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Autore: Lucywrites    02/03/2012    0 recensioni
In questo capitolo descrivo un po' la vita infelice di questa ragazza, di cui per ora non si sa il nome e di come il suo destino pian piano si catapulta in uno più felice.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non poteva essere. No, non poteva.. ma allora perché stava succedendo?
Qualcosa in me stava cambiando. Mi sentivo strana.
Provavo qualcosa, un'emozione.. forse quella che tutti chiamavano felicità e che io non avevo mai provato ma ora sperimentavo cos'era. Sapevo che era un'emozione bellissima, che ti rende piena di te e ti spinge a continuare la vita.
Nel mio cervello frullavano troppe idee, non riuscivo più a controllarle. Poi, mi accorsi che dovevo ricordarmi di vivere e così tornai con il cervello nella mia camera, dove un enorme valigia regnava sul letto.
Non sapevo che portarmi dietro, in quell'enorme valigia. La prima cosa che tirai fuori dal mio comodino fu quell'ammasso di fogli che chiamavo 'amico' e che mi aveva assistita per tutti quegli anni, non potevo lasciarlo lì, a prender polvere in un comodino di legno, lo strinsi forte al cuore e lo misi come prima cosa nella valigia.
Poi capii che quella valigia era troppo grande per trasportare le mie cose più care, troppo. Presi il primo zaino che vidi nella mia stanza, ci misi dentro il mio diario ed alcuni libri che mi avevano fatto crescere durante il mio percorso (nel vero senso della parola).
Non pensai ai vestiti eccetera, quelli gli avrei comprati in Francia con il gruzzoletto di euro che con tanti sacrifici avevo ottenuto.
La mamma mi dette un panino, il solito panino che faceva con tanto amore dai tempi in cui frequentavo la scuola.
Mi strinsi forte a lei, come se i nostri due corpi si fossero uniti in uno solo. Una lacrima scese dai miei occhi verdi e percorse il mio viso.
Dopo quella che sembrò un eternità mi lasciò andare, io le sorrisi, mi misi lo zaino sulla spalla e con Sam mi avviai al aeroporto.
Prendemmo l'areo. Ci vollero tante ore prima arrivare a destinazione.
Dal mio finestrino scorsi il mio minuscolo paesino che pian piano si faceva più piccolo fin a diventare un piccolo puntino disperso. Pensai alla vecchia amica che conoscevo. Di cosa avrebbe fatto nella vita, quella. Ma poi smisi subito di pensare a lei, non volevo caricarmi dei suoi problemi. Di problemi ne avevo già molti senza che lei li aggiungesse.
« Ma cos'hai?! sei in silenzio da circa due ore.. » disse Sam. Ritornai con la mente nell'aereo dove mi trovavo, mi stavo disperdendo nei pensieri troppo a lungo.
« Oh, niente. » dissi.
« Oh, non fingere con me. Ti conosco troppo bene, sai?
Lì a Parigi ti presenterò tanti di quei ragazzi che alla fine smetterai di pensare sempre e solo alle cose infelici. Vedrai! » e mi sorrise. Lei mi capiva, lei sì che era una vera amica. Una che ti fa sentire capita, compresa.
Durante il resto del viaggio non mi andava di pensare, dovevo sentire Sam, darle retta per una volta.
Poi arrivammo. Prendemmo un taxi per la casa di Sam. Parigi era bellissima, fin troppo.
La villetta di Sam era straordinaria. Tutta color pesca, con un giardinetto adorabile.
Entrai, Zia Marghe (così la chiamavo) mi strinse tra le sue braccia come una madre.
« Oh, come sei cresciuta Lù! » le solite frasi che dicono parenti e amici « sei diventata bellissima, anche se lo sei sempre stata! » ok, che sono cresciuta lo accetto pure ma dirmi che sono bellissima mi fece venir da rimettere. Comunque, credo che avrete capito che tipo di discorso mi fece.
In quella casa avevo una camera tutta per me, era abbastanza grande. Ci sistemai il mio zaino e corsi da Sam.
« Vedo che non hai portato nessun vestito.. beh, che ne dici di un po' di shopping?! » ci fu un momento di silenzio. Odiavo ed odio tutt'ora fare shopping, ma effettivamente avevo solo il vestito che indossavo. « Allora?! » disse.
« Ok. » chissà com'era fare shopping nei negozi di Parigi. Presi il mio gruzzoletto e lo infilai in una borsa a perline. Dieci minuti dopo eravamo fuori casa, per le vie di Parigi. Com'era possibile che io, proprio io che odiavo tanto quella roba, me ne andavo a spasso con mia cugina proprio per comprare quella roba? bah, continuai a fare quel che stavo facendo senza pensarci troppo.
Ci fermammo a vari negozi. Sam decise per me, non mi andava proprio di catapultarmi in una montagna di vestiti e gonne. Comprò scarpe, gonne, vestitini, pantaloni e roba varia.
Provai ogni singola cosa e, notai che sembravo anche carina. Decisi di togliermi nel negozio stesso la robaccia che avevo addosso e indossare un vestitino estivo e scarpe più decenti. Il vestito che scelsi era tutto bianco a pois lilla, in regalo davano una collanina graziosa che misi. La parte più assurda del mio abbigliamento furono le scarpe. Scarpe bianche con un laccetto viola e avevano anche un bel po' di tacchetto. Non ho mai pensato o immaginato che nella mia vita avrei indossato abiti così graziosi e che attirano l'attenzione ma non so perché, quel giorno lo feci.
Sam diceva che ero uno schianto ed io, ci credevo tanto! Nella strada del ritorno incontrai un ragazzo. Sam me lo presentò, si chiamava Dan (diminutivo di Daniele) un nome italiano. In effetti questo ragazzo, con mia grande meraviglia, parlava perfettamente la lingua italiana.
Mi sembrava carino. Capelli chiari ed occhi color nocciola e parlandoci scoprii che amava i libri come me. Sam si inventò una scusa andandosene ed io e lui rimanemmo da soli, insieme a dialogare.

continua..
  
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