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Autore: Aya88    08/03/2012    4 recensioni
La vita può mettere di fronte a situazioni diverse, tristi, liete, inaspettate o a lungo attese, e questa raccolta ne racchiuderà qualche frammento.
10) Kakashi riaprì gli occhi tornando a fissare l’espressione di Sakura [...]. Non ricordava quando se ne fosse reso conto, ma osservarla impegnata nel suo lavoro si rivelava un utile diversivo per sfuggire ai postumi sia fisici che morali di una battaglia.
Paring KakashiSakura
Partecipante al "Sintetic contest" indetto da Nora_2000
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Con un po’ di ritardo, ma questa fic è tutta dedicata per il suo compleanno a Nejiko, spacciatrice di fiducia di manga ed anime, santa donna che mi sopporta, confidente dei vari e frequenti fingirlamenti, mamma pucciosa ed estimatrice della coppia. Ti voglio bene, cara, e spero che la fic ti piaccia, anche se non è il massimo dell’originalità. Un bacioneXD 


Non si smentiva mai; ferma sotto il proprio appartamento, era ormai un quarto d’ora che aspettava Kakashi, ma della sua macchina nemmeno l’ombra. Aveva sempre saputo che erano le donne quelle a farsi attendere, ma evidentemente chi aveva messo in giro quella voce non aveva mai conosciuto qualcuno come lui. 
Sbuffò guardando per l’ennesima volta l’orologio.
In momenti come quelli lo detestava, ma era anche perfettamente consapevole che per perdonarlo sarebbero bastati pochi istanti, pochi istanti di quei lineamenti e di quegli occhi scuri che l’avevano incantata fin dal primo incontro davanti ad uno scaffale del supermercato; il tempo di un sorriso e avrebbe dimenticato l’attesa e il nervosismo per il suo consueto ritardo.
Averlo al suo fianco era in grado di farle dimenticare molte cose, forse troppe. Potergli parlare con calma del più e del meno, confidargli i propri problemi ricevendo consigli o parole di conforto, farsi raccontare di lui e della sua vita, baciarlo o semplicemente abbracciarlo se ne aveva voglia, tutte quelle azioni, così naturali per una coppia, facevano svanire i tredici anni di differenza, i loro ruoli di professore e studentessa, l’ansia di mostrarsi indifferente se lo incrociava casualmente per i corridoi della facoltà, il peso di doversi incontrare lontano dall’aria universitaria.
Anni prima, quando la sua principale preoccupazione sentimentale era trovare il modo per conquistare Sasuke Uchiha, il ragazzo da sempre agognato, non avrebbe mai immaginato che si sarebbe trovata in una situazione peggiore: essere ricambiata, ma dover vivere quell’amore calcolando ogni piccolo gesto, nascondendolo a occhi indiscreti come se fosse una colpa.     
Sospirò inquieta, cercando di scacciare quelle riflessioni che si erano intrufolate nella sua mente a tradimento, mentre avrebbe dovuto pensare solo a divertirsi, godendosi finalmente la compagnia di Kakashi in piena libertà. Nell’ultima settimana, infatti, a causa dei rispettivi impegni, si erano visti solo in aula durante il corso di letteratura, costretti a comportarsi da perfetti sconosciuti, una situazione alleggerita per fortuna dall’essersi sentiti per telefono tutte le volte che era possibile. Fu in quel momento che Intravide in lontananza una familiare autovettura e non vide l’ora che percorresse i metri che ancora la separavano da lei; voleva assolutamente vederlo, sentire la sua voce calma e profonda, il calore delle sue mani su di lei, essere rassicurata come sempre da parole e piccoli gesti, capaci di farle credere che esistessero davvero solo loro due.
