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Autore: Cathy Earnshaw    02/03/2012    1 recensioni
Alcesti è una giovane donna orgogliosa e intraprendente. Vive con la madre e le tre sorelle minori nella ricca città di Darkfield grazie all'eredità lasciata loro da Sir Merthin, suo padre, Cavaliere scomparso in circostanze non accertate. Ma il vento sta per cambiare. La ragazza sta per intraprendere un viaggio sulle orme del genitore che la porterà a scoprire il potere della magia, il valore dell'amicizia e la forza dell'amore.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza un secondo di esitazione, Alcesti corse verso il Principe, lasciando il suo avversario a bocca aperta. Altri cavalieri erano accorsi e, terrorizzati, si guardavano l’un l’altro in cerca di sostegno. Ares, in lacrime, stava per lanciare la stella rossa. In quel momento, qualcosa scattò nel cervello di Alcesti. Posò una mano sul braccio del Leone e, con una voce tanto calma da sembrare surreale inserita in quel contesto, sussurrò:
- È troppo rischioso spostarlo. Faccio io-.
Così dicendo si avvicinò al corpo del Principe e si inginocchiò. Il cuore non batteva. Lasciando che le lacrime affiorassero dai suoi occhi e corressero sulle sue guance, sporche di polvere e di sangue, la Fenice alzò le braccia e pose le mani sul corpo di Kysen. Il destino si stava prendendo gioco di lei: solo pochi giorni prima aveva desiderato sperimentare la sua magia medica su un essere umano, e ora ne aveva la possibilità. Non poteva fallire, non quella volta. Richiamò a sé tutte le sue energie e liberò una potentissima luce gialla, l’unica speranza per l’erede al trono di Alia.
 
- Non avevo mai visto un Incanto Guaritore tanto potente- sussurrò Yurika a Christopher.
- La magia da sola non può produrre nulla di simile, Yuri…- rispose quello, con un sorriso triste.
Yurika sbarrò gli occhi.
- Ci siamo persi qualcosa?!-
- … a quanto pare…-
Un boato particolarmente vicino riportò i Cavalieri alla realtà della battaglia. Bisognava proteggere Alcesti mentre curava il Comandante.
- Uno scudo! Presto!- chiamò l’Albatros, sopra il frastuono.
Quattro Cavalieri si posizionarono attorno alla Fenice e crearono uno schermo protettivo per riparare lei e Kysen da eventuali attacchi. Di più non potevano fare.
 
Alcesti piangeva mentre le sue mani affrontavano il disperato tentativo di riportare in vita il Principe. Non era giusto che lui si trovasse lì: il colpo era per lei, se non si fosse spostata lui sarebbe stato ancora vivo.
- Non lasciarmi, Ky… non puoi abbandonare Alia, coraggio!- sussurrò, disperata.
Il tempo trascorreva con una lentezza sfiancante, e le energie della ragazza calavano. Kysen non aveva ancora dato segni di vita. I combattenti che si affrontavano attorno a loro sembravano avvolti nell’ovatta: immagini sfocate e prive di suono scorrevano ai margini dello sguardo della ragazza.
Passò altro tempo, altri interminabili minuti, prima che l’occhio attento di Alcesti cogliesse un leggero cambiamento. Un lieve, quasi impercettibile movimento della gabbia toracica. Un respiro. Trattenendo il fiato, cercò nuovamente il battito cardiaco: debole, ma inequivocabilmente presente. Era vivo! Era sulla buona strada, allora!
Ignorando la stanchezza e il dolore alle tempie, Alcesti non permise al suo incantesimo di perdere intensità, nel tentativo, non più così folle, di trasmettere parte delle sue energie a Kysen.
Passò altro tempo, altri interminabili minuti, altri esasperanti secondi, e la pelle del Principe, dal bianco spettrale, era tornata del suo pallore naturale. Ma la ragazza non ce la faceva più. Piccole gocce di sudore avevano preso il posto delle lacrime, e la forza del suo incantesimo stava calando rapidamente.
- Non è abbastanza…- pensò, in preda al panico.
Prima che il suo fisico cedesse definitivamente, raccolse tutte le energie rimastele e le trasformò in una potentissima luce calda, che li avvolse entrambi, per poi concentrarsi in un punto e sparire, assorbita dal corpo del Principe.
Alcesti ebbe appena il tempo di cogliere un movimento nella mano del Principe prima di crollare, priva di sensi.
 
