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Autore: whinydreamer    18/02/2012    4 recensioni
«Ci risiamo.» sospirò la donna sconsolata. «Minato, possibile mai che quando vai di fretta non capisci più niente?»
Il ragazzo si limitò a spostare lo sguardo altrove, puntando le iridi chiare sul campanellino causa della sua sconfitta.
«E’ tardi, devo andare…» disse, chiedendole implicitamente di lasciarlo libero.
La donna sorrise e si scostò, lasciandolo rialzarsi.
Minato si passò una mano tra i capelli, pensieroso.
Mi ammazzerà, sicuro.
«E dove dovresti andare?» chiese, facendo la finta ingenua, la donna dalla lunga chioma corvina.
«Come se tu non lo sapessi. Vado dalla figlia degli Uchiha.» dichiarò lui con un semplice sorriso, gli occhi color cielo illuminati.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
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Capitolo IV
»● Matrimonio ♥

Ore 7:30 a casa Uchiha, così come in qualunque altra casa dello stesso meridiano.
L’unica, basilare differenza, era il giorno: il tanto atteso, voluto(forse non da tutti) e agognato giorno.
Il giorno in cui il clan Uzumaki si sarebbe unito a quello Uchiha.
Si, perché sarebbe stato così, e solo così, non altrimenti. Il contrario non sarebbe mai avvenuto e lui di certo non l’avrebbe permesso in nessuna epoca e in nessun luogo.
O almeno così credeva.
Di fatto, del problema “appartenenza” nessuno aveva ancora accennato.
E forse sospettava perché. Non era poi così stupido, lui.
Nonostante avesse fatto una scenata inutile, nonostante avrebbe cento volte e più preferito avere un piede nella fossa pur di non imparentarsi col suo miglior amico/nemico, nonostante non l’avesse ancora del tutto accettato, era stato costretto dagli avvenimenti(non certo da sua moglie) a dare la sua benedizione a quel matrimonio.
Ma per la felicità della sua adorata primogenita… questo ed altro.
Cazzo! Ma il non volerla sposata con un’Uzumaki era appunto per la sua felicità!
Anzi, per la felicità di entrambi e la contentezza del mondo intero.
Fatto sta che Uchiha Sasuke, temuto capo dell’omonimo clan, ancora in pigiama e pantofole, girava pigramente il cucchiaino nella sua tazzina di caffé amaro e forte, anche se ben consapevole dell’assenza di zucchero nello scuro liquido.
Due profonde occhiaie gli solcavano il viso, chiaro ed elegante di natura, mentre la posizione floscia delle spalle rovinava vistosamente il suo solito portamento dritto e imponente, conferendogli un’aura tetra e una postura sconquassata.
La sera prima erano andati tutti a letto presto, per essere ben attivi il giorno successivo.
O almeno, così aveva insistito Sakura e nessuno aveva osato contraddirla.
Per lui non riuscire a prendere sonno prima di un certo orario, che coincideva circa con la mezzanotte, era normale. Purtroppo però, lo stesso non valeva per sua moglie, che ebbe proprio quella sera la brillante idea di cogliere la palla al balzo e festeggiare prima del tempo il matrimonio della primogenita.
Nulla da dire sulla nottata con lei, ma quando la donna si fu bellamente appisolata sul suo petto, comoda in una posizione assurda quanto stramba, lui era ancora sveglio e vigile. E troppo provato dagli ultimi avvenimenti per impedire ai ricordi di riaffiorare: da come in una sera simile avevano concepito Mikoto, a come dopo nove mesi se la ritrovarono tra le braccia, senza che lui avesse mai saputo qualcosa su come allevare un bambino.
Ebbene si sa, un ricordo tira l’altro, proprio come i pop-corn, così non aveva più preso sonno ed aveva dato inizio ad una gran nottata di contemplazione del soffitto. O almeno, fino a qualche ora prima di essere buttato giù dal letto da un campanello e dalla voce gracchiante della Yamanaka che manifestava il suo arrivo preciso e puntuale all’alba, come il miglior gallo, anzi la migliore gallina, presente nel pollaio.
