ovviamente».
«Sei… sei una cretina!» sbottò ancora Lily, guardando male Mary che si teneva la pancia per le troppe risate. La rossa ghignò appena e poi domandò: «Ehi, e tu perché volevi parlare con loro?».
Effettivamente, non capiva perché l’amica si fosse lamentata; certo, parlava spesso con i compagni, ma di solito non diceva niente se qualcuno la interrompeva.
«Non lo so. Volevo solo parlare un po’ con degli amici. E poi loro sono simpatici» disse Mary, guardando oltre la spalla dell’amica quel gruppo di amici così uniti. Erano tutti diversi, ma evidentemente si completavano. Sembrava quasi che si conoscessero dalla nascita, ma tutti sapevano che non era così: Sirius era cresciuto in una famiglia dove il comportamento rigido e freddo era all’ordine del giorno; James veniva da una famiglia di Auror da cui era amato in maniera spropositata; Remus era del Nord della Gran Bretagna, di Marloes, per l’esattezza, nato da una famiglia gentile e disponibile. Dei genitori di Peter, invece, non si sapeva molto, alcuni dicevano che era orfano, altri che i genitori non si prendessero cura di lui: giravano tante voci, ma nessuno sapeva con esattezza quale fosse la verità, e lui non sembrava darci tanto peso.
«Simpatici? Remus e Peter, forse, ma Black e Potter sono insopportabili» sbuffò Lily, ravvivandosi i capelli rosso scuro.
«Bah, a me non sembrano male» la informò Mary, beccandosi poi una botta in testa.

***

«Anche ottobre è praticamente finito. Il tempo passa sempre più in fretta, avete notato?».
«Già. Mi sembra ieri che siamo arrivate ad Hogwarts, mentre ora sono passati già quasi due mesi» disse Miriam, guardando fuori dalla finestra il buio delle cinque che avvolgeva silenziosamente il castello. Il cielo era nuvoloso e preannunciava pioggia.  
Erano tutte e cinque in Sala Comune: Mary e Lily sedute sulla moquette, Alice e Miriam semi sdraiate sul divano e Claire raggomitolata su una poltrona. Chiacchieravano da dopo pranzo, poiché era sabato e quel giorno le lezioni non avevano avuto corso. La Sala era calda e piena, il chiacchiericcio animato degli altri compagni era concitato e tranquillizzante.
«Manca sempre di meno. Tra poco ci troveremo là fuori, da soli» concordò Alice, che lanciò poi uno sguardo alla Gazzetta del Profeta di quel giorno aperta a metà e lasciata a terra. La prese in mano e la sfogliò con calma. Attacchi su attacchi, e nessuno poteva far niente per impedire ciò. Il pensiero di essere ancora ad Hogwarts smorzò solo di poco la rabbia che era cresciuta in lei vedendo il titolo a caratteri cubitali della copertina: “Scompare una famiglia magica nei pressi di Nottingham”.
«Uhm».
«Tra due settimane c’è la prima partita di Quidditch della stagione!» esclamò Mary ad un certo punto, attirando l’attenzione delle amiche.
«E allora?» chiese Lily, inarcando le sopracciglia.
«Be’, era tanto per dire. Stiamo qui a pensare all’anno prossimo quando dobbiamo ancora viverci questo. Non ha senso! Pensiamo a cosa fare questi ultimi mesi. Ad esempio, io voglio un ragazzo!» scherzò, mentre le altre ridacchiavano.
«Sei sempre la solita» la prese in giro Alice.
«Ehi! Siete solo invidiose perché io avrò una famiglia prima di voi» continuò Mary, scherzando ancora.
«Prima di me di sicuro» assentì Miriam, convinta.
«Se Mary avrà una famiglia prima di Alice, però, ci sarà da preoccuparsi» aggiunse Claire, mentre la diretta interessata arrossiva miseramente e si copriva il viso con il giornale.
«Io sono d’accordo con Mary» disse Alice, con voce leggermente acuta e le guance ancora rosse, «Dobbiamo rendere quest’anno il più bello di tutti. Ho il sospetto che sarà un anno pieno di cambiamenti, sapete?».
«E cosa te lo fa pensare?» chiese Claire, curiosa, sistemandosi meglio sul divano vermiglio.
Alice si strinse nelle spalle e rispose: «Non so, ho quest’impressione. E voglio crederci. Penso proprio che quest’anno ci riserverà grandi sorprese, di belle e di brutte. Ma d’altronde la vita cambia sempre, no?».
«Credo di sì. Dopotutto niente è troppo brutto o troppo bello per essere impossibile. Magari Lily si metterà con James, noi che ne sappiamo?» rise Mary, lasciando la rossa allibita e non sapendo quanto vere fossero quelle parole dette tanto per dire.
«Smettila, Mary! Io non mi metterò mai con Potter!».
«Adesso dici così, cara, ma tutto può cambiare, proprio come ha detto Alice» disse Miriam, sicura, sistemandosi un vistoso fermaglio a forma di farfalla tra i capelli biondi.
«Se penso che tutto questo potrebbe finire da un momento all’altro mi viene da piangere» disse ad un certo punto Claire, con voce talmente bassa che le altre faticarono a sentirla.
«In che senso?».
Le amiche la guardarono, stranite. Questo non se lo erano aspettate di certo. Da dove le era uscita quella frase? Claire era seria, così dannatamente seria che Miriam considerò davvero l’ipotesi di prenderla per le spalle e scuoterla, gridandole che non sarebbe finito niente. Ma invece stette zitta, in silenzio, nascondendo tutto dietro a uno sguardo più strano e vagamente sognante del solito.
«Intendo dire che ho paura che vi succeda qualcosa. Dal prossimo anno non saremo più qua, quindi non posso sapere cosa succederà. Magari cambierà tutto, chissà».
«Noi staremo sempre insieme» dichiarò Miriam, sorridendo entusiasta.
«Io lo so, sono la Cooman!» disse Mary, alzando la mano.
Lily la gelò con un’occhiataccia.
«Non faceva ridere» sibilò, acida.
«Nemmeno tu fai ridere» ribatté la bruna, abbracciandola di slancio e ridendo assieme alle altre, riuscendo a contagiare anche Lily. 