- Ma che diavolo…-
Aprendo gli occhi, Kysen si trovò nel mezzo del campo di battaglia, senza avere la minima idea di cosa fosse successo: stava combattendo contro il comandante nemico, e un attimo dopo il buio totale. E quella cosa sopra di lui, cos’era? Uno scudo? Tentò di alzarsi sui gomiti. Dio, quant’era debole… una fitta allo stomaco gli fece capire di essere stato ferito. Solo dopo essersi alzato a sedere notò Alcesti. Era accasciata al suolo accanto a lui, apparentemente priva di sensi. In preda al panico la esaminò attentamente: era molto pallida, aveva una ferita al fianco, e una molto lieve al collo. Il polso era debole. Uno dei cavalieri dello schermo gli corse incontro. Chris.
- Come ti senti, Kysen?-
- Debole… cos’è successo?-
- Sei stato ferito gravemente. Al ti ha curato, e credo abbia fatto miracoli- abbassò lo sguardo su di lei, preoccupato.
- Si è esaurita, sciocca ragazzina…- sussurrò il Principe. – Prendi il comando dell’esercito, Chris. La porto da Rud-
- Ce la fai?-
- Devo!-
Kysen si alzò e barcollò. L’amico lo sostenne fino a quando ritrovò l’equilibrio e gli pose la ragazza tra le braccia. Il Principe ringraziò l’Albatros con un cenno del capo e, con un po’ di difficoltà, si allontanò in volo.
L’ospedale da campo era stato allestito sotto alle mura della città, a nord. Era piuttosto distante. Kysen pregò di avere le energie necessarie per raggiungerlo.
La piana vista dall’alto era uno spettacolo desolante: c’erano cadaveri e sangue dappertutto, e i soldati che resistevano erano conciati male. Era consolante pensare che le schiere della coalizione erano ormai più magre delle loro.
Le forze cominciavano a mancargli, quando, finalmente, comparve l’accampamento…
 
Frate Rudolph uscì correndo dalla tenda e rimase pietrificato. Il Principe Kysen era inginocchiato a terra, pallido come la morte, e posata al suolo davanti a lui stava una ragazza. L’anziano responsabile dell’ospedale si accovacciò accanto a Kysen.
- Cos’è successo?- domandò.
- Si è esaurita con un Incanto Guaritore- rispose il Principe, senza fiato.
Rudolph chiamò due infermieri e la fece portare via, poi aiutò Kysen a sdraiarsi su una branda.
- Si salverà, Rud?-
- Se non è ancora morta, significa che il suo cuore non smetterà di battere oggi. Ha solo bisogno di tanto riposo-.
Kysen fece appena in tempo a sentire quelle parole prima di sprofondare in un sonno senza sogni.
 
Quando riaprì gli occhi, l’anziano Frate stava ancora armeggiando attorno a lui.
- Quanto ho dormito?-
- Meno di un’ora-.
- La battaglia?-
- Sono arrivati altri feriti, ma sta andando bene-.
Rilassandosi, il Principe domandò:
- Che mi è successo?-
Rudolph sorrise.
- Che domanda curiosa. Vediamo, siete stato colpito da un incantesimo vagante, e quella signorina vi ha praticamente riportato in vita. Non so come abbia fatto, non ho mai visto nulla di simile. Avrebbe dovuto morire ben prima di ottenere questo risultato, e invece non solo ha compiuto un miracolo medico, ma è sopravvissuta per raccontarlo! Quella ragazza ha un dono. È un medico per caso?-
- Ha studiato medicina a Darkfield, ma la magia medica ha iniziato a praticarla non più di dieci giorni fa-.
Rudolph aggrottò la fronte e rifletté per qualche tempo, poi disse:
- La voglio in ospedale-.
- Cosa?!- esclamò Kysen, sbarrando gli occhi. – Ma è un membro della mia squadra, non posso farne a meno!-
- Coraggio, Principe, non ditemi che non vi sentireste più tranquillo sapendola in una corsia d’ospedale piuttosto che su un campo di battaglia… suvvia, guardatevi! Ha ricomposto la vostra ferita in modo assolutamente perfetto! Potete privare la medicina di un simile talento?-
Kysen si fece scuro in volto. Il Frate aveva colpito nel segno.
- Non posso prendere io una simile decisione per lei. Quando si sveglierà, le esporrò la situazione, e farà la sua scelta- concluse.
Il Frate non sembrò soddisfatto della decisione di Kysen, ma non ribatté. Era pur sempre l’erede al trono, per quanto un po’ malconcio… 
   
 
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