Mentre Sasuke, massaggiandosi le tempie per evitare un’emicrania ormai prossima, decideva se valeva la pena tentare di recuperare qualche ora di sonno prima del matrimonio o dopo (dopotutto si sarebbe celebrato solo alle 11:00), nella stanza della sposa già regnava il caos più totale e provenivano urla e squittii femminili.
Sicuramente sarebbe stato meglio andare a dormire, altrimenti quelle urla l’avrebbero perseguitato.
Ma chi me lo fa fare?
Mikoto cercava di rimanere immobile il più possibile, mentre un’assatanata parrucchiera cercava di realizzarle una complessa acconciatura sotto i consigli attenti e specifici della madre, gli accorgimenti di Ino e i vari risolini di tutte le sue sorelline che aspettavano impazienti il loro turno.
Quando cominciò a credere che la tortura non avrebbe avuto più fine e che presto avrebbe mandato tutte quelle che la circondavano al diavolo alla bell’e meglio, dalle più piccole alle più grandi, si accorse che magicamente(si, è la parola più esatta dato che li nessuna donna o essere femminile le sembrava essere realmente d’utilità) i suoi capelli scuri stavano assumendo forme aggraziate a loro prima sconosciute.
Così strinse i denti e decise che forse sarebbe valsa la pena aspettare ancora un po’.
Ma solo un  po’.
Una buona mezz’ora dopo, la sua chioma fluente era legata in un semiraccolto, con piccoli punti luce sul capo e lisce ciocche che le cadevano armoniose sulle spalle.
Oh.
Si ammirò allo specchio e decretò che le piaceva, sollevata anche dalla fine di quella tortura a cui lei non era stata mai abituata.
Tirò un sospiro di sollievo, gustandosi la libertà appena ottenuta e cercò il suo abito con lo sguardo.
Ma prima che lo potesse trovare, le fu presentata un’altra donna, armata di tutto punto con rossetti, ombretti e smalti vari.
Oh, cavolo!
Guardò la madre con fare dubbioso, talmente sconvolta che non ebbe nemmeno il tempo di infuriarsi. Con suo sommo sconforto, quella le ordinò perentoria di sedersi e non protestare.
Così la truccatrice iniziò il suo lavoro sul visino corrucciato e spazientito di Mikoto.
Ripeto: ma chi me l’ha fatto fare?
Qualche ora più tardi, fu infilata nel suo vestito bianco, ingioiellata e munita di scarpette come una bambolina priva di volontà.
Cosa che non le piacque per niente.
Poi la signora Uzumaki, arrivata da poco, le porse gentilmente il suo bouquet di fiori bianchi e profumati.
Ammirava e rimirava la sua immagine nello specchio, poco convinta che quel riflesso appartenesse proprio a lei.
«Io avrei preferito un abito tradizionale.» dallo stipite della porta, il capoclan, fresco dal suo sonnellino pre-matrimoniale, guardava la figlia vestita di bianco candido da capo a piedi.
Sakura lo fulminò, Ino girò lo sguardo sdegnata, le sue figlie lo presero come un affronto, la moglie di Naruto alzò un sopracciglio contrariata e truccatrice e parrucchiera rimasero sconvolte dalle parole che un padre aveva osato dire a sua figlia in un giorno tanto importante.
Ma l’uomo non si  fece intimidire: stava parlando con sua figlia, non certo con loro.
Mikoto si girò semplicemente a guardarlo, mentre le otto paia di occhi femminili appartenenti alle donne prima elencate lo trafissero in modo truce lanciando fiamme e fuoco con espressione spietata.
Non era stato interpellato, come osava parlare? In quel momento era un’inutile maschio che non avrebbe mai potuto capire e che avrebbe solo dovuto essere una presenza silenziosa ed invisibile nella tappezzeria della casa.
Ma la sposa, stranamente, lo ignorò e tornò a riesaminare il suo volto pulito e luminoso nello specchio di fronte a lei.
Le donne la guardarono sbalordite per l’assenza di una qualsiasi reazione.
Incredibile.
Sasuke la fissò ancora qualche minuto, compiaciuto dai gesti della ragazza che lo rispecchiavano quasi in tutto. Sorrise lievemente senza essere notato e si dileguò così com’era comparso.
 
