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Autore: _LostinLove    01/03/2012    4 recensioni
Eccomi.. Sono Cher, ho 16 anni e abito a Wolverhampton. Non conosco nulla in realtà, di come si possa vivere. Per fortuna, dalla mia solita routine sono entrati dei ragazzi speciali che mi hanno fatto capire cosa significa piangere e amare. E ora li ringrazio di aver partecipato alla mia vita e averla resa migliore.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 La sveglia suonava come una maledetta pazza quella dannata domenica mattina. Mi alzai, la spensi, e mi tuffai di nuovo nel letto. Perchè avevo questa mania di andare a correre alle sette di mattina, sempre? E con sempre intendo domaniche, giorni di scuola, estate, inverno.. perfino a natale. Oramai ero all'inizio di primavera e mi stavo promettendo di continuare. Non ero mai stata la ragazza perfetta che tutti vogliono. In realtà non sono mai stata neppure la figlia prediletta: mio fratello, di due anni più grande, era il ragazzo più talentuoso, carino e simpatico di tutta la città. E io ero "ah, la sorella di Liam Payne? Quello figo e carino?" ... ecco, ero conosciuta così, da sempre. Mio fratello non er aun modello, nè un attore era.. era solo il capitano della squadra di football, ed era terribilmente bravo. Terribilmente dolce e carino. E ovviamente, io non coincidevo con i suoi criteri di bellezza.
Essere bassa, e non magra, mora con gli occhi marroni, per lui era troppo normale. La sua ragazza ideale era alta, magrissima, coi capelli ricci e gli occhi azzurri. Per ora non corrispondevo a neppure una caratteristica. Era brutto vivere dietro l'ombra di un famigliare, acnora peggio di un fratello.
Mi alzai e presi la tuta dalla sedia, mi svestii e afferrai l'Ipod. Mi feci la coda da cavallo e indossai i miei occhiali da vista. Sbuffai davanti allo specchio notando l'ennesimo brufoletto che mi era comparso durante la notte. mi truccai un po' sperando di nn sembrare una barbona e uscii di casa piano piano, senza far rumore, con gli auricolari alle orecchie. Appena mi fui chiusa la porta alle spalle, vidi quanto la mia città fosse splendente quella giornata. Sorrisi e incominciai a correre per il vialetto, poi sul marciapiede verso il parco. Mi rimbombava nella testa le parole di "Fuckin Perfect" di P!nk. Mi rimbombavano le parole, ricordandomi che non ero fottutamente perfetta come tutti volevano.

 
"Cher, dove sei stata?", mi domandò Liam quando tornai a casa. Avevo appena aperto la porta che lui era lì, a braccia conserte in pigiama.
" Sono andata a correre. ", borbottai. Lui sbuffò.
" Lo sai che dovresti avvertirci. Eravamo preoccupati. ", risi.
" Scherzi? Tu non ti svegli mai prima delle nove, e non mi fili per sette giorni alla settimana.. ora sei pure preoccupato per me? "
" Cher, io ti voglio bene .. "
" Non sembra che sia il tuo primo pensiero quando mi prendi in giro davanti alle tue amiche perfettine. ", lui spalancò la bocca per ribattere. Con la punta delle dita gliela chiusi e aggiunsi: "Vado a rifugiarmi nel mio buco di camera. Non ti preoccupare, farò come se non avessimo mai parlato." 
"Perchè sei così cattiva?", chiese mentre salivo le scale. Mi voltai e cercai di fare la dura, ma oramai piangevo.
"Sai cosa significa avere in casa due liam? sai cosa significa avere l'affettuoso fratello di sempre, e quando siamo a scuola neanche mi consideri una parente? sai cosa significa passare le itnere giornate dietro ad un albero e sperare che nessuno mi veda? sai cosa significa essere presa in giro, ed essere sfigurata da te? forse tu no, ma io sì. e purtroppo lo so' molto molto bene.", mi voltai ed entrai in bagno. mi spogliai e mi rifugiai nella vasca. Feci scorrere l'acqua sul mio corpo accaldato. E mentre le mie lacrime si mescolavano all'acqua cercavo di convincermi che non ero poi così male, ma ogni volta che mi convincevo scoppiavo a piangere. Rimasi in bagno forse un' ora. Un' ora passata a singhiozzare lacrime amare.

 
Il Giorno Dopo ...
 