Quando l’auto si accostò al ciglio del marciapiede, provò un moto di sollievo nel vedere la sua capigliatura ribelle e subito dopo il suo bel volto, si affrettò allora ad aprire la portiera e a salire a bordo, per una volta pressata solo dal desiderio e non dal timore che qualcuno li riconoscesse. Per quanto insolito a quell’ora, la strada era infatti poco trafficata, dettaglio che l’urgenza e l’abitudine le avevano fatto notare immediatamente. Senza dare il tempo all'uomo alla guida di dire qualcosa, gli gettò le braccia al collo, immergendo le dita nei suoi capelli argentati, lo fissò per un breve quanto intenso istante, poi lo baciò con una certa irruenza, intrecciando la lingua alla sua in un piacevole scontro. Superato un primo momento di sorpresa, Kakashi assecondò quel gesto imprevisto; chiuse gli occhi e lasciò scivolare le mani dietro la schiena della compagna, salendo lentamente da sotto le scapole fin sulle spalle, mentre assaporava i brividi che attraversavano il proprio corpo. Lo confondeva sempre scoprire quanto gli fosse mancato stringerla tra le sue braccia, quanto fosse stato arduo osservarla al di là di una cattedra, essere negli stessi metri quadrati ma nello stesso tempo su due pianeti diversi. Se poi, come in quel caso, non si trattava di uno o due giorni, al disorientamento si univa la speranza che la serata potesse durare il più a lungo possibile.
Quando la ragazza si allontanò da lui, senza però sciogliere l’abbraccio, le accarezzò con dolcezza una guancia, scostando alcune ciocche rosate dal suo viso. Avrebbe potuto chiederle se ci fosse qualcosa che non andava, dal momento che non era usale per lei comportarsi in modo impulsivo quando erano ancora sotto casa sua, ma la risposta la leggeva così chiaramente nel verde dei suoi occhi e rispecchiava alla perfezione il suo stesso stato d’animo che era del tutto inutile porle una domanda che tra l’altro sarebbe stata elusa.
“Scusa per il ritardo, c’era un po’ di traffico.” Si giustificò allora, spezzando il silenzio, e Sakura capì che lo sguardo dell’uomo non si era semplicemente riflesso nel suo.
Gli sorrise serena, tranquillizzata dalla sua capacità di capirla e dal suo tocco gentile.
“Come sempre, insomma.” Lo canzonò bonariamente, dopodiché lo baciò ancora a fior di labbra e si ricompose sul sedile, allacciando la cintura di sicurezza.
Kakashi ricambiò il sorriso, accettando stoicamente il consueto rimprovero, un po’ dispiaciuto dal venir meno del contatto caldo e morbido del suo corpo contro il proprio, poi le chiese dove preferisse andare, mentre ripartiva ritenendosi fortunato che nessuno li avessi interrotti col suono di un clacson o con qualche imprecazione a causa della mancanza delle quattro frecce.
Si accordarono alla fine per un pub in cui erano già stati la settimana prima, un locale in una posizione ottimale, lontano dalla zona universitaria ma non troppo, tranquillo e allietato da buona musica. Quando giunsero a destinazione, furono proprio le note di una vecchia canzone che non avrebbe mai smesso di riscuotere il suo successo ad accompagnare il loro ingresso, mentre luci multicolori illuminavano ad intermittenza l’ambiente. Sakura notò però quasi subito che non era solo la canzone quella ad ottenere il gradimento di alcune ragazze ferme ad un lato della pista da ballo, nei pressi dell’entrata. Seccata dai loro sguardi insistenti e ben poco innocenti, di cui l’uomo che camminava accanto a lei come al solito non si accorgeva o quanto meno fingeva di non accorgersi, strinse forte la sua mano, aggrappandosi con l’altra al suo braccio, in un gesto affettuoso e possessivo. Se in facoltà non poteva far altro che rodersi dentro per la gelosia, sfoderando il più finto sorriso che le riusciva, quando uscivano poteva almeno prendersi una piccola rivincita, di cui per fortuna il fastidio anestetizzava l’inevitabile retrogusto amaro. Provò, infatti, solo un’innegabile soddisfazione quando Kakashi si fermò un attimo ricambiando la sua stretta e le sorrise, per poi indicarle un tavolino in una zona appartata, dove il volume della musica si smorzava facilitando quattro chiacchierare. Dopo qualche minuto che si furono seduti, una cameriera si avvicinò loro; l’uomo ordinò una birra e Sakura fece altrettanto, non avendo un’idea precisa su cosa prendere e non volendo perdere troppo tempo con quella incombenza.
“Allora, cosa hai combinato oggi?” Le chiese lui, quando furono di nuovo soli.
“Eh, combinato?” Replicò la ragazza scoccandogli un’occhiata perplessa, decisa ad appurare i fatti prima di decidere se sentirsi offesa o meno dalle sue parole. “Perché suona tanto ‘in quale pasticcio ti sei cacciata oggi’?”
“Beh, ecco, non saprei… per i precedenti?” Suggerì Kakashi pacato, appoggiando un gomito sul tavolino e reclinando leggermente il capo contro la mano chiusa a pugno, mentre piegava le labbra in un’espressione divertita.   