La piccola Kushina, coi sottili capelli color pomodoro lucidati a dovere ed un vestitino color confetto, rideva beatamente tra le braccia della mamma, agitando di tanto in tanto il suo giocattolo quando il fratellino le faceva qualche faccia buffa.
Naruto, invece, tentava inutilmente di allentare il nodo della cravatta, che lo stava soffocando e l’avrebbe sicuramente portato alla morte per asfissia.
«Ma perché non un bel matrimonio tradizionale? A quest’ora sarei libero nei miei soliti vestiti ufficiali.» ripeté per la quarta volta da quand’erano entrati in quella cappella.
Uff, ci risiamo.
Hinata roteò gli occhi al cielo e si rifiutò mentalmente di rispondergli per l’ennesima volta che no, un matrimonio tradizionale non andava bene perché loro non lo volevano e che si, come stava vestito oggi era perfetto per ciò che invece i due ragazzi avevano scelto.
Intanto, qualche posto più in la, nella fila accanto, la situazione non era certo diversa.
Sasuke era tenuto costantemente sotto controllo dalla moglie, avvinghiata al suo braccio sinistro con una presa stritolante che intimava solo di stare fermo e zitto durante tutta la cerimonia, accortezza che l’avrebbe dissuaso nel caso di qualche ripensamento fuori luogo.
Nel frattempo, la donna sfoggiava un sorriso da “noi oggi siamo la coppia più felice del mondo”.
L’unica cosa che il povero prigioniero riusciva a fare, di tanto in tanto, sconvolto, era passarsi la mano libera sulla faccia, cercando di nascondere il suo turbamento: va bene che all’inizio era contrario, ma immobilizzarlo così era sleale.
Evidentemente, la fiducia non era negli accordi matrimoniali.
Sospirò e decise di concentrare la sua attenzione su altro.
Come sullo sposo, ad esempio.
Minato, nel suo elegante completo scuro, aspettava pazientemente l’arrivo della sua donna, dopo aver ricevuto per più di mezz’ora una pacca dietro l’altra da amici e conoscenti. Più qualche battutina e frecciatina che pochi avevano avuto la decenza di tenere per sé.
Ma quando arriva…
Diede uno sguardo in giro, valutando la situazione: gli Uzumaki erano tutti presenti, contati, numerati e disposti anche per altezza se la piccola della famiglia non fosse stata nella braccia materne; lo stesso per gli Uchiha, composti ed in attesa. E anche tutti gli altri ospiti erano presenti, comodamente seduti, come a godersi la prima di un film davvero pazzesco.
Sarà mai che il nostro matrimonio è l’avvenimento dell’anno?
Si chiese se in quel villaggio fossero ancora sani di mente e si rispose che probabilmente solo qualcuno si salvava.
Sospirò rassegnato e si chiese per l’ennesima volta quanto tempo ancora avrebbe dovuto  attendere per vedere finalmente Mikoto varcare la soglia.
Si sa, nella vita basta chiedere.
Infatti mentre stava ancora formulando la fine del pensiero, notò che il cicaleccio della sala si era ammutolito e che qualche flebile nota iniziava a vagare solitaria in tutta la sala.
Proprio davanti a lui, un’ombra segnò l’entrata di una figura che procedeva con passi tesi e incerti.
Minato alzò di scatto il viso per vedere se quel contorno appartenesse davvero a lei e distinse il suo corpo minuto tra le candide stoffe bianco nuvola.
Alzò entrambe le sopracciglia stupito, non appena soffermò lo sguardo sulla faccia Mikoto, irriconoscibilmente femminile e aggraziata più del solito, ma soprattutto truccata come non lo era stata mai.
I capelli le conferivano un aspetto docile e mettevano in risalto il leggero rossore delle sue gote, mentre percorreva lenta ed insicura la navata.
Cosa, rossore?
Mikoto Uchiha imbarazzata?!
No, no no no no! Sicuramente era il make-up o lui stava avendo un’allucinazione.
Si stropicciò con foga gli occhi, convinto di stare sognando e che una scena come quella non l’avrebbe mai vista da li a cent’anni.
Ma nulla.
Anzi, oltre al rossore era comparsa un’espressione un po’ indispettita, tipica di lei.
Ecco, questo è già più verosimile.
L’Uzumaki strabuzzò gli occhi ancora incredulo, ma l’immagine bianca e celestiale non cambiò affatto… se non fosse stato per quella piccola vena omicida nello sguardo della futura consorte, che rimase finché lui si decise a chiudere finalmente la bocca, lasciata spalancata da quando l’aveva riconosciuta.
Purtroppo per lui, il suo stupore aleggiava ancora in tutte le sue sconcertate espressioni.
Vista la faccia da pesce lesso che sfoggiava il suo quasi-marito, Mikoto da incerta perfino su come muovere i piedi per arrivare da lui, in pochi secondi cambiò andatura e lo raggiunse a passo di marcia militare, più che nuziale.
Indispettita dal suo atteggiamento, con l’elegante bouquet stritolato con forza nella mano destra, arrivò alla carica al suo cospetto, fulminandolo con lo sguardo per le sue occhiate che dicevano tutto.
Lei aveva subito lunghe ore di torture solo per sembrare più bella ai suoi occhi ed ora lui sapeva farle solo uno sguardo languido di contemplazione?
E no, mio caro!
Di certo non era questo il suo intento: voleva complimenti, anche se sussurrati, qualcosa di meglio del morto stecchito(tra l’altro non riteneva neanche ne fosse il caso, dato che non avevano nemmeno pronunciato il fatidico si).
Minato, vedendola agguerrita, fece squillare il campanello d’allarme.
Il suo istinto di sopravvivenza gli suggerì la cosa più saggia: sussurrarle all’orecchio un dolce complimento prima che iniziasse il big bang e non si fermasse più.
Intanto dagli invitati era partita una fragorosa risata, che risuonava nitida e spontanea tra le pareti color oro.
Che figuraccia!
Le gote di Mikoto si colorarono di nuovo e stavolta si calmò.
Abbiamo già fatto troppa scena.
O almeno, più del necessario.
Prese un gran sospiro e col suo sposo, si girò verso il celebrante, finalmente pronta e determinata.
 
