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Autore: marmelade    04/03/2012    7 recensioni
Scrollai le spalle, cercando di leggere per l’ennesima volta l’ennesima pagina, ma venni di nuovo interrotta.
"Scommetto che era tutto programmato".
[...]
Due occhi verdi mi stavano fissando e, se pur coperti da una cascata di riccioli castani, riuscivo a scorgere una luce allegra in essi. Inoltre, un sorriso bianchissimo, faceva da protagonista su quel volto dai lineamenti dolci, incorniciato da due adorabili fossette.

"Non avrei mai immaginato di innamorarmi di qualcuno che, inizialmente, avevo odiato.
Eppure quel qualcuno, era l’unico capace di farmi sentire felice semplicemente guardandomi negli occhi."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Maledetto cellulare!
Perché devi squillare sempre nei momenti meno opportuni?!
In questo caso, mentre mi trovo sotto la doccia?!?
Uscii di fretta e furia, avvolgendo il grande asciugamano bianco intorno al corpo, mentre il più piccolo lo arrotolai intorno ai capelli a mo di turbante.
Le goccioline d’acqua scivolavano ancora ribelli sul mio viso, mentre qualche capello usciva fuori dall’asciugamano.
Mi avvicinai al lavandino mentre cercavo di aggiustarli ma loro, imperterriti, continuavano a uscirne fuori. Al diavolo.
Non feci caso al numero, per paura che il cellulare potesse smettere di squillare da un momento all’altro per poi farmi perdere la chiamata.
“Pronto?” risposi, affannata.
“Ehi Mary, buongiorno! Ti disturbo?”
La voce di Robert dall’altro lato della cornetta, mi fece sentire immediatamente le farfalle nello stomaco.
“Contieniti, Mary, contieniti!” pensai.
“Ehm, no non preoccuparti! Sono appena uscita dalla doccia!”
“Ah, beh allora ti chiamo più tar…”
“NO!” urlai, bloccandolo. Lo sentii ridere leggermente e mi resi conto della figuraccia che avevo appena fatto. “non c’è problema. Buongiorno anche a te” dissi, addolcendo il tono di voce.
“Ari-buongiorno. Se passo fra una mezz’oretta da te, sei pronta? Vorrei parlarti…”
A quelle parole mi si gelò il sangue.
“Si, certo. Il tempo di asciugarmi i capelli e ho fatto. Solo…è successo qualcosa?” chiesi, debolmente.
“No, non è successo niente. Voglio solo parlarti di una cosa importante…e, soprattutto, vederti”.
Sorrisi a quelle ultime parole che, da un lato mi tranquillizzarono, ma dall’altro mi incutevano paura.
“Bene, allora vado a prepararmi! A fra poco!”
“A fra poco” rispose lui, concludendo la telefonata.
Attaccai il telefono, mentre mi diressi di fretta e furia nella mia stanza ancora in disordine dopo la visita di Harry.
Frizionai velocemente i capelli, per poi lasciarli cadere morbidi, ma ancora bagnati, sulle spalle scoperte.
Mentre mi asciugavo i capelli, pensai a cosa mettermi, ma c’era soprattutto una cosa alla quale la mia mente non smetteva di pensare: cosa doveva dirmi Robert di tanto importante?
Mi avrebbe sicuramente detto che non poteva più vedermi per cause di forza maggiore, ad esempio il suo cane era improvvisamente diventato cieco e lui doveva occuparsi a tempo pieno di lui, non potendosi allontanare; oppure che lui in realtà non era una persona umana, ma un alieno che si trovava sulla terra solo per studiare il territorio nemico per poi chiamare tutti gli altri suoi amici alieni e conquistare il mondo; o peggio ancora: lui sembra una persona normale, ma in realtà è Superman e io non sono la sua Lana Lang, ma peggio: sono la sua kryptonite, dalla quale lui deve stare alla larga se non vuole morire!
Si, ma allora se non voleva più vedermi, perché mi aveva baciata?!?
Insomma, è vero che gli uomini sono tutti dei gran deficienti che non ragionano con il cervello ma con quel “cosino” che si trovano in mezzo alle gambe, ma Robert non poteva essere così bastardo!
Ma non gliel’avrei fatta passare liscia, se intendeva mollarmi dopo avermi baciata.
Neanche per sogno!
Avrebbe dovuto darmi delle valide motivazioni e, allora, avrei accettato. Ma non avrei sopportato una scusa banale e stupida che non si reggeva nemmeno in piedi come, ad esempio, quelle che avevo pensato io.
Finì di asciugarmi i capelli e mi avviai in camera mia. Infilai velocemente un maglione blu largo e lungo, un paio di jeans azzurro chiari e le converse basse nere, il tutto accompagnato dal solito basco nero. Dopo aver colorato gli occhi con una semplice matita nera, presi le chiavi di casa e uscii, avviandomi verso il portoncino, pronta a scoprire cosa volesse dirmi Robert, ma soprattutto, pronta a non essere illusa nuovamente.
 
