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Autore: F l a n    03/03/2012    5 recensioni
È una normalissima notte quella in cui Blaine trova una sorta di strano umanoide accasciato per terra, nel parco. Blaine ha sempre creduto nelle forme di vita extraterrestri, ma presto dovrà rendersi conto che Kurt Hummel non è semplicemente quello che lui crede "un Alieno" dalle sembianze umane.
Come farà Kurt Hummel a tornare da dov'è venuto?
E, precisamente, da dove proviene?
Un alternate Universe tendente allo sci-fi.
***
Estratto dal capitolo 2:
"Il ragazzo, o quello che era, si scostò velocemente da lui, per poi cadere nuovamente sulle ginocchia, evidentemente troppo debole per qualunque movimento.
“Chi sei?” chiese Blaine, avvicinandosi ancora a lui, ricevendo solo uno sguardo diffidente, contrariato. I suoi occhi blu brillarono.
Blaine tese una mano in avanti, ma l’altro si scostò ancora, camminando sulle ginocchia. Stranamente la sua tuta, pur essendo bianchissima, non era né sporca di terra né di erba. Blaine ne concluse che quello che stava indossando doveva essere un tessuto particolarmente speciale.
“Sei umano?” chiese ancora, accucciandosi su di lui, fino ad essere al pari del suo viso, “non voglio farti del male."
[Klaine scritta per il BigBangItalia]
Genere: Romantico, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note di inizio capitolo: Come al solito, ri-scusatemi per il ritardo! ormai credo di dover ammettere che l'aggiornamento può slittare dal venerdì al sabato molto spesso a causa degli impegni universitari e del cambio d'orario che hanno applicato! me ne dispiaccio, ma spero di riuscire sempre a pubblicare entro il weekend :)
In questo capitolo verrà introdotto il personaggio di Artie con una certa particolarità. Vedrete che, tra l'altro, sarà abbastanza funzionale alla storia.
Al solito, ringrazio chi mi segue, recensisce ed inserisce tra i preferiti e ricordate.
Vi lascio al capitolo senza ulteriori chiacchiere ;)



Kurt non aveva assolutamente perso tempo: il ritrovamento di quell’oggetto gli aveva subito fatto pensare a Blaine e lui non poteva certo pensare che fosse stata solo una coincidenza.

Il destino a volte lavorava in maniere strane e si manifestava con gli eventi più straordinari, ma lui sapeva che niente avveniva per caso e l’aver trovato quel dispositivo poteva voler dire qualunque cosa, certo, e poteva essere di chiunque, ma poteva anche essere un segno. Un segno chiaro e forte.
Non fece parola con nessuno quando tornò a casa; aggiustò la spesa dentro il frigo, salutò velocemente suo padre e Finn che stavano finendo di riparare una vettura, e poi scappò in camera pronto a controllare meglio quel piccolo oggettino tecnologico.

“B.A. può essere chiunque…” sussurrò tra sé e sé Kurt, leggendo quella sigla.
Poteva essere davvero di chiunque, ma sperava vivamente che fosse lui; se lo fosse stato, in qualche modo avrebbe potuto risalire alla sua origine, magari avrebbe potuto far analizzare il DNA ed accertarsene.
Provò ad accenderlo ma lo schermo continuava a frusciare senza dare alcun segno di vita. Sbuffò, rigirandoselo tra le mani.
Il modello era senz’altro vecchiotto ma non per questo poco costoso. Kurt si ricordava di aver visto uno di quei registratori in un negozio una volta, ma forse era qualche modello successivo. Gli sembrava che il prezzo fosse piuttosto alto, per cui anche il suo proprietario doveva essere ricco.
Kurt pensò per un attimo alla madre di Blaine.
La signora Anderson era stata una forte attivista politica nel suo mondo – prima che l’assassinassero – e se Blaine era suo figlio anche in quella dimensione, forse poteva giungere ad un qualche modo per incontrarlo, gli sarebbe bastato documentarsi su sua madre, in fondo lui non ne sapeva poi molto.
Ma non c’era alcuna garanzia; di fatto, nel presente Kurt non era imparentato con Finn – altrimenti Finn sarebbe rimasto scandalizzato quanto lui – e non aveva nemmeno avuto l’occasione di conoscere l’altro se stesso.
Le sue teorie, a quel punto, potevano essere tutto e niente. Ma sperava vivamente che valessero almeno un qualcosa, che ci fosse una piccola probabilità di ritrovare Blaine in quel mondo immenso.
Si rigirò il dispositivo tra le dita, notando poi un piccolo pulsantino: lo pigiò ed un ologramma sbiadito si formò da esso. Era tremante e sembrava rappresentare la figura di una donna… una donna dai tratti orientali e molto bella.
Era la madre di Blaine e quello era un messaggio; purtroppo non era udibile perché qualcosa sembrava essere danneggiato all’interno del dispositivo e l’ologramma si spense esattamente qualche secondo dopo.
Kurt scrutò il vuoto di fronte a sé, perplesso; le sue teorie erano giuste – o sembravano esserlo – avrebbe dovuto “solo” trovare il modo di rintracciare Blaine.
Sapeva esattamente a chi rivolgersi per necessità di questo tipo.