Tempo di rinfresco, tempo di cibo.
E così tutti, ma proprio tutti, si erano precipitati sull’invitante buffet che apriva il lungo pomeriggio di festeggiamenti ed abbuffate.
Se le donne erano intente nei loro consueti cicalecci, sfoggiando le ultime novità come se fosse una gara a chi possiede il vestito più alla moda, gli uomini, decisamente più discreti, non parlavano per motivi superiori: cibo e alcool.
Dopotutto è una festa, no?
Puoi trattare un uomo come vuoi: puoi cercare di tenere a bada le sue emozioni, puoi cercare di vestirlo adeguatamente per un grande evento e puoi anche creargli dipendenza.
Peccato però che la sua vera natura venga sempre a galla, prima o poi.
Si è visto con Sasuke, che stava per rendere vedova la figlia prima del matrimonio.
Purtroppo fu ammanettato dalla moglie per evitare una seconda possibilità di tentato omicidio.
Stava succedendo proprio in quei minuti con Naruto, che a causa della gola aveva macchiato la cravatta costosa comprata dalla moglie con un pasticcino colorato.
Quindi sua figlia maggiore aveva deciso per lui che era meglio si tenesse a distanza dal buffet, controllandolo a vista come se stesse in libertà vigilata.
Ma in tutto questo, chi aveva il problema più grande era proprio Minato, perché la moglie(ormai a tutti gli effetti) gli creava dipendenza. E nonostante fosse sempre stato così da quando erano piccoli, lo era tutt’oggi ed il futuro non si prospettava certo diverso.
Sembrava ignorarlo, ma tutti sapevano che ne era pienamente cosciente.
Così come erano coscienti che quando stava con lei toccava il cielo con un dito, sebbene la ragazza avesse il suo bel caratterino orgoglioso, fiero e testardo tipico del clan Uchiha.
L’amore è cieco, senza dubbio.
Mentre il buffet proseguiva, gli sposi vennero travolti dal fotografo(ma chi cavolo l’aveva chiamato?), che iniziò con zelo il suo lavoro.
In tutti gli scatti sorridevano guardandosi come se avessero di fronte la cosa più bella di questo mondo e allo stesso tempo la più importante.
Sasuke scoccò un’occhiata ai due: forse l’aveva davvero fatta troppo tragica.
Naruto scoccò un’occhiata ai due: qui ci vuole proprio il primo nipotino.
«Cosa state combinando voi due?» l’arrivo di Sakura con un aperitivo per il marito, accompagnata da Hinata e dal piccolo pomodoro li distolse dai loro pensieri.
«…» il capoclan Uchiha prese in mano il calice e non rispose, come al solito del resto.
«Guardiamo cosa combina il fotografo. Sembra un pazzo.» Naruto invece si: non avrebbe mai perso una chance per arieggiare la bocca.
Hinata sorrise dolcemente e passò la piccola Kushina al papà, che la fece ridere con qualche smorfia.
L’uomo la sollevò in aria e le sorrise affettuoso.
«Ehi amore, non sarebbe bello avere un nipotino?» chiese innocentemente lui alla consorte, non spostando lo sguardo dalla creaturina vestita color confetto.
Sasuke sputò di colpo l’aperitivo che stava sorseggiando e lo guardò male, molto male.
Sakura rise istericamente.
Kushina lo guardò interrogativo, forse non capendo bene e tornando a ridere all’ennesima faccia buffa del padre.
«Naruto, ma non è meglio che si stabilizzino un po’ prima? Almeno che passino qualche anno da sposini…» rispose la moglie, convinta che per tutto c’era il suo tempo e che quello non fosse davvero il luogo adatto per parlarne, per un ovvio motivo: S-a-s-u-k-e.
Infatti, sia lei che la moglie lo scrutavano, preoccupate per una possibile reazione.
«Concordo con lei.» proferì stranamente l’Uchiha, pulendosi la bocca con un tovagliolo.
Ma tu guarda che devo sentire…
«Se lo dite voi… però dovete ammettere che avere dei bambini per casa è davvero bello!» esclamò, mostrando la sua felicità e soddisfazione di essere genitore. Poi guardò Hinata:« Perché non facciamo noi un altro bambino?»
La donna si colorò leggermente.
Deve proprio chiedermelo davanti a tutti?
«P-possiamo parlarne a casa?» implorò, indecisa su come rispondere.
Naruto le sorrise: parve capire il suo disagio.
Forse un po’ è cresciuto.
«E voi, quand’è che vi ridarete da fare?» infierì Naruto.
No, forse non è cresciuto, ha solo trovato altro.
L’Uchiha lo guardò altezzoso e lo ignorò, raggiungendo bellamente il tavolo del buffet.
 
