// Ci tenevo a dire qualcosina!^^
Innanzitutto, questo è l’ultimo cap!
Anche se non hanno letto in molti, devo dire che sono
contenta di questo mia racconto…credo che sia quello a cui sono più affezionata,
per questo ho deciso di postarlo!
Un grazie di cuore a gothicLullaby (il tuo commento mi ha veramente
commossa!! ç__ç) e a Lizzyluna, che l’ha già letta
ormai…mi avete fatto sentire orgogliosa! XD
E’ vero, voi non sapete molto di me. Ma forse dovrei raccontarvi qualcosa, per farvi capire
meglio la storia. Ero, e forse sono, Julia Nikres, unica discendente
del casato Nikres, famoso come la “barzelletta del
mondo magico”, perché nella nostra famiglia si alternavano maghi e maghinò. Sono vissuta nel 1700, i fatti che sto narrando
accadono nel 1750. All’epoca avevo 18 anni. I miei facoltosi genitori erano maghinò, e disprezzavano in qualsiasi modo la magia.
Ovviamente erano sicuri che la loro figlia perfetta seguisse il loro esempio. Invece no.
Ero la loro bambolina da esibire con gli altri
nobili babbani. Ero la piccola e delicata Julia: i miei capelli castani, lunghi e mossi erano soltanto motivo di vanto per mia madre, che se ne
prendeva cura; i miei occhi verdi erano solo motivo d’orgoglio per mio padre,
che li vantava in giro come se fossero suoi. Il mio corpo armonioso e perfetto,
i miei modi eleganti: tutto era merito loro. Solo in
una cosa mi davano la soddisfazione di dire “questa sono io”: nel carattere,
che ovviamente era ribelle alle loro stupide regole e al loro dannassimo galateo, e quindi loro non volevano saperne della
mia sfrontatezza e del mio disprezzo verso l’etichetta.
All’inizio cercai di compiacerli in tutto e
per tutto: volevo fossero orgogliosi di me. Poi capii il loro vero gioco e lascia perdere.
E in fondo, io non avevo
niente in comune con loro. A partire dal fatto che io
ero una strega.
Forse vi divertirebbe sapere il modo in cui lo
scoprii e tutto quello che combinai, all’età di otto
anni. Mia madre voleva a tutti costi che io imparassi
a bere il the con la postura corretta, e perciò mi mise in testa due grossi
tomi (“Eleganza a tavola” e “Il piacere delle buone maniere”) dicendo che se li
avessi fatti cadere mi avrebbe punito severamente. Conoscevo le sue punizioni:
chiusa in camera senza giochi, senza cibo e senza nessuna distrazione, potevo
solo sorseggiare dell’orribile tisana al gelsomino. E
nessuno doveva parlarmi: in quei periodi io non esistevo più.
Io ero solo una bambina, e odiavo quelle
punizioni. Le odiavo così tanto che quando le subivo,
o piangevo, o gridavo come una furia, scagliando oggetti da tutte le parti. E non sapete com’è frustrante per una bambina essere ignorata
perfino dai suoi genitori.
Quel giorno della scoperta mi beccai un’altra
punizione. Mi chiusero in camera. Io pensavo al fatto di essere
invisibile a tutti. E…puff,
magia, io divenni invisibile. Non ricordo come riuscii ad uscire dalla mia prigione ma so per certo che è da allora che i miei si
convinsero di avere un fantasma sanguinario in casa. Non sto a
raccontarvi cosa combinai. L’importante è che non mi incolparono
di niente, e non si fecero venire il minimo sospetto.
Non potei frequentare la scuola di magia, i
miei non mi avevano mai iscritto e penso che anche il
preside fosse convinto che io non avevo poteri.
La mia vita, nel complesso, è stata un
inferno, salvata solo dall’amicizia con Kyle, un
domestico che di nascosto giocava e parlava con me; è stato molto importante
per me, mi ha permesso di non suicidarmi nella mia gabbia di ricchezza e ha
rischiato molto per farmi compagnia. Un inferno, nonostante Kyle, terminato con due anni di paradiso.
A 16 anni conobbi il mio Mark:
allora aveva 17 anni e si stava diplomando come mago. I
Joshes erano maghi temuti e rispettati, ma sempre del
lato buono. Quell’anno Mark,
che frequentava il corso di babbanologia, avrebbe
dovuto svolgere una ricerca sul campo, in particolare sui maghinò.
