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Autore: LyndaWeasley    21/02/2012    7 recensioni
Sebastian/Thad | Slash | Long Fiction;
Passò qualche istante prima che Nick riprese a parlare. «Tu... tu credi nel karma?».
Thad arricciò l’angolo della bocca. «E’ quella roba sul fatto che, prima o poi, tutto torna? Cioè, se fai un’azione cattiva... prima o poi la natura te la farà pagare?».
«Più o meno».
Ridacchiò. «Beh, dopo ore e ore di preghiera, un’impalcatura è crollata nel museo sabotando la nostra noiosissima gita... non vedo perché non dovrei credere al karma».
~~~
«Non farlo, Thad» replicò Sebastian fermandosi improvvisamente e rivolgendogli uno sguardo fin troppo serio.
Ah-ha! Colpito e affondato.
«Non ti piace? Bene. Smythy Smythy Smyyyyyythy!» ridacchiò l’altro, scuotendo la testa in maniera completamente idiota.
Inaspettatamente Sebastian gli si parò di fronte, bloccandolo: ma che stava succedendo? Non sembrava offeso, piuttosto... incazzato. Ma perché? Lui lo chiamava con ogni genere di nomigliolo insopportabile, non sarebbe successo niente se lui avesse cominciato a ricambiargli il favore.
«Mio fratello mi chiamava in quel modo» disse soltanto.

Enjoy! :)
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo so che potrebbe sembrare una cosa completamente idiota (e forse lo è), ma questo capitolo volevo dedicarlo a Curt Mega,
semplicemente perché le sue parole mi risollevano sempre il morale.
Perché svegliarsi alla mattina e leggere
ciò che scrive, mi riempie il cuore
*vomita arcobaleni e fluff*
Anche se non lo leggerà mai (meglio così!). Ma conta il pensiero, giusto?

Capitolo 2.

 Intolleranze

 

 

 

 

 

 

Erano entrambi sdraiati sul letto a pancia in giù, gli sguardi fissi l’uno nell’altro e la testa poggiata a peso morto sulle mani.

 Gli occhi di Jeff vantavano un colore talmente strano che Thad ci si perse per qualche istante: ovviamente non si era mai soffermato ad osservarli – non ne aveva mai avuto motivo – ma in quel momento i loro sguardi sembravano attratti come calamite e non poté fare a meno di notarlo.

 Sentiva un fastidioso brusio attorno a loro e la cosa lo infastidiva un po’. Ma... non poteva voltarsi. Non poteva fare niente. Proprio non era il momento più adatto.

«Chi vuole un muffin al lampone? Li ha fatti mia sorella, quindi vi avverto che potrebbero essere letali... però hanno un aspetto invitante» ruppe il silenzio Richard.

 Thad deglutì, trattenendo a stento una risata. Non...

«Tutto apposto! Sono ottimi!» continuò Richard qualche secondo dopo con la bocca piena, dall’altra parte della stanza. «Però credo ci abbia messo delle bacche da giardino sopra... questi cosi non sanno affatto di lampone. Oh no... credo sia concime»

E Thad scoppiò a ridere, sputacchiando da tutte le parti.

Ecco, ora ci mancava anche questa. Ma non poteva tirar fuori l’inutile argomento sorella-muffin più tardi? Il biondino rompipalle lo avrebbe preso in giro a vita per quella perdita.

 «Ah!» saltò su Jeff, facendo un balzo e mettendosi in ginocchio sul letto. «Ho vinto io! Di nuovo! Non mi batterai mai a Sguardo Magnetico, Thad Harwood!».

«Sguardo Magnetico?» ripeté quest’ultimo, aggrottando la fronte. «Questo giochetto ha un nome? Comunque non è giusto! Richard, la prossima volta te li ficco negli occhi quei cavolo di muffin!».

Thad era sicuro che Richard non l’avesse fatto apposta: lui era così, un ragazzo imprevedibile e davvero fuori dal mondo. Lo aveva capito subito la prima volta che si erano incontrati, come aveva capito che sarebbe stato comunque un buon amico. Però, ecco, ogni tanto dava l’impressione di essere davvero fuori dalle righe.

