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Autore: kickingleaves    28/02/2012    0 recensioni
Hermione e Ginny sono all'inizio delle loro vite; immerse nel lavoro ed in matrimoni all'apparenza felici. Ma entrambe hanno una rivelazione da fare.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sono solo.
Mi sono svegliato un'oretta fa. È tardi, ma oggi al lavoro ho il turno ridotto. Come mi sono svegliato, sono andato in bagno. Non ho sentito alcun rumore provenire dal resto della casa, e ne ho dedotto che Ginevra non era presente. La cosa mi ha stupito, perché oggi non ha gli allenamenti; ma ho realizzato immediatamente dopo che probabilmente era da Hermione o Luna, perché ultimamente le visita spesso.
Sono andato a fare colazione. La cucina era immacolata, come se mai fosse stata toccata. Lì mi è venuta un po' d'ansia - "perché Ginevra non ha voluto mangiare a casa?", mi sono chiesto. Dopo colazione, sono salito a vestirmi.
Ho trovato l'armadio un po' sgonfio. In particolare, ho notato l'assenza della divisa di Quidditch di Ginevra, e della sua nuova giacca delle Holyhead Harpies. "Perché prenderle, se oggi non ha gli allenamenti?", mi sono chiesto.
Ho risolto i miei dubbi concludendo che le donne sono strane, ed ho portato i vestiti al letto, per appoggiarli lì; sarei andato a lavarmi poco dopo e in bagno non c'è spazio per appoggiarli.
È stato allora, che l'ho notato. Una lettera, sul cuscino di Ginevra.
Un biglietto, più che altro.
Uno striminzito biglietto con un paio di scuse e nessuna spiegazione.
Sono solo.

Dovrebbe essermi di vago conforto il suo avermi riconosciuta, ma non mi è di nessun conforto l'essere chiamata così freddamente, per cognome.
Mi sento le gambe molli come non le sentivo dal giorno dello Smistamento.
Lo guardo. È molto bello. Mi guarda confuso, mi guarda dritto negli occhi con un punto di domanda disegnato in volto.
Sono certa che non provi più quello che provo io.
Si alza, gira intorno alla scrivania, ma non tenta passi in mia direzione.
«Sei tu?» domanda. Non capisco se sia perché non lo sa, o perché vuole sentire la mia risposta. Non riesco a dargliene una, non riesco ad aprire la bocca. Alla faccia del coraggio! Godric evidentemente ha pensato bene di coprire il campo del "combattere in una guerra magica", ma evidentemente non quello del "parlare".
«Cosa ci fai qui?» Si volta leggermente, appoggia sulla scrivania la piuma con cui poco fa stava scrivendo, e che ancora aveva tra le mani - vuole darmi completa attenzione.
«Non riesco più ad impedirmi di provare quello che ho sempre provato per te.» Sgrana gli occhi, fa un passo indietro, va a sbattere contro la scrivania ( sarebbe divertente se la situazione non fosse così tesa - mi sfugge una sorta di risatina isterica ). Sembra stia incassando un colpo, un duro colpo.
E poi, si mette sulla difensiva, scova il suo tono da stronzo: «Weasley, non puoi fare di questi discorsi. Siamo una storia chiusa, da più di quattro anni.»

Alla fine non mi sono lavato.
Però mi sono vestito. Ho preso la Metropolvere, sono venuto al lavoro.
Ora sto aspettando Ron - magari lui sa qualcosa.
Il nostro non è un lavoro da scrivania, ma oggi farò in modo che lo sia il più possibile; e farò anche in modo di non muovermi da qui, neanche per la pausa pranzo: non ho nessunissima intenzione di incontrare Arthur o un qualsiasi membro della sua famiglia al di fuori di Ron.
Poggio la piuma inchiostrata sulla pergamena, ma perdo così tanto tempo a pensare a Ginevra che non mi accorgo della grossa macchia nera che si forma sul foglio; perfetto, dovrò tagliare un pezzo di pergamena che avrebbe dovuto essere ufficiale.
Ricomincio, e Ron mi sorprende quando ormai sono a metà del secondo paragrafo: in ritardo al lavoro, come sempre.
Sollevo lo sguardo su di lui, mentre tutto trafelato si toglie la giacca e la butta sulla sedia. Non mi lancia neanche un'occhiata, prima di urlarmi «Harry, ti devo dire una cosa!»
Lo guardo interrogativamente, non ho le forze di fare domande.
«HERMIONE È INCINTA!» annuncia, entusiasta.
Ed è come se tutte le persone del mondo avessero messo insieme tutte le loro forze per tirarmi un pugno nelle palle.