                                                                                                              *
 
“Aspetta qualcuno, per caso?”
Seduta sugli scalini che si trovavano sotto il portoncino del mio palazzo e con lo sguardo fisso ad ammirare il marciapiede, non mi resi conto di un paio di scarpe che si erano improvvisamente avvicinate a me, e che adesso si trovavano sotto il mio naso.
Alzai lo sguardo e non potei fare a meno di sorridere.
Robert era di fronte a me, che mi tendeva la mano per aiutare ad alzarmi da terra. L’afferrai e mi alzai, mentre lui mi rivolgeva un bellissimo sorriso. Fin troppo bello.
“Ciao!” dissi.
“Ciao anche a te!” rispose, guardandomi negli occhi, mentre avvicinava il suo viso al mio per poi darmi un leggero bacio sulle labbra. Rimasi scioccata, ma allo stesso tempo ero serena.
Forse non voleva proprio mollarmi subito.
Iniziammo ad incamminarci, ma io ero completamente nervosa e continuavo a sfregarmi le mani da sotto alle maniche del lungo maglione, che le coprivano. Lui parlava, come se non fosse successo niente, mentre io invece continuavo a pensare al discorso da fargli quando avrebbe finalmente deciso di dirmi la cosa tanto importante.
Ci sedemmo su una panchina in un parco di fronte ad un piccolo laghetto, dove un bambino aveva deciso di sporcarsi le mani. Si divertiva e rideva innocentemente, contento delle sue imprese, mentre la sua mamma lo era un po’ meno. Gli si avvicinava e lo sgridava, lui abbassava gli occhi e stava zitto, facendo il finto dispiaciuto e giocando con altri giochi. Quando, però, la mamma si voltava a parlare con la signora seduta accanto a lei sulla panchina, il bambino si alzava da terra e correva verso il laghetto, bagnandosi le mani e sporcandole di terra, facendo brillare e ridere i suoi occhi pieni di gioia. Lo fissai per un po’ in silenzio, sorridendo.
Quella luce negli occhi del bambino era visibile anche da lontano, ma quando la mamma gli andava vicino per sgridarlo, svaniva, lasciando che la tristezza e la delusione se ne impossessassero.
Quella luce, mi parve improvvisamente familiare, mentre due occhi verdi si fecero spazio fra i miei pensieri.
Solo pensandoli e vedendoli nei miei pensieri, la strana sensazione s’impossessò di me, facendomi tremare.
“Ehi, hai freddo?”
La voce di Robert mi riportò alla realtà. Scossi la testa, lasciando che il pensiero di quella luce nei suoi occhi e la strana sensazione, scivolassero via dalla mia mente.
“Nono, non preoccuparti” gli risposi, rivolgendogli un mezzo sorriso.
Ricambiò il mio sorriso, poi mi prese le mani e mi guardò negli occhi.
“Senti Mary, ti avevo detto a telefono che dovevo dirti una cosa importante”
Sostenni il suo sguardo, facendo finta di nulla, mentre mille emozioni si facevano spazio dentro di me. Lui abbassò lo sguardo e iniziò a sfregarsi le mani nervosamente. Cattivo, cattivissimo segno.
“Beh, ecco… io…, Mary io…”
“Senti, Robert, ascoltami un attimo tu” dissi improvvisamente. Non seppi da dove mi stava uscendo tutto quel coraggio, ma ormai lui aveva posato di nuovo i suoi occhi sui miei, quindi dovevo continuare quello stupido discorso che non mi ero preparata e che dovevo portare a termine.
Respirai profondamente per far arrivare un po’ di ossigeno al cervello che, in quel momento, non ne stava ricevendo affatto, data la mia stupida spavalderia. Maledetta me!
“Se tu sei venuto qui solo per scaricarmi, allora sappi che io lo accetterò e non farò la stalker, come fanno tante altre ragazze che hanno un’infatuazione per qualcuno. Io ho una dignità e, anche se non sembrerebbe, non ho peli sulla lingua e dico tutto quello che penso. In questo momento, penso che il nostro incontro sia stata una fortuna e che io vorrei davvero provare a passare un po’ di tempo con te, ma se tu non provi tutto questo, beh…chi sono io per costringerti a stare con me?!? Accetterò ogni decisione che prenderai, ma sappi che odio le persone che mi prendono in giro o mi illudono. Quindi, se mi hai baciata solo perché ti facevo pena o cos’altro, sappi che questa è una cosa che non accetterò, ne ora e ne mai. Mi hanno illuso troppe persone, e non voglio altre delusioni da qualcuno che ha deciso di non rimanere nella mia vita”.
Sembravo stranamente decisa, anche se dentro avevo una paura fottuta ed inspiegabile. Cercai di rimanere calma e aspettare cosa avesse da dirmi, ricevere una reazione. Credevo di averlo demoralizzato e che se ne andasse senza nemmeno salutarmi, senza degnarmi di uno sguardo.
E invece lui sorrise.
Un sorriso a trecentosessanta gradi, rimanendo lì, seduto sulla mia stessa panchina, accanto a me.
Mi prese nuovamente le mani, che stavolta non gli tremavano più, e mi guardò negli occhi.
“Veramente, dopo tutto questo discorso, ho capito davvero che chiederti di diventare la mia ragazza era la cosa più giusta da fare”
Al suono delle sue ultime parole, rimasi con gli occhi spalancati, senza riuscire a muovere un muscolo, completamente immobile.
Lui mi guardò e rise ancora. “Che c’è? Non te l’aspettavi?”, riuscì a scorgere un leggero nervosismo nelle sue parole e nelle sue risate.
“In effetti, no…” dissi flebilmente, portandomi una mano davanti alla bocca e abbassando lo sguardo, imbarazzata. Avevo fatto una scenata assurda per le mie solite, stupide paranoie, pensando che lui non volesse più vedermi e invece lui…
Lui voleva che io diventassi la sua ragazza!
Spostò la mia mano dalla bocca e la prese, facendola aderire con la sua. Alzai lo sguardo lentamente e incrociò i miei occhi. Un sorriso si fece spazio sul suo viso, mentre il suo sguardo si fece più deciso, trasmettendomi la sua stessa sicurezza.
“Te lo dirò senza interruzioni stavolta…” disse, stringendo ancora di più le mani e respirando profondamente.
“Mary, vuoi diventare la mia ragazza?”
A quella richiesta, le farfalle iniziarono a svolazzare tranquillamente nel mio stomaco e le mie guance avvamparono improvvisamente, sentendole rosse e calde. Gli occhi divennero lucidi e mancò davvero poco alla discesa di una lacrima. Morsi il labbro inferiore, per evitare la caduta libera delle lacrime, lo guardai a fondo e sorrisi. Un sorriso vero, a trecentosessanta gradi, pieno di gioia e felicità, proprio come mi sentivo in quel momento, proprio come era quel momento.
“Si, certo che voglio”
 Una risposta semplice, ad una domanda semplice.
Robert mi guardò e sorrise, ancora più felice di prima, mentre portava il dito indice della mano destra sotto il mio mento, per avvicinarlo al suo viso. Le nostre mani, ancora intrecciate, giocavano tra di loro, senza smettere. Mi guardò ancora una volta negli occhi e poi posò delicatamente le sue labbra sulle mia coinvolgendomi, come la sera prima, in uno splendido bacio.
Stavolta, però, in un bacio ufficiale.
 
