Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: cmonjawaad    02/03/2012    14 recensioni
Lizzie, una diciassettenne, decide di trasferirsi dopo il divorzio dei suoi.
Nuova città, nuova scuola, nuova casa, nuovi amici, nuovi amori e nuovi guai.
«I knew I had to get you whatever the pain, I had to take you and make you mine.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Roberta:

Liam continuava a sostenere Harry passando il suo braccio sotto quello del ragazzo che era avvolto al suo collo.
Il riccio continuava a blaterare formando frasi con parole che tra loro non avevano nessun nesso logico, ogni tanto forse se ne rendeva conto infatti si bloccava e scoppiava in una sonora risata.
-Vado a mettere il piccolo bebè sul suo lettino.
-Buonanotte amore, ma non mi tradire.- fece in tempo a dire Louis prima che i due scomparvero girando l’angolo che portava alla rampa delle scale.
-Roberta.- fu l’unica parola che riuscimmo a decifrare tra quelle che Harry stava urlando. Maledissi quel ragazzo e arrossii violentemente. Non mi era chiara quella situazione, forse Louis non sapeva che ero fidanzata. Continuavo a fissare il tappeto color panna che si trovava al centro di quella stanza esaminandolo in tutti i suoi dettagli per paura di alzare il viso e incrociare il suo sguardo. Ero in imbarazzo, forse non ero la sola.
-Bene ragazzi, io avrei un po’ di fame.- deviò Niall. La fame di quel ragazzo era la cosa più bella che potesse avvenire in quel momento. Tutti iniziarono a parlare, lasciando perdere il discorso iniziato dall’ubriaco.
-Mi era sembrato strano non aver sentito quelle parole stasera. Comunque effettivamente anch’io avrei un po’ di fame.- Claire continuò il discorso di Niall.- Andiamo a mangiare qualcosa, dai.- spostò le mani dalle sue ginocchia e fece per alzarsi quando Niall la fece ricadere sul divano, si avvicino alle sue labbra.
-No, io vado a mangiare, tesoro.- Disse mentre continuava ad avanzare, per poi alzarsi di scatto e lasciare la povera ragazza stupita da quel gesto improvviso di Niall; sbuffò. Tutti li guardavamo in attesa di quel bacio che non arrivò, sgranammo tutti gli occhi nel vedere che Niall  aveva preso per il culo la bionda.
-Ma fottiti, va’.- forse si era davvero seccata.
-Ti amo.- dalla cucina arrivò un urlo.
-Sì, tua sorella.- iniziammo a ridere tutti all’unisono. Quei due biondini erano in grado di stupirci sempre, sembravano così tranquilli e teneri e invece…
-E se accendessimo la tv?- propose Louis.
-Ho mal di testa, meglio evitare.- Liam era tornato e si era letteralmente buttato sul divano tra me e Lou. Poi si accorse dell’errore e si alzò di scatto.- S-scusate ci devo fare l’abitudine.- Si accorse di Danielle e le si sedette sulle ginocchia.
-Inizio ad avere sonno.
-Sì anch’io.- sbadigliai. Mi pentii subito di aver aperto bocca perché gli sguardi di tutti si concentrarono su me. Forse perché non avevo parlato da quando avevamo varcato la porta di casa.
-Tu parli?
-Fai meno lo spiritoso Li’, non vedi che la metti in imbarazzo.
-No, Danielle, fallo continuare pure con le sue battutine, basta che non si lamenti quando si ritroverà un occhio nero.
-Louis, fai pure. Picchia il mio ragazzo, basta che lasci integro… beh, ci siamo capiti.- Danielle provocò una risata generale e ottenne una spinta da parte di Liam.
-E tu pensi che avrai un contatto con l’unica cosa che dovrebbe lasciare integra dopo aver detto ciò?
-Sì.- fece la ragazza poggiando la sua mano sulla coscia di Liam e guardandolo negli occhi.
-Ritiro tutto.- fece lui velocemente senza interrompere il contatto visivo. Poi fece cenno alla riccia di salire di sopra, ma lei scosse la testa. 
 