***

 Jack lo aveva fermato per il corridoio mentre rientrava da lezione, urlando qualcosa che assomigliava più ad un verso animale che un normale: «James, eccoti finalmente!».
Indossava già la divisa della squadra di Quidditch di Grifondoro e aveva il fiato corto; gli occhi sembravano ardere come fuoco, tanto che James pensava che volendo avrebbe potuto benissimo incenerirlo seduta stante.
«La McGranitt mi ha dato il permesso di organizzare un allenamento extra, stasera, fino al coprifuoco, visto che due dei Cacciatori di Corvonero sono finiti in punizione. Perciò su, prendi la scopa e vieni al campo! Non perdere tempo!» aggiunse, prima di rimettersi la Stella Freccia in spalla e correre di nuovo via, giù per le scale a rotta di collo.
«Quella carica gli ha dato alla testa!» sbuffò James, passandosi una mano sugli occhi e aumentando l’andatura.
«Ce ne siamo accorti. Almeno oggi poteva lasciarti a noi!» si lamentò Sirius. Non era la prima volta che Jack ‘rapiva’ il loro amico per un allenamento extra, ed era raro che James avesse le sere libere, ormai, tra le riunioni dei Prefetti e tutto il resto.
«è diventato insopportabile. Come farà Ally a sopportarlo, proprio non lo so!».
Ally era una Corvonero del sesto anno, e sembrava avere una relazione proprio con il leggermente isterico Jack. Anche loro quattro li avevano beccati più volte in comportamenti intimi, e ovviamente James e Sirius non si erano lasciati scappare l’opportunità di prendere in giro il compagno di stanza.
«Deve essere una santa» sorrise Peter, divertito.
«Quello è sicuro, non ci sono dubbi. Be’, vado a prendere la scopa e vado, altrimenti quello è ben capace di distruggermi» detto questo, James iniziò a correre a rotta di collo per il corridoio del ritratto e sparì dietro esso. Uscì poco dopo, l’uniforme della squadra e la scopa tra le braccia, sempre ci corsa; passò di fianco agli amici e li salutò con un: «Ci vediamo dopo!» e un sorriso, tirando poi dritto verso le scale.
«Non può sequestrarlo ogni volta, Merlino! Sta più in campo che con noi, ultimamente. Che ne dite di fargli uno scherzo, a Jack? Okay che è un nostro compagno di stanza, che è nostro amico… ma solo per provare a farlo calmare» propose Sirius, mentre le sue labbra si increspavano in un ghigno divertito.
«E cosa vorresti fare? Sentiamo» lo sfidò apertamente Remus, incrociando le braccia e guardandolo con un sopracciglio inarcato.
«Boh, non lo so. Qualcosa che lo tenga occupato almeno fino a domani sera!».
Remus fece per protestare, ma Peter si intromise: «Per alcuni versi sono d’accordo con Sirius: dopotutto James torna sempre tardi e distrutto dagli allenamenti».
«Va bene, questo è vero. Sirius, hai qualche idea?» domandò Remus ed alzò gli occhi al cielo.
«Per ora no, ma qualcosa mi verrà sicuramente in mente».


