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Autore: Neruda    29/02/2012    7 recensioni
Un esperimento azzardato: una storia che vede due personaggi dell'anime dotati di una spiccata sensibilità formare una coppia decisamente ooc, dove Oscar rimane una presenza di sfondo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: * Victor Clemente Girodelle, André Grandier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 Vivi!
I giorni
affastellati
nel cuore
avvizziscono
come un fiore;
come una rosa
odorosa di vita
che recisa
petalo a petalo
perde
il suo profumo,
appassita.


CAPITOLO 10

Le chiome degli alberi scoloriscono lievemente, l'aria si rinfresca col passare dei giorni; sta iniziando la stagione che preferisci, André. Quando eravamo bambini, in autunno raccoglievi le foglie più gialle e quelle più rosse per ammirarne le intense tonalità... "Che bello sarebbe", mi ripetevi ogni volta, "se fossero sempre così colorate".
Sono passate diverse settimane da quando sei partito, e basta un minimo particolare per riportarmi alla mente memorie di noi delle quali oramai credevo di avere smarrito il ricordo. Come immaginavo, avverto fortemente la tua mancanza. Quando nei miei appartamenti il silenzio diventa insostenibile cerco di soffocarlo al pianoforte, suonando musiche improvvisate; far scaturire dai tasti note nuove si rivela un piacevole sollievo dai miei pensieri.
Attendo una tua nuova lettera. Nella prima mi hai riferito di trovarti nell'incantevole Vienna, dove tu e Victor state vivendo in serenità il vostro sogno... Sono davvero contenta per te André, per te che hai trovato il vero amore e stai provando una felicità a me sconosciuta... Avevi ragione riguardo a Fersen e, anche se ho faticato ad accettare la tua verità, mi sono imposta di dimenticarlo. Vorrei tanto poterti parlare André, ma passeranno anni prima di riuscire un giorno a rivederci, sempre che voi decidiate di ritornare in Francia.
Qui, il grande scandalo suscitato a Palazzo dal mancato rientro del giovane conte Girodelle alla vigilia del suo fidanzamento si sta attenuando, sostituito dal clamore che i cortigiani riservano ad altri avvenimenti accaduti di recente. Non so se vi sia fra di loro chi possa avere dedotto il motivo della sua azione, di certo tutti ne sono rimasti notevolmente sbalorditi; naturalmente anch'io ho dovuto fingere di esserlo e talvolta ciò mi è parso perfino divertente, in particolare quando il re mi ha chiesto se avessi mai scorto nel mio secondo atteggiamenti sospetti volti al tradimento della Corona e, prima ancora, quando mio padre mi aveva informato di avere accettato l'invito pervenutoci dalla famiglia Girodelle per il ricevimento in onore del fidanzamento... "Potrei avvalermi dell'occasione per indossare un elegante abito da donna?" era stata la mia replica, alla quale il Generale era rimasto alquanto sconcertato, come lo è stato in seguito alla tua decisione di lasciare la nostra casa, André, più di quanto avrei creduto.
Mio padre è apparso sinceramente deluso dalla tua scelta di prestare servizio altrove; evidentemente col tempo si era affezionato molto a te, benché non lo dimostrasse. In più penso che la mattina della tua partenza, durante il vostro ultimo incontro, tu gli abbia parlato di non so quale argomento per cui lui, da allora, tende a manifestare nei miei confronti un atteggiamento decisamente...paterno. Prima di attuare le sue disposizioni si interessa del mio parere a riguardo, spesso si informa sulla mia situazione al comando della Guardia Reale e inoltre mi ha comunicato di volermi affiancare un nuovo attendente, proposta che io ho categoricamente rifiutato. Sono ormai in grado di saper badare da sola me stessa e soprattutto...nessuno può sostituirti, André... Non sei mai stato solo un semplice valletto, quanto il vero amico, il caro fratello che mi conosceva e sosteneva da una vita. Chiunque altro al seguito non mi sarebbe che d'intralcio e al momento ho questioni più importanti da dover considerare.
