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Autore: blueElle    26/02/2012    1 recensioni
"Vedo il desiderio di un riscatto, in te, per errori non tuoi però."
Deanna sapeva benissimo in che casata sarebbe voluta finire, lo sapeva benissimo, ma non ebbe il coraggio di parlare. E sapeva, nonostante fece finta di nulla, nel profondo, che il cappello parlante aveva ragione su di lei, pienamente.
La storia di una ragazza come tante, una strega qualunque, alle prese con cose più grandi di lei, tra fantasmi del passato e persone che fino a quel momento aveva solo avuto il coraggio di immaginare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dudley Dursley, Harry Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ecco il secondo capitolo, ho deciso che anzichè descrivere il carattare della protagonista in forma di formale presentazione, esso emergerà nel corso della storia. Qui incontrerà due figure molto importanti nei risvolti futuri della vicenda, se tutto va come pensato, ovviamente. In fondo al capitolo troverete le note della sottoscritta, che ho deciso di inserire al termine di ogni capitolo per chiarire magari i passaggi meno chiari. Commenti e critiche sempre bene accetti. 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

- Ero certa saresti stata una Grifondoro, l’ho saputo appena ti ho vista. -
La professoressa Spinnet, che l’aveva aspettata fuori dall’ufficio del preside, si era offerta di accompagnarla per un tratto di strada verso il dormitorio della ragazza, che tra l’altro lei non aveva la minima idea di dove si trovasse.
- Io non ne ero così certa. -
Replicò lei: secondo la sua visione realistica dei fatti, sarebbe dovuta essere smistata a Corvonero, come le aveva proposto il cappello parlante, ma meglio così. Non vedeva l’ora di scriverlo a suo padre, ma di quello se ne sarebbe occupata non appena avesse trovato la sua stanza, le andava bene una qualsiasi, non aveva molti problemi a riguardo: era sempre stata una tipa che si adattava a qualsiasi situazione trovasse al suo arrivo in un posto nuovo. La professoressa Spinnet stava per replicare qualcosa, quando la sua attenzione fu catturata da altro, o meglio, da qualcun'altro. Infatti la vide incamminarsi verso una figura femminile, voltata di spalle, con indosso una divisa dei Grifondoro.
- Rose, posso servirmi di te o hai da fare? -
Chiese gentilmente la professoressa. La ragazza in questione si voltò verso la donna, sorridendo.
- Assolutamente no, professoressa Spinnet, di che si tratta? -
La donna indicò con un gesto del capo Deanna, rimasta qualche passo indietro. Sembrava un’ebete, e odiava fare quel genere di figure. Quindi fece platealmente finta di niente.
- E’ la ragazza di cui ti avevo parlato ieri, pensi di potertene occupare? -
Rose annuì, mentre dietro di lei un ragazzo biondo si sporse a osservare di sfuggita la nuova arrivata, prima di cogliere il suggerimento della professoressa di lasciare le ragazze ai loro affari e svignarsela. Rose andò in contro a Dea con tanto fervore che quest’ultima per un breve momento temette per la sua vita. Deanna l'osservò per qualche istante: alta tanto quanto lei, una miriade di lentiggini sul viso e lunghi capelli castani le incorniciava un viso dall'espressione amichevole. Stava per dire qualcosa quando Deanna la precedette.
- Sei Rose e sei stata appena promossa a mia babysitter personale. -
Esordì lei ironica, mentre allungava la mano per presentarsi. Rose scoppiò a ridere: non aveva tutti i torti.
- Io sono Dea, e ho sedici anni, non quattro. -
Aggiunse la bionda.
- Io sono Rose, Rose Weasley, e se vuoi al dormitorio ti ci porto anche per mano: sono abituata a fare la babysitter. -
Dea storse il naso, lasciandosi andare in una risata rilassata. Aveva già sentito quel cognome, da una delle storie di suo padre, ma decise di non farci troppo caso. Iniziò a camminare e stava per riprendere a parlare quando si accorse che di fianco a lei non c’era nessuno. Si girò e vide la Grifondoro ferma nello stesso punto di prima, che la osservava scettica.
- Non dovevamo andare al dormitorio? -
Chiese Dea rimanendo immobile.
- Appunto: ma quel corridoio ti porta alle aule, non al nostro dormitorio. -
Dea schioccò le labbra, con un espressione a metà tra l’imbarazzato e il divertito, notando l’aria scettica e ironica della sua coetanea.
- Forse la mano non è una cattiva idea, sai? -
Esordì Denna tornando sui suoi passi, incamminandosi con la giovane Grifondoro, la quale scoppiò nuovamente a ridere.