Il taglio della torta è il momento che si preferisce nelle cerimonie: altri auguri, altre felicitazioni, dolci, champagne, l’ovvia fetta di torta e ancora tanto, ma tanto altro alcool.
Ed in più è il tipico momento(meno opportuno) in cui qualche parente, sconosciuto o anche troppo conosciuto, fa una di quelle dediche lunghe, vergognose e pericolose che danneggiano seriamente l’equilibrio mentale di uno dei due sposi  o di entrambi(e che poi, giorni dopo, chiede venia sostenendo di aver spifferato troppo sotto l’effetto del liquore).
Questo sempre quando e se si arriva integri, non stanchi morti, alla fine dei festeggiamenti.
Come era del resto, e fortunatamente, accaduto alla maggior parte dei componenti Uzumaki e Uchiha. Avendo vissuto una di quelle giornate così impegnative sotto il profilo psicologico(una guerra sarebbe stata cosa da molto meno), non vedevano l’ora di tornare a casa per disfarsi di tacchi e cravatte e sprofondare in un comodo e soffice letto.
Purtroppo per Minato e Mikoto però, non tutti erano così semplicemente gestibili come i loro familiari.
Così, senza possibilità di essere fermati, tre o quattro eredi della volontà del fuoco iniziarono a dare spettacolo, piangere e raccontare aneddoti sul loro passato blaterando di giovinezza(bruciata) e destino(infame).
Fortuna che ormai stava arrivando il momento di salutare tutti…
E così con una ferrea volontà e le suppliche del neo-marito, Mikoto ritenne che non era proprio il caso di dare il via ad una strage proprio quella sera.
Adirata più con se stessa per averli invitati che con loro, strinse più forte i pugni attorno alla stoffa del vestito e si morse il labbro più volte, concentrandosi sul contare fino a diecimila prima di esplodere e cacciarli di propria mano e senza garbo dalla sala.
Parenti o meno, che seccatura!
Minato accanto a lei sudava freddo. Sapeva benissimo che aveva sposato da poco un timer pronto ad iniziare il conto alla rovescia in qualsiasi secondo.
O ammazza loro… o me.
I consanguinei stretti di quei poveri esseri sopraffatti dall’alcool decisero dopo una decina di minuti che era meglio non mettere oltre alla prova il carattere irrequieto della ragazza, anzi della sposa.
Tentarono dunque con ogni mezzo di portarli via, per fargli smaltire la sbornia in qualche angolino isolato dove non avrebbero più potuto infastidire nessuno o rendersi ancora più ridicoli.
Purtroppo, ci vollero più braccia del previsto per spostarli di peso… ma questa è un’altra storia.
Tempo un’altra mezz’oretta e bomboniere e saluti vennero largamente elargiti alla grande moltitudine degli invitati.
Così tutti, sposi compresi, poterono rilassarsi e tirare un sospiro di sollievo.
E’ fatta.
 
