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Autore: braver than nana    27/02/2012    3 recensioni
«Questa decisione,» iniziò con la sua solita voce calcolata «non è negoziabile. I ragazzi sono già stati scelti, sono cinque più un tutor, e arriveranno la settimana prossima per iniziare degnamente il loro anno scolastico in questa scuola. Non si discute.»
{ Larry ; Ziam ; other. Gli One Direction sbarcano alla Dalton Accademy babe }
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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01. Louis – Jet Lag.

Il viaggio era durato ore e, nonostante volare gli fosse sempre piaciuto, stare seduto per tutto quel tempo era stato particolarmente snervante. ‘Per più tempo si vola, più sono le possibilità di sfracellarsi al suolo, o in mare’, diceva la sua personale teoria sulle catastrofi stile Lost, e il fatto di dover stare quasi otto ore a svolazzare sull’Atlantico non lo rassicurava più di tanto. Certo, le poltrone erano comode, le hostess erano state gentili e carine per tutto il tempo, in bilico su tacchi troppo alti e strette in gonne troppo strette che gli facevano ringraziare il signore di essere nato maschio. Avevano dispensato sorrisi falsamente genuini anche quando, verso metà volo e quindi a notte inoltrata, uno dei cinque ragazzi che erano partiti con lui da Londra le aveva chiamate per farsi portare un altro cuscino. Ma forse facevano così solo perché erano in prima classe e avevano pagato -beh, il preside della scuola aveva sborsato tutte le spese del viaggio, ma loro che ne potevano sapere?- per avere un servizio degno di quel nome.

Comunque, solo quando atterrarono all’aeroporto di Columbus, con la sicurezza di avere il sedere piantato su una poltrona che non fluttuava a chilometri dalla terra ferma, Louis poté tirare un sospiro di sollievo. Naturalmente non era riuscito a dormire neanche un istante, era troppo agitato.

Tutto quello -la domanda di per partecipare a quel progetto mandata quasi per scherzo, le selezioni, la lettera con il suo biglietto per gli States- era successo talmente in fretta che quasi non riusciva a stare seduto, o a camminare senza saltellare. Uno dei ragazzi gli aveva implorato di stare un po’ zitto, ma lo aveva guardato per qualche secondo per poi stringersi nelle spalle e continuare a chiacchierare con quel ragazzino che gli si era seduto vicino.

Aveva i capelli ricci e per questo gli era piaciuto da subito. Si erano presentati poco prima di salire sull’aereo bianco e imponente –Harry, aveva detto semplicemente quello, sorridendo e mostrando delle fossette semplicemente adorabili ai lati della bocca-, anche perché come al solito Louis era riuscito ad arrivare in ritardo anche in quell’occasione, si erano stretti la mano e avevano sorriso. Quando si erano accorti di avere il posto vicino, una volta sistemati, avevano iniziato a parlare e non avevano spesso praticamente mai per tutta la durata del viaggio.

Gli altri ragazzi non li aveva guardati più di tanto, appena saliti sull’aereo si erano rintanati nelle loro poltrone e avevano chiacchierato poco, ma gli sembrano bravi ragazzi. Zayn era arrivato addirittura dopo di lui, con il fiatone e due grandi valige, ed era stato il primo ad addormentarsi. Era un ragazzo bellissimo, dagli occhi grandi e caldi, ciglia lunghissime e la pelle ambrata. Niall invece aveva l’aspetto di un tipico irlandese dalla carnagione chiara, poche lentiggini sul naso e una risata rumorosa e contagiosa che li aveva divertiti fino a quando non si era improvvisamente appisolato. Poi c’era Liam che ancora non era riuscito a inquadrare. Lo aveva guardato un po’ male quando era arrivato a pochi minuti dall’imbarco e aveva fatto un po’ di storie per la confusione che stavano facendo ma aveva uno sguardo dolce che gli diceva, se si fossero conosciuti meglio, che sarebbero potuti essere amici.

Il loro tutor poi, per quanto gli facesse strano chiamarlo in quel modo visto che aveva la sua età, era un ragazzo tranquillo, alto come una montagna e con un ciuffo strano sulla testa. Era contento che a sorvegliarli non ci sarebbe stato un vecchio professore ma Aiden -aveveno provato a prenderlo in giro chiamandolo professor Grimshaw, ma si era impuntato affinché tutti lo chiamassimo con il suo nome, non voleva mica sentirsi vecchio!- anche perché si era messo subito a scherzare con loro, promettendogli un soggiorno tranquillo.

