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Autore: nightmerd    03/03/2012    4 recensioni
𝐢𝐧 𝐟𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Signorina?-, disse piano una voce gentile, anche se un po’ rauca. Heléna allora aprì gli occhi e vide una donnina minuscola, per davvero! Era arrampicata sul letto per parlarle. Aveva i capelli grigi e il viso solcato da una sottile rete di rughe. La ragazza sorrise e la donnina continuò:-Mi chiamo Tisha. Venite a fare colazione-. Scese dal letto ed uscì. Heléna si massaggiò la testa, tremendamente confusa. Doveva essere per forza una cameriera di Jacopo, pensò scendendo dal letto e sistemando la leggera camicia da notte bianca.

Nella cucina c’erano una serie di omini e donnine intenti a pulire e cucinare. La bionda inarcò le sopracciglia e chiese:-Lucifero?-.

-Al momento non è in casa-, rispose Tisha.

-E dov’è?-.

-Il signor Lucifero non ci dice mai dove va quando esce-.

-Ho il presentimento che stia combinando qualcosa-, mormorò Heléna abbassando lo sguardo.

Tisha sobbalzò e la guardò scioccata:-Il signor Lucifero la punirà se dubita di lui!-.

-Pff! Non si arrabbia mica per così poco lui-, sbuffò la ragazza incrociando le braccia. Subito dopo un omino tozzo e barbuto portò nella sala da pranzo la colazione di Heléna e lei sia andò a sedere su una delle sedie. Cominciò a mangiare nel silenzio della stanza, mentre guardava fuori dalla vetrata. Il giardino aveva l’erba verde e macchiata di rosso, con qualche cespuglio dalla strana forma, e qualche salice piangente.

Dopo svariati minuti, la ragazza terminò di mangiare e Tisha spuntò dal nulla, facendole prendere un colpo. –Mi scusi-, si scusò la donna. –Le serve qualcosa?-.

-Un bagno caldo, grazie-, le sorrise a si alzò.

-Le preparo anche i vestiti?-.

-Come ti pare. Posso accendere il televisore?-.

-Il signor Lucifero mi ha pregato di dirvi che fino a quando lui non torna, siete voi la padrona di casa-. Heléna sbatté ripetutamente le palpebre, sorpresa. Poi sorrise e saltellò nel salotto.

-E’ proprio una bella ragazza. Capisco perché il signor Lucifero ci tiene tanto-, sussurrò Tisha con un sorriso.

Intanto Heléna girava per i canali, senza sapere cosa guardare. Fece zapping per un altro quarto d’ora abbondante alla fine, proprio quando aveva trovato un film carino da vedere, Tisha comparve accanto a lei facendole prendere un altro spavento:-Senti, la prossima volta che devi apparire, avverti! Prima o poi mi verrà un infarto-.

-Scusate, ancora. Comunque il bagno è pronto-.

-Ti ringrazio-. Si alzò e salì le scale. Mentre attraversava il corridoio accarezzava con le dita le pareti. Passò davanti la camera di Lucifero, e la trovò aperta. Era sempre la solita. Le lenzuola accuratamente ripiegate e un pigiama nero ai piedi del letto. La ragazza sorrise vagamente divertita nel vedere quel pigiama, poi continuò a camminare a piedi nudi. Aprì la porta del bagno e trovò la vasca piena d’acqua calda. Sul bordo c’era un asciugamano bianco e una saponetta rossa.

Si spogliò ed entrò nella vasca, immergendosi fino al naso. Prese fiato e immerse anche tutta la testa. Quando riuscì si asciugò gli occhi con la mano e mise le braccia sui bordi dietro di lei.

Una mezz’ora dopo uscì dal bagno con indosso l’asciugamano bianco. Heléna sentì suonare un campanellino e subito dopo apparve Tisha:-Ho avvertito stavolta. Il signor Lucifero la sta…-, venne interrotta dal ragazzo che si fermò accanto a lei e sorrise.