Zayn:

ed iniziai a guardarla. Era meravigliosa. Un raggio di luce proveniente dalla finestra illuminava la stanza e si nascondeva tra i suoi capelli scuri.
La voglia di toccarla fu troppa. Mi Eravamo in salotto, fu la prima stanza in cui riuscimmo ad entrare a causa del buio che ci impediva di vedere qualsiasi cosa al di fuori dei nostri corpi.
Continuavamo a baciarci, un bacio dopo l’altro. Sempre più intensi. Sempre più lunghi, quasi ci toglievano il respiro.
Le sue gambe cingevano i miei fianchi, l’appoggiai su quello che doveva essere il bracciolo del divano. Feci per abbassarle la cerniera del vestito che ormai era di troppo.
Lei spostò le sue mani sul mio petto e iniziò a sbottonarmi la camicia.
Quella posizione non ci garantiva un buon equilibrio, e non appena la mia camicia sfiorò il suolo cademmo entrambi sul divano. I nostri sguardi si incontrarono, scosse la testa poi sorrise. Bloccai quel sorriso sul nascere con uno dei nostri baci. Mi morse il labbro. Poi si sposto e corse via. Senza accendere la luce, era certo che lei conosceva a memoria quella casa ma non io.
La mia poca conoscenza di quelle mura non giocò a mio vantaggio, sbattei, infatti, il ginocchio sullo spigolo di qualcosa e mi bloccai un istante.
Lizzie era già arrivata alla camera, probabilmente.
Un chiarore mi indicò quale camera.
Mi affrettai ad avvicinarmi. Non appena arrivai alla porta notai che il vestito era sul pavimento, non ci misi molto a capire che quindi non copriva il corpo della mora che invece sorrideva maliziosamente. Si avvicino lentamente. -Proprio non ci sai fare con le cerniere.- mi sussurrò. Scossi la testa titubante. L’improvvisa sicurezza di quella ragazza mi preoccupava, ma non era un problema in quel caso. Avvicinò le mani ai miei fianchi e poi scese. Quando arrivò ai pantaloni, si fermò e alzò la testa. Poi continuò e aprì l’ultima cerniera che ci ostacolava.
Levai i pantaloni.
Poi la presi in braccio mentre le baciavo il collo e la poggiai delicatamente sul letto. Il chiarore proveniva da una candela che si trovava su un mobile. Mi misi sopra lei, cercando di reggere il mio peso per non farle male.
Iniziai a scendere. Poi le slacciai il gancio del reggiseno, con quello non ebbi problemi. Forse l’eccitazione mi aveva portato a riuscirci al primo colpo. Sfilai uno degli ultimi indumenti che non si trovavano sul pavimento.
Sfilò gli slip. Poi cambiammo posizione. Riprese a baciarmi, scese sul collo, poi il petto. Un brivido, forse non solo uno percorse il mio corpo. Quasi divertita mi sfilò l’unico pezzo di stoffa che ci impediva di concludere.
Dopo aver messo le apposite ‘precauzioni’ presi di nuovo il comando, girai e mi ritrovai di nuovo sopra di lei. Annuì quando la guardai incerto.
Ci svegliammo abbracciati. I vestiti erano dove li avevamo lasciati. Fui io, stranamente, a schiudere gli occhi per primo.
Poggiai la testa su un lato limitai ad accarezzarle la guancia. E invece di svegliarsi mi porse l’altra. O meglio si girò mostrandomi la sua schiena nuda.
Iniziai a cantare allora.

-Baby you light up my world like nobody else. The way that you flip your hair gets me overwhelmed. But you when smile at the ground it aint hard to tell. You don’t know…
-You don’t know you’re beautiful.- continuò un’impercettibile voce mista ad uno sbadiglio. –Buongiorno amore.- Iniziò a disegnare dei cerchi sui miei addominali mentre sorrideva. –Che ore sono?
-Saranno le otto…
-Cazzo, la scuola inizia tra circa mezz’ora.
-Ferma.- la avvolsi tra le braccia attirandola a me.- Provi ad entrare alle nove oggi.- la baciai. Notai una piccola scintilla che proveniva dal braccio di Elizabeth. Un braccialetto le ornava il polso, era semplice: una fascia nera, in pelle forse, sulla quale era infilato un ciondolo con un’H incisa.- Mio!- glielo sfilai.
-Ma non è mio. Dammelo.
-Per cosa sta la lettera?
-Il…-balbettò qualcosa- Il nome di un’amica che conosco da un po’. Ma lo devo restituire, dammelo.
-Quando sarà il momento, e qual è il nome della ragazza?
-Ehm, fatti miei. Vado a scuola, fai come se fossi a casa tua.
-Mi sembra di essere nudo nel letto, mi sento già a casa.- Mi arrivò un cuscino in faccia.
 