                                                                                                                           *
 
“Ragazze? Siete a casa?”
Entrai in casa dopo che Robert mi ebbe riaccompagnata, con la promessa di rivederci la sera stessa.
Alla mia domanda non ricevetti nessuna risposta, quindi dedussi che non erano ancora tornate, mentre il silenzio s’impossessò nuovamente di me e della casa.
Ero una pila elettrica.
Finalmente, Robert mi aveva chiesto di essere la sua ragazza e non ci avevo pensato due volte.
Era la cosa che più desideravo, trascorrere del tempo con una persona che avesse le mie stesse passioni e i miei stessi pensieri, qualcuno che completasse le frasi al posto mio, nel modo giusto.
Robert era tutto questo. E io ero euforica.
Mi sedetti sul divano, in attesa delle mie amiche per poi, annunciare la bella notizia. Accesi la televisione giusto per avere qualcosa che mi facesse compagnia e da sottofondo ai miei pensieri.
Ero un po’ preoccupata per la loro reazione dato che, fino a poche ore fa, parteggiavano spudoratamente per Harry, con il quale c’era solo un rapporto di punzecchiamenti vari.
Avrebbero accettato la mia attuale felicità?
In più, avrei dovuto dirlo anche ad Harry.
Insomma, lui mi aveva accompagnata a compare gli abiti per l’appuntamento e non si era schierato contro di me alle mie scelte, rimanendo neutrale, nonostante fosse chiaro che non sopportasse Robert, date tutte le frecciatine che gli aveva rivolto.
Guardai impaziente l’orologio, tamburellando velocemente con le dita sul bracciolo del divano.
Si era fatta l’ora di pranzo, e di Elyse ed Helena non se ne vedeva ancora l’ombra.
Presi il cellulare dalla tasca dei jeans e scorsi il numero di Helena dalla rubrica.
Nessuna risposta, come al solito.
Sbuffai sonoramente, mentre componevo il numero di Elyse.
Portai il telefono all’orecchio, in attesa di una risposta.
“Pronto?” la voce squillante di Elyse, finalmente rispose, dopo tre eterni squilli.
“Elyse! Ma dove diavolo siete?!?” urlai.
“Ehi, Mary, stai calma!”
“No, non sto per niente calma! Dove siete?”
“Potrei farti la stessa domanda. E comunque, siamo ancora con i ragazzi in sala di registrazione. Andiamo a mangiare qualcosa con loro, fra un po’. E, per la cronaca, sei peggio di mia madre!” rispose scocciata.
“Aspetta un minuto, Mary…” poi la sentii discutere con qualcuno, ridendo “no, aspetta, che stai facen…Louis!”
“Senti qua, Mary” disse improvvisamente la voce di Louis dall’altra parte del ricevitore “posso capire il fatto che tu non sia voluta venire in sala di registrazione, anche se non lo concepisco, ma se non ti catapulti qui entro un microsecondo di tempo, io giuro che ti vengo a prendere immediatamente in qualunque posto in cui ti trovi in questo preciso istante, e ti trascino per le orecchie! E’ chiaro?!”
“E da quanto siamo così violenti, Lou?” dissi, fra le risate.
“Da quando non ti sei presentata qui, stamattina. Ti aspettavamo tutti!”
Sospirai sorridendo, quel ragazzo era incredibile. Era riuscito a farmi cambiare umore in un secondo con poche parole.
“Sei morta?” disse all’improvviso, dato il mio silenzio.
“No, sono ancora qui. Dove si trova lo studio?”
“Allora vieni?” chiese tutto eccitato, facendo scatenare un brusio generale che sentii dall’altra parte del telefono.
Sbuffai ridacchiando. “Non saprei… forse potrei fare un salto per salutarvi…!”
“Vieni Mary, ti prego!” sentii la voce di Niall, mentre qualcun altro lo zittiva.
“Zitto Niall, se lo dico io verrà sicuro! Ti prego Mary, ti supplico, vieni!”
Quello era sicuramente Liam.
“Ragazzi, ma la smettete?! Sto parlando io!” li zittì Louis, leggermente stizzito.
“Comunque, lo studio è a Piccadilly, subito dopo lo Starbucks, a cinque minuti da lì”.
Cercai di fare mente locale mentre Louis mi spiegava dove si trovasse il posto.
“Okkei, ho capito” dissi, una volta individuata mentalmente la strada.
“Sei sicura? O devo mandare Harry a prenderti?” chiese e riuscì a scorgere una punta di malizia nell’ultima frase pronunciata, mentre sentivo la risata di Elyse attraverso il telefono dopo le parole di Louis.
Sbuffai. Quei due andavano veramente d’accordo. Inoltre, avevano una cosa in comune.
Erano due emeriti imbecilli.
“Non ho bisogno della tata, fra un po’ sarò lì”.
Attaccai, senza aspettare la sua risposta, gettando il cellulare nella borsa marrone e uscendo di casa.
Non ero poi così impedita da potermi perdere.
 