-Ci metti un sacco per farti il bagno, Heléna. Dai, ti aspetto di sotto, che è pronto il pranzo-, e si dileguò. La bionda lo guardò scendere le scale, stizzita:-Era davvero necessario questo intervento? Mah! E’ strano assai-.

-I vostri vestiti sono ai piedi del letto-, informò Tisha prima di sparire. La ragazza, ancora stizzita, entrò in camera sua e si cambiò. Poi scese in sala da pranzo. Vide Lucifero a capotavola, che sorrise appena la vide:-Ti sta una favola-. Heléna portava un abitino nero senza spalline. Sui fianchi al posto del tessuto c’era una rete. Anche le calze erano a rete e gli stivali alti fino al ginocchio.

Lui invece aveva una camicia bianca con le maniche arrotolate fin sopra i gomiti, il gilet, la cravatta e i pantaloni neri. Heléna si accomodò dall’altro lato della tavola e si guardarono a lungo, studiandosi. Alla fine Lucifero sorrise e iniziò a mangiare gli spaghetti al sugo.

-Cosa hai fatto quando non c’ero?-.

-Mi sono svegliata tardi, ho fatto colazione e mentre aspettavo che fosse pronto il bagno ho guardato la TV-. Ci fu un lungo silenzio poi Heléna lo interrogò:-Tu cosa hai fatto?-.

-Controllavo come andavano le cose  nei gironi. Stasera ti porto da una parte-.

-Ma quando partiamo?-. Lucifero non rispose, si pulì la bocca e se ne andò.

La ragazza anche si alzò e andò a cercarlo. Bussò alla porta della sua stanza, pensando di trovarlo lì. Non c’era. Si passò una mano tra i capelli, esasperata, e chiese a Tisha. Nemmeno lei sapeva dov’era andato. Uscì dalla casa e lo trovò lì davanti alla porta, a fumare. –Da quand’è che fumi?-, esclamò Heléna sorpresa.

-Da un po’-, la osservò a lungo poi sorrise accarezzandole il viso. –Non devi preoccuparti. Non mi accadrà niente. Non è facile uccidermi-. Lei gli tolse la mano dal viso:-Non mi sono affatto preoccupata! Ero solo sorpresa-.

-Falla bere a qualcun altro-, ridacchiò e buttò a terra la sigaretta. Non fumava neppure tanto. Non arrivava nemmeno a metà sigaretta.

-Che si fa?-.

-E che ne so?-, sghignazzò ancora Lucifero.

-Mi fai giocare a uno dei giochi che hai?-.

-Resident Evil? Come la vedi?-. Si guardarono e sorrisero. Poi cominciarono a giocare. Smisero a fine giornata, e avevano anche finito il gioco.

-Bene. Vieni con me-, le disse Lucifero ed uscirono dalla casa per poi montare sulla moto. Il ragazzo diede gas ed uscirono anche dal giardino. Le strade sembravano quelle di New York, non più quella stradina delimitata dalle fiamme.

-Che è successo qui?-, esclamò Heléna.

-Benvenuta nell’Inferno-.

-Un momento! E i gironi?-.

-Sono quel palazzo laggiù. Ogni piano corrisponde ad un girone-.

-Ma così è tutto sballato!-.

-Rispetto alla Divina Commedia? Ahah, Dante non è mica venuto qui davvero. Qui, non dico che ci si diverte, ma a fine giornata tutti si riuniscono nel locale dove ti porterò stasera. Ci vado anche io, ogni sera-.

Lucifero fermò la moto davanti ad un locale dall’insegna verde e fucsia. Si chiamava “Riposo”. –Perché questo nome?-, chiese Heléna.

-Dopo un’intera giornata nei gironi le anime vengono qui a riposarsi e a divertirsi-. Scesero dalla moto ed entrarono. Era un luogo buio, oscuro, con qualche lume. Era affollatissimo ed era pieno di tipacci che sembravano metallari. Fumavano, bevevano, ci provano con la cameriera o altre donne.