«Minato, noi torniamo a casa. Voi che avete intenzione di fare?» si informò Naruto, beccandosi un’occhiataccia dalla moglie ed uno sguardo scettico dal capoclan Uchiha.
Mikoto diede una gomitata al ragazzo, facendo chiaramente capire la frase: “E’ il momento di parlare e ovviamente spetta a te.”
Mikoto comanda, Minato obbedisce.
«Beh, ecco… noi veramente avremmo intenzione di stare fuori Konoha per qualche giorno.» si espose goffamente, passandosi una mano nei capelli scompigliati.
«E perché mai lo dici con quel tono? Non mi pare ci sia nulla di male.» lo rassicurò suo padre.
Sasuke lo guardò storto, fortemente contrariato.
«Il fatto è che vorremmo partire adesso.» continuò Minato, sentendosi sempre più in soggezione.
«Eh? Non volete nemmeno dormire? Ma non conviene iniziare il viaggio all’alba?» chiese Sakura, preoccupata che i novelli sposini partissero nel cuore della notte e dopo una lunga giornata come quella.
Ci risiamo. Speriamo solo non diventi isterica!
«Mamma siamo ninja, cosa potrebbe mai capitarci?» obbiettò risoluta la figlia, zittendo la signora Uchiha con l’ovvietà delle sue parole.
Invece gli occhi del capoclan Uchiha rotearono prima su di lei, poi sul suo sposo in modo scettico e poi ancora su di lei.
Suo padre la squadrò da capo a piedi, soffermandosi sulle candide stoffe in cui era stata avvolta in quella lunga giornata.
«Per me potete andare. Buon viaggio ragazzi.» si intromise Hinata, stupendo tutti e salutando con un sorriso entrambi.
Sasuke continuò qualche altro secondo a scrutarli, superiore.
«Un consiglio Minato: sarà meglio per te che lei torni sana e salva.» lo minacciò infine, voltandosi ed incamminandosi verso casa.
Hinata sorrise compiaciuta e Sakura rimase stupita.
Da quando Sasuke non fa obbiezioni?
Poi Naruto… beh, Naruto ancora doveva capir bene cos’era successo in quello scambio di sguardi.
Decise comunque che per lui non c’era niente di strano o sbagliato in quella richiesta.
«Ragazzi, divertitevi! Noi torniamo a casa che io e la mamma abbiamo da fare!» sorrise poi, avvolgendo un braccio attorno a sua moglie, rossa come un pomodoro, e trascinandola dolcemente con se sulla via di casa.
Che avranno mai da fare quei due?
Sakura scoccò un’ultima occhiata alla coppia.
Ma si… infondo non c’è nulla di male.
«Abbiate cura di voi e non state via troppo a lungo.» li salutò infine, cercando di raggiungere il marito.
Andata. E andati.
Minato sorrise nel vederli tranquillamente voltare l’angolo.
Così, finalmente affacciati sulla loro vita, andarono a prepararsi per iniziare quel viaggio che li avrebbe uniti per sempre nella buona e cattiva sorte.
 
