Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ehilanev    26/09/2006    2 recensioni
Esisteva un tempo, governato dalla spada e dalla magia, dove le forze del bene e quelle del male si affrontavano senza esclusioni di colpi, usando come campo di battaglia la Terra. Gli esseri umani erano impotenti nei confronti di queste creature superiori, eccezione fatta per alcuni esemplari, molto più potenti e sensibili rispetto alla media della specie.
In questi secoli di tumulti, dove sopravvivere era la parola d'ordine, vi è un nome che spicca sugli altri. Ed è...

Lionel
Scritta all'età di quindici anni... oh cielo, cinque anni fa! Spero non sia tutta da buttare...
Genere: Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3.

Di nuovo la luce! Questa volta era più vicina.
"Viene qua, ovviamente. Non può mai essere tutto semplice, eh?" disse. Ci pensò su un attimo. "Ehi, sto parlando da solo!"
Non c'era tempo. Doveva fare qualcosa!
Il guaio è che quando si è soli in una buia foresta i pensieri logici tendono ad evaporare.
Ripassò mentalmente tutti gli incantesimi che era in grado di fare.
Quanti erano? Due. Quello per far volatilizzare nel nulla le vesti delle fanciulle e quello per far apparire un cesto di mele!
"Fantastico. Prima la denudo e poi le offro delle mele? O il contrario?" esclamò, al limite di una crisi di nervi.
Ne conosceva altri, ovviamente. Gli incantesimi esplosivi erano nel programma del primo anno della scuola. Ma, data la natura così... impetuosa dei suoi poteri, per Lionel era stato redatto un programma a parte. I suoi compagni lo avevano definito “da mentecatto”.
Con gli incantesimi più potenti soleva saltare in aria anche lui. E questa NON era una buona tecnica di battaglia.
Guardò con orrore la luce, che ora non si mostrava più ad intermittenza. Semplicemente, avanzava tra gli alberi, sempre verso di lui.
Ed improvvisamente...
Apparve una donna!
La strega!
"Aaaaaaah!" lui urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
"Ma sei scemo?" lo riprese lei. "Sta' zitto!"
"Fossi matto! Aaaaaaaaaaaaaah!"
"Chi ha buttato questo coso urlante nella mia foresta?" tuonò lei. "Vattene, o subirai la mia ira!"
"Lasciami in pace, strega! Io sono un mago molto potente!"
"Io lasciare in pace te? Sei tu che..."
"Agrarius Tandem!" il poveretto era in preda al terrore più nero, ma ricordò ugualmente bene le parole dell'incantesimo. E così apparve...
"Un cesto di mele?" domandò la strega, perplessa.
"Beh, che vuoi da me? E' tutto quello che so fare!" sbuffò lui, offeso. Che strega maleducata!
E fu allora che udì un suono agghiacciante provenire dalla misteriosa fattucchiera. Sembrava come... come...
"Ahahah! Ahahahah!" una risata.
"Eh?" lei stava ridendo. E di gusto, anche. "C'è poco da ridere, sai?"
"Per te forse. E' la cosa più ridicola che io abbia mai visto!"
Suo malgrado, il ragazzo sorrise. Poteva anche essere una strega, ma la sua risata era allegra ed argentina. Insomma, lui si sarebbe aspettato una specie di "Her her her!". Invece costei aveva la voce di un'adolescente.
Non poteva vederla, dato che era avvolta nell'ombra. Ma iniziò a chiedersi che aspetto avesse.
"Come ti chiami?" chiese lei, con sincera simpatia. O con la malcelata intenzione di mangiarselo per cena.
"Io...? Lionel."
"Bene, Lionel, ed ora dimmi: che ci fai qui, a quest'ora della notte? Missione suicida contro la strega cattiva?"
"Assolutamente no! Non sono qui per morire... cioè, non volevo sfidarti! Volevo solo allontanarmi un po' dalla città."
"Oh. E perché?"
"Mmmh, avevo voglia di cambiare aria. Sai, là si vedono solo le solite quattro facce. Volevo allargare i miei orizzonti, ecco."
"Capisco. Devi aver combinato una marachella bella grossa."
"No, cosa dici?" mentì ancora lui, colto in fallo. Forse quella donna leggeva nel pensiero?
"E tu? Hai un nome?" cambiò prontamente discorso.