Siamo una storia chiusa, da più di quattro anni. Quattro anni e tre o quattro mesi. «Sì, ma-» sto per dire che sono stata io a chiuderla, che si può tornare indietro se sono stata io ( non ha senso, ma voglio credere sia così ); sto per dirgli che lui mi ha detto, giurato, che mi avrebbe sempre amata, e scusate se è poco - sto per farlo, ma lui mi interrompe.
«Non c'è nessun "ma", Weasley. Io e te abbiamo chiuso un milione di anni fa. Sono fidanzato. Sto per sposarmi. Sai questo cosa vuol dire?»
Che le ex non hanno più molto tempo per fermare il tempo, riavvolgerlo e tornare nel passato? Che devo sbrigarmi?
Mi sono tuffata in questa cosa, e quando mi tuffo non mi piace restare con la testa fuori dall'acqua; altrimenti che tuffo sarebbe?
«Io sono sposata. Sai cosa voglia dire, per me, essere qui e chiederti una possibilità?»
Abbassa lo sguardo, per un istante; colgo l'occasione per avvicinarmi a lui di un passo. Due passi, tre passi.
«Ho ventidue anni. Ho buttato via anni con un ragazzo a cui voglio un'infinità di bene, ma che non amo. Pensaci. Pensa se è quello che vuoi, quando potresti avere me.»
«Come siete arroganti, voi ex Grifondoro. Come vi sentite sempre i padroni del mondo. Ti sembra davvero tutto così facile?»
«Ti sembra davvero di poter prendere questa decisione senza pensarci?»
Un tempo lo odiavo. Odiavo dover perdere tempo a litigare con lui, odiavo anche solo incrociarlo per i corridoi di Hogwarts.
Ora, discutere con lui mi fa sentire piena come non mi sentivo da troppo tempo. E voglio l'ultima parola, dev'essere mia; per questo, scappo: esco dal suo ufficio, chiudendomi la porta alle spalle.

Ho bisogno di uscire da quest'ufficio.
«Congratulazioni» dico, veloce, ed inizio a vagare per i corridoi, gli ascensori; evito quei posti dove potrei incontrare i Weasley, corro, lontano da Ron, lontano dal mio migliore amico, lontano dall'unico che potrebbe capirmi, perché non è la giornata giusta per forzarlo a capire; corro, fino a quando non raggiungo una zona del Ministero che non conosco molto bene.
Non so neanche che livello sia, ma dalle targhette sulle porte degli uffici finalmente capisco che è la sede del dipartimento affari esteri. Improvvisamente, una cascata di capelli rossi esce da una porta, un po' più avanti. Appoggia la schiena alla porta, e si lascia andare in una risata liberatoria.
È lei, è davanti a me. Quella è la sua risata del relax, dell'«ho vinto a un gioco da tavola!», quella risata che amo tanto. Quello è il suo viso pieno di lentiggini, attualmente un miscuglio di sentimenti che a me, che la conosco bene, sembrano essere turbamento ma anche pace, tranquillità.
Sembra che, da ieri sera, si sia liberata d'un peso.
Quel peso sono io. Muovo un passo verso di lei - cosa ci fa qui? - poi due, poi tre - cosa sta succedendo, perché sorride? - ma lei mi dà ora le spalle - dove sei stata, Ginevra? - e si volta, percorrendo il corridoio fino alla fine.
Mi affretto, vado a leggere la targhetta sulla porta.
D. Malfoy.
«Non posso sposarti. Sono innamorata di un altro,» mi aveva detto.
  
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