- Ci farai l’abitudine. Piuttosto, che ci fa una di Beauxbatons qui da noi? So che aspettavi questa domanda, quindi non meravigliartene. -
Esordì lei tirandole una lieve sgomitata tra le costole, con un sorrisino complice. Dea sorrise, mentre iniziavano a salire una lunga rampa di scale.
- La mia famiglia si è cacciata in qualche guaio, e per ragioni del tutto a me sconosciute ci siamo trasferiti qui in Inghilterra. -
Non era una bugia, quella. Sol una mezza verità. Rose annuì, cogliendo il velato senso di imbarazzo della ragazza, ma continuò.
- Preparati una scusa migliore, nei prossimi giorni sentirai rivolgerti questa domanda un milione di volte: qui la gente è curiosa. -
Esordì schietta, mentre iniziavano a percorrere un corridoio semi deserto, se non per qualche studente che si affrettava a correre chissà dove. Dea apprezzò la sincerità.
- E non curarti degli sguardi, il passatempo preferito di molti è farsi gli affari altrui. Sei solo la novità del momento, un paio di settimane e nessuno se ne curerà più. -
Aggiunse notando lo sguardo di un Tassorosso dell’ultimo anno, tutto rivolto a Deanna e al suo abbigliamento tutt’altro che scolastico. Dea abbozzò un sorriso.
- L’avevo immaginato, in effetti. Comunque, tu sei un prefetto, giusto? -
Esordì osservando la spilla dorata che campeggiava sul petto della ragazza.
- Sì, per il secondo anno a dire la verità. -
Deanna continuò.
- Anche io lo sono stata, un anno appena a Beauxbatons, nonostante là ci chiamano i Tuteur. -
Rose rise.
- Il francese rende tutto più elegante, in effetti. Ti manca? -
Chiese poi un po’ più seria, volgendo il suo sguardo verso la ragazza. Dea annuì senza nemmeno pensarci su un secondo.
- È stata la mia casa per cinque anni, penso sia naturale. -
Rose non potè che concordare. Se lei venisse improvvisamente strappata via da Hogwarts, lontano dai suoi amici e dalla sua famiglia, probabilmente avrebbe un esaurimento nel giro di qualche giorno. Anzi, piùche sicuramente.
- Dev’essere difficile. In che casata eri? -
Chiese poi sperando di alleggerire il tono malinconico che aveva improvvisamente preso quella conversazione. Rose aveva letto tre estati prima un libro, "Storia delle accademie", e tra le tante, veniva raccontata anche quella francese. Il suo libro ne aveva parlato come la più elegante tra tutte, dove gli studenti si dedicavano anche a ogni tipo di passatempo babbano, come la pittura e il canto.
- Là abbiamo le Fraternitè, ed io ero una Sfinge. -
Replicò Dea sorridendo. Era stata fiera della sua Fraternitè fin dal primo giorno, era stata la stessa di sua madre, come le era stato raccontato. Era quella più antica di tutto l’istituto, l’unica mista, ovvero che accettava al suo interno maschi e femmine. I Centauri erano invece quella esclusivamente maschile e le Fenici quella invece esclusivamente femminile, ricordò distratta Dea, ma non disse nulla a riguardo, scongiurando di fare la figura della ragazzina francese saccente, cosa che le capitava molto spesso di fare.
- Però parli bene l’inglese, insomma, non si sente alcun tipo di accento. -
Borbottò Rose, che in cuor suo avrebbe sempre voluto essere bilingue, soprattutto se la seconda lingua in questione era il francese: Victorie e Louis quando parlavano in francese erano dannatamente affascinanti.
- Mio padre è inglese: mi ha sempre insegnato le due lingue, voleva che prendessi un po’ da lui e un po’ da mia madre. -
Replicò sorridendo. Poi iniziò a guardarsi attorno: avevano cambiato corridoio almeno un paio di volte, girato a destra e a sinistra almeno altrettante, salito scale e sceso gradini: non si sarebbe mai ricordata la strada.
- Dove siamo? -
Chiese poi improvvisamente Deanna guardandosi attorno. Colse l’espressione ironica di Rose.
- Non hai memorizzato il percorso, eh? -
Le fece eco la Grifondoro, prima di girarsi e andare verso un quadro imponente e di grande mole. Al suo interno una grassa signora intenta a mangiare grappoli d’uva distesa sotto un parasole osservò Rose.
- Veela. -
Sussurrò Rose, prima di girarsi e far cenno alla ragazza di raggiungerla.