Come ogni volta, James tornò completamente esausto dall’allenamento di Quidditch. La pioggia di quel giorno, sommata al buio serale, non avevano di certo facilitato le cose: anzi, avevano reso il tutto ancora più difficile di quanto non fosse normalmente. Lui non era riuscito a trovare il Boccino, mentre Jack chiamava all’appello Merlino, Morgana e compagnia bella, ed i Battitori non erano riusciti a scagliare bene i bolidi, per paura di colpire un compagno.
«Gripys victoria est» borbottò, sentendo poi un vago aroma ferruginoso in bocca: si era morso la lingua, pur di non urlare contro Jack.
La Signora Grassa si girò verso di lui, indignata, e sbottò con malagrazia: «Non vedi che ho da fare, ragazzo?». Con la testa dipinta accennò al quadro accanto al suo, dove un’altra donna dai capelli neri – che James ricordava si chiamasse Violet – lo guardava con aria di rimprovero.
«Devo passare» la informò però il ragazzo, sbuffando leggermente e muovendo il capo in direzione dei vestiti sporchi di terra.
«Non si interrompono le persone quando stanno parlando, te l’hanno mai detto? È maleducazione!» aggiunse il ritratto, mentre Violet annuiva, concorde.
«Gripys victoria est! Devo entrare!».
«E va bene, va bene. Passa» concluse la Signora Grassa, spostandosi per farlo entrare nella Sala Comune dai caldi colori del Grifondoro.
I suoi amici erano seduti davanti al fuoco, e con loro c’erano le altre ragazze del settimo anno, tra cui Lily. Sirius e Mary litigavano, ma in ciò non c’era poi molto di strano, mentre Remus leggeva e parlava con Lily e Claire. Miriam aveva chiesto a Peter se poteva mettergli lo smalto, sotto lo sguardo attonito del ragazzo e di Alice.
«Invece no» sentì dire a Mary, che alzò gli occhi al cielo.
James si avvicinò e poggiò una mano sporca sullo schienale del divano accanto a loro. Sirius aveva un’espressione scocciata e divertita al contempo stampata sul viso, mentre la ragazza continuava a gesticolare a più non posso.
«Sì, invece! Lo sanno tutti ormai!».
«Ma anche no, Black. Tutti sanno che sei stupido, non che si potrà andare ad Hogsmeade dalla prossima settimana. E sai perché non lo sanno? Perché non è vero! Manca ancora parecchio all’uscita!» riprese la bruna, avvicinando di troppo una mano al viso di Sirius, che scattò all’indietro e sbatté la testa al tavolino che aveva dietro.
«Che male. Porco Salazar, tu vuoi uccidermi» si lamentò Sirius, imprecando sottovoce.
Mary sogghignò e rispose: «Magari».
Sirius mosse le labbra, facendole il verso, beccandosi un pugno su una spalla sempre dalla ragazza.
«Vedo che ti sei dimenticato di me, figlio di un cane» esclamò James, scherzoso, sbattendo le ciglia in modo civettuolo.
Peter lo guardò con gli occhi sgranati, per un attimo agghiacciato, Remus scosse la testa mentre Sirius si portava una mano al cuore con fare teatrale.
«Come puoi accusarmi? Io non potrei mai tradirti!»
«Sì, okay» lo liquidò James, lanciando uno sguardo di fuggita a Lily, che li guardava con la testa inclinata, prima di tornare a parlare: «Che mi sono perso?»
Miriam si strinse nelle spalle e trillò: «Niente di che», stordendo quasi il povero Peter, che si portò le mani alle orecchie per non ritrovarsi con i timpani distrutti.
James ridacchiò e si buttò per terra, finendo praticamente addosso a Sirius, che si scostò da lui dicendo che “i suoi vestiti avrebbero potuto sporcarlo”.
«Disse quello che si rotola nel fango» sussurrò a bassa voce James, per non farsi sentire dagli altri, che intanto avevano ripreso a parlare tra loro.
«Smettila» borbottò, per poi sorridere nuovamente: «Ehi, Mary, guarda che non abbiamo finito di parlare!».
«Sempre il solito, eh, Pad? Non puoi lasciarla in pace, quella povera ragazza?» lo sfotté l’amico, mentre Peter, Miriam, Remus e Alice ridacchiavano sommessamente.
«Che simpatico, Prongs. Sto morendo dalle risate, non vedi?» esclamò Sirius, ironico. «Comunque, Jack ti ha già rilasciato?»
«Per fortuna sì, stavo per ucciderlo».
Lily inarcò le sopracciglia rosse e si chiese come avessero fatto a passare da un discorso a un altro così rapidamente. Poi pensò che, effettivamente, loro erano i Malandrini, e tutto era possibile quando si aveva a che fare con loro.
«Dico sul serio», stava dicendo James, mentre gli altri cercavano di non scoppiare a ridere, «E’ simpatico, ma quando indossa la divisa da Capitano non si può proprio sopportare!»
«Che dovremmo dire noi?» chiese retoricamente Peter, «Ti rapisce ogni volta che può» - Miriam scoppiò a ridere sguaiatamente alla parola ‘rapisce’ - «Ma non si stanca mai?»
«Evidentemente no. Ma cambiamo discorso, per favore». 