E quale migliore esempio che della famiglia di maghinò per eccellenza?
S’infiltrò a castello come cameriere, legando
subito con Kyle, e quindi diventammo amici, di
nascosto. Era stata l’unica persona a cui avevo detto di essere una strega
senza speranze. Ma lui iniziò a passarmi di nascosto dei libri di magia su cui
studiare almeno la teoria; poi, quando sarei diventata maggiorenne nel mondo babbano, avrei potuto andare con
lui a comprare la mia bacchetta. Scoprimmo subito di essere
più che amici; poi lui dovette allontanarsi per tornare a scuola, ma continuava
a smaterializzarsi per vedermi, sempre nascondendo tutto ai miei.
Passamo così
due anni meravigliosi insieme, segretamente, fino a quel triste giorno. Avevamo progettato la
mia fuga. Lui mi aveva insegnato a volare; mi aveva procurato la scopa e mi
avrebbe accompagnato fino a Diagon Alley, dove poi ci saremmo organizzati. Io intanto dovevo
preparare il filtro e addormentare i miei genitori, che ogni sera facevano un
turno di ronda in camera mia, da qualche tempo. Temevano che io m’incontrassi
con qualcuno: furbi, dopo anni se ne erano accorti.
Ma come ben sapete,
le cose non andarono così.
Solo adesso ripenso che in ogni caso, è stato
il mio odio verso i miei a condizionare la mia vita, ma sono felice di non
essermi piegata, mai, anche se ora piango disperata qui, legata ad un palo
crudele, i piedi nascosti in una catasta di legno, vestita di miseri stracci
che non possono essere nemmeno chiamati vestiti. La
folla è radunata intorno a me. Kyle
mi guarda con le lacrime agli occhi. Sa che io non piango perché sto per
essere bruciata viva: lui sa che io piango perché mi hanno fatto assistere alla
morte del mio Mark. Il boia ha appena eseguito
l’esecuzione davanti a me, con l’accusa di essere il demonio che ha aizzato la strega contro due nobili persone. I suoi genitori non
hanno potuto impedirlo, e ora sono lì in fondo, a piangere nella folla,
nascosti da tutti per paura. Hanno appena portato via il cadavere. Non volevo
che fosse così. Non volevo.
Io prego solo che il prete che mi sta davanti
se ne vada presto. Insiste nel dirmi che io posso
ancora salvare la mia anima confessandomi e abbandonando il diavolo, posso
ancora sperare nel perdono misericordioso. Io piango e non rispondo.
Finalmente il prete si decide ad andarsene, scuotendo
la testa, e fa un cenno ad un uomo di avanzare. L’uomo porta una torcia accesa.
Nelle mie lacrime, io vedo Kyle
voltarsi per non vedermi. Lo ringrazierò per sempre.
Mi ha dato un’altra possibilità. Mentre ormai il fuoco
divampa ai miei piedi, io grido:
- Grazie, Kyle Alexis!
E’ straordinario come
il sangue di noi maghi sia intriso di magia antica, non è vero? Ed è
anche straordinario come questa stessa magia possa
rimanere inalterata, a distanza di secoli.
Adesso ero di nuovo io, Maya Alexis. Non riuscirete mai a capire come
io abbia potuto assistere a tutta la scena nei panni di quella splendida
ragazza di nome Julia.
Ma come me, avrete sicuramente ricollegato la
vicenda allo specchio…quello stesso specchio che in quel momento mi ritrovavo davanti.
Non so dirvi dove ero
arrivata. Probabilmente era tutto un sogno. Un lunghissimo sogno dettato
dalla mia coscienza e dal flusso magico dello specchio...tutto si ricollegava
allo specchio. Ero più che mai decisa a svegliarmi e a
romperlo. Avevo capito, oramai, che quello era uno specchio maledetto…non
stregato, badate bene, proprio maledetto. Ci doveva
essere qualche maledizione sopra. Non potevo credere a tutta quella storia
sdolcinata. Si, era un po’ troppo sdolcinata, non siete
d’accordo con me? Da quello che vi ho descritto, potrei immaginare le facce di
alcuni di voi in smorfie disgustate o incredule. Ma
forse ci sono cose che non potete capire, per come le ha vissute Julia. Neanche io ho potuto, che la conosco come me stessa.