Di fronte a quell’atteggiamento sicuro di sé e dolcemente provocatorio Sakura arrossì; come cavolo faceva ad innervosirsi davvero se l’unico pensiero che le passava in quell’istante per la testa era il fatto che fosse tremendamente affascinate?                            
Sbuffò, incrociando le braccia al petto, il battito leggermente accelerato del suo cuore celato sotto un debole broncio.
“L’altra volta era solo un falso allarme.” Puntualizzò sulla difensiva.
“Ah ah, e per fortuna direi…” Ridacchiò l’uomo, guardandola con tenerezza, come sempre incapace di rimproverarla in modo serio per disattenzioni o atteggiamenti impulsivi.
Per quanto lo riguardava, finché fosse stato il primo con cui si sarebbe confidata o il primo a soccorrerla, Sakura avrebbe potuto credere di aver dimenticato il gas accesso altre mille volte, così come litigare con i vicini quando era perfettamente evitabile oppure rischiare di essere travolta da una pioggia di confezioni in un supermercato, come la prima volta in cui l’aveva vista. 
“Stupido.” Sussurrò la ragazza senza troppa convinzione, consapevole che non poteva dargli torto, poi vide una sua mano avvicinarsi al proprio viso e socchiuse gli occhi in attesa di avvertire le sue dita sulla pelle. Poté però godere di quel nuovo contatto solo per qualche istante, perché una voce ironica lo spezzò bruscamente.
“Eh, ma tu guarda come sono carini!” Commentò una donna, costringendoli a voltarsi perplessi per quell’interruzione improvvisa.
In piedi a poca distanza dal loro tavolo, la nuova arrivata li osservava con un angolo della bocca sollevato in un sorrisetto malizioso e una luce di ambiguo divertimento nelle iridi nocciola.
“Anko?” Chiese atono Kakashi, aggrottando le sopracciglia, seccato dal suo intervento per nulla gradevole a dispetto delle parole utilizzate, che accompagnate da un differente tono e atteggiamento sarebbero potute risultare anche affettuose.
Le gote lievemente arrossate erano il chiaro indizio dell’alcool che aveva ingurgitato fino a quel momento e che ormai circolava nel suo corpo, ma tale dettaglio per i suoi gusti non la giustificava, soprattutto se pensava a ciò che avrebbe potuto dire e al conseguente effetto sulla sua accompagnatrice. Prima che potesse provare a zittirla, Anko continuò con tono asciutto. 
“Non lo sai che non dovresti uscire con le ragazzine, tanto più se possono essere studentesse?” Sentenziò a conferma del suo disappunto.
La prima conclusione che Sakura trasse dalla situazione fu che si trattasse di una ex, o qualcosa di simile, intenzionata a disturbarli, per cui si sforzò di mostrarsi calma, superiore alle sue frecciatine, sebbene la donna avesse toccato con una sola frase due punti dolenti; si limitò a stringere i pugni e ad assottigliare appena lo sguardo. Quando però notò l’uomo che l’affiancò afferrandola per un braccio, il nervosismo sfumò velocemente sostituito da una fredda scarica di tensione che le percorse la spina dorsale. Purtroppo sapeva perfettamente chi fosse, così come ricordava ancora in modo distinto la prima domanda che le aveva posto durante un esame nemmeno due settimane prima. Abbassò subito il capo affinché il professore non la riconoscesse, affinché i capelli le nascondessero a sufficienza il volto, sperando con tutta se stessa che non fosse già troppo tardi; il solo pensiero che quella serata che avrebbe dovuto essere un momento di libertà e spensieratezza si fosse tramutata nell’inizio di un incubo le chiudeva con forza la bocca dello stomaco al punto da farle male. Fissò con sguardo vacuo il tessuto dei pantaloni che indossava, oltre il colore scuro l’immagine di qualcosa che rischiava di andare a pezzi, mentre conficcava le unghie nei palmi delle mani come a voler frenare quella prevedibile e dolorosa frantumazione. Se mantenere il segreto era un peso difficile da sopportare, essere scoperti appariva ai suoi occhi mille volte peggio; se fosse accaduto, non sapeva quanto la loro relazione avrebbe potuto resistere a ciò che ne sarebbe derivato, dai giudizi malevoli ai pericolosi risvolti sulle rispettive carriere universitarie: niente riusciva a toglierle dalla testa che col tempo qualcosa avrebbe potuto incrinarsi. Da quando la loro storia era diventata qualcosa di reale, aveva relegato quel timore nel fondo del suo cuore, fuggendolo come un’ombra fredda e terribile, rifugiandosi nel calore e nella dolcezza che l’amore di Kakashi le trasmetteva, e sentirselo piombare addosso così all’improvviso con tutto il suo carico negativo la paralizzava.