"Ciao Cher.", mi salutò Sheila. Le sorrisi e presi alcuni libri che avevo appoggiato a terra. CI abbracciammo e ci dirigemmo verso il "nostro posto". Ogni mattina, arrivavamo una ventina di minuti prima a scuola, e ci dirigevamo verso un albero, forse una quercia. Era motlo alto, con tantissime foglie, e aveva un tronco grosso e bianco. Ci nascondevamo lì dietro pe run po', parlucchiando di noi. Era solo un anno e mezzo che ci conoscevamo e ci volevamo bene come sorelle. Lei era la persona più importante. Lei era quella giusta. Era bionda, occhi verdi, alta, magra, simpatica, intelligente e terribilmente carina. Era la mia migliore amica, era strano. Ci eravamo conosciute al corso di biologia, e lei mi aveva aiutato a finire un esperimento.
"Cos'hai fatto ieri, oltre che correre?", mi chiese interrompendo i miei pensieri.
"Una doccia, poi ho studiato e ho guardato un film."
" tutto qua? ", chiese turbata.
" Eggià, e tu? ", domandai evitando l'argomento della litigata con liam. tanto finiva sempre così, parlavamo dei mei problemi e spesso mi scordavo che anche lei poteva averne.
" N ulla di che ...",  si voltò e guardò verso l'entrata della scuola. Vide arrivare un pulmino e scendere moltissime ragazze e ragazze. Mi si interruppe il respiro a vedere quanto fossero tutti "fottutamente perfettini" nel loro modo di camminare, parlare e vestire. Sheila rise. "Sono arrivati..", mormorò subito dopo.
"Chi?"
"Quelli dello stage. ti sei addormentata di nuovo durante l'assemblea d'istituto?"
"Ssh, eddai. Sono così noiose.", cercai di giustificarmi. Ma lei rise.
"Okay, va bene. COmunque restano qui tre mesi o giù di lì."
"Tre mesi con nuovi figli di papà? E che cazzo ...", sbottai. Mi alzai e presi Sheila per mano. Prendemmo le nostre cose ed entrammo a scuola, seguiti dalla comitiva di ragazzi "nuovi". Ci fermammo davanti alla nostra classe di storia e poi entrammo. Tutta la nostra classe era già lì. Subito mi arrivarono in faccia delle palline di carta arrotolate. Alcune risero, altre commentarono le mie converse consumante che adoravo indossare. Sheila mi strinse la mano e ci sedemmo vicino alla finestra e subito entrò il professore. Sicneramente non lo ascoltai molto, ma solo quando mi richiamò per la terza volta ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Sì, signore. Mi scusi?", domandai.
"Il preside la vuole.", mi spaventai non poco. Il preside era un omaccione di sessant'anni suonati, piuttosto rigido con le regole.
"Potrei sapere il perchè?", chiesi con voce tremante.
"Evidentemente rivuole indietro i suoi jeans.", gracchiò Jess, la ragazza "figa" della classe. Tutti risero. Perfino il secchione della classe era più popolare di me, e si permetteva di ridere alle loro battute. Io venivo in una scala ancora più inferiore. Mi dispiaceva più di tutto, che Sheila fosse obbligata a seguirmi e a condividere il gradino da sfigato.
"Smettetela voi! Nulla, ha un compito per te.", mi sorrise e io mi alzai. Poi si rivolse a Sheila. "Signorina Williams, segua la sua compagna. Il preside richiede anche lei."
"Okay.", borbottò. Prendemmo le nostre cose e uscimmo, sotto le risate e battutaccie dei compagni. Mentre andavamo dal preside notammo la fila die nuovi ragazzi, e alcune persone che andavano sempre all'ufficio del preside. Tutti con lo stesso motivo: richiamati per un compito. Mi domandai cosa volesse farci fare, quando dalla porta comparve la figura grassa e barbuta del preside. Ci ispezionò un po' tutto, chiamò dentro quattro ragazzi dello stage e dopo una manciata di minuti uscirono di nuovo, seguiti da una ragazza mora. Passò circa un ora prima che chiamasse il mio nome. Entrai nell'ufficio e mi sedetti su una poltrona blu imbottita, e scomoda. mi ssitemai prima che lui iniziasse a parlucchiare.
"Buongiorno. Sa dell'arrivo dei ragazzi dello stage?", chiese. annuii. "Bene, lei è una tra le ragazze più brave e ... ha il compito di averne bada e di aiutarli."
"Verrano a casa mia a dormire?", chiesi sgranando gli occhi.
"Oh no. Tu ti straferirai in una specie di palazzino adebitato a quese funzioni. Sei d'accordo?", chiese.
"Ehm ... i miei lo sanno?", chiesi.
"Sì, e sono orgogliosi che ti abbiamo scelto."
"Allora va bene.", il mio ragionamento era più che diverso da quello che pensavano: meno tempo trascorrevo a casa, e meglio stavo. elargii un enorme sorriso.
"Bene. allora li faccioe entrare.", disse e infilò la testa fuori della porta. "Niall Horan, Zayn Malik, Louis Tomlinson e Harry Styles.", sono tutti maschi. cazzo.
"Ciao.", dissi guardando uno ad uno i ragazzi. Erano uno più bello dell'altro, e uno con un particolare che ti attraeva. il mio sorriso si allargò.
"Bene, potete andare. Oggi salterai le lezioni, Cher, per fargli visitare la scuola ecc. Per domani sera dovrete già essere tutti sistemati nella vostra stanza nell'appartamento."
"Va bene, signor direttore.", dicemmo tutti in coro. Appena uscimmo scoppiammo a ridere.
"Okay, cosa volete fare ora?"
"io ho fame."; borbottò il biondo.
"Bene, io quoto. Una gita alle macchinette o al bar?", domandai.
"Sei la migliore guida che potessimo scegliere.", disse il riccio e arrossii.

 
***AUTRICE***
Avevo una voglia pazza di continaure a scrivere. Se fa' schifo ditemelo, che ricomincio d'accapo. No perchè a me non convince molto eh ...
COmuqnue vabeh. ciao! :)
recensite please, e grazi di leggere xx
  
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