Quando scesero dall’aereo individuarono subito l’uomo che li avrebbe accompagnati a scuola, recuperarono i loro bagagli e andarono incontro a questo ragazzo con in mano un elegante cartello con scritti i loro nomi. Li guardava da dentro una giacca dall’aspetto costoso che li fece sorridere, soprattutto per colpa del cappello malandato che stonava con il resto del suo aspetto. Si presentò in fretta avvisandoli che avrebbero dovuto fare presto perché il viaggio non era ancora finito e che, se tutto andava bene, avevano ancora un paio di ore di viaggio prima di arrivare a Westerville.

Zayn, che ancora connetteva poco, stonato dal lungo sonno, annuì solamente, aggrappandosi ad un braccio di Liam e appoggiando la testa alla sua spalla per riposarsi. Quest’ultimo rise nervosamente e lo guardò stranito ma poi si aprì in un sorriso luminoso che provò a camuffare scuotendo il ragazzo per un braccio e provando a farlo camminare dritto.

Appena si appoggiarono nella limousine che li aspettava nel parcheggio però non riuscì più a resistere. I sedili erano troppo comodi e fuori, nonostante il suo orologio biologico gli stesse dicendo che era ancora notte inoltrata, il sole luminoso gli aveva stancato gli occhi, così, non appena le portelle si chiusero lasciandoli alla penombra dei finestrini oscurati, cadde in un sonno un po’ movimentato, appoggiandosi al corpo caldo di Harry che gli circondò le spalle con un braccio.

Sognò un castello grande e luminoso, se lo ricordava bene perché gli ricordava quello che appariva all’inizio dei film della Disney che guardava con le sue sorelline, e un principe senza faccia. Era abituato a fare sogni strani eppure quello, si rese conto mentre dormiva, era particolarmente anomalo. Il principe lo trascinava per i corridoi lunghi e vuoti che lo facevano inciampare in un vestito troppo lungo e facendogli prendere storte allucinanti per colpa delle scarpe fino a quando non entrarono in un salone con una grande cupola di vetro. Poi, quando finalmente stava per togliersi dal viso quella maschera anonima si svegliò nella macchina con gli sguardi di tutti puntati addosso.

Niall rideva tenendosi lo stomaco e gli altri sembravano ad un passo dal fare la stessa cosa.

«Mi dici cosa stava succedendo in quella testolina?» disse semplicemente provando a contenersi, con ancora una mano a reggermi una spalla e i riccioli ribelli che gli cadevano sul viso. Ancora mezzo assonnato sussurrai un ‘Non sono una principessa’ un po’ sbiascicato e mi riappoggiai al suo petto provando a ignorare il modo isterico con cui si scuoteva per le risate che avevano riempito l’abitacolo.

Per fortuna arrivarono presto, anche perché Zayn, improvvisamente sveglio e arzillo, aveva iniziato a parlare. Aveva una voce profonda e melodiosa ma di sicuro lo preferiva addormentato visto che non faceva altro che prenderlo in giro.

«Ecco il tuo castello, principessa.» gli aveva detto all’orecchio ma abbastanza ad alta voce affinché tutti potessero sentirlo, e lui arrossì perché sì, quell’edificio era enorme ed imponente, circondato da un cancello elegante e un giardino enorme che effettivamente gli ricordava qualche castello nelle campagne dello Cheshire. Gli altri risero e il moro gli diede una spallata prima di guardarlo e sorridere, camminando all’indietro per non perdere il contatto visivo.

Alle sue spalle il cancello si stava lentamente aprendo e, con immenso stupore di tutti, un gruppo di persone gli vennero incontro, sistemati con ordine e camminando con una falcata che ricordava una marcia militare. Erano tutti vestiti uguali, un balzer blu scuro sopra dei pantaloni grigi scuri, una camicia bianca e una cravatta rossa e blu. Sul taschino lo stemma della scuola. L’unica persona che spiccava per un minimo di originalità era un signore dall’aria austera che li scrutava attentamente, fissandosi su tutti e cinque per qualche istante, come se li stesse studiando.

Quando tutti si fermarono, a pochi passi dalla macchina, fu proprio quell’uomo a parlare aprendosi in un sorriso un po’ inquietante.

«Benvenuti all’accademia Dalton, ragazzi. Il mio nome è Simon Cowell e sono il preside della scuola. Vedo con piacere che il professor Cardle è riuscito a ritardare di solo una mezz’oretta e che quindi avrete l’opportunità di sistemarvi con una certa celerità nelle vostre stanze per presentarvi a cena.»