So di essere in ritardo e che avrei dovuto postare tre giorni fa, ma per colpa della neve hanno posticipato il viaggio di ritorno dalla montagna di un giorno e sono arrivata a casa che erano le otto e mezza ed io dovevo sistemare tutto. Poi si è fatto il tredici e dovevo studiare, quindi nein. Il quattrodici era il V-Day, e chi posta un capitolo tutto da single in quella data? Nessuno sano di mente! Quindi, quale giorno migliore del Giorno dei Single? Nessuno, perciò eccomi. 
Comunque... Sirius che è un imbranato con le ragazze? Già, e fino a prova contraria è canon. Nei ricordi di Piton, infatti, è James che si mette in mostra, mentre Sirius, quelle che lo guardano, non se le fila nemmeno di striscio. Io lo vedo così: un ragazzo normale, che ha paura di legarsi troppo ad una persona in periodi del genere, con delle paure e delle debolezze. :)
Nelle recensioni, mi hanno chiesto perché ci fosse anche un sesto ragazzo Grifondoro del settimo anno: quando ho scritto la prima versione di questa storia, non sapevo ce ne potessero essere solo cinque, anche perché con la magia si può benissimo ampliare un po' la stanza e infilarci un altro letto; chiedo venia se ciò vi crearà problemi, ma ormai mi ero affezionata troppo a Jack per mollarlo ^^.
La canzone è Roulette, dei System of a Down, e la strofa da me riportata dovrebbe significare: Io lo so come mi sento quando sono vicino a te. Io non lo so come mi sento quando sono vicino a te. Vicino a te.
Il prossimo capitolo verrà postato il giorno 29 febbraio.
Buona serata di San Faustino a tutti i single, io vado a vedermi la puntata cuoricinosa di Glee! 

Er.


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