E lì dentro, tra quelle mura, lui, Thad, aveva bisogno di amici. A parte gli Warblers non aveva nessun altro, perché nessuno aveva mai capito appieno che persona fosse: o era forse lui che non era riuscito ad esprimere il meglio di se stesso? Fatto sta che le uniche persone su cui poteva contare erano i suoi compagni di coro.

 Talvolta però sentiva distanti anche loro, come se non dessero gran importanza alla loro amicizia... però sapeva che erano solo pensieri suoi dovuti allo stress, in realtà ognuno dimostrava la propria amicizia in modo diverso. Nel vero senso della parola.

 «... e poi gli ha tirato pacco. Penso che lui avrebbe preferito che questo avvenisse figurativamente, capite?» stava dicendo Richard, sogghignando e scuotendo la testa. Poi, quando si accorse che tutti i presenti lo stavano fissando accigliati, aggiunse: «”Tirare pacco”... tirare il pacco! Lui è un uomo... ha il pacco... Dai, ragazzi, non potete essere così privi di senso dell’umorismo!».

«Richard, sei un idiota» se ne uscì Jeff, lanciandosi sulla poltrona accanto a Nick e continuando a canticchiare un motivetto che aveva a che fare con “sono il re di Sguardo Magnetico”.

«Non posso distrarmi un attimo che parlate già di zozzerie» disse Thad. «Solo voi riuscite a trasferire l’argomento dai muffin ai cazzi. Siete incredibili».

 Ed era vero, delle volte da una cosa apparentemente insignificante, come un porfido, riuscivano a tirare fuori di quelle porcate che...

«Vabbè, io vado a mettermi il pigiama» borbottò Nick con uno sbadiglio, scrollandosi Jeff di dosso e dirigendosi strisciando verso il bagno. «Questa uniforme oggi mi strozza, non so».

«Sì, dopo me lo metto pure io» concordò Jeff, tirandosi leggermente il colletto della camicia e allentandosi i primi bottoni.

 Erano nella stanza di Thad, Nick e Jeff quella sera. Avevano deciso di passarla in modo tranquillo e pacifico – almeno una volta, insomma! – e poi Thad aveva promesso a Nick che lo avrebbe aiutato a studiare Chimica per il test del giorno dopo: non era una cima ma se la cavava abbastanza con le formule, così si era offerto di aiutarlo. Solo che avrebbe dovuto immaginare che, con Richard e Jeff al seguito, non sarebbe riuscito a fare più di un quarto d’ora di lezione. Così avevano finito per giocare a Risiko, a Taboo e a “Sguardo Magnetico” – come era stato battezzato da Jeff.

 Nick tornò dal bagno qualche minuto dopo, con un orribile pigiama a righe rosse e marroni, che lo faceva sembrare un carcerato moderno. A quanto pareva non era l’unico a pensarlo, perché Richard accennò ad un sorriso ebete.

 Nel giro di dieci minuti, erano tutti in pigiama – uno più orrido dell’altro, stando al parere di Thad. Aveva come l’impressione che, se fosse entrato qualcuno, avrebbe certamente frainteso la situazione che si era creata in quel dormitorio: se prima sembravano un “gruppo di studio” – seguito subito dopo degenerato in un “gruppo di deficienti” –, ora era come se fossero nel bel mezzo di un pigiama party. E un pigiama party con soli uomini non era una cosa molto etero.

Sogghignò tra sé e sé.

D’un tratto sentì un rumore che proveniva dalla finestra aperta.

«Avete sentito anche voi?» bisbigliò Thad.

«Sì... cos’era?» domandò sottovoce Jeff, guardandosi intorno.

«Non ne ho idea. Andiamo a controllare?».

«Perché state tutti parlando sottovoce?» disse Richard mantenendo un tono normale, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la finestra. «Siete tutti dei cacasotto! T’oh, venite pure a vedere, qui non c’è niente».