Louis si guardò attorno e fu sollevato dal vedere che anche gli altri quattro avevano sul viso un’espressione stranita. Il jet lag già non li faceva ragionare perfettamente, poi quel discorso li aveva confusi più di quanto potessero sopportare.

«I vostri supervisori, una rappresentanza degli studenti e il nostro professor Cardle vi accompagneranno alle vostre camere dove troverete la vostra divisa.» detto quello, si girò e se andò facendosi spazio tra gli studenti alle sue spalle che aprirono un varco nella loro formazione. Niall si accovacciò alla sua valigia con un sospiro, ricordando anche altri che erano ancora capaci di respirare e poi ridacchiò. Quell’uomo incuteva un certo timore.

Un ragazzo di colore poi fece un passo avanti guardandoli con un’aria sospettosa e gli fece cenno di seguirlo. Tutti presero le loro valigie e Zayn, dovendosene trascinare due, iniziò a borbottare sull’inutilità dei vestiti che si era portato visto che avrebbero dovuto indossare una divisa. Quando entrarono nell’atrio della scuola -che per lo più assomigliava sempre di più alla hall di un albergo molto sofisticato o, per sua sfortuna, a quella di un castello delle fiabe- un gruppetto di ragazzi si fermarono a osservarli, parlottando piano e guardandoli diffidenti.

«Dici che hanno qualcosa contro gli inglesi?» sussurrò Harry, e gli altri lo guardarono alzando le spalle. Sperava che non esistessero di quei problemi anche perché, per quanto gli avevano raccontato e assicurato prima di partire, quella era una delle scuole con la mentalità più aperta del nord America, con all’attivo un programma di tolleranza zero verso qualsiasi forma di discriminazione.

Il ragazzo che li stava guidando si fermò improvvisamente sul primo scalino di una lunga scalinata di marmo e si girò per guardarli. Prese dalla tracolla scura che portava appesa ad una spalla cinque chiavi e ne consegno una ad od ognuno.

«Prima di tutto, io sono David Thompson e sono il presidente del consiglio studentesco. Molto piacere. Quelle sono le chiavi delle vostre stanze, siete quasi tutti nello stesso dormitorio e se…»

La voce seria del ragazzo, chiara e senza particolari sfumature come se stesse recitando una poesia, venne improvvisamente interrotta da uno strano vociare che proveniva dalla cima delle scale, e più passavano i secondi più il discorso che avrebbero dovuto ascoltare perdeva importanza visto che tutti, compreso il ragazzo sul gradino che però sospirava come rassegnato, si erano girati verso la rampa.

Cinque ragazzi arrivarono correndo e ridendo, tutti stretti nelle loro divise, portando finalmente un po’ di vita e soprattutto di allegria in quello che stava iniziando a prospettarsi come un anno di sguardi gelidi e discorsi noiosi.

«Chi diavolo solo quelli?» iniziò Liam, guardandoli scendere mentre si spingevano e parlavano ad alta voce di qualcosa che non riuscivano a scorgere.

«Quelli? Quelli sono i Warblers.»

-

Allora, ce l’ho fatta. Pensavo di non riuscirci invece è uscita questa cosa. Non mi piace particolarmente, spero sia solo colpa del primo capitolo, perché iniziare è difficile e senza una vera e propria base scrivere non è poi così facile. Ci ho messo dentro un po’ di tutto, lo so, ma dovevo fare le prime presentazioni, so che tutti conoscono bene o male i ragazzi, ma volevo dargli una nuova prospettiva. Siamo in una AU, loro non si conoscono, Louis -che ha narrato questo capitolo- non li conosce e quindi non potevo presentarli belli e fatti. Lo rileggerò per sapere se mi convince. Giusto per informazione random, il sogno di Louis ha un senso, credo.

So che sono tre cartelle piene praticamente di nulla. La cosa che mi premeva era farli arrivare sani e salvi a scuola, mettere qualche accenno Larry e provare a introdurre i ragazzi della Dalton. Due su tre non è male, no? Comunque, spero di essere stata abbastanza esauriente, spero di aggiornare presto e spero che vi piaccia. Sono super contenta che abbia riscosso abbastanza successo il prologo, sia nel fandom dei 1D che in quello di Glee.

Ah! Spero che tutti voi sappiate chi è Matt Cardle e Aiden Grimshaw. Se non lo sapete che cosa state aspettando ancora? Sono fantastici, li amo, sono bellissimi, si amano. Mh.

Ora vi lascio, aggiornerò prima o poi, lo giuro.

Peace and Stylinson, Nana.

   
 
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