                                                                                                                         * 
 
Okkei, era ufficiale.
Ero impedita.
Completamente impedita.
Come potevo perdermi nella mia città, dove ero nata e cresciuta?!
Londra era immensa, vero.
Ma, diavolo, avevo passato l’infanzia a Piccadilly!
Misi la mano sulla fronte, coprendo gli occhi dal sole fastidioso.
Strizzai gli occhi in cerca dello studio. Mi trovavo davanti al grande Starbucks, proprio come mi aveva indicato Louis. Avevo fatto avanti e indietro per tre volte, ma non avevo trovato nessuno studio. Ed ero fin troppo orgogliosa per richiamare Elyse e dirle che mi ero persa.
Avevo provato a chiedere a qualche passante, ma nessuno sembrava aver visto questo “famoso studio”.
Sbuffai scocciata. Non avevo altra scelta.
Misi da parte l’orgoglio e presi il telefono, componendo velocemente il numero di Elyse.
Dio, quanto mi costava farlo.
“Ti sei persa, vero?” disse la voce dall’altra parte del telefono, che non riuscii a riconoscere, dato tutto il casino fuori da Sturbucks.
“Chi diavolo è, adesso?!” chiesi, alterandomi.
Sentii il tipo sbuffare.
“La tua fata madrina” disse, cercando di imitare una voce femminile dal tono fin troppo acuto, poi rise.
“Sono Harry, no?! Non senti la mia voce per qualche ora che subito la dimentichi!”
Alzai gli occhi al cielo. Ecco, ci mancava anche l’altro imbecille, adesso.
“E’ impossibile dimenticare la tua voce irritante. E comunque, per tua informazione, non mi sono persa. Solo che non riesco a trovare questo cavolo di studio!”
Harry rise nuovamente.
“Sei veramente un’impedita…”
“Non sono un’impedita!” urlai “ho fatto avanti e indietro fin troppe volte, ma qui non c’è nessuno studio di registrazione!”
Rimase un po’ in silenzio, come se stesse pensando. Cosa molto insolita da parte di Harry.
“Per caso, è stato Louis a spiegarti la strada?”
Sbuffai nuovamente.
“Si, è stato Louis, ma non capisco cosa cavolo c’entri ades…”
“C’entra invece” m’interruppe Harry, ridendo.
“E cosa? E non ridere Harry, o ti tirerò i ricci appena arrivo!”
“E’ solo che Louis dimentica il fatto che tu non sei mai venuta con noi…” continuò, sempre ridacchiando.
“Okkei, ma cosa c’entra, si può sapere?” chiesi, leggermente spiazzata. Qualunque cosa fosse successa, Louis me l’avrebbe pagata.
“Quando ti ha spiegato la strada, Louis non ti ha accennato un palazzo grande e marrone, subito dopo un negozio di vestiti, vero?”
Ricordai la spiegazione di Louis, e non aveva minimamente accennato al palazzo che diceva Harry.
Battei la mano sulla fronte, mordendomi il labbro inferiore.
“Appena lo vedo, giuro che lo ammazzo!”
Harry rise di nuovo più forte e, stavolta, contagiò anche me.
“Comunque, lo studio e al terzo piano, la porta sinistra. Adesso vado, che devo provare. E vedi di muoverti!”
Attaccò, senza darmi il tempo di dire niente.
Posai il telefono nella borsa e m’incamminai verso il palazzo, escogitando un piano per ammazzare Louis.
 