 Era in piedi di fronte alla finestra e stava indicando l’oscurità all’esterno: non seppe perché, ma a Thad venne in mente la scena di un film Horror in cui “l’eroe di turno”, per fare il figo, si era avvicinato ad una porta per cercare di rassicurare gli altri e, improvvisamente, era stato trucidato. Rabbrividì. Per un attimo sentì il bisogno di urlare a Richard di scappare, di mettersi in salvo, ma poi si rese conto che sarebbe sembrato patetico. E poi loro erano alla Dalton, non in un film Horror.

«Anzi no, vedo qualcosa...» aggiunse poi Richard, assottigliando lo sguardo. «... è la tua ragazza, Nick! Sta proprio qua sotto... Ciao, Sally!».

Nick quasi si strozzò con la manciata di caramelle che si era ficcato in bocca un attimo prima: si alzò dalla poltrona – ignorando le proteste di Jeff per avergli calpestato un mignolo – e si affacciò alla finestra accanto all’amico.

Okay, tutta quella situazione era assurda. Che ci faceva Sally fuori dall’Accademia alle undici di sera? Era per caso impazzita?

 «Sally!» tentò di urlare Nick, cercando di non fare troppo baccano: gli risultò alquanto difficile, dato che c’erano più o meno sei metri di altezza a separarli. «Che ci fai qui? E’ tardi!».

La ragazza di sotto lo salutò animatamente con la mano, sorridendo e facendo oscillare la coda scura. «Non è mai tardi per salutare il proprio amore!».

 Richard si lasciò trasportare in una perfida imitazione di Cupido rivolta a Jeff, il quale finse di vomitare e svenire. Thad aggrottò la fronte: già era del parere che Sally fosse completamente con le rotelle fuori posto, ora pensava che fosse proprio pazza. Osservò con attenzione Nick e notò che non era del tutto a proprio agio: stava strusciando i piedi l’uno contro l’altro e lanciava loro delle occhiate incerte di tanto in tanto. Erano una coppietta tanto carina – lui intelligente e lei cretina – però non era convinto fossero fatti l’uno per l’altra.

E questo Nick lo sapeva perché Thad era stato sincero con lui fin dall’inizio, da quando aveva portato la ragazza alla Dalton per la prima volta, tre mesi prima.

«Come sei dolce!» le disse. «Ma ora torna a casa! E’ pericoloso stare fuori a quest’ora!».

 «Sì, amore mio!» gridò lei senza alcun ritegno e lanciandogli un bacio. «Ci vediamo presto!».

 E scomparve al di là dei cespugli.

Nick si voltò verso i compagni, frizionandosi i capelli con una mano: si accasciò di nuovo sulla poltrona e chiuse gli occhi.

«E’ proprio cotta di te, eh?» intervenne Thad, sghignazzando.

«Già» rispose lui. «E io di lei... ma delle volte esagera, mi fa preoccupare».

 L’argomento “Sally” si concluse dopo quell’ultima frase, dato che – secondo Thad – tutti la pensavano come lui, e forse non era il caso di ricordarglielo a Nick. Tuttavia lui rimase serio e pensieroso per tutto il resto della serata, fino a quando non andarono a dormire.

 

 Sembravano passate ore da quando Richard aveva lasciato il dormitorio e da quando la stanchezza li aveva colti all’improvviso, ma nel momento in cui Thad si svegliò e gettò una fugace occhiata alla sveglia, realizzò che erano appena le due e mezza: ciò significava che aveva dormito... mezz'ora.

Cazzo.

Lasciò da parte le imprecazioni e si ricordò il motivo per cui si era svegliato: un rumore. Un rumore proveniente dal corridoio. Maledì con tutto se stesso chiunque o qualunque cosa lo avesse svegliato.

Si mise a sedere e accese la luce: in quel momento anche Jeff e Nick si svegliarono, rivolgendogli occhiatacce sullo zombie andante.

«C-che succede?» brontolò Jeff sbadigliando.

«Non avete sentito?» mormorò lui, sfilandosi le coperte e raggiungendo in punta di piedi la porta, per poi appoggiare un orecchio sulla superficie. «Quei rumori».

