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Autore: Shari Deschain    04/03/2012    1 recensioni
«Cosa ci fai qui?», domanda il vampiro.
Uno sbuffo ironico è la risposta che ottiene per prima. «Lo sai perché sono qui», aggiunge però Lexi subito dopo, tanto per essere quanto più chiara possibile.
L'altro si limita ad annuire, pur non sapendo se lei possa vederlo o meno. La sensazione di stanchezza torna di nuovo, prepotentemente, a prendere possesso del suo corpo. Non la fame però. O almeno non ancora. Ma anche quella verrà presto.
Stefan posa una spalla contro lo stipite della porta e continua ad osservare la stanza buia, mentre la figura di Lexi si sposta verso le finestre.
«Non ho bisogno del tuo aiuto», mormora sottovoce. Mente sapendo di mentire, ma non può farne a meno.
«Già sentito», ribatte infatti lei, scostando bruscamente le tende.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lexi, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wanted dead or alive '
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Warnings: Pre-serie, Spoiler 3x03, Angst, Violenza.
Word Count: 9507 (FDP)
N/A: OMG, da dove inizio? XD Ah, ecco: Different Seasons è una raccolta di novelle di Stephen King (che è quanto di più vicino ad un dio io abbia mai avuto), e l'idea di prenderla ad ispirazione mi è venuta nel momento esatto in cui ho visto che le date riportate sul diario di Stefan (quelle che tra l'altro trovate all'inizio di ogni capitolo) coincidevano perfettamente con le quattro stagioni (okay, una me la sono creata io, ma credo che il Rippah non se ne avrà troppo a male).
Dunque questa storia ce l'ho in mente da quando ho visto l'episodio 3x03, ma per qualche motivo ho continuato a rimuginarci sopra per mesi prima di scriverla, perché mi aspettavo sempre qualche informazione in più, che però non è arrivata mai 'XD Non che la cosa mi sorprenda troppo, ci hanno fatto già la grazia di farci vedere Lexi un altro paio di volte, quindi io ringrazio, incasso e porto a casa.
Come conseguenza, però, ho dovuto inventarmi di sana pianta molte cose: i luoghi prima di tutto, e poi il background che gli autori non ci hanno mai dato come si deve, in particolar modo quello di Lexi. Per la sua storia ho ripreso quella contenuta in Stefan's diaries: Bloodlust, e l'ho adattata un po' come volevo io, giusto perché sì XD
Per il resto, beh, queste sono ovviamente tutte speculazioni personali. Il rapporto tra questi due mi ha sempre interessata moltissimo e siccome dubito fortemente che in futuro ci verrà svelato nella sua interezza, ho deciso di spiegarmelo da sola (gioie del mestiere di fanwriter, già XD).
Scritta per la missione #1 del COW-T @ maridichallenge, prompt
Anni.





Different Seasons






#1 Hope Springs Eternal





Chicago, Aprile 1922.



Lexi found me last night, dragged me off the train tracks.

Thinks she can make me care again.”







L'appartamento è completamente al buio da giorni, forse addirittura da settimane. Le finestre sono sbarrate, le tende tirate, il disordine regna sovrano ovunque. L'odore di polvere e sangue rappreso impregna l'aria come fumo solido e denso, nauseabondo per qualunque essere umano. Da quando gli unici due orologi della stanza sono stati lanciati rispettivamente contro un muro e dentro il camino, nessun tipo di rumore risuona tra quelle pareti, se non un respiro talmente lieve che lo stesso proprietario fa fatica ad udirlo.

Il vampiro giace pesantemente sul letto disfatto, il corpo nudo avvolto per metà nelle lenzuola sporche, la testa adagiata nell'incavo tra due cuscini, e un braccio penzoloni nel vuoto. Il comodino e il pavimento lì vicini sono cosparsi di bottiglie: molte sono ridotte in pezzi, alcune sono già vuote, altre sono state semplicemente lasciate lì a sgocciolare a poco a poco il loro contenuto sul pavimento.

