Ed era uno ma al tempo stesso non lo era

Quella mattina, Sasuke non sapeva come potersi definire; difficilmente si svegliava di un umore che non fosse pessimo e senza manie di vendetta o sentimenti di odio ingestibili e, a detta altrui – tsk! –, estremi.
Probabilmente, il termine giusto era statico, dato che nulla pareva muoversi dentro di lui. Decise persino di aprire la finestra e di permettere ai – sperava pochi – raggi solari di insinuarsi nella sua stanza costantemente buia.
Non lo avesse mai fatto.
Fuori, davanti al suo appartamento, affacciato al balcone della casa, c’era il suo nuovo vicino. Ed era uno ma al tempo stesso non lo era. Una moltitudine omogenea di Naruto Uzumaki, che per formarsi aveva richiesto come minimo tutto il chakra del Kyuubi, levò il suo grido al cielo: «Buongiorno, teme!»
«Hai visto, Naruto, l’avevo detto io che non se n’era scappato!» disse uno a un altro. Dobe secondo ribatté, e alla discussione presero parte anche tutte le altre teste bionde, diffondendo un caos pazzesco.
Poi, Sasuke non udì altro. Sentì soltanto una viva stizza salirgli allo stomaco e le budella contorcerglisi, infine chiuse la finestra rumorosamente. Si disse che era stato soltanto un bruttissimo incubo.
Tuttavia, non ebbe il coraggio di riaprire la finestra.