                                                                                                                  * 
 
Eccolo lì.
Terzo piano, porta sinistra.
“Syco Music Studio” diceva il cartello appeso fuori la porta.
Bussai piano, quasi come se avessi paura di disturbare i ragazzi.
Che poi, non si sarebbe nemmeno sentito.
Sentii dei passi avvicinarsi velocemente alla porta, aprendola dopo aver tolto il catenaccio che la bloccava completamente.
Una ragazza bionda, con le gambe più lunghe del collo di una giraffa, messe ben in mostra dalla gonna nera aderente che le arrivava un po’ più su delle ginocchia, mostrava il suo sorriso perfetto grazie ai suoi denti bianchissimi.
“Salve” disse “cerca qualcuno?”
Rimasi a bocca aperta per un po’, rischiando che qualche moscerino ne entrasse improvvisamente. Dovevo sembrare veramente stupida o forse, sembravo uno di quei maschi in calore che pareva non avessero mai visto una donna in vita loro, dato che quella mi guardò scettica, inarcando un sopracciglio.
Dio, avercela la fortuna ad essere bella e alta come quella!
“Allora?” domandò impaziente, incrociando le braccia al petto.
Si, bella quanto antipatica, pensai.
“Ehm, mi scusi, io cercavo…”
“Mary!”
La bionda si voltò, mentre io guardai oltre le sue spalle, alzandomi sulle punte e scoprì che era stato Niall a parlare.
“Ehi, Niall!” dissi sorridendo, ignorando la ragazza, mentre lui si avvicinava alla porta, e notai il pacchetto di patatine fra le sue mani.
“Quindi, lei sarebbe la famosa Mary?” intervenne la bionda, indicandomi, per poi voltarsi verso di me e squadrarmi dalla testa ai piedi con un’espressione schifata, manco avessi tre teste e sbavassi da ogni bocca.
Niall annuì, infilando una manciata di patatine in bocca e masticandole rumorosamente.
“Già”
La bionda guardò ancora più schifata Niall, poi si voltò verso di me, strizzando gli occhi e aggrottando la fronte, guardandomi male. Io di rimando, le sorrisi, ma non era per niente un modo per essere gentile. Anzi, tutt’altro.
Lei si scostò lentamente dalla porta, lasciandomi passare.
“Prego…” disse, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Entrai velocemente e Niall mi abbracciò stritolandomi, mentre la tipa si allontanò.
“Ma questa tratta sempre così la gente?!” chiesi, una volta sciolto l’abbraccio, mentre con un cenno della testa, indicai la tipa che, fortunatamente, era sparita dalla mia visuale.
Lui rise e mi circondò le spalle con un braccio.
“Non fare caso a Sarah, è una tipa un po’ strana” sussurrò, forse per paura che lei potesse sentirlo per poi fulminarlo con uno sguardo.
Lo fissai un po’ scettica. “Scusa se te lo domando, ma cosa intendi tu quando dici un po’?!”.
Niall rise di nuovo, con quella sua risata fragorosa, contagiando anche me. Era praticamente impossibile riuscire a non ridere quando lo faceva lui.
“Andiamo di là, gli altri ti stanno aspettando” disse, una volta smesso di ridere, e mi condusse verso una porta alla fine dello stretto corridoio.
La sala di registrazione era enorme. Tutta piena di macchinari, che io non avevo mai visto in vita mia. Non sapevo dove mettere i piedi, dato che c’erano vari fili sparsi a terra.
“Ehi ragazzi, guardate chi è arrivato finalmente!” annunciò Niall, una volta entrati nella stanza.
Si voltarono tutti curiosi verso di me e il biondo. Feci un cenno della mano come saluto generale, mentre Liam mi si avvicinò.
“Mary! Finalmente!” disse abbracciandomi.
“Ciao Liam!” risposi al suo saluto a fatica dato che, come Niall, aveva una stretta fin troppo forte.
Zayn, stravaccato sul divano, mi salutò con un cenno del capo, sorridendomi, mentre accanto a lui, con mia grande sorpresa, c’era Helena, con un braccio del ragazzo avvolto intorno alle sue spalle. Lei mi salutò con un cenno della mano e mi guardò con gli occhi a cuoricino e un sorriso enorme stampato in volto. Le sorrisi, capendo che una volta tornate a casa, mi avrebbe raccontato tutto.
“Tu” dissi, rivolgendomi a Louis, puntandogli contro l’indice.
Lui mi guardò impaurito, nascondendosi dietro una sedia, mentre io lo raggiunsi correndo, facendo attenzione a dove mettessi i piedi.