L'unico vero movimento presente nella stanza è quello di due occhi verdi, indistinguibili tra quell'ammasso pesante di ombre, ma comunque ben spalancati e intenti a scrutare il soffitto con la tipica attenzione dettata dalla noia: si soffermano quindi su ogni crepa, ogni anfratto, ogni filo di ragnatela che penzola, ormai abbandonato, nel buio circostante.

Un istinto affinato attraverso gli anni lo avverte che tra poche ore sarà il crepuscolo, e un brivido leggero gli percorre la spina dorsale. È un brivido di eccitazione e di attesa: tra poco sarà di nuovo tempo di caccia. Non sa per quale motivo nell'ultimo periodo si costringa sempre ad aspettare la notte per cacciare, dal momento che un limite del genere non gli è mai stato imposto da nessuno. Forse un retaggio atavico della sua razza che ha improvvisamente deciso di tornare alla ribalta. Forse è solo che quella città, come un po' tutte le altre, è molto più bella di notte.

Non più così bella, però.

Quel pensiero lo colpisce all'improvviso, come un getto di acqua fredda, e il vampiro aggrotta le sopracciglia, lievemente alterato. Da qualche tempo non sa di preciso da quanto, ma potrebbe essere più o meno a partire dal momento in cui ha deciso di sbarrare le finestre e fare di quella casa poco più che una tana ─, una strana sensazione continua a grattare appena sotto la superficie della sua coscienza. Non sa bene come identificarla, se non come una mancanza.

Mancanza di cosa o di chi non saprebbe proprio dire, però sì, la sensazione gli sembra più o meno quella.

E gli capita di provarla soprattutto quando si trova a girovagare da solo per i quartieri periferici di Chicago, tra quei locali segreti che con il passare del tempo diminuiscono a vista d'occhio a causa dei controlli sempre più assidui e precisi della polizia. Non che la cosa lo turbi particolarmente: per lui non esiste alcun tipo di proibizionismo, e l'idea di qualcuno che cerchi di arrestarlo non gli provoca alcuna reazione, se non forse un sorriso sarcastico.

Resta il fatto che all'improvviso la solitudine è diventata un peso opprimente, e Stefan non capisce perché. È arrivato a Chicago da solo, e ci ha vissuto da solo fino a quel momento senza alcun problema (anche Damon è lì in città, a dire il vero. Stefan lo sa perché gli ambienti interessanti da frequentare si contano sulle dita di una mano, e anche se non si sono mai incrociati personalmente, la presenza di suo fratello raramente passa inosservata. Per fortuna l'idea di una rimpatriata non è passata per la testa di nessuno dei due).

Non riesce a spiegarsi, quindi, il motivo per cui a volte si ritrova ad ordinare due drink invece che uno. O perché, certe sere, il suo sguardo inizia a vagare nervosamente per il locale, in cerca di una donna bionda che balla da sola tra la folla ─ non gli sono mai nemmeno piaciute particolarmente, le bionde. Se non come cena. O pranzo. O colazione. Sul cibo difficilmente fa preferenze.

È uno dei motivi per cui non è più tornato al locale di Gloria dopo quella strana notte in cui la polizia vi ha fatto irruzione. Lì quel genere di stranezze sono ancora più frequenti, tanto che anche solo pensare a quel posto gli fa puntualmente venire il mal di testa.

Il vampiro si volta su di un fianco, verso il punto in cui, se le imposte non fossero così rigidamente serrate, potrebbe vedere il sole cominciare il suo lento declino alle spalle della città. È affamato ed è stanco, nonostante non abbia nessuna ragione di essere né l'una né l'altra cosa: non sono passate che una decina di ore da quando ha abbandonato una graziosa ragazza in un vicolo del centro, e da quel momento non ha fatto altro che starsene sdraiato su quel letto, incapace di dormire o di pensare, perso semplicemente a fissare il vuoto.

Non più così bella, quella città.

Non più così eccitanti, le sue notti.

Non più.

Stefan si alza a sedere e si rimette in piedi con uno scatto rapido, sentendo improvvisamente il bisogno di uscire da quel tugurio. Le lenzuola gli scivolano via di dosso mentre si allontana dal letto e il vetro si infrange sotto i suoi piedi nudi, aprendo ferite che guariscono meno di un istante più tardi.