Kyle era un mio antenato.
Tutto il mio casato, inconsapevolmente, per più di tre secoli è stato alla
continua ricerca di quello specchio. O meglio, tutti i
primogeniti della famiglia Alexis. Fin quando
non è toccato a me.
Lei, Julia, non si è
mai arresa. Si è sempre spostata. Non poteva accettare di perdere il suo Mark. Ha vissuto per più di 300 anni nei vari discendenti
della mia famiglia, dai quali ha imparato la magia, e tempo addietro ha
costretto Kyle, mago a sua volta, a fare un incantesimo
che le consentisse di spostare il suo Horcrux. Kyle era
un mago, lo scoprì due giorni prima della sua morte. L’ha odiato per non
averglielo mai detto, ma lui le rivelò che era legato
da un patto magico. Lei l’ha perdonato subito.
Ora, Julia mi è debitrice.
Perché ritrovando lo specchio, lei ha potuto riunire i
due Horcrux. Molte cose mi sono chiare, ora. Mi
sentivo attratta da quel meraviglioso oggetto perché la Julia
dentro di me aveva riconosciuto l’Horcrux, così come
lo specchio riconosceva Julia dentro di me. Per
questo solo io vedevo il manufatto nel suo antico splendore, e per questo lui
rifletteva solo la mia immagine…o meglio, la mia
anima. Io e Julia ci somigliamo
molto, ho notato. Mi sentivo bellissima perché era Mark
che adulava la sua Julia. Mi sentivo gelosa dello
specchio perché Julia non voleva che qualcuno si
avvicinasse a lui. Quanto al fatto che anche Daniel vedesse
lo specchio nel suo antico splendore, è perché Mark,
cosciente dentro lo specchio, si è un po’ rivisto in lui. Ha osservato i suoi
occhi e si è ricordato di avere la sua stessa espressione, secoli addietro. Ma non gli permetteva di specchiarsi perché lo specchio, Mark, apparteneva solo a me, a Julia.
Bene, se prima
credevate che questa storia fosse melensa, per quanto siate maghi anche voi
crederete che io come minimo sia andata a letto dopo una bella bevuta di Whisky
Incendiario.
Come ho potuto pensare che voi avreste creduto
alla mia storia? Non so perché io ve la stia raccontando. Quel che so è che, se
in quel momento Julia e Mark
non fossero stati davanti a me, io non avrei potuto dirvi un bel niente…e
perché no, forse vi avrebbe fatto piacere.
Ma se state ancora
leggendo sarete forse un po’ confusi. In quel momento, infatti, avevo appena
finito di assistere all’esecuzione dei due giovani maghi. Subito dopo una forte luce bianca mi colpì, ed io mi ritrovai in un
vasto prato, meraviglioso. Cosa completamente impossibile, perché io mi
ricordavo perfettamente di essermi infilata sotto le coperte, con lo specchio
sotto il cuscino, e addirittura ricordavo di aver sentito un grande
freddo, perché mi ero messa a tremare.
Eppure il sole mi batteva
forte in faccia…camminai un po’ in mezzo all’erba alta, quando, senza alcun
preavviso, calpestai qualcosa. Mi chinai a raccogliere l’oggetto; non era
possibile, ancora il maledetto specchio! Ricordavo bene il suo ruolo nella
vicenda di Julia e capii di avere in mano l’Horcrux di Mark. Provai un
infinito dolore per i due. Mark era
sopravvissuto, ma quel tale, Kyle, era
ovviamente morto più di trecento anni fa! Quindi,
anche se Mark si fosse liberato dallo specchio,
sarebbe rimasto solo.
Mi sbagliavo, me l’avrebbero detto solo due
ore più tardi, quando mi sarei svegliata dal mio mancamento, a causa di
un’improvvisa fitta al cuore.
Provate a immaginarvi
di svegliarvi…nel vostro sogno. E’ una sensazione strana, fu
così almeno per me. Ero stata trascinata fino ai piedi di un albero che, ero
sicura, prima non c’era. E davanti a me, seduti
sull’erba, c’erano due persone, abbracciate. Avrete potuto capire anche voi chi
erano, anche se non li avete mai visti.