“Mi spieghi perché non mi hai detto che lo studio si trovava in un palazzo?” gli chiesi, alzando il tono di voce.
“Io…scusa! Avevo dimenticato che non eri mai venuta qui!” rispose, ancora nascosto dietro la sedia.
Sospirai, scuotendo il capo.
“Sei un caso perso, Lou…”
Lui mi guardò con i suoi occhioni azzurri, con la faccia da cane bastonato.
“Allora sono perdonato?” chiese, speranzoso.
Lo fissai per un po’, cercando di trattenere le risate, ma non ci riuscii. Gli sorrisi e gli tesi la mano per farlo uscire dal suo nascondiglio.
“No, sei solo un grande imbecille!”
Lui sorrise e mi abbracciò, sollevandomi in aria.
“Anche io ti voglio bene, Mary!” disse, per poi allontanarsi e sedersi vicino ad Elyse su un altro divanetto più piccolo.
“La smettiamo con tutte queste smancerie e proviamo, per piacere?!”.
Sarah, seduta su una sedia girevole con le gambe incrociate, sembrava veramente scocciata mentre si limava le unghie.
I ragazzi la guardarono inarcando un sopracciglio mentre Louis, come suo solito, le faceva il verso senza farsi accorgere, scatenando risolini silenziosi generali.
“Dov’è Harry?” chiese la bionda, cercandolo con lo sguardo.
“Sarà andato un attimo al bagno…” ipotizzò Zayn.
“O forse stava solo cercando di stare lontano da te il più possibile…” sussurrò Louis, facendo scatenare di nuovo il riso generale.
Sarah parve sentirlo poiché lo guardò con disprezzo, ma non gli disse nulla, tornando a concentrarsi sulle sue unghie.
“Dio, che oca!” commentò Elyse, avvicinandosi a me “è tutta la mattina che fa questo. Harry di qua, Harry di là, Harry su, Harry giù… e poi l’hai vista?! Crede di essere Miss Universo!” roteò gli occhi al cielo, esasperata.
“Lasciamola sprofondare nella sua convinzione, Elyse” le risposi ridendo.
“Harry! Ma dove sei stato?” disse all’improvviso Liam.
Mi voltai e lo vidi entrare dalla porta, con una bottiglina d’acqua in mano.
Sorrisi involontariamente appena entrò. I capelli ricci in disordine come al solito, che lui cercava di aggiustare in tutti i modi con un gesto della mano e il suo sorriso, sempre e costantemente presente sul viso.
“Ho preso l’acqua” disse, alzando la mano che stringeva la bottiglina. Poi, si voltò e mi vide per poi avvicinarsi a me e sorridermi.
“Ciao…” sussurrò, una volta che mi fu vicino.
Non so se fu lui a costringermi o fui io a volerlo, ma alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi, perdendomi nuovamente dentro di essi.
“Ciao” risposi, cercando di sembrare il più tranquilla possibile, ma dentro non lo ero affatto.
“Allora non ti sei persa. Sai, stavo iniziando a preoccuparmi!” disse, ritornando al tono di voce irritante.
Sbuffai e mentre cercavo di rispondergli a tono, ma venni improvvisamente interrotta.
“Haaaaarry! Ma dove sei stato?” .
Sarah si avvicinò a noi e, dopo avermi squadrato di nuovo dalla testa ai piedi, iniziò ad accarezzare il braccio ad Harry.
“Ho comprato una bottiglina d’acqua” le rispose annoiato, mentre si allontanava da lei, impedendole di accarezzarlo ancora.
Lei parve delusa, ma non si scoraggiò.
“Comunque, Paul dice che devi provare il tuo assolo nella canzone. Dopo andiamo a mangiare qualcosa insieme?” gli chiese speranzosa.
Harry si passò una mano fra i ricci, ravvivandoli.
“Mi dispiace Sarah, ma devo andare a pranzo con i ragazzi. Magari un’altra volta” le fece un mezzo sorriso e si allontanò, raggiungendo la postazione dietro il grande vetro insonorizzato per iniziare a provare.
Raggiunsi Elyse e Louis, che si trovavano proprio di fronte al vetro, prendendo posto di fronte alla figura di Harry.
Lo guardai infilarsi le cuffie, per poi far incrociare di nuovo i suoi occhi con i miei, e mi sorrise al di là del vetro. Risposi al suo sorriso, mentre lui avvicinava la bocca al microfono, pronto per cantare. Quando Paul gli diede il via, lui mi guardò nuovamente, folgorandomi con la luce dei suoi occhi, ancora più splendente. Non riuscii a staccare il contatto visivo che si era creato tra di noi e, in quel momento, la cosa che più desiderai, era rimanere persa per sempre nei suoi occhi.
 
