Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: NiNieL82    08/10/2006    3 recensioni
POSTATO IL FINALE
“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
[Dal primo capitolo].
“Sono lieta di conoscerla, mister Law.”
Jude sorrise e replicò:
“Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”
Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica è cosa di tutti i giorni.
Sorrise, un po' nervosa e disse:
“Ok, Jude!”
Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.
[Dal capitolo 22].
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Allora grazie a Adrienne Buovier

Allora grazie a Adrienne Buovier, a Uriko, Paddina e Fefe (loro tre recensiscono sempre e per questo le ringrazio.. E Fefe.. Come faccio a dimenticarmi di te??), poi ringrazio Bebe e Keike, Carlottina e Chicca. Vi ringrazio per aver letto il primo capitolo e vi chiedo umilmente scusa per il ritardo che, purtroppo, non sarà l’ultimo. Ho problemi al pc e una mia amica mi aiuta nella battitura dei capitoli, quindi non potrò aggiornare costantemente. Chiedo umilmente perdono.
Vi ringrazio anche di aver accolto amorevolmente Edith. So che è molto scontrosa. Forse troppo. E il fatto che non sia dispiaciuto il suo comportamento, mi ha reso felice.
Spero che il prossimo capitolo vi piaccia. E di riuscire a scrivere almeno qualche capitolo in più questi giorni. E che vi appassionino, come credo, abbia fatto il primo.
Un bacio grande a tutte.
Niniel 82.


Capitolo 2: I casi del destino.

Brian Stephenson era un uomo abituato ad ottenere sempre tutto quello che voleva. Ed Edith fu di sicuro una delle sue prede più ambite.
Si conobbero durante un'intervista, la terza della giovanissima Edith per la rivista Vanity Fair, che la ragazza doveva fare al figlio del magnate Edward Stephenson.
Tra loro non nacque subito l’amore. Edith, sempre molto forte e decisa e parecchio realista, prima di innamorarsi di qualsiasi persona, valutava sempre i pro e i contro, ferma nella sua decisione che la sofferenza, specialmente quella per amore, sia solo una perdita di tempo. Sia che la dovesse subire sulla sua pelle che su quella del partner.
Così, per ben un anno, Edith e Brian vissero una bellissima amicizia finché, un giorno il cellulare di Edith squillò.
Era Brian che la invitava a passare tre giorni a Parigi.
E visto che nessuna donna sana di mente rifiuterebbe un invito del genere, Edith accettò.
Così dopo aver passato un romantico fine settimana Brian, in un ristorante con vista sulla Torre Eiffel, le chiese di diventare la sua compagna…
Il resto è storia.
I due cominciarono ad uscire assieme fino a che la stampa colse in flagrante i due che non poterono più nascondersi e dovettero ammettere la loro relazione.
E le cattiverie cominciarono a piovere dal cielo.
Infondo non si può essere belle, ricche e famose e stare anche con un miliardario che ti da tutto quello che vuoi senza batter ciglio. Naturalmente qualcuno inizierà malignare su di te. Perché la natura umana è questo infondo: non ammettere mai che qualcuno merita ciò che ha ottenuto lavorando duramente. In particolar modo se si è la compagna di un uomo ricco e prepotente come Brian Stephensons