*

Blaine non si era rassegnato, tutt’altro. La chiacchierata con sua madre era servita da incoraggiamento e lo aveva spinto a fare qualche ricerca partendo, banalmente, dalla sua ex scuola pubblica.
Non sapeva con che coraggio si era ripresentato davanti al suo vecchio liceo, ma sicuramente non era stata un’impresa facile. Il cuore gli si stringeva e l’idea di rivedere quei volti che lo avevano fatto soffrire così tanto non era certo allettante.
Erano passati due anni da quando non aveva più messo piede là dentro e Blaine doveva vederla solo come una benedizione: quella scuola era stata un inferno, ma era anche un punto d’inizio. Probabilmente Kurt frequentava una scuola pubblica, o forse no, poteva essere ovunque e lo sapeva bene, ma avrebbe potuto chiedere in segreteria se un certo Kurt Hummel fosse iscritto in quell’istituto.

Mentre girava nei corridoi della scuola alla ricerca di qualcuno che potesse essergli d’aiuto, Blaine respirò di nuovo tutti quegli odori che cercava ancora di dimenticare. Gli sembrava di esser tornato a contatto con il passato e non era piacevole, non lo era per niente. Sentiva qualcosa che gli premeva nel petto, un senso d’ansia costante ed il bisogno di uscire da lì, subito, in quell’istante.
Ma Blaine strinse i denti e si fece coraggio, fino ad arrivare alla segreteria della scuola.
Una sorridente donna con i capelli biondo cenere raccolti sedeva dietro la scrivania, sembrava essere nuova di lì, o almeno non c’era quando Blaine frequentava ancora quel liceo.

“Salve…” disse Blaine timidamente, poggiando le mani sul tavolo. La donna alzò lo sguardo verso di lui; era piuttosto giovane, non dimostrava più di quarant’anni ed aveva degli occhi estremamente azzurri, penetranti.
“Salve. Mi dica,” disse, cortesemente.
“V-volevo sapere se un certo Kurt Hummel studia o ha studiato in questa scuola…”
La donna cambiò improvvisamente espressione; sembrava rabbuiata, crucciata. Era strano perché fino a qualche minuto prima, sembrava avere un bel sorriso sulle labbra, stirato ma pur sempre un sorriso.
Aggiustò i fascicoli che aveva tra le mani e li ripose nella cassettiera guardandolo con sospetto.
“E tu… chi saresti?” chiese, squadrandolo. “Non credo di averti mai visto nella scuola,” aggiunse, sempre fredda, senza il tono colloquiale con il quale aveva cominciato a parlare con Blaine.
Il ragazzo indietreggiò di qualche passo.
“Sono Blaine Anderson, un ex studente di questa scuola,” si difese, col cuore stretto. Perché quella donna aveva reagito a quel modo? Kurt era forse una sorta di male intenzionato? O magari aveva fatto una brutta impressione con quella domanda? Blaine non riusciva proprio a darsi una risposta.
“E perché un ex studente dovrebbe tornare qui per cercare un certo Kurt Hummel? Sei un suo parente?” chiese schiva, guardandolo con sospetto.
Blaine indietreggiò di qualche passo senza capire se avesse detto qualcosa di sbagliato; sembrava parecchio irritata e non riusciva a comprenderne il motivo. Era una semplice domanda, poteva farla senza aver bisogno di essere ucciso seduta stante.
“M-mi scusi… non volevo disturbarla,” rispose l’altro, crucciato e scuotendo la testa, “non sono un parente e forse è meglio che vada…” rispose, aggiustandosi la borsa sulla spalla e voltandosi per scappare verso l’uscita della scuola.
Non riusciva a capire quella reazione, ma ne era rimasto davvero stupito.
Non metteva piede da anni là dentro e probabilmente non ci sarebbe tornato mai più.

Ma Blaine non aveva visto che, non appena era fuggito via, la giovane donna si era portata una mano sul cuore ed aveva abbassato lo sguardo, triste.
Accarezzò il ciondolo della collana che stava indossando e tornò a lavoro, aggiustando dei fascicoli che erano ancora sparsi sulla scrivania.