«La smetti di sentire rumori? Magari è solo una mosca che sbatte contro il muro» disse Nick intontito dal sonno, ricoprendosi con le coperte fin sopra la testa.

«No...» disse Thad sottovoce, intimandogli di fare silenzio.

Ora i rumori non c’erano più. Era come se qualcuno si stesse trascinando pesantemente da una parte all’altra del corridoio, non ricordandosi evidentemente che era notte fonda e che la gente aveva voglia di dormire.

Ma lui era sicuro di averli sentiti. Mandò a farsi fottere la sua maledetta curiosità e aprì piano la porta, cercando di non fare rumore.

 Il corridoio era illuminato solamente in parte dalla luce che proveniva dalla sua stanza ma, nonostante tutto, riuscì a vedere la sagoma di una figura a pochi passi da lui. Con il cuore che batteva a mille, prese un ombrello dal porta ombrelli accanto a lui e lo impugnò come se fosse un’arma. Deglutì: se fosse stato un professore, era in guai seri.

Tutto questo accadde in una frazione di secondo e, non appena la luce illuminò uno sprazzo di corridoio, la figura si voltò, scoprendo il volto di un ragazzo.

Thad sospirò, socchiudendo gli occhi. E imprecando.

«Si-può-sapere-cosa-ci-fai-a-quest’ora-in-giro-per-i-corridoi-porca-di-quella-vacca?» scandì bene lui, cercando di trattenersi dal saltargli addosso e strangolarlo.

Nel frattempo Nick e Jeff lo raggiunsero e si affacciarono alla porta.

«Cercavo il gabinetto» disse tranquillamente Sebastian.

 «Ci hai fatto prendere un colpo! E poi che cazzo dici, ogni camera ha un cesso privato!» saltò su Thad, sbattendo involontariamente l’ombrello contro lo stipite della porta. Non gli importava un fico secco di essere sgarbato, quel Sebastian aveva appena interrotto uno dei sogni più realistici e belli che avesse mai fatto e non meritava certo comprensione.

 «Dato che non ero nella mia camera cercavo il bagno in corridoio» rispose semplicemente Sebastian, accennando ad un sorriso.

 Thad prese a fissarlo: in quel momento lo stava davvero odiando per averlo svegliato per una cosa così stupida. Già aveva ore di sonno arretrate – che avrebbe potuto recuperare non andando al provino, quella mattina – e ora ci si metteva pure lui a fare le scappatelle notturne. Notò che senza l’uniforme della Dalton, sembrava ancora più magro.

«Terra chiama Thad, passo» disse Jeff, accanto a lui. «Continui ad imbambolarti come un pirla».

 «No... mi piace il suo pigiama». Ma co-

 «Se vuoi ti do l’indirizzo di dove vado a comprare i vestiti e le scarpe, così ci fai un salto, eh?».

«Grazie» rispose stupidamente Thad, rendendosi conto di aver appena detto una cazzata colossale. Di nuovo.

Sebastian rispose con un sorriso sghembo, mantenendo comunque un’aria pacata.

«Qualcuno mi spiega perché stiamo cazzeggiando sulla porta a quest’ora della notte?» intervenne Nick, con la frangia che gli copriva quasi completamente gli occhi assonnati e con la schiena curva.

Già, bella domanda. Thad aveva talmente tanto sonno, che stava cominciando a vedere un Sebastian con quattro occhi, due bocche e due nasi... e la cosa era piuttosto inquietante. La tentazione di sbattergli la porta in faccia era talmente forte che dovette richiamare a sé tutte le sue forze per non farlo.

Avrebbe anche voluto dirgliene quattro per averlo svegliato a notte fonda, ma si sentiva talmente stanco che non gli uscirono nemmeno le parole.

«Vi va una tazza di cappuccino?» se ne uscì improvvisamente Sebastian, interrompendo quel lungo silenzio imbarazzante che si stava creando.

«Ma... siamo in piena notte!» esclamò Thad con uno sbadiglio.

«E allora?» disse l’altro, accennando un sorriso. «Non è mai tardi per un cappuccino».