- La parola segreta cambia ogni tanto, dipende dal volere del quadro. Te la comunicherà il quadro, non preoccuparti. -
Deanna sorrise, sentendo che veniva usata come parola segreta Veela, dato che aveva un ottavo di sangue di Veela dentro di lei, nonostante purtroppo si notasse fin poco: bella certo, ma di aggraziato, nella giovane Dea, c’era ben poco.
Improvvisamente davanti a loro si fece spazio un arco che lasciava aperto un passaggio dietro ad esso, al posto del quadro che campeggiava sulla parete poco prima. Deanna rimase immobile a fissare il passaggio, piuttosto stretto. Rose, già avanti a lei, che continuava a parlare, si accorse dopo qualche istante che in realtà dietro di lei non c’era nessuno. Torno sui suoi passi, scuotendo la testa. Arrivò da Deanna, la prese per una manica e iniziò a trascinarsela dietro.
- Andiamo Sfinge, non è la tana dei serpenti questa. -
Rose si accorse del doppio senso, come Deanna, e insieme scongiurarono una risata. La sala comune era quasi deserta, a parte un gruppo di studenti intenti a leggere qualcosa davanti al camino, già acceso nonostante fossero i primi di settembre e altri due ragazzi che invece chiaccheravano sul divano. Rose ne salutò brevemente un paio per poi continuare verso di dormitori femminili.
- A proposito, ti hanno messa in camera con me. La mia vecchia compagna di stanza è stata spostata. -
Replicò Rose iniziando a salire le scale che conducevano ai dormitori. Deanna colse il tono sollevato con cui Rose disse quella frase, forse prima si era trovata a che fare con qualcuno che non le andava a genio. La prima cosa positiva del suo arrivò lì, pensò Dea.
- Babysitter fino in fondo, noto. -
Esordì sarcastica Deanna. Una volta arrivate in cima alle scale, si lanciarono in un piccolo corridoio alla loro sinistra, che percorsero per diversi metri, prima di iniziare a salire un’altra scala a chioccola. Saltarono un paio di piani, poi imboccarono un altro corridoio, in quello che a Deanna pareva un labirinto senza fine. Alla fine, in fondo al corridoio, Rose si fermò davanti a una spessa porta di legno. Fuori campeggiavano i nomi “Rose Weasley & Deanna Dursley”, in un’elegante calligrafia corsiva oro.
- Benvenuta a casa. -
Esordì la ragazza spalancando le porte con un tocco di bacchetta.

 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

Era in ritardo: la sua prima cena a Hogwarts, ed era in ritardo. Rose l’aveva lasciata in camera, a disfare i bagagli, dicendole che la cena sarebbe iniziata alle sette. E lei si era addormentata. Come un sacco di patate si era afflosciata sul suo comodo letto a baldacchino, e si era addormentata così. Immobile sulle scalinate che la dividevano dall’entrata della Sala Grande, ascoltava il frastuono che vi proveniva dall’interno, dove la maggior parte degli studenti aveva già preso posto. Doveva entrare da sola? Scongiurando che non accadesse come in quei film babbani in cui la nuova arrivata faceva la sua entrata trionfale davanti a tutti spavalda, in ritardo perché superiore agli orari? Lei non si sentiva superiore a nessuno, e le entrate trionfali, nel suo caso, si limitavano sempre a figuracce epocali. Iniziò a scendere le scale, quando una voce l’apostrofò improvvisamente.
- Hai sempre quell’aria vagamente alienata, o è l’aria di Hogwarts che ti fa questo effetto? -
Non fece in tempo a girarsi, che, sobbalzando, mise in fallo il piede sinistro e scivolò a terra, finendo di scendere le scale con il sedere. Si ritrovò con la faccia all’altezza del pavimento, un gran dolore all’anca destra e una presumibile storta alla caviglia sinistra. Sangue di Veela? Più che altro di elfo domestico o troll. Ma era un abituè di quelle cadute rovinose, magari in pubblico: sempre a terra, con le ginocchia sbucciate, i graffi sulle braccia e le ossa rotte. Poco femminile? Così l’avevano definita a Beauxbatons, lei invece teneva a sottolineare che sia solo diversamente femminile, tutto lì.
James Potter fece un salto saltando gli ultimi gradini, atterrando ovviamente in piedi. La osservò mentre, mordendo le labbra, cercava di trattenere una risata. Deanna sollevò il viso.
- Puoi ridere, lo farei anche io se fossi in te. -
Mugugnò mentre, rifiutando la sua mano per alzarsi, si massaggiava l’anca dolorante ed emetteva sbuffi di insofferenza. James rise di gusto.