I due giovani si guardavano negli occhi, felici.
«Andiamo?» chiese Mikoto, ancora leggermente e stranamente docile e affettuosa.
Minato dondolò la testa con fare affermativo.
«Dai tu il via?» si informò poi.
Mikoto lo guardò negli occhi, sfidandolo con lo sguardo. La competizione le risuonò cristallina nelle vene mentre assaporava già il momento della vittoria.
Mi sembra di avere un déjà-vu…
«Via!» guizzò poi, veloce e sinuosa nel buio della notte.
E con suo marito costantemente dietro o affianco a lei.
Un ramo dopo l’altro, col la fredda brezza notturna che gelava il viso, procedevano rapidi, non curanti della direzione o del luogo, poiché bastava restare insieme.
Presto varcarono il confine della foresta attorno al villaggio e il mondo si aprì più che mai nella sua vastità.
Col passare dei minuti il tempo sembrava non mutare mai, come i loro sentimenti che ormai coesistevano da una vita.
Chissà se era questo che intendeva papà…
Decisero di mantenere un passo più sostenibile per un lungo tragitto, nello stesso modo in cui avrebbero affrontato, piano ed insieme, le speranze ed le delusioni del loro futuro.
… la cosa più bella del mondo.
Arrivarono così, tra il cuore della notte e l’alba del giorno dopo, in un piccolo villaggio, dove avevano intenzione di passare qualche giorno da perfetti sconosciuti, per iniziare da soli e senza interferenze la loro vita matrimoniale.
Come una qualunque coppia di sposi che abbia bisogno di tempo per diventare effettivamente cosciente del suo nuovo ruolo nel mondo.
Lentamente percorrevano le vie poco illuminate alla ricerca di qualche locanda ancora aperta, in cui poter riposare e magari pernottare.
«Senti un po’, ma tuo padre che intendeva dire? Si cioè… che avevano da fare a quell’ora lui e tua madre?» chiese Mikoto ripensando a quella sera e interrompendo qualche sana ora fatta solo di sguardi reciproci.
Dopotutto, troppa dolcezza non era nel suo carattere e non faceva proprio per lei.
«Non lo so, ma spero non sia ciò che penso.» borbottò il ragazzo, sperando di aver capito male.
«Ovvero?» lei lo osservò, non capendo.
Minato la guardò in un modo più che eloquente e lei ci arrivò. Abbassò poi gli occhi nascondendo il suo imbarazzo per non averci pensato prima.
«Il matrimonio non mi fa bene! Non è passato nemmeno un giorno e già mi sto rammollendo!» cercò di salvarsi lei(o forse scusarsi?), voltandosi e sorpassandolo di qualche passo.
Minato da parte sua sorrise, leggermente soddisfatto di averla messa in difficoltà.
«Sai com’è… a casa ne siamo già in troppi.» buttò li Minato, cercando una reazione in lei, che istintivamente si fermò.
Ed ora?
«Prego?» si voltò lei, fingendo di non aver sentito, e facendo suonare le sue parole a metà tra una provocazione ed una minaccia.
Ora mi ammazzerà, sicuro.
«La mia famiglia è già troppo numerosa.» precisò però lui, guardando l’ardore montare nei suoi occhietti vispi e stanchi allo stesso tempo.
Sono un masochista, papà ha sicuramente ragione su tutto.
La ragazza si avvicinò al suo volto con fare suadente, portandogli le braccia al collo e facendo corrispondere i suoi occhi scuri come la notte con i suoi azzurro cielo.
«Adesso la tua famiglia sono io.» sussurrò sprezzante. «E mi pare che due non sia poi un numero così consistente.» rincarò la dose, non essendo di sua natura la sconfitta in qualunque tipo di duello, né con le mani né con le parole.
«Sai che ti dico? Hai ragione!» sorrise. Felice di quelle parole che per lui valevano più di qualunque “ti amo”. «Ma si può facilmente rimediare…» le bisbigliò all’improvviso, conducendo le sue labbra sulle sue e baciandola con tutta la passione che animava il suo folle, imprudente, rischioso, autolesionista, amore per lei.
 