«No, infatti è troppo presto... sono quasi le tre, non è neanche l’alba» replicò Thad.

Sebastian fece spallucce.

«Io ci sto!» disse Jeff. Prese una felpa e raggiunse Sebastian nel corridoio. «Dai, venite anche voi!».

 Nick, per tutta risposta, alzò dolcemente il dito medio per poi voltarsi e lanciarsi di peso sul letto: Thad avrebbe giurato che si fosse addormentato giusto un momento prima di cadere sul letto. In quanto a lui, non aveva la benché minima voglia di girovagare per l’Accademia alla ricerca di un cappuccio a quell’ora della notte. E poi aveva quelle fottutissime ore di sonno da recuperare.

«Thad?».

«No, grazie» rispose lui, facendo un cenno con la mano. «Ho sonno».

«Come vuoi! Non aspettarmi alzato» lo salutò Jeff, seguendo Sebastian verso l’ignoto.

«Non avevo alcuna intenzione di farlo, sinceramente».

E imitò Nick, lanciandosi a braccia aperte sul letto e addormentandosi all’istante.

 

 

Quando la mattina dopo si svegliò, Jeff non era ancora tornato.

 Thad non era molto sicuro di volersi alzare: stava così bene accoccolato al suo piumone azzurro, che quasi gli faceva tristezza il fatto di dover affrontare una nuova giornata all’insegna di lezioni, compiti e prove.

 Con molta fatica si tirò a sedere, accecato dai raggi luminosi che penetravano dalla finestra. In quel momento Nick uscì dal bagno, asciugandosi i capelli con un asciugamano: si guardò intorno, dubbioso.

«Ma Jeff?» domandò.

 Thad intanto stava facendo una battaglia con le sue palpebre, che non ne volevano sapere di restare aperte.

«N-non lo so» borbottò. «Evidentemente la colazione è durata più del previsto».

«Eh?».

 «Stanotte è andato con un cappuccino a farsi Sebastian, non so» replicò Thad. Perché doveva fargli delle domande così difficili a quell’ora del mattino?

 «A fare cosa?».

«Eh?».

 «Hai appena detto che Jeff è andato con un cappuccino a farsi Sebastian! Sei forse impazzito?» saltò su Nick, non sapendo se ridere o rimanere esterrefatto: optò per una via di mezzo, dato che gli comparve sul volto un’espressione del tutto assurda.

 Thad richiuse gli occhi – ancora un istante e sarebbe crollato di nuovo dal sonno – e tossicchiò. Spiegò ad un Nick quasi incredulo – che non ricordava affatto di essersi svegliato qualche ora prima, causa sonno – quello che era accaduto e il racconto sembrò lasciarlo un po’ perplesso. Inarcò un sopracciglio, lanciò l’asciugamano bagnato sul letto e cominciò a preparare i libri da portare a lezione.

In quel momento Jeff entrò nella stanza, Thad non seppe se essere sollevato dal fatto che lui era vivo e vegeto, o se prendere uno spavento per le ombre scure che contornavano i suoi occhi. C’era da dire che durante la notte – dopo che il suo magnifico sogno era stato infranto da quei rumori –, aveva sognato che Sebastian fosse un licantropo, quindi le sue preoccupazioni per il biondino erano giustificabili.

 «Che... sonno» borbottò Jeff, dirigendosi con fare da zombie verso il suo letto.

Nick, con uno scatto felino, lo bloccò. «Non se ne parla neanche! Se ti stendi ora, non ti alzi più!».

 «Meglio, così rimarrò per tutta la vita sdraiato a dormire. Ahhh!».

 «Pensa che dopo dovremmo fare altri provini per sostituirti negli Warblers» lo rimproverò bonariamente Nick.

«Ma io ho sonno».

«Potevi evitare di fare baldoria tutta la notte!» disse il moro, cercando di non ridere alla faccia ebete di Jeff. «Ora vai in bagno e fatti una doccia, così ti svegli almeno un po’. E vedi di non affogare!».

Jeff acconsentì con un cenno debole della testa e si chiuse in bagno.