-Doroty, fai il piacere, portaci qualcosa da bere-, disse Lucifero alla cameriera. Era una ragazza sui venticinque anni, dai capelli neri e le mesce viola. Tornò un minuto dopo con dei bicchieri pieni di uno strano liquido color lilla. Heléna fece una smorfia e allontanò il bicchiere. Un uomo accanto a lei le prese il bicchiere e bevve. –Grazie, bellezza!-. La ragazza lo guardò schifata poi si avvicinò a Lucifero, che beveva. –Ma dove mi hai portato?!-.

-Ahaha, rilassati. Nessuno oserà toccarti. Anzi, nessuno oserà pensare di toccarti-.

-Gira voce che il boss cerca di andare via dall’Inferno-, disse una voce. Poi una ragazza dai capelli corvini e gli occhi gialli si sedette sul bancone, vicino a Lucifero. –E’ vero?-.

-Che vuoi, Demetra?-.

-Niente! Volevo solo sfotterti un po’ perché so che non sai la strada per andartene-, fece una pausa poi schioccò le dita per chiamare Doroty. –portami un po’ di torta-.

-Speriamo che ti ammazzano di nuovo-.

-Vuoi che ti aiuti ad andartene?-.

-No-.

-idiota. Io cerco di aiutarti, una volta tanto, e tu dici “no” con quel tono da “io sono il migliore”. A momenti non sai neppure dove abiti!-. Doroty le portò la torta e Demetra cominciò a mangiare.

-Chi è lei?-, chiese la mora indicando Heléna.

-Un’amica-.

-Che dorme a casa tua? Lo so che c’è un’umana negli Inferi, e so che è lei. Non prendermi in giro. Perché è qui?-.

-Deve aiutarmi-.

-Come sei freddo. Di solito mi lanci i bicchieri e mi insulti quando mi faccio gli affari tuoi-.

-C’è  una ragazza con me, se non sbaglio-.

-Embé?-.

-Mi sto controllando-, le disse lanciandole un’occhiata con la coda dell’occhio, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Demetra sogghignò poi strinse la mano di Heléna.

-Piacere, sono Demetra. Morta nel ‘600 mentre mangiavo una torta-, fece una pausa poi fece spallucce. –Almeno sono morta a pancia piena-.

-Io sono Heléna-.

-Ehi, boss! Non ti ho mai visto con una ragazza bionda! Da quanto ti piacciono?-.

Lucifero strinse così forte il bicchiere che lo mandò in frantumi. –Quanto rompi. Ce l’hai una sigaretta?-.

-Io non fumo, lo sai-. L’uomo che poco prima aveva preso il bicchiere di Heléna, gli porse una sigaretta e l’accendino. –Grazie-.

Il moro si accese la sigaretta e si passò una mano sulla nuca. Tra loro tre c’era silenzio ma nel resto della stanza si sentivano grida e rumore di vetri rotti. Heléna si avvicinò a Lucifero:-Andiamo via?-. Lui la guardò e le cinse le spalle col braccio, mentre buttava la sigaretta nel portacenere. –Demetra. Accetto il tuo aiuto. Domani partiamo, fatto trovare fuori dal cancello di casa mia-.

-Non mi è permesso non andare al girone, lo sai-.

-Sono io il capo qui. Decido io cosa puoi o non puoi fare. Domani, davanti al cancello di casa mia, in tarda mattinata-, si alzò e sorrise. –Notte a tutti, ragazzi!-. I morti lo salutarono con grida di acclamazione. Lucifero sentì Heléna fare uno scatto in avanti e girarsi. L’uomo di prima ghignava divertito. –Ma che ti tocchi?!-, gridò la bionda rossa in faccia. Il moro si fece scuro in volto e prese per il collo quell’uomo. –Toccala un’altra volta e stai certo che ti combino un bello scherzo, razza di stronzo-. Il locale aveva cominciato a tremare e Demetra aveva preso Heléna per portarla sotto un tavolino. Pezzi di soffitto caddero sul pavimento e in testa ai morti. La bionda e la mora avevano le mani sulla bocca per ripararsi dalla polvere. –Ma che succede?-, gridò Heléna sopra il fracasso dei massi.

