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Autore: AngelSword    27/02/2012    1 recensioni
Non gliene era mai fregata una mezza cicca di quella scuola, di quei ragazzini o della sua carriera. Se n’era reso conto tre anni prima, quando aveva cominciato la sua vita da liceale. I primi giorni aveva pensato che sarebbe stato divertente - una “nuova avventura”, come scherzosamente l’aveva chiamata il preside nel suo discorso di apertura. Beh, non era mai stato così stupido.
Essere adolescenti ed avere un sogno nel cassetto non è facile, specialmente per Sanji.
~*~*~
||Quarta classificata a "Il Contest Degli Universi Alternativi" di Starhunter|| Prima classificata al contest "I Quattro Elementi (non solo nel senso che credete voi)" di Sweet96 e valutato da ro-chan||
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lunedì, xx/x/20xx ~ Mare Molto Mosso


Poggiò la pila di fogli sulla scrivania con un sospiro stanco. Si tolse gli occhiali rettangolari passandosi una mano sugli occhi, abbandonando le buone maniere da professore per sbracarsi sulla sedia.

Dio se non era stanco. In fondo, correggere un centinaio di temi non era un compito facile.

Diede una veloce occhiata all’orologio appeso al muro, a malapena visibile nella penombra in cui la stanza era stata immersa dal tramonto. Le sei e mezza. Sospirò di nuovo, recuperando gli occhiali. Era ora del suo appuntamento.

 

Si lasciò scappare una piccola risata mentre si chiudeva alle spalle la porta dell’Aula Professori. Chissà se quel marmocchio aveva davvero avuto le palle per realizzare il suo sogno. 
 


*** 


Ammise di esserci rimasto un po’ male quando, aprendo la porta che portava al tetto, vide la giacca nera del suo alunno sventolare sferzata dal vento.

Come ogni altra volta che lo aveva trovato sul tetto, si era seduto sulla ringhiera di sicurezza, a fissare l’oceano con quello sguardo malinconico che non aveva mai lasciato vedere a nessuno dei suoi compagni.

“Non puoi attraversare il mare semplicemente stando fermo e fissando le onde,” si sentì in dovere di ripetergli un’altra volta.

L’altro si voltò, scoccandogli un’occhiata rabbiosa. “E tu che cosa vuoi, marimo?”

Il professore si passò una mano tra i corti capelli verdi, sospirando rassegnato. “Sono il tuo insegnante, Kuroashi, mostra un minimo di rispetto e chiamami nel modo appropriato,” lo riprese avvicinandosi.

Il biondo tese le labbra in un sorriso sprezzante. “Oh, mi dispiace molto, Zoro-sensei,” disse in tono falsamente carezzevole.

“Che diamine ci fai qui?” gli chiese l’uomo, ignorando l’odiosa attitudine di quel damerino.

Sanji sbuffò stizzito tornando a guardare il mare. Rimase in silenzio, lasciando che i suoi occhi corressero liberi sulla linea dell’orizzonte, sulle onde dorate e la loro spuma argentea. Zoro non trovò opportuno rompere quella quiete, si limitò ad affondare le mani in tasca, in attesa.

“Io...” azzardò infine il liceale senza staccare gli occhi dai gabbiani che eseguivano il loro solito giro di ricognizione sul mare. “Non lo so, ok?” concluse infine senza preoccuparsi di nascondere la rabbia e l’indecisione che gli ribollivano dentro.

“Non lo sai,” ripetè scettico Zoro, alzando un sopracciglio.

“No,” ribatté atono l'altro.

“Allora sei davvero un eterno indeciso.” Si voltò e cominciò ad avviarsi di nuovo verso le scale quando fu strattonato bruscamente indietro per la felpa.

“Che cosa ne sai tu?!” urlò Sanji tirandolo indietro, dando sfogo a tutta la frustrazione che aveva accumulato. “Tu non sei mai stato rinchiuso in una scuola, tu non sei mai stato costretto ad essere una persona che non sei, tu non sei mai stato costretto a ripagare il debito di una vita...” Il tono della sua voce si affievolì man mano che si rendeva conto della veridicità delle parole del suo insegnante, del fatto che fosse veramente indeciso sul da farsi. Lasciò andare la felpa di Zoro, dirigendo i suoi occhi spalancati di nuovo verso l’oceano. “Io...” disse di nuovo, improvvisamente calmo. “Io voglio trovare l’All Blue,” ammise scioccato in un soffio, quasi come se lui stesso non avesse mai saputo quale fosse stato il suo sogno fino a quel momento. “E lo so che può suonare una cazzata, parlare di questa leggenda nel ventunesimo secolo, ma--“