*

“Kurt, qual buon vento?” chiese un ragazzo con delle gambe meccaniche, mentre stava cercando di riparare un oggetto di cui Kurt non riusciva a capire il funzionamento. Sembrava una specie di vecchia scatola e gli ricordava vagamente un “televisore”, ma forse non lo era.
“Artie, avrei bisogno di una mano con questo…” gli disse, mostrandogli l’oggettino che aveva trovato e costudiva gelosamente.
Artie inarcò le sopracciglia prendendolo tra le mani.
“Sembra un modello piuttosto vecchio di registratore… umh, ne esistono di molti più avanzati oggi. Sarà di almeno otto anni fa,” osservò, guardandolo con attenzione.
“Come mai possiedi una cosa del genere? È ed era piuttosto costoso…” gli disse, mentre camminava piano verso il proprio banco del laboratorio, producendo un suono meccanico passo dopo passo.
Kurt scosse le spalle.
“In verità l’ho trovato oggi per terra e beh, sembra essere rotto ma forse tu puoi ripararlo,” spiegò, senza rivelare molto altro; non voleva spiegargli subito ciò che sospettava.
Ma Artie si girò, guardandolo da sotto gli occhiali e cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Notò poi le due iniziali incise sul dispositivo e sorrise.
“Ha un significato questo oggetto, o non ti saresti mai sprecato a venire fin qui,” gli disse, con tono leggero.
Ed era vero. Artie stava dall’altra parte della città e certo, era facile da raggiungere con i mezzi che avevano a disposizione, ma Kurt non amava il laboratorio Abrams, per qualche ragione gli metteva sempre molta inquietudine.
Forse era a causa delle pareti metalliche e buie, delle fievoli e tremolanti lampade presenti in tutta la struttura, o forse era per colpa dei pezzi di robot sparsi qua e là e dei fili gettati in dei box di latta.
Kurt non lo sapeva, ma dietro quel laboratorio così pieno di scienza e tecnologia si sentiva sempre rabbrividire. Gli faceva un po’ di paura.
“Non essere intimorito Kurt, so cosa ti è successo ormai poco più di un mese fa,” aggiunse, mentre cercava di aprire il dispositivo senza danneggiarlo.
“Oh-“
“La tua storia è famosa e mi sorprendo che tu non sia ancora stato assalito dagli scienziati per le domande, sai? Ma forse stanno solo aspettando il momento adatto o semplicemente non vogliono che il mondo sappia” disse, aprendo finalmente il registratore.
Kurt si accigliò.
“Che intendi dire?” chiese, con voce bassa.
“Intendo dire, Kurt,” Artie si riaggiustò gli occhiali sul naso, “che la verità per molte persone può essere scomoda. Tu sei arrivato dove nessuno di noi è mai giunto. Hai visto ciò che gli scienziati stanno studiando da anni tramite altre fonti. Tu hai visto tutto con i tuoi occhi, Kurt. Hai toccato, gustato, visto…” il ragazzo dalle gambe metalliche si fermò per qualche secondo a riflettere, “oh, quanto t’invidio,” sussurrò, piano, riprendendo a smontare il dispositivo.
L’altro lo guardò stringendosi nelle spalle;
“Sono stato fortunato ma ora ne ho nostalgia,” ammise.
Artie gli rivolse un’occhiata, girandosi sulla sedia sulla quale si era accomodato.
“Chi non la sentirebbe? Chi vorrebbe vivere in questo mondo artificiale? Ma noi non possiamo fare niente, Kurt. Non possiamo avvertirli di cosa li aspetta,” disse, alzando le spalle, “è una legge, sai, quella del tempo. Nessuna dimensione può sconvolgere l’altra. Lo so persino io,” gli disse, freddo, mentre toccava fili e sembrava combinarli con una qualche logica.
“Tu cosa sai esattamente, Artie?” chiese Kurt, prendendo uno sgabello lì vicino.
“Più di quanto non dovrei sapere: diciamo che sono sempre stato molto curioso e conosco qualche teoria e rapporto tra il nostro mondo e le altre due dimensioni.”
“Passato e presente?”
“Passato e presente.”
Kurt si torturò ansiosamente le dita, intrecciandole con nervosismo.
“Mi chiedo perché noi possiamo sapere di questa cosa e… nelle altre due dimensioni no. Non hanno il diritto di sapere anche loro che non esiste un solo modo di essere?”
Artie scosse la testa.
“Non so risponderti, Kurt. Ci sono cose che sfuggono anche alla mia comprensione,” ammise, mordendosi il labbro inferiore.
“Dovrei aver quasi finito di riparare il tuo oggettino, qua. Ma queste iniziali… B.A vogliono dire qualcosa per te?” chiese, guardandolo con particolare interesse.
Kurt sorrise quasi impercettibilmente.
“Sì, diciamo di sì.”
“Qualcosa collegato al presente?” chiese, ancora.
L’altro annuì.
“Umh… d’accordo. Non voglio sapere esattamente come sei legato a questa faccenda, ma lo rispetto. Vorrei tanto fare un viaggio, andare via da qui. Non ho niente se non questo laboratorio,” disse, aprendo le braccia e volgendo gli occhi al cielo, “è tutto ciò che mi resta.”
Kurt abbassò la testa e rifletté.
Lui aveva persone che lo aspettavano ovunque, Artie nemmeno una.
Sua madre e suo padre erano morti in un incidente durante una rivolta politica, lui era l’unico sopravvissuto della sua famiglia anche se aveva perso l’uso delle gambe che poi aveva sostituito – con l’aiuto di qualche medico – con quelle che si era costruito lui personalmente; funzionavano, erano buone, ma non erano le sue.
Kurt s’impietosì di fronte alla sua condizione, mentre lo vedeva lavorare con tristezza al suo dispositivo.
“Senti, Artie… se vuoi… puoi venire un po’ da me, sai, ogni tanto. Possiamo prenderci qualcosa da bere e chiacchierare. Posso raccontarti qualcosa su ciò che ho visto nel presente,” tentò, strusciando un piede a terra, timido.
Non sapeva perché avesse detto quelle parole, ma sentiva che poteva fidarsi – e forse Artie poteva dargli una mano, chissà. Era così bravo con la tecnologia e sapeva che era molto richiesto in quel campo anche dagli scienziati stessi.
Il ragazzo s’illuminò alzando di colpo la testa.
“Dici davvero?”
“Ma certo!” esclamò Kurt con un gesto pratico, alzando un braccio, “voglio dire, mi stai facendo questo favore, che è un favore davvero enorme… forse è il minimo che io possa fare,” disse, sorridente.
“Ti ringrazio Kurt,” gli rispose, toccandosi la gamba metallica forse un po’ a disagio, “non sai quanto lo apprezzi. E… ho quasi finito con questo, se vuoi rimanere un altro po’ ed aspettare piuttosto che andartene.”
Kurt annuì e rimase seduto sullo sgabello: quella poteva essere la sua unica opportunità per ritrovare Blaine.