 

Elizabeth:

Il banco accanto al mio era vuoto, dove era quella rossa? Si annunciava una noiosa mattinata.
Dieci minuti dopo entrò la professoressa in classe, fortunatamente era in notevole ritardo quella mattina.
Iniziò la lezione. Ma non importava, guardai il mio polso. Era nudo. Non vi era il braccialetto. Quel braccialetto che tenevo al polso da qualche settimana.
Sorrisi, quella notte era stata la nostra notte. Non immaginavo un comunque giorno potesse trasformarsi in quel giorno.
Era stato tutto così naturale.
Credo avessi una faccia da rimbambita quella mattina. Mi mordevo il labbro, sorridevo, sbattevo lentamente le palpebre, tutti segni che ero praticamente andata.
Il mio sguardo ricadde sul polso. 

 

Harry: 

-Lunga notte ieri, eh?- azzardai. Zayn era piuttosto silenzioso, ma non chiudeva bocca. Un sorriso era stampato sul suo viso da quando era arrivato.
-Che vuoi i dettagli, pervertito?
-No, immagino.
-Per quanto tu possa immaginare, lei è mia.
-Ma smettila.- gli diedi una pacca sulla spalla. Non capivo il motivo di quell’affermazione.
-Comunque sia… ieri non hai combinato nulla, eh?
-Escludendo una nausea e un’emicrania no.
-La prossima volta perché non ti porti a letto il tavolo degli alcolici?- rise.
-Fai poco lo spiritoso signorino Malik.- mi misi davanti a lui. Ci fu un intenso scambio di sguardi. Poi iniziammo a ridere, senza motivo, una sonora e lunga risata che attirò l’attenzione di Niall e Claire che arrivarono mano nella mano.
-Che fate ragazzi? Fate ridere anche noi.
-Ok.- provai a rimanere serio per un minuto, mi avvicinai a Niall e lo guardai, l’unico risultato fu un segno di dissenso.
-Ok, sei ancora ubriaco. Oh, ma guarda chi ci sta onorando della sua presenza. Il signorino ‘me la porto via alle quattro di notte’.
-No, faceva ridere di più Harry allora, eh.
-Ma dai, ragazzi smettetela.
-Sì, certo, tanto a te racconta tutto Eli della serata tra i due piccioncini.- feci io.
-Non racconterà niente nessuno. Spero.
-Perché non hai portato a termine?- azzardò Louis, che nel frattempo senza che ce ne accorgessimo era sceso in cucina.
-Pesante questa Lou!- commentai io. Zayn titubò un attimo. Aveva uno sguardo perso e un sorrisetto malizioso era fisso sulle sue labbra. Probabilmente pensava alla serata passata; un immagine di Elizabeth sdraiata sul letto senza alcun vestito addosso mi balenò nella mente.- Cazzo, no.
-Che c’è Hazza?- Niall e Zayn all’unisono.
-N-niente. Scusate. Pensavo, forse ad alta voce.
-Vabbe’, comunque fate poco gli spiritosi perché mentre voi con le ragazze non avete proprio iniziato- Zayn si avvicinò a Louis e mise le sue labbra ad un palmo di distanza dall’orecchio del ragazzo.- mio caro Louis, io ho concluso anche alla grande.
-E chi ti dice che non abbiamo fatto nulla?
-Claire, Roberta…-disse con aria interrogativa rivolgendosi alle ragazze che sorrisero.
-No, non sono riusciti a combinare nulla.- Claire.
-E no, niente è penetrato nel mio corpo.- continuò la rossa maliziosa.
-Ecco, loro.
-Ma ragazze, potevate anche reggere il gioco eh!?
-Claire, usciamo?- questa annuì.
-Dai, veniamo anche noi, ma Liam e Danielle sono usciti?- fece Niall rivolgendosi a Louis.
-Sì… comunque ok, usciamo. Ro’, ma… la scuola?
-Cazzo, non ho avvisato Lizzie! Passiamo a prenderla alle dodici allora, o magari va uno di voi due.- si rivolse ad Hary e Zayn.- I quattro si chiusero la porta dietro le spalle.
-Beh, io vado a dormire.- fece Zayn.- vai tu?
-Ma non è la tua ragazza?
-Sì, ma… ho sonno.- avvicinò la sua mano alla guancia e mi diede due lievi schiaffetti. Gli afferrai il polso.
-E questo?
-Un braccialetto, perché?
-Dove l’hai preso?
-Lizzie.