“Non m’interessa cosa può e non può sembrare,” lo interruppe rudemente Zoro. “So solo che quello stramaledetto oceano è la culla dei tuoi desideri, non ho bisogno d’altro.” Si risistemò la felpa, mettendo nuovamente le mani in tasca. “Non sto parlando da insegnante o da amico, qua,” lo avvertì. “Ti sto parlando da uomo a uomo.”

Sanji ascoltava, rifletteva, senza guardare Zoro in faccia nemmeno una volta.

“Mi hai detto che sei abbastanza adulto da decidere da solo per il tuo destino. Perfetto, ma dimostralo!” Per qualche assurdo motivo si stava arrabbiando anche lui. Ed era tutta colpa di quel maledetto ricciolino, dannazione. Cercò comunque di non lasciarsi prendere troppo dalle emozioni del momento e di rimanere serio. “Questa è una di quelle volte in cui bisogna tirare fuori gli attributi e dare una svolta decisiva alla propria vita. Capisco che vuoi ripagare qualcuno per averti tirato su, ma sei uno stupido se pensi di poter avere tutto allo stesso tempo. Se vuoi ringraziare questo tizio allora resta a terra e di’ per sempre addio al tuo sogno di solcare i mari.”

Il biondo recuperò lentamente un biglietto dalla tasca dei pantaloni. Se lo rigirò tra le mani, vedendolo senza guardarlo. Sabato aveva visto un annuncio sul giornale, cercavano cuochi per una crociera, proprio come gli avevano detto. Lui non ci aveva pensato due volte e si era catapultato all’ufficio assunzioni. Ovviamente l’avevano preso subito, specie dopo una dimostrazione pratica delle sue abilità. Aveva già la valigia pronta, le varie lettere di saluto scritte. La nave partiva martedì. Credeva di essere sicuro di voler partire, di voler abbandonare quella vita che tanto odiava per cominciarne una nuova. Invece si era ritrovato di nuovo sul tetto della scuola prima che potesse rendersene conto, a riflettere quanto fosse realmente difficile andare avanti. Si era ritrovato a pensare quanto fosse distante quell’orizzonte sconfinato d’oro e cremisi su cui il sole si posava.

“Ma se davvero vuoi realizzare il tuo sogno,” continuò imperterrito Zoro, “allora muovi il culo e sali su quella fottutissima nave.” Dannazione, alla fine c’era riuscito quel ricciolino con il suo odioso silenzio a farlo diventare volgare, eh? “Seguire la strada che abbiamo scelto non è mai facile, tirassegno. Ovunque andrai troverai sempre situazioni come questa, situazioni in cui bisogna scegliere. Non aspettarti che la gente ti tiri addosso i tuoi sogni, o che te li mettano sotto al naso su un piatto d’argento. Non sempre troverai qualcuno che ti dica sempre cosa fare. Quindi fa la tua scelta, una volta per tutte. Dimostra di essere un vero uomo, non un ragazzino deficiente e rammollito che non è nemmeno capace di decidere per se ste--“ Si bloccò, sorpreso, quando Sanji improvvisamente si voltò e, a passo svelto, lo superò tenendo la testa bassa.

“Oi, marimo,” lo chiamò poi. Zoro si girò, arrabbiato d’essere stato chiamato con quel nomignolo di nuovo. Il biondo gli sorrise di nuovo, beffardo. “Ma che cosa credevi?” gli chiese aprendo la porta alle scale. “Ero qui solo per dire addio a quei tuoi schifosissimi capelli verdi, mica per altro.” E prima che il professore potesse replicare, sparì di corsa, sbattendo la porta dietro di sé.

Zoro la fissò per qualche istante sbattere sugli stipiti e si riaprirsi per via dell’impatto troppo potente, ascoltando il suono che le scarpe del suo alunno producevano battendo velocemente sui gradini. Poi abbassò la testa, portandosi una mano sugl’occhi. Dopo qualche sussulto, non riuscì più a trattenersi ed alzò il volto al cielo, scoppiando a ridere.

Brutto ricciolo bastardo che non sei altro. 

 

*~*~* 

 
  
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