La giovane donna mi assomigliava tantissimo,
anche se in versione più grande, e piangeva di gioia. Indossava una tunica da
strega molto elegante, e un lungo mantello verde.
Il giovane che l’abbracciava era veramente
bello, anche lui vestito da mago. Lo riconobbi subito, come lo avevo riconosciuto mentre suonava il piano.
Julia e Mark.
Non avevo osato parlare per più di dieci minuti. Si erano ritrovati dopo
trecento anni, cavolo, un po’ di privacy…ma sapete,
per quanto mi possa fare piacere essere baciata da Daniel mi fa sempre un po’
impressione vedere due che ...ecco, fanno i cavoli loro. Lanciai un colpetto di
tosse.
I due mi fissarono per qualche secondo e poi Julia corse ad abbracciarmi. Io non me l’aspettavo proprio,
tanto più che mi stava stritolando.
Quando si decise a lasciarmi si calmarono tutti e due e iniziarono a spiegarmi quello che ormai voi
già sapete. Io…io ero stata la loro salvezza. A Julia
dispiaceva di avermi fatto svenire quando era uscita
dal mio corpo, ma doveva assolutamente riabbracciare il suo Mark.
Il resto lo sapete.
E’ una storia così melensa che quasi non ci
credevo. Non ho mai creduto a tutte quelle storie che dicevano
che “L’amore è più forte di qualsiasi magia”. Ma mi
sono dovuta ricredere.
Vi dirò, non mi ha fatto
né caldo è freddo sapere che dentro di me c’era un’altra persona che non si era
mai rivelata. So solo che quando Julia se ne è andata mi sono sentita più padrona di me stessa…adesso
mi rendevo conto che quando mi sentivo divisa in due, come per la vicenda dello
specchio, era lei a farmi impazzire, e quindi potevo stare tranquilla sul mio
stato mentale.
La loro storia termina così, per quanto mi
riguarda. Posso aggiungere che non so che fine abbiano
fatto. Quel che è certo è che la mattina seguente io mi svegliai
tranquillamente. O almeno lo pensavo.
Non ero nel mio letto. Mi resi subito conto,
in effetti, che quella non era proprio Hogwarts. Non
sapevo dove mi trovavo; me ne accorsi in seguito, dopo
aver dato meglio un’occhiata. Una stanza d’ospedale. Ma
non c’era il pesante odore di farmaci tipico del San Mungo o di qualsiasi
ospedale babbano…strano. Mi scoppiò quasi il cuore
vedendo una persona seduta affianco al mio letto. Era addormentata, evidentemente era stata a sorvegliarmi per
un sacco di tempo.
Daniel. Mio Dio. Non me lo sarei mai
aspettata. Mi sfuggì un debole singhiozzo che lo
svegliò.
Mi guardò un poco intontito dal sonno…poi
spalancò gli occhi e la bocca e corse fuori dalla
stanza urlando “Infermiera! Presto, corra! Si è svegliata!”
Rientrò accompagnato da un’infermiera che
reggeva una cartella clinica. Si leggeva chiaramente la scritta “REPARTO LUNGA
DEGENZA”.
- Oh Merlino, ma allora è
vero...vado subito a chiamare i tuoi genitori!-
Io non capivo niente…bè,
si, tranne il fatto che se l’infermiera aveva invocato Merlino
ero al San Mungo. Chiesi spiegazioni a Daniel. Che ci
facevo in ospedale? Mi sentivo scoppiare di salute e avevo tutte le ossa a
posto.
- Ma come? Sei stata
in coma per due settimane! Eravamo tutti preoccupati da impazzire…io per primo!
-
- IN COMA??? -
Inutile raccontarvi il seguito…sarebbe, come
dire, palloso.
Ah, giusto per nota: distrussi lo specchio. Lo
feci a pezzi, a brandelli, lo spaccai in tutti i modi possibili e lo lancia dalla finestra della torre Corvonero.
Ma fui felice quando mi accorsi che al quinto piano,
al posto dell’immenso quadro “L’esecuzione della strega, 1750”, adesso appariva
un quadro dal nome “Giovani Maghi, data sconosciuta”. Se passate ad Hogwarts, andate a vederlo.
Forse capirete meglio questa storia.”