Vi ricordate la mia fanfic su Noelene? Ecco in questa mia nuova storia spiego cos'è realmente successo ai nostri eroi, e non eroi...
Spero che sia di vostro gradimento!
Greazie in anticipo Elisir86!
Grandi, piccoli Eroi
Prologo
Penelope
Light stava tra le braccia del suo fidanzato Percival Weasley. L’abito azzurro
risaltava sulla sua pelle abbronzata. I capelli lunghi e marroni ricoprivano il
suo volto.
Era
sporca di terra e chissà cos’altro. Ma restava sempre bellissima.
Il
suo cuore non batteva più.
E
anche il piccolo che stava crescendo nel suo ventre si era fermato.
Percival
però la cullava tra le sue esili braccia. Gli occhi di un verde scuro erano
pieni di lacrime, e la sua voce urlava a gran nome la sua amata.
Aveva
scavato come un disperato sotto le macerie.
Aveva
sperato che Penelope si fosse smaterializzata in tempo.
Aveva
sperato...Ma la speranza era morta.
Morta
quando aveva trovato la giovane...
Ed
ora la sua vita era morta...
...Morta
come la sua bella Penelope.
Era
questo che Arthur Weasley stava osservando da lontano. Era arrivato con alcuni
dell’Ordine pronto a dare una mano ai sopravvissuti. Pronto a sistemare ciò
che i mangiamorte avevano distrutto.
Lentamente,
con passi lunghi che tentavano di non calcare le macerie, s’avvicinò al
figlio.
Il
pianto disperato che gli impediva di restare tranquillo...che gli strinse il
cuore fino a farlo sanguinare...Quel pianto lo convinse a inginocchiarsi accanto
a Percival.
Gli
occhi scuri e spenti di quest’ultimo che fissavano il vuoto.
E
gli occhi blu dell’uomo che osservavano le lacrime che scendevano rapide sulle
guance.
Allungò
una mano ruvida fino a sfiorare la pelle pallida del figlio. Riuscendo così ad
attirare la sua attenzione.
“Papà...”
mormorò mentre nuove lacrime uscirono, e dalle labbra altre singhiozzi
malamente trattenuti dalle labbra serrate.
E
fu in quel momento che Arthur Weasley riabbracciò il figlio che aveva perso
anni prima.
“Percy...”
sussurrò, mentre accarezzava con frenesia i capelli spettinati del giovane, e
fu in quel momento che la voce soffocata del figlio fece nascere la disperazione
nell’uomo, “Voglio morire...”
Ad
Arthur nulla gli sembrò peggiore di quelle due parole, e tremando posò le sue
labbra sulla fronte di Percival.
Un
bacio salato dalle lacrime.
Fu
in quel momento che arrivò Remus Lupin. Con il viso scavato e stanco. I capelli
ribelli e gli occhi neri, profondi come due pozzi, immensamente tristi.
“Dobbiamo
tornare.”
Parlava
sottovoce, attento a non farsi sentire da nessuno.
Poi
si dissolveva come se non ci fosse mai stato vicino a loro e andava a chiamare
altri membri dell’Ordine.
Il
sole scendeva lento e illuminava di rosso il cielo sereno.
L’ultima
immagine che Remus vide prima di smaterializzarsi fu quella di un padre e un
figlio che camminavano silenziosamente.
Tra
le braccia del più vecchio il corpo di una splendida fanciulla. E sul viso del
ragazzo un’ombra che mai sarebbe scomparsa.
Questo era l’inizio della fine.