"Certo. Ma non ti aspetterai che lo venga a dire a te, vero? Altrimenti, poi, sarei costretta ad ucciderti..."
"Rimarrò con la curiosità." decise.
"Come vuoi."
Era una situazione orribile. Preso in ostaggio da una strega malvagia. Non sembrava poi così malvagia, sì. Ma era pur sempre una strega! E lui non l'avrebbe certo fermata con dei cestini di mele.
"Mmmh... che si fa, ora?" domandò, esitante. "Devi uccidermi?"
"Ucciderti!" sbuffò lei. "Voi del paese avete delle idee ben strane! Non ho certo del tempo da perdere! Vattene, cerca la tua strada e lasciami in pace!"
"Non sembri molto una strega, sai?" la studiò lui.
"E tu non sembri molto un mago." lo rimbeccò lei.
"Tutta apparenza, cara. Sono uno degli studenti più promettenti della scuola di magia!" era vero, in parte.
"E' proprio per questo che dovrei ucciderti." ringhiò lei. "Ora segui il mio consiglio, e vattene."
Lionel esitò.
Ostaggio di strega o idiota vagabondante per foresta notturna? Era un duro dilemma. Forse...
"Non è che... ehm... potresti farmi compagnia sino a che non spunta il sole? Di notte, questa foresta non è molto rassicurante e..."
"Cosa? Ma sei scemo?" Lionel non ne vedeva il volto, ma avvertì il suo disgusto. "Un mago che ha paura del buio!"
Incredibile ma vero, la situazione poteva ancora peggiorare.
"Eccolo, l'abbiamo trovato!" urlò una voce alle sue spalle, seguita da molte altre. "Oh, no!" esclamò. "Gli altri adepti!"
"Adepti?" si sorprese lei. "Che succede? Cos'è tutto questo trambusto nella mia foresta?"
Non solo i suoi compagni lo avevano trovato. Lui li aveva appena guidati nel covo di una strega cattiva.
Se fossero morti, sarebbe stata tutta colpa sua.
Pensò che sarebbe stato meglio se si fosse accontentato di distruggere metà scuola.
4.

Mostro o non mostro, i tuoi occhi sanno stabilirlo? Oh, dolce, piccolo illuso.

5.

"Ti abbiamo preso, Lionel!"
Sbucarono dal nulla, e lo circondarono. Nessuno di loro aveva notato la figura della strega nascosta. Poverini.
"Vi conviene sparire." li avvertì, con un certo tremolio nella voce.
"Oh, no. Stavolta non te la cavi." un ragazzo si staccò dal gruppo. Era molto più basso di lui, e decisamente mingherlino. "Ciao, Lionel." disse, con aria malvagiamente divertita.
"Ciao, Simon." ringhiò lui.
Gli adepti si strinsero attorno a lui. Avevano tutti più o meno la sua età, dai sedici ai diciotto anni, ed indossavano tutti la stessa uniforme, completa di grande mantello bianco. Roba extra-lusso.
"Sei finito. Vedrai cosa ti succederà, appena ti porteremo in città! Finalmente tutti capiranno chi è il migliore tra me e te!"
"Sei decisamente stupido. Non ti accorgi nemmeno del pericolo che stai correndo." Lionel, che non indossava una divisa, nè ne avrebbe mai posseduta una, lanciò un'occhiata nervosa al punto in cui era nascosta la strega, ma l'altro non se ne accorse. "Non fare lo sbruffone! Non m'importa se dicono che potenzialmente sei più forte di me! In realtà, tu sai solo far apparire mele e sparire vesti!"
"Ed esplodere scuole"
"Sì, anche."
Fu allora che la strega fece una cosa che non avrebbe mai dovuto fare. S'intromise.
"Ha fatto esplodere la scuola di magia della città?" esclamò, sorpresa.
"Solo la metà est! Ed è stato un incidente!" esplose l'accusato.
"Chi ha parlato?" sussurrò un adepto.
"Sembrava una voce femminile." rispose un altro.
"La strega!" intuì un terzo.
"Chi sei? Fatti vedere!" la sfidò Simon, tremando come una foglia.
"Come vuoi." rispose lei, ed uscì dall'ombra.