 
Casa Uzumaki, più che nel cuore della notte.
Stanza dei marmocchi/giovincelli: rumori diversi, ma tutti con una componente comune: ronfare.
Stanza dei signori Uzumaki: censurato.
 
Casa Uchiha, più che nel cuore della notte.
Stanza delle principesse: tranquillo, sereno e composto riposo.
Stanza dei signori Uchiha: il buio totale. Almeno fin quando una abatjour non fu accesa.
«Sasuke…» sbadigliò assonnata Sakura.
«…» probabilmente, in questo caso equivale ad un silenzioso “ronf”.
«Sasuke.» alzò di poco il volume.
«…»
«SASUKE!»
«Smettila! Non sono mica sordo.» si infastidì lui, sprofondando la testa nel cuscino.
«Senti… e se fossi incinta?»
Gli occhi di Sasuke si spalancarono di colpo e lui fu sveglio, vigile ed attivo in meno di un secondo.
Saltando quasi sul letto.
«C-cosa?» non sapeva se crederci o pensare di star ancora sognando.
«Beh ecco… non che lo sia già. Però avendo avuto quattro figlie credo di sentirmelo ormai…»
Se prima era sbalordito, adesso era più che impressionato. E di solito Sakura non si sbagliava mai su queste cose.
La quinta principessa Uchiha…
«Dormi.» le ordinò spegnendo la abatjour e tornando in una posizione comoda. Chiuse gli occhi e le passò un braccio attorno alle spalle, attirandola a sé.
«Ma Sasuke…» insistette lei.
«Ho detto dormi, che sennò farà male alla bambina.»
Sakura sorrise e si accucciolò vicino a lui.
«Sai Sasuke, stavolta credo proprio che sia un maschietto…» confessò poi.
Sasuke aprì un occhio: sua moglie di solito non accennava minimamente a queste cose.
Ghignò soddisfatto con la faccia nel cuscino.
…chissà. Sarebbe proprio l’ora di un principino.


 

Ringraziamenti

Su questi sono sicuramente una frana.
Ci vorrebbe un modo originale e simpatico per un grazie sincero e di cuore. Purtroppo, non riesco proprio a farmelo venire.
Vorrei solo farvi capire quanto consideri questa fanfiction una "pietra miliare", un racconto su cui tornerò sempre con gioia e piacere.
Quindi grazie, grazie e ancora grazie.
Un grazie al lettore paziente, a quell'utente che ha ritenuto degna questa storia di essere seguita, ricordata e preferita. Grazie a chi con i suoi commenti mi ha nutrito di speranze e mi ha fatto vedere che si divertiva a leggere come me a scrivere. Un grazie a quelle persone che mi hanno ricordato costantemente che c'è la potevo fare.
Sicuramente direte: hai scritto quattro capitoli solo, che sarà mai?
Beh, forse non è tanto, ma è fatto con passione. E spero di avervene trasmessa almeno un po'.


News

Ho ancora delle storie da aggiornare, lo so. Tenete solo in conto che a questa farò seguire una specie di seconda parte. Ma stavolta, si cambierà protagonisti!
Il piccolo pomodoro ed il piccolo principino, saranno lieti di allietarvi nella mia prossima fanfiction su original characters di Naruto.

   
 
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