Edith arrivò nella sua casa situata nella zona uno, vicino a Piccadilly.
Appena chiuso l’uscio alle spalle poggiò la borsa e piegando appena le gambe tolse le vertiginose decolté bordeaux, camminando scalza per il salotto.
Poi si avvicinò alla segreteria e l’accese.
[Questa è la segreteria telefonica di Edith Norton. In questo momento non sono in casa. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. Appena possibile vi richiamerò]
Edith, dopo aver sentito che c'erano due messaggi, aveva riavvolto il nastro e successivamente aveva cominciato a caricare qualche vestito nel trolley, ascoltando le chiamate registrate sulla segreteria.
“MESSAGGIO NUMERO UNO” annunciò la voce metallica della segreteria.
“Edith. Piccola. Sono Rachel. Ti devo dare una notizia pazzesca. Sei la prima a saperlo... La Saatchi ha accettato! Esporrò lì le mie foto. Dal 27 dicembre 2004 al 23 febbraio 2005. Non è grandioso? Appena puoi richiamami. Un bacio.”
Edith sorrise e mise della biancheria nella tasca più piccola. Rachel era la sua migliore amica. E quel successo Edith lo sentiva anche un po’ suo. Un po’ perché conosceva Rachel da quasi dieci anni; un po’ perché aveva fatto di tutto per convincerla a mostrare le foto che aveva fatto durante il loro viaggio in Afghanistan. Viaggio che tra l’altro ispirò un libro che scrissero a quattro mani e che valse alle due parecchi premi nazionali ed internazionali.
Nel mentre sistemava ancora qualche cosa, la segreteria annunciò il secondo messaggio con la solita voce metallica.
“MESSAGGIO NUMERO DUE”
“Edith! Sono Frank. Laura mi ha detto che eri molto arrabbiata per via dell’intervista ad Orlando Bloom. Beh... Ti ho chiamato perché volevo farti sapere che, per quanto può sembrare strano, io non volevo affidarti quell’intervista. È stata la manager di lui ad insistere affinché la facessi tu. So che dovevo dirtelo prima, ma ti giuro, non ne ho avuto il tempo. Fammi sapere… Ciao.”
Edith sbuffò infastidita. Quella non era una chiamata sincera. Lo sapeva. Era un tentativo piuttosto flebile che il boss usava per non ammettere che aveva fatto una stupidaggine.
E con un mezzo sospiro, infastidita, cacciò con estrema forza i vestiti dentro la valigia.
Poi, tranquilla, entrò nella camera, si spogliò e si avvicinò alla doccia. Una doccia rigenerante dopo la serata passata era il giusto premio che si meritava.
Si rilassò sospirando felice mentre il getto scendeva veloce riempiendo di piccole gocce calde il corpo della giornalista, mentre il vapore tiepido saliva. Edith era priva di pensieri e con gli occhi chiusi, come ogni volta che si concedeva un po' di relax, si abbandonò completamente a quel piacere, estraniandosi completamente dal mondo.
Poi, dopo aver asciugato il corpo e i capelli aprì l’armadio, per l’ennesima volta, senza nascondere la sua nudità.
Aveva la certezza più che matematica di avere un bel corpo. E sapeva di essere desiderabile. Infatti, molte volte, aveva usato questa sua dote per ottenere qualche intervista.
Sono pochi a saperlo, ma un sorriso languido e uno sguardo dolce potevano portarti molto lontano e aprirti altrettante porte, aggiunti ad una buona dose di tenacia.
Si preparò indossando un paio di jeans a vita bassa scuri, abbinando un golfo bianco con il collo ad anello. Piegò i capelli e si truccò appena. Poi si mise a sedere, leggendo un libro e rimanendo illuminata solo dalla lunga lampada che stava vicino al divano dove era seduta.
Stavolta la sua attesa non fu lunga.
Ci vollero meno di cinque minuti prima che Brian si presentasse alla porta di casa sua.

Madre americana e padre inglese, ricco e famoso.
I capelli di un biondo slavato e occhi non grandissimi e di un azzurro ghiaccio. Alto, mascella squadrata e labbra fini, più una notevole altezza abbinata ad un ottima prestanza fisica.
Questa era la descrizione di Brian, trentatreenne di successo, che quella sera si presentò a casa di Edith avvolto nel suo impermeabile, appena bagnato dalla fitta pioggerellina inglese, con un sorriso stampato sulle labbra.
“Sei pronta?”chiese quando Edith aprì la porta.
“Sì! Entra” rispose Edith baciandolo e dicendo piano: “La puoi portare tu giù la mia valigia?”
“Certo” disse Brian dandole un altro bacio. “Fai in fretta. Giù c’è un taxi che ci aspetta…”
“Prendo le chiavi e il portatile e sono da te” sorrise dolce Edith.
“Va bene” sorrise Brian sparendo dietro la porta, con la valigia di Edith appresso.
La giornalista sorrise e prendendo le chiavi e il portatile uscì dall’appartamento e chiuse la porta.
Parigi e un romantico fine settimana con il suo compagno l’attendevano.