Esita sulla porta del bagno per qualche momento, aspettando che i suoi occhi si abituino alla luce penetrante delle lampade elettriche, poi apre il rubinetto della vasca e rimane ad osservare il gettito fumante fino a quando il livello dell'acqua raggiunge il massimo consentito.

Rimane dentro la vasca per ore, con gli occhi chiusi e la mente completamente vuota di qualsiasi pensiero, decidendosi ad uscire solo quando l'acqua ─ tinta ormai di una leggera sfumatura di rosso ─, non diventa abbastanza fredda da dargli fastidio.

Si veste velocemente, ma con precisione, ripetendo gesti imparati grazie al tempo e all'esperienza, e come premio lo specchio gli rimanda l'immagine di un gentiluomo, curato ed elegante come vuole la moda del momento. Stefan cerca di sorridere a quella figura distinta, ma il massimo che il suo riflesso gli concede è una smorfia sprezzante. È difficile prendere in giro se stessi.

Esce sbattendosi la porta alle spalle, e dietro di lui l'appartamento torna buio e silenzioso come prima. È di nuovo impossibile, quindi, notare le tracce di rossetto sulle lenzuola, o i fini capelli biondi sparsi sui cuscini. Alcune paillette luccicanti, palesemente strappate via da un vestito da sera tolto troppo in fretta, si perdono tra i cocci di bottiglie rotte, finendo per passare inosservate perfino agli occhi attenti di un vampiro.

Ma in fin dei conti, se anche Stefan avesse notato tutte queste piccole cose, quei piccoli ricordi materiali non sarebbero serviti a nulla, se non a rinsaldare quella sensazione indefinita di perdita che già odia così tanto.





La notte scivola via lentamente, così come i sottili rivoli di sangue agli angoli della sua bocca, che scorrono pian piano sulla sua pelle fino ad accarezzargli il colletto, macchiandolo di un rosso reso quasi indistinguibile dalla luce fioca dei lampioni stradali, che nel frattempo, arrivate le prime ore del mattino, iniziano gradualmente ad affievolirsi per poi spegnersi del tutto.

Stefan si sente magnificamente bene: le lunghe ore di veglia ormai ben lontane dai suoi pensieri, sazio, con l'adrenalina ancora a mille e il cuore che gli batte forte nel petto, pompando a ritmo folle quel sangue appena rubato nelle sue vene. Quei pochi istanti immediatamente successivi alla fine di una caccia sono quasi meglio della caccia stessa, o almeno così gli sembra di credere in quel momento, con il sapore bollente del sangue ancora sulla lingua.

La ragazza al suo fianco, intanto, barcolla come se fosse tremendamente ubriaca. Il vampiro la sostiene passandole un braccio intorno alla vita, stringendola così vicina come potrebbe fare soltanto un innamorato. O un assassino. Lei balbetta parole sconnesse, preda sia dello shock che della debolezza. Se non le spezza il collo subito, considera il vampiro, ci sono forti probabilità che muoia comunque, e in modo molto più lento e doloroso.

Stefan le accarezza la gola con un dito, rimuginando sulla questione per qualche momento, infine si decide a trascinarla sul marciapiede e a lasciarla lì, malamente distesa sull'asfalto freddo. È già stata soggiogata a dimenticarsi di lui, quindi non gli creerà problemi di alcun genere se anche dovesse sopravvivere. E non è un 'se' da poco, questo.

Un attimo dopo, e senza degnarla di un secondo sguardo, il vampiro le volta le spalle e si dirige verso casa, abbandonandola così al suo destino.





Quando arriva davanti al palazzo è quasi l'alba e le strade sono ancora del tutto deserte. L'aria gelida gli pizzica appena la pelle: è molto più fredda di quanto dovrebbe essere in quella stagione, ma al contempo ha un che di limpido e di pulito. Non gli dispiace affatto.

Si accorge che qualcuno è penetrato nel suo appartamento non appena i suoi occhi si posano sulla maniglia rotta. Sorride, un po' divertito e un po' infastidito, chiedendosi perché diamine si prenda la briga di uscire, visto che a quanto pare il cibo preferisce auto-invitarsi a colazione.