Baby you light up my world like nobody else
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But you when smile at the ground it ain’t hard to tell
You don’t know
You don’t know you’re beautiful.
 
Al solo sentire la sua voce cantare, m’immobilizzai.
Era come se non avessi mai sentito il suo tono di voce irritante quando parlava.
Dimenticai tutte le parole che mi aveva rivolto con il suo solito tono, beandomi della voce diversa che avevo appena sentito.
Fui percossa improvvisamente da brividi, che non erano collegati al freddo.
Ma all’emozione.
Un’emozione strana, che scatenava in me qualcosa di nuovo e misterioso, ma bello.
Forse fin troppo bello.
Era come se il mix fra il suo sguardo penetrante, i suoi occhi luminosi e la sua voce perfetta, mi rendessero improvvisamente impotente, impedendomi di fare qualsiasi cosa.
La sua voce era la più meravigliosa che avessi mai ascoltato.
Perfetta; calda e dolce allo stesso tempo.
Le sue corde vocali creavano una melodia meravigliosa ed inspiegabile, che avrei ascoltato per ore e ore, senza mai stancarmi.
“Allora, che te ne pare?”.
La voce di Elyse mi portò nel mondo reale, nel mondo dove non avevo mai ascoltato Harry cantare, dove non avevo mai sentito un’armonia più bella di quella.
Scrollai le spalle, cercando di riprendermi e mi voltai verso Elyse quando finalmente riuscii a muovermi.
“E’ bravo, molto…”mentii, cercando di rimanere il più indifferente possibile. In realtà, “molto bravo” era fin troppo riduttivo per descrivere ciò che avevo appena sentito.
Lei annuì, guardando ancora oltre il vetro.
“Io sono stata qui tutto il giorno e ti assicuro che sentirli da vicino fa ancora più effetto che sentirli alla radio. Sono fantastici!”
Riposi anche io lo sguardo oltre il vetro, guardando Harry togliersi le cuffie con un sorriso soddisfatto e felice stampato sul volto. Quando uscì, cercò di venirmi incontro, e io sentii le mani tremare ancora più forte.
“Bravo Harry, sei stato meraviglioso oggi!”
La voce acuta e la presenza fastidiosa di Sarah sbarrò la strada a Harry, che non la degnò uno sguardo, rivolgendole solo un “grazie Sarah” di sfuggita.
“Sarah ha ragione, sei stato molto bravo…” dissi, una volta che mi fu di fronte, accennando con la testa la figura della ragazza, che ci guardava incazzata nera.
“Grazie” sussurrò.
 Notai che le sue guance divennero improvvisamente di un colore rosso acceso e abbassò lo sguardo, passandosi nuovamente una mano tra i capelli.
Lo fissai un po’, poi iniziai a ridere.
“Sei imbarazzato!” dissi, puntandogli un dito contro.
Harry alzò lo sguardo e divenne ancora più rosso per l’imbarazzo.
“Non è vero!” cercò di controbattere, incrociando le braccia al petto.
“Si che è vero! Sei più rosso tu che un peperone!”
“E invece no!”
“E invece si!”
“No!”
“Si!”
“Ehm, ragazzi, non vorrei intromettermi in questa vostra intelligentissima conversazione, ma noi staremmo leggermente morendo di fame…”. Liam ci interruppe e il suo tono di voce era fra lo scandalizzato e l’ironico. Ci voltammo entrambi dopo quelle parole e notammo che gli altri ci guardavano allibiti, comprese Elyse ed Helena.
“Giusto, fame…!” dissi, avviandomi verso la porta, allontanandomi da Harry, che tossicchiava nervoso.
Gli altri si avvicinarono alla porta e a me. Louis ed Elyse uscirono velocemente, parlottando e ridendo tra di loro, seguiti a ruota da Zayn ed Helena, ancora abbracciati, e da Niall e Liam. Harry mi fece cenno con la testa di uscire per prima e non ci pensai due volte. Raggiunsi Liam e Niall, incrociando le mie braccia sotto le loro ma le mie mani, purtroppo, tremavano ancora e non riuscivano a liberarsi da quella strana emozione.
 