*

Blaine aveva bisogno di dirlo a qualcuno.
Si teneva quel segreto nel petto da così tanto tempo da fargli quasi male; aveva mentito a sua madre, ai Warblers, a suo padre ed era quasi stato facile ma cominciava a diventare una cosa del tutto opprimente.
Ma non poteva, sapeva di non potere, avrebbe infranto qualcosa nell’equilibrio naturale delle cose, qualcosa che, di fatto rischiava di essersi già infranto dal momento in cui Kurt e Blaine si erano incontrati per la prima volta al parco.
Sbuffò, massaggiandosi le tempie mentre era al Lima Bean, da solo di fronte ad un cappuccino caldo. Un vero e proprio a tu per tu con il proprio spirito ed il proprio cervello.
Cosa doveva fare? Dove doveva cercare? Chi gli garantiva che il Kurt del presente fosse riconoscibile?
Troppe domande e così poche risposte.
Alzò la testa per caso e si stupì quando vide la ragazza della segreteria scolastica appoggiata al bancone del Lima Bean mentre, con tutta probabilità, attendeva la sua ordinazione.
Si fece piccolo piccolo, un po’ ancora spaventato dal modo in cui aveva reagito, sembrava una persona così serena di primo impatto…
Si chiese se qualcosa non avesse turbato il suo umore o se forse conoscesse realmente Kurt Hummel. Magari lo conosceva e lo odiava, magari Kurt era un vero stronzo in quella dimensione.
Blaine non riusciva a capire e non si era mai sentito tanto confuso in vita sua.



Note di fine capitolo: Eccoci! Come al solito, sono a dir poco curiosa di sapere le vostre teorie sulla donna che ha incontrato Blaine e, magari, anche un piccolo parere sull'atteggiamento di Artie. Non è un personaggio che "amo" particolarmente, mi piace e basta, però in questa storia potrebbe davvero diventare fondamentale per alcune piccole cose che vedrete in seguito!
Insomma, aspetto le vostre impressioni e, come sempre, vi invito nella mia pagina di FB per news e per chiacchierare un po' nel caso vi andasse: *QUI*
Alla prossima,
Flan







 
   
 
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