-Beh, ma questo è mio l’ho lasciato qualche giorno fa da lei. Cioè, volevo dire…- Il moro mi fissò dritto negli occhi con uno sguardo che mi fece raggelare. Non potei fare a meno di abbassare lo sguardo, non reggevo quegli occhi che mi accusavano. Che avevano capito fin troppo da una stupida frase che avevo detto senza pensarci. Vidi il suo pugno irrigidirsi. Poi la sua mano di nuovo avvicinarsi al mio viso. Scosse la testa un attimo, notai che i suoi occhi erano lucidi, umidi. Quando il suo pugno stava per annerirmi l’occhio si fermò e lo abbassò al livello dell’altra mano, poi si levo quel dannato braccialetto e me lo porse.
-Tieni allora.
-Zayn, mi dispiace. Io non volevo ti giuro, eravamo ubriachi, lei aveva bisogno di conforto perché il padre l’aveva trattata male e io sono andato lì e poi lei mi ha baciato ma io l’ho rifiutata ed è successo tutto così velocemente…-velocemente come veloce erano le parole che uscivano dalla mia bocca mentre cercavo di giustificare l’accaduto. Veloce come i secondi che passavano mentre Zayn continuava a tremare. Veloce come lo scatto che fece il moro per ritornare sui suoi passi mentre si stava allontanando. Veloce come i suoi passi che si avvicinavano a me. Veloce come il tempo che passò prima che il ragazzo che ormai avevo di fronte sbottasse. Veloce come il pugno che interruppe quel silenzio. Veloce come l’arrivo del dolore, sia al livello fisico che morale. La zona dove mi era arrivato il pugno doleva, lo dovevo ammettere, ma la vergogna che stavo provando quasi mi toglieva il respiro. Lui si girò, sentii i suoi passi allontanarsi. Non andava verso la porta della sua stanza. Ma verso quella che portava al giardino dove avevo visto Elizabeth per la prima volta. Sentii sbattere due volte la porta quella mattina: i ragazzi erano la causa della prima, Zayn della seconda.
Ero solo, solo in quella casa dove quel silenzio mi stava distruggendo e divorando.
Dove il ticchettio di quell’orologio attaccato alla parete mi dava sui nervi.
Quel silenzio che il rumore del vaso che feci cadere mentre barcollavo in cerca di un appoggio provocò, all’unisono con il rumore delle mie ginocchia che toccarono il suolo.
Poggiai la schiena al muro e mi coprii il volto con le mani.
Nascondermi era l’unica cosa che volevo fare.
Scappare forse era il secondo desiderio, ma non avevo la forza di muovere nemmeno un muscolo.
Erano le 11.11 espressi un desiderio: sparire. Ma non funzionò.
E adesso? Fanculo Harry. Fanculo.
Squillò il cellulare: ‘Eli’.
Ecco sì, fanculo anche a lei.
Risposi, o meglio accettai la chiamata.
-Ehi Hazza, i ragazzi non mi rispondono al cellulare e nemmeno le ragazze… verresti a prendermi?- non risposi- Harry? Harry ci sei? Harry?- sentii la sua voce chiamare il mio nome, mentre decisi di chiudere lì quella telefonata. Spensi il telefono. Harry non era raggiungibile. Non in quel momento. Che andassero tutti a quel paese.

 

 

 

 

 

Ciao ragazzuoli.:3
Che ne dite di questo capitolo?
Prima di dirvi le mie considerazioni devo ringraziarvi per le
quattordici recensioni
che avete lasciato nel capitolo precedente. Asdfghdsertyhgftdytfghfh.

Siete meravigliosi, vi AMO.
Beh, tornando a questo capitolo…
Avevate capito che il braccialetto non era di un’amica?

Colpo di scena per la storia del ‘bacio’.
Aspetto le vostre recensioni, spero siano numerose anche sta volta.
Ah, non so se avete notato ma ho evitato di scendere nei dettagli
durante il ‘momento’ di Li’ e Zayn
spero non vi dispiaccia. LOL
Ripeto che vi adoro sempre di più;
anche chi legge in ‘silenzio’.
Ora mi dileguo altrimenti non leggete nemmeno l’inizio del mio intervento, giusto?;)

Un bacio.
E ancora grazie.c’:  

 

 

 

 

  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: cmonjawaad