Orlando entrò in casa sbattendo forte la porta d’ingresso.
Non solo quella giornalista non aveva fatto altro che indisporlo per tutto il tempo, trattandolo come un perfetto idiota. No!
Si era presa anche il suo anello. E non uno qualsiasi. Quello che gli aveva regalato Peter!
Non si poteva definire arrabbiato. Era troppo riduttivo. Era furente. Nel vero senso della parola.
Poggiò – o meglio lanciò – le chiavi sul tavolo e lanciò la giacca di renna sulla sedia.
Fu allora che si accorse che nel salotto c’era qualcuno. E quel qualcuno era seduto nel divano dal quale spuntava una piccola testa bionda.
Non poteva essere lei. Era lontana e non si sarebbero visti per un po', almeno per quello che aveva detto lei.
“Kate?” chiese lui stupidamente, cercanndo conferma a quello che vedeva. Gli mancavano solo le allucinazioni ed era apposto.
Ci volle poco perché Orlando capisse di non essere preda della pazzia. Kate Bosworth, bionda ancora per poco viste le imminenti riprese di ‘Superman Returns’, a sorpresa era andata a casa del suo ragazzo storico.
“Hi! My love!” disse la giovane saltando in piedi e allargando le braccia, mentre le labbra si allargavano in un perfettissimo sorriso che non celava il forte accento americano."Ho corrotto il portiere e sono salita quando tu non c'eri per farti una sorpresa" continuò dolce la giovane attrice.
Orlando, in un attimo, dimenticò la serata passata e corse ad abbracciare e baciare la giovane ragazza.
“Ma non dovevi essere a Parigi?” chiese Orlando sorpreso.
Kate baciò languidamente il ragazzo, poi poggiando la fronte contro quella di Orlando rispose mordendosi il labbro inferiore:
“Mi mancavi e ho approfittato di venire a Londra appena mi hanno dato qualche giorno di ferie”
Orlando sorrise e baciando Kate e prendendola in braccio, stringendola forte a se, mormorò:
“Bene! Ho molti arretrati da farti pagare... Ora tu vieni con me”
Kate urlò e quando Orlando la buttò sul letto, fu inutile fargli il solletico. La passione, visto il lungo periodo di lontananza, avvolse i due giovani che abbandonarono i giochi per assaporare la meritata intimità.

Edith scribacchiava qualche cosa sul portatile.
Stava seduta sul letto, un matrimoniale nella stanza 205 del Ritz, il famoso albergo parigino anche per essere stato l’ultima meta del viaggio di Lady D prima di morire.
La piccola lampada illuminava la parte dove stava la giornalista, che attenta e veloce cominciava a intavolare il testo dell’intervista di Orlando Bloom.
Brian si mosse tra le lenzuola e dopo essersi svegliato, ammirò il corpo statuario della compagna che nuda, seduta sul letto lavorava con il portatile poggiato sulle gambe incrociate.
Si mise a sedere a sua volta e baciò la spalla della compagna, cercando così di attirare la sua attenzione.
“Sto lavorando!” disse Edith scansandolo.
“Spiegami come puoi pensare al lavoro quando siamo al Ritz, a Parigi, lontani da impegni di lavoro e dal caos di Londra.” finse di lamentarsi Brian baciandole il collo stavolta.
Edith sospirò infastidita. Non sopportava di essere disturbata mentre lavorava e si allontanò ancora un po’ dal compagno.
Brian sorrise e avvicinandosi di nuovo baciò il collo della compagna e abbassò lo schermo del portile.
Edith risollevò il coperchio e alzandosi dal letto si mise a sedere nella poltrona.
Brian la guardò contrariato e senza dire nulla, si vestì in fretta e uscì sbattendo la porta.
Edith trasalì appena, ma continuò a lavorare.
Non era di sicuro il primo litigio con Brian, ma non sarebbe stato nemmeno l’ultimo.