In questi ultimi tempi la città sta attraversando un periodo denso di insurrezioni e rivolte popolari, causate dall'estrema povertà dilangante fra le classi meno abbienti. Gli scontri si fanno più frequenti, l'esercito è tenuto a uno sforzo sempre maggiore per sedare le numerose sommosse e per giunta, a complicare la situazione, sono insorti dei dissidenti fra le stesse divisioni militari, come nel caso della Guardia Metropolitana, presso la quale sede mi sto dirigendo. Il Generale Bouillé, vista l'esperienza che ho maturato nell'addestramento delle truppe, ha richiesto la mia supervisione alla preparazione di questi soldati stabilendo che io affianchi una volta a settimana nel suo operato il Colonnello d'Aguille, responsabile del reparto; lo vedo già pronto ad attendermi nel cortile della caserma, che ho appena raggiunto. Scendo da cavallo, affidandolo poi allo stalliere.
"Buongiorno, Comandante Jarjayes".
"Buongiorno a voi, Colonnello d'Aguille. Saprete che intendo incontrare subito gli uomini, nonostante l'inizio delle esercitazioni sia programmato per domani, per avvantaggiarmi con i tempi dato che, stando ai rapporti, queste guardie necessitano urgentemente di disciplina".
"Certo, Comandante".
Il Colonnello mi porge un foglio mentre ci avviamo verso l'ingresso dell'edificio.
"Comandante, ecco la lista con i nomi dei soldati da voi richiesta. Vi stanno attendendo negli alloggi, ma...considerate che loro...".
"Non occorre che vi preoccupiate, non mi aspetto certo di trovare lo stesso impeccabile ordine al quale sono avvezza con i soldati della Guardia Reale".
"Non è esattamente ciò che intendevo dirvi... Vedete, dovreste valutare il fatto che loro sanno...che voi siete una donna...ragion per cui, molto probabilmente, non saranno propensi a seguire il vostro comando... Magari vi converrebbe...".
Lancio un'occhiata tagliente a d'Aguille, che si astiene dal proseguire oltre l'argomento.
"Come vi ho già detto, Colonnello, non vi dovete preoccupare".
Giungiamo alla camerata, la porta si trova aperta ed entriamo nella stanza dove gli uomini sono allineati in due file opposte. 
"Soldati, sono il Comandante della Guardia Reale Oscar François de Jarjayes; ho ricevuto l'incarico di sovrintendere la vostra pratica d'addestramento, iniziando da domattina stessa, perché svolgiate doverosamente i compiti a voi assegnati senza più dissentire le direttive impartitevi. Non si indulgerà ulteriormente sulla vostra condotta. Procedo con l'appello".
Comincio a scorrere la lista, guardando chi risponde a ogni nome che pronuncio. Ad un tratto, la mia attenzione si posa su un particolare del militare appena chiamato; mi dirigo alla sua postazione, piazzandomi di fronte a lui. Mi osserva diffidente.
"Soldato de Soisson, levati immediatamente quel fazzoletto rosso che porti al collo: non fa parte della divisa d'ordinanza".
L'uomo prorompe in un'ilare risata, volgendosi verso i propri compagni.
"Ragazzi, ci hanno mandato una damina direttamente da Versailles per darci consigli sul vestiario!... Grazie ai suoi preziosi suggerimenti presto saremo capaci di ricamare il nostro nome sulle divise!".
Risate sguaiate seguono la battuta di questo insolente. Quando si gira di nuovo incontra il mio sguardo furente.
"Forse non mi sono spiegata...".
Afferro un lembo del fazzoletto mollemente annodato e lo tiro, sciogliendolo. Con gesto brusco getto la stoffa a terra. Attorno piomba il silenzio. Il soldato mi guarda esterrefatto.
"De Soisson, tieni a mente che io sono un tuo superiore e che i miei non sono consigli, ma ordini, e in quanto tali vanno eseguiti senza discutere! E sappiate tutti ", dico muovendomi fra gli allineamenti e passando ogni volto in rapida rassegna, "che non tollererò la minima insubordinazione da parte di alcuno; in caso contrario, tengo a precisare che non esiterò un istante a deferire eventuali ribelli presso il Tribunale Militare!".
In realtà confido di non dover arrivare a tanto, non è certo in tal modo che otterrei il rispetto di queste guardie. Porto a termine l'appello senza ulteriori interruzioni e congedo gli uomini, che rompono le righe. Il Colonnello d'Aguille mi precede nell'uscita e io lo seguo.
Prima di lasciare la camerata mi volto. Vedo che de Soisson sta chinandosi a raccogliere il suo fazzoletto e, notato, si solleva per osservarmi a sua volta, con sguardo malizioso e sorriso beffardo, mentre prende a riannodare lentamente il tessuto attorno al collo.
"Au revoir, demoiselle...".
Esco, stringendo le mani a pugno, stizzita; quell'irriverente di un soldato intende darmi parecchio filo da torcere, ne sono certa.
Molto bene, Alain de Soisson, vedremo chi la spunterà... Le sfide sono sempre state la mia passione.



OSCAR  e ALAIN     http://digilander.libero.it/LittleCorner/Gallery/Panny/oscar_al.htm

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