Ladro sfortunato, pensa, spalancando la porta.

Ma non è un ladro quello che si ritrova davanti. E se c'è qualcuno di sfortunato, lì in quella stanza, quel qualcuno è probabilmente lui stesso. O comunque lo diventerà a breve.

«Salve, Lexi», saluta Stefan, assottigliando gli occhi per distinguerla meglio tra le ombre. Non che ne abbia bisogno: riconoscerebbe il suo profilo ovunque, inoltre ha imparato a distinguere la sua presenza da quella di chiunque altro, così come si imparano a riconoscere i propri familiari dalla cadenza dei loro passi.

Lei non gli presta attenzione, ma continua a muoversi silenziosamente nel buio, come se stesse cercando qualcosa.

«Cosa ci fai qui?», domanda il vampiro.

Uno sbuffo ironico è la risposta che ottiene per prima. «Lo sai perché sono qui», aggiunge però Lexi subito dopo, tanto per essere quanto più chiara possibile.

L'altro si limita ad annuire, pur non sapendo se lei possa vederlo o meno. La sensazione di stanchezza torna di nuovo, prepotentemente, a prendere possesso del suo corpo. Non la fame però. O almeno non ancora. Ma anche quella verrà presto.

Stefan posa una spalla contro lo stipite della porta e continua ad osservare la stanza buia, mentre la figura di Lexi si sposta verso le finestre.

«Non ho bisogno del tuo aiuto», mormora sottovoce. Mente sapendo di mentire, ma non può farne a meno.

«Già sentito», ribatte infatti lei, scostando bruscamente le tende. Un timido chiarore si infiltra tra le fessure del legno, cogliendo un riflesso dei suoi lunghi capelli biondi.

Uno scricchiolio sinistro, poi un rumore fragoroso di qualcosa che si spacca in due e le finestre infine si aprono. Il primo sole del mattino avviluppa Lexi in un alone chiaro, reso ancora più brillante dal pulviscolo che si solleva tutto intorno a lei.

Adesso riescono finalmente a guardarsi negli occhi. Nessuno dei due è cambiato, eppure entrambi si trovano profondamente diversi.

«Non ci riuscirai. Non questa volta», dice Stefan. A quelle parole Lexi alza gli occhi al cielo, con un'espressione che in un altro momento potrebbe forse apparire comica.

«Oh, smettila», sbotta di rimando, evidentemente spazientita. «Cerca di essere positivo! Non senti questo profumo? È primavera!», esclama, indicando la finestra spalancata e il mondo lì fuori, che sta giusto iniziando a svegliarsi.

Stefan si limita ad alzare un sopracciglio.

«E allora?», chiede.

Lei sorride appena ed inizia ad avvicinarglisi. Il vampiro si irrigidisce, pur cercando di non darlo a vedere. Tentativo inutile, probabilmente, ma che deve comunque costringersi a fare.

«La primavera è la stagione dell'eterna speranza», spiega Lexi, quando è ormai a pochi passi da lui. «È bello rivederti, Stefan», aggiunge poi, quasi con dolcezza, allungando una mano sia per carezzargli una guancia sia per nascondere il movimento dell'altro braccio.

Stefan lo nota comunque, ma finge il contrario. Chiude gli occhi e sospira pesantemente, rinunciando fin da subito ad opporre resistenza.

«Ti arrenderai mai, Lexi?», bisbiglia soltanto.

Per tutta risposta il paletto di legno lo trafigge appena sotto il costato, penetrando in profondità attraverso la carne. Fa male, ed il dolore è una sensazione che non prova da parecchio tempo. Si consola pensando che è comunque meglio del sentire la mancanza di qualcosa che non ricorda, o che nemmeno sa se è davvero esistita.

Lexi lo afferra per le spalle, accompagnando la sua ovvia caduta, ed intanto si china su di lui fino a sfiorargli il volto con le labbra.

«Mai», gli sussurra all'orecchio la sua bellissima e spietata migliore amica, mentre lui si accascia debolmente tra le sue braccia.

E Stefan sa che quella è una promessa.


   
 
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