Orlando accarezzava la schiena nuda di Kate che abbracciava il cuscino sorridendo al compagno.
“Mi sei mancata” disse Orlando baciandole la fronte.
“Anche tu” disse lei e accolse il bacio socchiudendo gli occhi.
Dopo, con un gesto veloce, spostò le coperte e andò in bagno, lasciando Orlando da solo nel letto. E una volta entrata disse:
“Ti arrabbi se ti dico che sono a Londra anche per un altro motivo?”
Orlando, che si era messo a sedere nel letto, corrugando la fronte domandò mentre sistemava il cuscino dietro la schiena:
“Perché credo che quello che stai per dirmi non mi piacerà nemmeno un po’?”
Kate sorrise e rispose:
“E fai bene a pensarlo”
“Viene tua madre dall’America per caso?” chiese preoccupato Orlando.
“No” rise Kate affacciandosi alla porta e facendo una smorfia al compagno. Poi rientrando dentro aggiunse: “Conosci Brian Stephenson?”
Orlando si grattò la testa pensando e poi rispose:
“Chi? Il figlio di Edward Stephenson, il riccone?”
“Bravo” disse Kate “I miei sono stati invitati ad una festa che lui darà tra una settimana e alla quale parteciperà tutta la Londra che conta.” e dicendo questo cominciò a riempire la vasca.
“Immagina che bella festa!” disse ironico Orlando.
“Infatti” ironizzò a sua volta Kate. “Sai quelle feste fatte con gente fintissima? Ecco queste sono le feste tipo di Brian Stephenson. Pensa che trovare una persona che non parli solo di vestiti e di shopping lì è come cercare l’acqua su Marte.”
I due risero. E Kate continuò immergendosi nella vasca.
“Quindi, la prossima settimana, il giorno prima che io torni a Parigi, mi devi accompagnare a questa festa.”
“E cosa ci faccio io lì? Non sono nemmeno nobile!” disse Orlando contrariato.
“Quanti nobili credi ci siano, OB?” rise Kate.
“Tutti?” replicò ironicamente Orlando.
“Ti basta pensare solo che Stephenson senior, dieci anni fa, ha comprato il suo titolo, con tanto di stemma... Ora, dopo aver costruito una fortuna dal nulla, non solo vede fruttare i profitti dei suoi commerci, ma ritira anche una buona uscita che ogni nobile, mensilmente, ritira” disse sdegnata Kate.
“Un poveraccio direbbe che piove sempre sul bagnato”sorrise Orlando.
“E non è finita” continuò Kate.
“A no?” chiese Orlando sollevandosi dal letto.
“Non solo sono ricchi sfondati. Non fanno nemmeno beneficenza. Né Stephenson senior, Né Stephenson junior… E se lo fanno, lo fanno solo per loro tornaconto. E Brian, è un viscido. Ha una fidanzata bellissima e ci prova con tutte, me compresa.”ribatté Kate strofinando la gamba con la spugna.
Orlando, poggiato alla porta, guardando Kate immersa nella vasca disse:
“E allora sono costretto a venire a questa festa.. Sono un tipo geloso io e non sopporto che ti diano troppe attenzioni senza il mio permesso...”
“Allora dovrò assumere una guardia del corpo” rise Kate.
Orlando guardò contrariato Kate e gettandosi nella vasca sollevò una grossa quantità d’acqua, mentre Kate, ridendo, gridava:
“Lasciami.. Daiiii”