Il resto della conversazione giunse alle sue orecchie come un’eco lontana.
“Eh, scusatela, ha bevuto un po’ troppo.” Intervenne mortificato il professore, passandosi una mano dietro la nuca.
“L’ho notato, Tenzo. Forse è meglio se la riporti a casa.” Replicò aspro Kakashi, a cui non era affatto sfuggita la reazione di Sakura alla comparsa del collega.
Non ce l’aveva con lui, né alla fin dei conti con Anko, forse semplicemente con una situazione che andava al di là di chi ne era coinvolto in quell’istante; tuttavia, voleva che se ne andassero il prima possibile per poter parlare con calma con la ragazza seduta al suo fianco.              
 “Sì, è quello che pensavo anch’io.” Disse Tenzo accogliendo il suo suggerimento.
“Ehi, avrò bevuto sì o no due bicchierini di troppo, sono perfettamente lucida!” Si difese la donna accigliata, provando inutilmente con uno strattone a liberarsi dalla presa del compagno, che mormorò un commento scettico e provvide a trascinarla al loro tavolo.
Mentre i due si allontanavano, Kakashi si voltò di nuovo verso Sakura e con l’intento di tranquillizzarla cercò di appoggiarle una mano su una spalla, ma non appena la sfiorò la ragazza si ritrasse irrigidendosi più di quanto già non fosse. L’uomo avvertì un pugno di ansia e sofferenza di fronte a quell’atteggiamento istintivo; anche se non ne avevano mai parlato, immaginava i pensieri silenziosi che le attraversavano la mente, perché in quell’anno e mezzo la paura che ciò che stavano vivendo fosse solo un’illusione destinata a dissolversi aveva perseguitato anche lui spesso e volentieri. Le posò allora con più decisione una mano sul braccio.
“E’ tutto apposto. Tenzo è un amico, non ci creerà problemi.” Disse con tono calmo e sicuro, ottenendo finalmente che lo guardasse.
Lei annuì con negli occhi un’ombra di incertezza e i lineamenti ancora segnati dallo spavento e dall’afflizione, mentre un nodo le bloccava le parole in gola, e Kakashi capì che forse quello era il momento giusto per comunicarle qualcosa che sperava si concretizzasse davvero. Aveva aspettato per dirglielo perché voleva prima una certezza, ma dato l’evolversi della serata gli sembrò inutile tacere ulteriormente.
Avvolse le sue mani chiuse a pugni tra le proprie, provando un indubbio sollievo quando poté stringere le sue dita affusolate, indizio che in qualche modo iniziava a rilassarsi.
“Ascoltami.” Esordì serio, con un’espressione tranquilla sul viso. “Da un po’ stavo pensando di tornare ad insegnare nelle scuole.” Le confessò dopo qualche istante di silenzio, generando nella sua interlocutrice un evidente moto di stupore, uno stupore che dopotutto aveva colto anche lui non appena quell’idea aveva fatto capolino nella sua testa.
Se infatti, prima di allora, qualcuno gli avesse annunciato che un giorno avrebbe preso una decisione così importante per il percorso della propria vita solo per amore di una donna, l’avrebbe considerata una battuta ben riuscita, convinto com’era a tenere lontano da sé quei sentimenti troppo profondi da non rischiare inevitabilmente di rimanerne ferito ancora. Fermo in quella sicurezza, la storia con Sakura, come altre, era cominciata come un gioco, un gioco apparso in tutta la sua pericolosità quando aveva scoperto che era una sua studentessa e non una studentessa qualunque; avrebbe potuto mettere un freno in quel preciso momento, invece era già troppo tardi, perché quando l’aveva rincontrata non era stato in grado di ristabilire la giusta distanza, sebbene ne avesse intenzione, ma solo di offrirle l’ennesimo caffè. Come non si era sottratto allora alla forza che lo trascinava verso di lei, così avrebbe continuato a non farlo, ne aveva ormai la certezza assoluta, e sperò che quel messaggio le arrivasse chiaramente.         