«E se dovesse scivolare e battere la testa?» domandò Nick, preoccupato.

«Vai a controllare» disse Thad, cercando di alzarsi.

«Non ci penso nemmeno! Vacci tu!».

«Senti, sto cercando di impiegare tutte le mie forze per non barcollare ad ogni passo, non ho proprio il tempo di andare a vedere se sta affogando o s- che cos’è?» domandò poi Thad, aggrottando la fronte. Infatti dal bagno proveniva uno strano rumore... Thad si chiese se il suo destino fosse quello di sentire continuamente rumori strani, dato che in quei giorni sembrava stesse diventando un hobby.

«Sta vomitando» sospirò Nick, abbattuto. «Vado ad aiutarlo».

Jeff... aveva bevuto? No, non era possibile, non faceva mai queste cose a scuola. E poi non era un tipo che amava bere: la faccia con cui era entrato poco prima nella stanza non era quella di un ubriaco... magari era semplicemente influenza o un virus.

La questione era semplice: se Sebastian gli aveva fatto qualcosa – anche solo per sbaglio –, lo avrebbe ucciso. Forse era davvero un licantropo, lo aveva portato nella sua combriccola di animali e lo aveva morso... Ma cosa diavolo andava a pensare?

 Qualche minuto dopo, Nick uscì dal bagno, con la faccia persino più bianca di quella di Jeff.

 Thad non lo aveva mai visto in quelle condizioni, eccetto quella volta in cui aveva perso l’orologio di suo padre giocandolo a Poker. Sapeva che Nick odiava quel genere di cose, odiava il vomito e tutto ciò che lo riguardava, ma non pensava fino a quel punto: ricordò quella volta in cui si era preso un virus influenzale e aveva passato ben una settimana in condizioni simili. Eppure era entrato in quel bagno per Jeff.

Aveva perfino la fronte imperlata di sudore, come se si fosse sforzato insieme a Jeff per rigurgitare.

 E in quel momento che Thad provò un gran moto d’affetto per Nick, perché era una delle persone più buone e tolleranti che avesse mai avuto l’onore di conoscere: aveva addirittura messo da parte il suo orrore per il vomito per aiutare un amico. Non seppe perché, ma cercò di immaginarsi la scena di lui che accarezzava la fronte di Jeff con un panno umido mentre cercava di rassicurarlo, mentre gli diceva che sarebbe passato tutto, proprio come fanno le madri con i propri figli.

Si sentì fiero di essere suo amico.

«Ehi... tutto a posto?» domandò timidamente Thad.

L’amico tirò su col naso, sedendosi poi sul letto.

 «Quel deficiente è intollerante al latte» sospirò. «Per questo motivo la sua anima è stata riversata nel nostro gabinetto. Avevamo dei sospetti già da un po’, e lui è andato a bersi una tazza intera di caffellatte... si può essere più scemi?».

«Oh...». Thad non aveva la minima idea di questa storia. «Ma è una cosa certa?».

L’altro scosse la testa. «No, però quando ha cominciato ad accusare dei disturbi allo stomaco, ha eliminato il latte alla mattina e i tre quintali di formaggio che si mangia per pranzo, e sembrava essergli passato almeno un po’».

 Ora che ci pensava bene, ricordava che spesso Jeff si era lamentato di disturbi alla pancia e giù di lì. Sperò soltanto che dopo quella vomitata apocalittica – che a giudicare dai rumori era ancora in corso – sarebbe stato bene.

 Thad si alzò finalmente dal letto e si diresse verso il bagno: nemmeno lui amava granché il puzzo di vomito, ma voleva risparmiare a Nick una seconda disgustosa scenetta.

Quando entrò, vide immediatamente Jeff chino sul lavandino dove si stava lavando le mani.

Gli si avvicinò titubante e gli poggiò una mano sulla spalla. «E’ tutto a posto?».

«Sì, sto bene» rispose Jeff voltandosi e mostrando tutto il suo malaticcio splendore a Thad: aveva gli occhi gonfi di lacrime per lo sforzo e la fronte tutta sudata. Faceva un po’ paura, a dire il vero.