Edith mangiava tranquilla la sua porzione. I capelli biondi erano raccolti e ai lobi spendevano i due pendenti che alla luce lieve del ristorante mandavano tiepidi bagliori arcobaleno.
Il vestito bellissimo nero di taffettà, doveva servire per incorniciare il finale di una grande serata. Ma non fu così.
Nonostante Brian la guardasse sorridente, Edith non gli aveva ancora rivolto la parola. Fu allora lui il primo a rompere il ghiaccio, dicendo:
“Sei ancora arrabbiata”
“Non dovrei?”chiese Edith sollevando appena il sopraciglio.
“Dai, dillo... Avanti. Sono sempre il solito avventato che non pensa a quello che dice o che fa” rispose Brian incrociando le mani sotto il mento.
“Come se bastasse!” esclamò Edith attaccando un pezzo di insalata.
“Dai non puoi fare l’arrabbiata per tutta la vacanza…” rispose Brian prendendo un tovagliolo e aprendolo lo poggiò sulle gambe.
“Vuoi mettermi alla prova?” chiese Edith ironica.
Brian sapeva che la minaccia della compagna non sarebbe caduta a vuoto e correndo ai ripari, disse:
“Dai.. Mi da fastidio stare a litigare con te…”
“Prima mi è sembrato il contrario” disse Edith poggiando la forchetta e pulendo le labbra con il suo tovagliolo.
“Armistizio?” propose Brian mettendo le mani avanti “Facciamo che per farmi perdonare, domani ti porto a Versailles. Ti piace così tanto...”
“Non vengo” disse Edith risoluta.
“E invece si… Tu verrai…” sibilò quasi Brian che cominciava a perdere la pazienza.
“Non sono una dei tuoi dipendenti, sono la tua ragazza!” disse Edith tra i denti.
Brian la guardò e sospirando disse:
“Tu non mi vieni incontro. Anzi… Non fai altro che mettermi i bastoni tra le ruote, qualsiasi sia la cosa che voglia fare per noi due…”
“Sei tu che non mi vuoi capire…” disse Edith seria, guardando in faccia il compagno. “Non puoi pretendere di scarrozzarmi per tutta l’Europa e aspettarti che sia pronta a soddisfare i tuoi appetiti sessuali. Non sono un oggetto. E non puoi trattarmi come tratti tutti quelli che ti circondano. Ribadisco! Non sono un oggetto. E tanto meno, ti permetterò di trattarmi così.”
Brian la guardò e disse:
“Io voglio solo che tu sia felice. Sto dando anche una festa in tuo onore questo mese...”
“Cosa!” lo interruppe Edith lasciando cadere la forchetta sul piatto.
Qualcuno nel locale si girò verso la coppia, guardandoli con fastidio per il rumore. Brian, per evitare una scenata, corse ai ripari:
“Amore. Io volevo dirtelo in maniera diversa. Ma ho deciso di farti un regalo. E una festa mi sembrava la cosa giusta…”
“A me non importa nulla delle tue feste e delle persone noiose che frequenti. Lo vuoi capire che a me non interessa la vita mondana?”domandò Edith punta.
“Perché tu non devi difendere la tua immagine. Io sono un personaggio pubblico cento volte più famoso di te…” disse Brian serio. “Martedì 13 novembre, nella mia casa vicino a Oxford Street darò la festa in tuo onore. E ti voglio bellissima. E per farmi perdonare ti farò anche un gran regalo...”
Edith sorrise e sollevandosi dalla sedia, sbattendo il tovagliolo sul tavolo, disse:
“Continui a non capire. Io torno in camera...”e camminando velocemente lasciò Brian da solo.

Quello che Orlando ed Edith non potevano sapere era che il destino, in quei giorni, intrecciava ancora una volta le loro strade.
E che si sarebbero rivisti per merito dei rispettivi compagni.
 

   
 
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