- Sei sicura che la tua meta fosse Hogwarts e non il circo? -
Chiese ironico mentre osservava quella che ai suoi occhi era appena diventata uno spassoso fenomeno da baraccone. Lei sollevò lo sguardo, impettita. La caviglia non le doleva più di tanto, e di certo non sarebbe entrata in Sala Grande zoppicando come un vecchio lupo di mare.
- Questo è niente, dovresti vedermi intenta a sputare fiamme dalla bocca, mi viene molto meglio che fare il pagliaccio. -
Replicò con una smorfia sollevando gli occhi al cielo. Il suo sguardo si spostò per un secondo su un gruppetto di ragazzi che si affrettava a entrare nella Sala per unirsi alla cena. Il Grifondoro scosse la testa continuando a ridere.
- E quella sarebbe la tua divisa? -
Esordì lui, osservando la ragazza. Deanna abbassò lo sguardo su quello che indossava. Era uscita dalla stanza correndo come una forsennata, e si era infilata giusto la camicetta della sua casata, lasciando stare maglione, gonna e calzini, con il risultato che ora indossava ancora i jeans sgualciti con i quali era giunta lì quello stesso pomeriggio. Fece schioccare le labbra.
- Maledizione. -
Mugugnò, voltandosi poi per allontanarsi, decisa come non mai a passare la serata a digiuno. Non si sarebbe presentata così: il preside le aveva quanto meno fatto capire di non attirare l’attenzione, e quello non era di certo il modo migliore per farlo.
- Che fai? La Sala Grande è dall’altra parte. Rosie mi aveva accennato al tuo scarso senso dell’orientamento, ma così mi sembra davvero troppo. -
Deanna si voltò sbuffando. Rose, la sua compagna di stanza, o meglio, la sua nuova babysitter? Fantastico, già lo zimbello della famiglia Potter, senza nemmeno accorgersene.
- Non ho molta fame, penso tornerò in stanza, o ho bisogno di un tuo permesso scritto? -
Replicò lei accigliata. In realtà aveva una fame tale che si sarebbe mangiata un orco intero, se solo non ci fosse una stanza piena di perfetti sconosciuti pronti a giudicarla che la separavano dal suo pasto. E il ragazzo sembrò accorgersene.
- E io che pensavo che fosse perché ti vergognavi, che sciocco. E’ così quindi che fi sa, in Francia. -
Dea sollevò gli occhi al cielo, ma chi diavolo era quel ragazzetto? Suo padre, forse?
- In Francia siamo soliti essere fini e aggraziati, e non ci piace attirare l’attenzione su di noi, ostentando una superbia che vedo essere tipica di voi inglesi. -
Replicò lei sorridendo cinica. Lui si accigliò.
- Sono. -
Replicò il ragazzo. Deanna lo fissò schiudendo la bocca con espressione scettica.
- Cosa? -
Chiese come se stesse parlando con una scimmia ammaestrata.
- Hai detto “siamo”, e ti ho corretto. Non vedo nulla di molto aggraziato o fine in te, a essere sinceri. -
Esordì lui sorridendo sarcastico. Deanna aprì la bocca per argomentare una serie di insulti che in effetti non l’avrebbero fatta sembrare ne fine ne tanto meno aggraziata, poi la richiuse e si voltò per andarsene da dove era venuta.
- Stavo scherzando biondina! Siete anche molto permalosi, voi francesi, a quanto vedo! -
Continuò lui. Deanna non si fermò per pietà: non aveva intenzione di schiantare qualcuno il suo primo giorno, ne di urlare improperi contro uno sconosciuto.
- Se farai sempre così però non ci riuscirai mai. -
Urlò il ragazzo per farsi sentire. Lei si fermò, ormai in cima alla scalinata.
- A fare che? -
Chiese voltandosi incrociando le braccia al petto, infastidita da tanta superbia e simpatia.
- A farti accettare da loro. -
Esordì indicando con la testa l’entrata della Sala Grande, da cui proveniva un gran frastuono di posate che tintinnavano contro piatti e bicchieri, il che fece capire alla ragazza che il pasto era già iniziato.
- Cosa ti fa pensare che io voglia farmi accettare da loro? -
James scosse la testa iniziando a salire le scale, con il fine di raggiungerla.
- Qui abbiamo già gli emarginati da prendere di mira, non ne servono altri. -
Esordì fermandosi qualche gradino sotto di lei. Lei si accigliò, boccheggiando un attimo, indecisa su cosa dire. Lui sembrò apprezzare il suo silenzio, finalmente.