                                                                                                                          *
 
“Dio mio, Niall, ma quanto cavolo mangi?!”
Helena lo guardava allibita, come anche me ed Elyse, del resto.
Era stato capace di mangiare due hamburger, quattro porzioni di patatine e due fette di pizza.
Più che mangiate, le aveva ingurgitate senza pietà.
“Quando mangiamo da Nando’s, Niall non risparmia nulla, nemmeno i piatti!” c’informò Liam, facendo ridere tutti.
“Mba…bio ho bfame…!” si giustificò Niall “e pboi non mbangio cofì tanbto!”
Louis roteò gli occhi al cielo.
“Almeno abbi il coraggio di dirlo senza cibo in bocca, porca miseria! Così sarai più credibile, almeno!”.
Quei ragazzi erano qualcosa di incredibile. Erano gentili, simpatici e divertenti e stare in loro compagnia era davvero piacevole.
Louis, con la sua parlantina sciolta e veloce, ci intratteneva con le sue stupidaggini che gli venivano spontanee; Liam, dolce e gentilissimo, che lo rimproverava ad ogni cosa che dicesse o facesse, finendo, però, per ridere anche lui; Zayn, che era tutto l’opposto di quel che sembrava: all’apparenza, sembrava un ragazzo bastardo e strafottente, ma in realtà era molto tenero e premuroso. Niall;  invece era il più cucciolo del gruppo, con una risata contagiosa al massimo, anche se ingurgitava quantità enormi di cibo.
E poi c’era Harry.
Harry, il rompicoglioni, quello che cercava ogni scusa per punzecchiarmi, quello che era capace di deridermi davanti agli altri, quello che aveva la faccia da schiaffi e la testa dura. Quello che rideva e scherzava con chiunque, ma che ogni tanto si rinchiudeva nel suo silenzio, abbassando la testa, quello che faceva la faccia da cane bastonato quando voleva qualcosa. Quello con i ricci sempre in disordine e il sorriso perfetto, sempre e costantemente sulle labbra, quello dal nasino alla francese da far invidia a chiunque, quello con il tono di voce irritante quando emetteva una parola, ma con la voce meravigliosa quando cantava, capace di far emozionare anche il più insensibile di tutti gli uomini.
Quello dagli occhi verdi bellissimi.
Quello che, con quegli occhi, emetteva una luce accecante, ma incantevole.
Quello che riusciva a farmici annegare ogni volta che incontravo il suo sguardo, che io lo volessi o meno.
Eppure, per quanto potesse essere un rompipalle coi fiocchi e antipatico da morire, non riusciva mai a non farmi desiderare di rimanere lì, persa nei suoi stupendi, brillanti e incantevoli occhi verdi.
Le risate dei ragazzi mi portarono di nuovo sul pianeta terra.
Scrollai le spalle e il mio sguardo si posò nuovamente su Harry che rideva, seduto di fronte a me, col capo girato verso Louis, intento a dire una delle sue solite stupidaggini. I ricci che gli ricadevano morbidi sulla fronte e gli occhi chiari e allegri, lo facevano sembrare un bambino di cinque anni.
Sembrava diverso da tutte le altre volte e questa cosa mi incuriosiva a tal punto, da non farmi distogliere lo sguardo da lui, e studiare i contorni del suo volto.
Scossi la testa, cercando di riprendermi.
Perché stavo guardando Harry come se fossi una psicopatica?!?
Guardai i ragazzi uno per uno, e decisi.
Mi alzai in piedi, tossicchiando per attirare la loro attenzione, ma niente. Louis li stava ancora intrattenendo. Tossicchiai più forte e, finalmente, parvero accorgersi della mia presenza.
“Ehm…ragazzi, io dovrei dirvi una cosa…” iniziai, sfregandomi nervosamente le mani, coperte dal maglione.
Loro mi guardarono ancora più incuriositi, avvicinandosi di più a me.
“Che succede, Mary?” domandò Liam.
“Non mi dire che hai rotto la mia tazza preferita!” s’intromise Hel.
“O, forse, hai fatto un incidente con la macchina?” ipotizzò Zayn.
“Al massimo con la bicicletta…” disse Elyse.
“OHMIODDIO! Non dirmi che sei incinta!!” urlò Louis alzandosi in piedi e provocando di nuovo il riso generale.
“No…” dissi, quando smettemmo tutti di ridere.
“E allora, cosa c’è?” domandò Niall.
Sentii lo sguardo di Harry, l’unico che non aveva parlato, posarsi su di me.
Ero completamente in imbarazzo, così chiusi gli occhi e feci un lungo sospiro.
Una volta riaperti, li guardai nuovamente uno per uno.
“Io e Robert ci siamo messi insieme”.








Writer's Corner! :)
Buonsalve mie belle carote! :D
Como estàs?
Si, lo so che adesso starete tutte con i forconi in mano, pronte ad uccidermi, e non vi do torto! ç___ç
Mi sento troppo una schifezza, perchè non riesco mai a postare prima e vi faccio aspettare fin troppo, e questa cosa mi fa incazzare! 
Vorrei tanto essere una di quelle che posta due capitoli a settimana, che risponde immediatamente alle vostre recensioni, ma non ce la faccio mai!
Okkei, è vero che sono proprio io ritardataria di natura, ma giuro che sui capitoli ci "lavoro" ogni giorno, anche a scuola e se non posto prima è perchè voglio che vi piacciano, quindi cerco di descrivere bene i dettagli, anche perchè io non amo le cose arronzate!
Mi scervello, scrivo, cancello ogni due minuti e quando sono finalmente sicura di quello che ho scritto, aggiorno! Solo che questo richiede fin troppo tempo e io davvero, non vorrei farvi aspettare tanto! 
Ad ogni modo, nonostante tutto il tempo passato, ogni volta vedo che ci sono sempre più visualizzazioni e recensioni e questa cosa mi fa emozionare! 
Siete meravigliose, sul serio! 
Grazie mille, vi voglio bene *w*

Anyway... beh, che dire del capitolo? u.u
Non saprei, forse è un po' troppo lungo, ma so che voi amate i capitoli lunghi! (se non è così, fatemelo sapere e rimedierò all'istante! :D)
E poooi, mmmh... che cosa succede alla nostra piccola Mary? u.u 
Bah, chi la capisce è bravo u.u 

Per concludere, i ringraziamenti non sono mai abbastanza, so:
Un grazie particolare ed enorme a voi, che leggete la mia storia nonostante non l'aggiorni spesso, che avete avuto pazienza e l'avete messa tra le preferite e le seguite e che la recensite con parole meravigliose! 
Grazie veramente, di tutto! :)
Poooi, passiamo a quelle due pazze di Alessia e Chiara che ogni volta che leggono, il giorno dopo mi riempiono sempre di bellissime parole e che, per di più, hanno visto prendere vita questo capitolo sotto i loro nasini piccini! (Alessia, in particolare, mi ha riempita di insulti ogni volta che coprivo il quaderno con un braccio, impedendole di leggere uahuahuahuh :'D *cattiveriatimeu.u*)
Love you babies! :D
Anche alla mia Berry, che mi ha aiutato a scegliere il titolo del capitolo e che mi riempie sempre di complimenti dolcissimi! :)
E, per finire, ad Agnese e Federica che, nonostante tutto, sono sempre accanto a me :)

Hope you like it! :D
Byeeee!

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#muchLove.
-YoursM

  
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