-Il boss si è arrabbiato. E anche tanto! Non ha mai avuto una reazione così!-. I massi smisero di cadere ma le due aspettarono ancora un po’ prima di uscire allo scoperto. Al posto dell’uomo c’era un cumulo di cenere. Lucifero, di tre quarti e con le mani i tasca, fissava con il suo sguardo tenebroso un punto sulla parete lì davanti.

-Tutto ok?-, chiese titubante Heléna avvicinandosi piano. Lui spostò lo sguardo su di lei e fece un piccolo e delicato sorriso. Improvvisamente, alla ragazza, sembrò che Lucifero fosse un angelo, una creatura celestiale di una bellezza mozzafiato.

Heléna distolse lo sguardo per un secondo poi tornò a guardarlo. Non era più quell’angelo che aveva visto, ma comunque rimaneva di quella bellezza sovraumana. –Torniamo a casa-, disse infine ed uscirono sotto gli occhi terrorizzati di tutti.

 

 
 
 

La casa era buia e silenziosa, c’era solo la debolissima luce rossa di una candela accesa vicino alle scale. Lucifero si sedette sul divano e nascose il viso fra le mani. Heléna lo guardò a lungo poi prese il fiato e si sedette vicino a lui, poggiando la testa sulla sua spalla.

Il ragazzo rimase immobile ma disse, con la sua voce leggermente rauca e tenebrosa:-Non sopporto quelli che fanno come lui…-.

Lei gli si mise in braccio e lo abbracciò, facendo affondare il viso nella cavità tra il collo e la spalla. Lucifero tolse le mani dalla faccia e guardò il pavimento, sorpreso della reazione di Heléna. Sorrise e le mise le mani sulla schiena.

-Come farei senza di te?-, mormorò accarezzandole i capelli con uno sguardo malinconico.

-Come hai sempre fatto-.

-Una vita triste quindi. Hai dato un tocco di colore alla mia esistenza da angelo rinnegato-.

Heléna si allontanò per guardarlo negli occhi poi si avvicinò lentamente e titubante. I loro nasi si sfiorarono leggermente prima che lui appoggiasse con delicatezza le labbra su quelle della ragazza, che non lo respinse, ma gli mise le braccia intorno al collo. Lucifero appoggiò la schiena sullo schienale del divano e appoggiò una mano sulla coscia di Heléna. –Ti incavoli se ti accarezzo?-, le chiese ridacchiando, tra un bacio e un altro. –No, perché?-.

Le accarezzò la coscia poi dietro il ginocchio e un pezzetto del polpaccio. Con la mano risalì lungo il fianco fino alla vita. Lì portò la mano dietro la schiena poi sulla nuca e infine tra i capelli.

Heléna si allontanò lentamente e si morse il labbro. –Che c’è? Non dirmi che hai sonno-, chiese lui alzando un sopracciglio.

-Un po’-.

-Ma vaaa! E’ sabato sera, si fa casino!-.

-Io non sono quel tipo di persona-, mormorò piegando la testa.

-Tu sei una santarella-, ridacchiò e la ribaciò.

 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE: Ehilà! ^^ quest’ultima parte l’ho scritta perché mi sentivo particolarmente romantica XD comunque, vi è piaciuto? =3

Ringrazio tutti quelli che seguono la storia, recensiscono ecc XD ringrazio sopratutto Tsux3 che ha ideato Demetra, la guida dell’Inferno. Grazie Tsu! ^^

Grazie a tutti e alla prossima! =D


LUCIFERO

 HELENA



  
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