- E dato che immagino tu non lo sappia, io qui sono abbastanza popolare. Ti farebbe comodo avermi come amico, e mi lascerei usare senza problemi. Insomma, mi chiamo Potter e gioco a Quidditch, non so se ci capiamo…
Deanna sollevò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Possibile che una persona come Harry Potter avesse dei cromosomi in comune con quell’individuo? Cos’era andato storto nel concepimento? O suo padre aveva completamente sbagliato a inquadrare la figura del cugino, o la moglie di Harry aveva qualche gene marcio nel suo DNA che aveva trasmesso a quell’idiota.
- Sto scherzando. Dico solo che prima o poi dovrai affrontarli. E se lo fai con qualcuno ti risulterà più facile. -
Aggiunse sorridendo mentre si voltava e si dirigeva verso l’entrata della sala. Poi si fermò e si voltò verso la ragazza.
- Allora, ti muovi o ti devo prendere per i capelli? -
Chiese ironico, mentre con la testa le faceva cenno di andare. Deanna rimase immobile qualche istante. Per quanto le desse fastidio ammetterlo, doveva concordare con mister popolarità lì presente. Iniziò a scendere le scale, e notò il sorriso di vittoria sul volto del ragazzo.
- Quindi tu sei quello di Hogwarts. -
Esordì dopo averlo raggiunto. Lui la guardò con fare interrogativo.
- Ogni scuola ha un'idiota con un autostima che supera di gran lunga la luna, tu sei quello di Hogwarts. -
James scoppiò a ridere.
- Sì, beh qui li chiamiamo “ragazzi particolarmente dotati in tutto ciò che fanno”, e sì, io sono quello di Hogwarts. -
Esordì pavoneggiandosi. Deanna gli tirò una sgomitata tra le costole solo per scongiurare il suo silenzio. James si fermò appena prima dell’entrata, proprio dietro l’angolo.
- A proposito, non so nemmeno come ti chiami di cognome. Se devi usarmi per farti accettare, meglio che io lo sappia. -
Esordì squadrandola. Deanna si morse il labbro, scuotendo la testa per tanta superbia, e voltando lo sguardo altrove rispose.
- Dursley. -
Disse rilassata, senza enfatizzare sul suo cognome, senza aggiungere altro. James scosse le spalle.
- Mi suona famigliare. Tuo padre era l’allenatore dei Cannoni di Chudley? -
Chiese pensieroso. Dea scosse la testa e lui alzò le spalle. Ne era certa: Harry non aveva parlato di suo padre alla sua famiglia, come poterlo biasimare? Tanto meglio per lei. Infondo loro non erano la sua famiglia, e non lo sarebbero mai stati. E non era quello che lei voleva. Aveva già una famiglia e per quanto fosse formata solo da lei, suo padre e i loro cani, la trovava già perfettamente completa così.
- Pronta? -
Domandò il ragazzo scostandola da quelle riflessioni, guardandola serio, come se stessero per andare al macello. Lei si limitò ad annuire, prima di muovere qualche passo ed essere inghiottita dal frastuono della Sala Grande. 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

Note dell'autrice:
♣ Tutte le nozioni riguardanti Beuxbatons sono di mia invenzione. Ho sempre pensato a possibili casate o storie su quella scuola, che per quanto mi riguarda è stata poco trattata, ma che a me è sempre interessata molto. E ho anche deciso di inserire il corpo studentesco maschile, non so, l'ho sempre vista così, nonostante ciò che viene detto nei libri.
♣ La professoressa Spinnet citata è in realtà Alice Spinnet, ovviamente, che frequentava Hogwarts ai tempi di Harry. Ho sempre pensato che molti di quelli che hanno partecipato alla battaglia di Hogwarts o che hanno comunque vissuto in quel tempo, siano rimasti particolarmente attaccati all'istituto, come poi è successo a Neville. La professoressa Spinnet, Capocasa dei Grifondoro, insegna Incantesimi.
♣ Mi è sembrato coerente, oltre che utile alla mia trama, che Harry non abbia mai parlato dei Dursley alla sua famiglia. O meglio, ai suoi figli. Ovviamente Hermione, Ron e Ginny conoscono tramite i ricordi d'infanzia di Harry i Dursley, ma mi piaceva l'idea che lui avesse deciso di non parlare di quel periodo ai suoi figli. I motivi li scoprirete più avanti. Quindi, nessuno dei giovani conosce il legame tra lui e Dudley, il padre di Deanna.
 

  
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