Alta, bella, regale. Morbidi e lunghi capelli neri incorniciavano un volto serio ma giovane, con due occhi neri e profondi. Di fisico esile, sarebbe passata tranquillamente per una bellissima ragazza sui diciassette anni, se non fosse stato per un particolare: dalla sua schiena nuda partivano due grandi, morbide e bianche ali.
Era evidente che queste le davano parecchi problemi, specialmente coi vestiti. Indossava un top allacciato dietro al collo ed alla base della schiena, così da evitare contatti con le ali, tra le quali, per coprirsi il più possibile, aveva fatto scivolare un mantello nero, anche questo allacciato alla base del collo; dalle spalle partivano le maniche, indipendenti dal top, che terminavano in guanti dalle dita tagliate. Sopra i pantaloni vi erano due cinture che, incrociandosi, avvolgevano i fianchi; da una di queste pendeva una spada dall'elsa piuttosto gotica.
Visibilmente a disagio nel doversi mostrare a qualcuno, avanzò di qualche passo, studiandoli.
"La strega!" ripeté il gruppo degli adepti, in un unico ed intonatissimo coro. Strega? Lionel non aveva mai visto una ragazza più bella in tutta la sua vita! Si lasciò andare in un sorrisino ebete.
"Mi piacciono i ragazzi che fanno saltare in aria quella spazzatura che definite scuola." confessò lei. "Al contrario, odio quei pezzenti che, per fare i bulli davanti agli insegnanti, inseguono la gente anche in una fitta, buia foresta." scandì con attenzione le ultime tre parole, tanto per ricordare quanto loro fossero in pericolo. Poi, guardò divertita Lionel. "Ma non dovevi essere il migliore alunno della scuola?"
"Tecnicamente, sì. Ma..."
"E' un povero orfanello." intervenne Simon. "Lavora per mantenersi gli studi. Ma non ha voglia di studiare."
Lei guardò l'adepto con puro disprezzo. "Già. Invece tu hai proprio l'aria di un signorino."
"La mia famiglia è una delle più benestanti." ribatté quello, con sufficienza. "Ancora non ho capito perché abbiano ammesso un soggetto del genere. Anche se lavora per meritarsi gli studi, è ovvio che la professione di mago debba essere lasciata a gente di classe... come noi, ad esempio." continuava a parlare, senza notare la furia che cresceva nello sguardo della ragazza.
Nel frattempo, la metà dei suoi compagni, più avveduti di lui, si era già dileguata. L'altra metà non rimase lì a lungo, giusto il tempo di afferrare uno schiumante Simon e portarlo via di peso.
"Ti sei alleato con la strega!" urlò. "Te la farò pagare!"
Sparirono nell'oscurità della foresta.
La strega sospirò. "Ecco. Ora andranno al paese a dire che li ho aggrediti. Verranno qui con le torce, e... Ehi! Tu che ci fai qui? Non sei ancora scappato?" guardò sorpresa Lionel.
Fino a quel momento non lo aveva studiato con attenzione. Era più basso di lei, ma dalla corporatura robusta. Teneva una fascia legata sulla fronte, tra i ribelli capelli neri che non ne volevano sapere di stare al loro posto; tra i ciuffi della lunga frangia, si vedeva il brilìo di due determinati occhi color ghiaccio.
Carino. Peccato per quello sguardo da idiota-che-sbava-sulla-bella-strega.
"E chi scappa? Mi dichiaro tuo prigioniero!" ribatté prontamente lui.
"Tu hai visto il mio vero aspetto. Meriteresti la tortura, sai?"
"Torturami." fece spallucce, con noncuranza.
"Sei pazzo." lei scosse il capo. "Ho detto che dovrei torturarti! Credi che non lo farò? Solo perché mi sono messa fra te e quegli idioti?"
"Sono convinto che lo faresti, invece. Se tu fossi una strega. Cosa di cui dubito. Sei troppo bella."
Invece che essere lusingata dal complimento, lei si arrabbiò ancora di più. Odiava quando qualcuno le ricordava che era un essere umano. "Peggio per te. Io ti ho avvertito." la giovane alzò le braccia il cielo, incrociando le mani.
"Ynultupi fago ressian..." ed ecco che tra le sue dita apparve una piccola luce. "Ehi, che fai? Scherzavo!" si schermì lui, allarmato.