«Non si direbbe...» commentò Thad. «Sembra tu abbia vomitato anche la cena del Natale scorso!»

«Sono incinta, in realtà» disse Jeff, abbandonando la sua faccia cadaverica per dare spazio ad un sorriso un po’ tirato.

Anche Thad sorrise e abbracciò forte l’amico, contento che si fosse ripreso: giurò su se stesso che d’ora in avanti avrebbe fatto di tutto per non permettere a Jeff di mangiare troppi latticini. Aveva preso un bello spavento.

Sciolse l’abbraccio e quando si ritrovò a guardare il compagno negli occhi, si accorse che la sua espressione era del tutto cambiata.

«Mi fai paura» commentò Thad aggrottando la fronte.

«Thad» cominciò lui, deglutendo e fissandosi i piedi. «Ho davvero bisogno di sapere che posso fidarmi di te».

Panico .

Quello  non era un tono che lui usava spesso per dire qualcosa. Somigliava vagamente a sua madre quando stava per improvvisare un discorso sul suo futuro accademico... quindi, per farla breve, era un tono abbastanza preoccupante.

«Sai che non dovresti avere dubbi su questo...» rispose in un sussurro.

 Jeff sospirò e affondò la faccia nelle mani. Quando ne riemerse, ci volle qualche secondo prima che sollevasse lo sguardo, puntandolo dritto negli occhi di Thad.

«Bene» disse serio, «perché devo confessarti una cosa che riguarda Nick».

 

 

 

 

 

To be continued...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Me.

 

 

Prima di iniziare a sparare qualunque cavolata, volevo dire che non mi aspettavo tutto questo entusiasmo da parte vostra *_*

In tanti avete messo la storia tra i preferiti e in tantissimi tra i seguiti! Ancora non ci credo! *_*

Beh, sappiate che sono contentissima che vi sia piaciuto il primo capitolo, e spero vivamente che questo vi abbia altrettanto soddisfatti! Spero solo che non mi odierete per il finale, LOL.

Diciamo che non accadono vicende troppo importanti e che Sebastian sta ancora ‘dietro le sue quinte’, come dico sempre io: chissà cosa passa per la mente del bel fanciullo. Ah, ci tenevo a precisare che lui non sapeva niente della presunta intolleranza ai latticini di Jeff xD Giusto per evitare di farvi pensare che lui c’entri qualcosa col suo malessere!

Comunque non allarmatevi: già nel prossimo capitolo le cose si smuoveranno un po’. Se siete a conoscenza di come tratto di solito Sebastian nelle mie fan fiction, sappiate che sarà lo stesso. Qua sembrerebbe più gentile e pacato.

 

In questo capitolo ho voluto descrivere un po’ il clima che c’è tra gli Warblers, un po’ una cosa generale. E ci tengo a precisare che l’intolleranza di Jeff ai latticini non è una cosa buttata lì a caso; sarà ripresa più avanti per un motivo ben (tristemente) preciso.

E poi con questa scena ho voluto marcare l’amicizia (?) tra Nick e Jeff *________* non sono adorabili? Io li amo. Sempre. Ovunque. E comunque ♥

 

Ah, Richard è un Warbler che esiste veramente, eh! Per chi non lo conoscesse è interpretato da John Hall, ed è quello che in “Uptown Girl” fa quello strano gesto con il braccio... e che canta un meraviglioso Mash Up di “Little Lion Man/Just the way you are”, che vi consiglio caldamente!

 

Prima di lasciarvi a fare qualunque cosa vogliate fare, vi linko così a caso il mio profilo Twitter, dove trollo nel tempo libero e ogni tanto spoilero qualcosuccia!

Cliccate quiiiii

Grazie a chi è arrivato fino a qui e a chi commenterà *o*

Un Arcobaleno per tutti,

Lin.

 

 

Ps: Penso che d’ora in avanti alle recensioni risponderò nel capitolo successivo... vedremo :)

   
 
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