"Mirote ebu lanciam..." la luce continuava a crescere. E sembrava una cosa piuttosto pericolosa.
"Su, su, calmati! Non parlavo sul serio, davvero! Io..."
"Hostibus perverit!" urlò la ragazza, lanciandogli quello che in realtà doveva essere un incantesimo non troppo potente. Una piccola esplosione. Eppure...
BOOOM!
Il boato fu fragoroso. Un quarto di foresta bruciò nell'esplosione. E anche i due baldi protagonisti non ne uscirono al massimo della forma.
Nausica si ritrovò sbattuta a terra, un groviglio informe di gambe, braccia e piume. Non era ferita gravemente, ma, ragazzi, se era sorpresa...!
"Che è successo?" urlò "Come ho fatto?" guardò con disperazione tutta la distruzione attorno a lei. Era un incantesimo elementare e debole! Perché aveva provocato tutto quel danno?
"Temo sia colpa mai." Lionel emerse tossendo da un cumulo di cenere.
"Tu? Tu? Prima per difenderti hai fatto apparire un cestino di mele! Come..."
"Sai... io ho il... difetto? di non riuscire a controllare molto bene i miei poteri. In situazioni di stress, imbarazzo, o paura, come adesso, solitamente io... salto in aria. E con me tutto quello che c'è attorno."
L'espressione della ragazza era indecifrabile. Disse poche ma significative parole. "Lo sai, vero, che sei paragonabile ad un uomo che non sa usare il vasino?"
"Ora non esageriamo!"
“Adesso capisco come hai fatto a far esplodere metà scuola! Ti stavano interrogando, per caso?”
“Beh, no... veramente lì non c’entra... io... ho sbagliato un paio d’ingredienti in una pozione, e...”
Nausica appariva a dir poco scandalizzata. Camminava nervosamente avanti e indietro, fulminandolo con gli occhi.
"Mi sembrava strano che quella orribile scuola aiutasse un ragazzo meno abbiente, permettendogli di pagarsi gli studi! Figuriamoci. Tu sei un pericolo pubblico. Ecco perché devi studiare magia."
"Esatto." Lionel guardava in basso, con tristezza e vergogna. "E quando oggi ho fatto esplodere metà scuola... ho capito che non avrei mai più potuto studiare magia. E sono scappato. Volevo partire per un viaggio per il mondo, così da imparare meglio la magia."
"Ma non hai nessuno? Dei parenti?" il tono della sua voce era quasi gentile. Quasi.
Lionel scosse la testa. "Fui trovato abbandonato quando ero ancora in fasce. Crebbi nel monastero del paese. Quando si accorsero dei miei poteri e della loro pericolosità, mi portarono di corsa alla scuola di magia, dove fui accettato per vie del tutto eccezionali, e solo in cambio del mio lavoro. Abbandonato dai genitori, abbandonato dai monaci, cacciato via dai maghi. Qua non c'è più posto per me. Viaggerò ed imparerò la magia da solo."
"Mi sembra che a te manchino molte nozioni fondamentali. Cose che purtroppo un viaggio per il mondo non può insegnarti. Cose che solo un maestro sa trasmetterti."
Lionel la guardò con occhi scintillanti. "D’accordo. Allora tu sarai la mia maestra."
"Cosa? Sei pazzo? Non ci penso nemmeno!"
"Ho visto che hai dei poteri molto forti, e che sai controllarli molto bene! Sarai un'ottima maestra, vedrai!"
"Stai lontano da me! Hai già fatto abbastanza danni! Ora tu prosegui per il tuo stupido viaggio, ed io me ne torno nella mia bella casetta in mezzo alla foresta ad aspettare il prossimo idiota da spaventare!" fece per voltarsi, ma si bloccò con orrore.
"Oddio!" balbettò, guardando la vastità del cratere dell'esplosione che avevano causato.
"Un bel lavoro, eh?" rise lui. "Dov'è casa tua, se posso chiederlo?"
"Laggiù." ed indicò un punto imprecisato nel cratere, incapace di credere ai suoi occhi. "L'hai fatta saltare in aria!"
"Oddio!" Lionel fuggì appena in tempo per evitare di essere colpito dalla ragazza.
"Vieni qui! Ti ucciderò! Sei morto!" urlò lei, partendo all'inseguimento.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ehilanev