“Insomma, lasciare l’università appena si conclude l’anno accademico e tornare alle origini.” Spiegò mentre si immergeva nelle sue iridi smeraldine, attento alle appena percettibili sfumature di quel colore che amava, così da leggere in modo immediato attraverso di esse le sue reazioni.
“Kakashi… “ Mormorò Sakura con una lieve titubanza nella voce, divisa tra la confusione e il calore che le riscaldava il petto dissipando le emozioni negative dei minuti precedenti. 
Non le sembrava quasi vero di aver ascoltato proprio quelle parole, eppure erano ancora lì che riecheggiavano nelle sue orecchie, come una dolce promessa di primavera, una promessa a cui si sarebbe abbandonata con fiducia, se non avesse avuto la netta sensazione di pretendere troppo. Sapeva quanto fosse importante per lui il lavoro all’università, l’insegnamento specialistico e l’attività di ricerca, quel qualcosa in più a cui ad un certo punto si era ritrovato ad aspirare, come le aveva raccontato una volta, per cui si sentiva arrogante nell’accettare che vi rinunciasse per lei. Distolse lo sguardo dal suo viso posandolo sulle loro mani unite.        
“Non voglio che tu lasci qualcosa che ti piace solo per me.” Disse esponendogli il suo dubbio, rassegnata con quel rifiuto a sopportare la segretezza che avvolgeva la loro storia.
“Beh, volendo, niente mi impedirebbe di ritornare all’università più in là.” Rispose Kakashi con calma, poi le sollevò delicatamente il mento con un dito. “E comunque è per noi.” Asserì, cercando di infondere in quelle poche parole quanto averla incontrata, pur avendo travolto come un fiume in piena le sue convinzioni, gli avesse alla fine concesso un’insolita pace, più preziosa di quanto lei potesse immaginare.
Rimase in silenzio per qualche istante, poi proseguì motivando la sua scelta.
“Non possiamo andare avanti così, con la paura di essere scoperti ad ogni piccolo passo, e prima che tu finisca l’università ci vorrà un po’, quindi mi sembra la cosa migliore.”   
“E se per caso non dovesse funzionare… tra noi?” Domandò la ragazza assottigliando lo sguardo; per quanto fosse complicato da digerire, si trattava di una possibilità che non poteva escludere da quella conversazione. “Ti creeresti solo unitili difficoltà.” Continuò, ingoiato un grumo di angoscia.
Intenerito dalla premura e dall’altruismo che la sua esitazione rivelava, l’uomo fece scivolare le dita sul suo viso circondandole una guancia.
“Tutto può finire, ma non per questo non va vissuto nel miglior modo possibile, mi disse una volta qualcuno commentando un film, e da un bel po’ credo che avesse proprio ragione. Ci ho pensato bene prima di prendere questa decisione e sono sicuro che in ogni caso non me ne pentirò.” Le disse sincero, poi piegò le labbra in un sorriso accennato, accarezzandole con il pollice la pelle delicata, sperando di averla finalmente rassicurata che quello era ciò che voleva senza più dubbi, dal momento che sui se e sui ma aveva già riflettuto abbastanza.
Fu quando vide un’espressione serena illuminare i suoi lineamenti che capì di esserci riuscito. Ascoltando le sue parole, infatti, Sakura sentì sciogliersi come neve al sole anche l’ultimo freno che tratteneva la felicità provata dal primo istante in cui le aveva comunicato quella notizia inaspettata e improvvisa.       
“Credo di ricordare il film.” Gli sorrise con un pizzico di orgoglio, spezzando il silenzio.
“Beh, buon per te, perché non voglio altre obiezioni.” Rispose deciso Kakashi, con un vago tono di minaccia smentito dal divertimento leggibile nel suo sguardo.
Nel bisogno di averla più vicina, tirò poi con delicatezza la mano che ancora stringeva la sua verso di sé, mentre scendeva a sfiorarle l’altro braccio, invitandola indirettamente ad alzarsi. Notando che non si muoveva, Sakura intuì cosa volesse; abbandonò allora la sedia e si sedette sulle sue gambe, poi lo abbracciò circondandogli il collo mentre l’uomo le avvolgeva la vita.        
“Altrimenti che dovrebbe succedere?” Gli chiese curiosa, assaporando le sensazioni che il contatto caldo e protettivo con il suo corpo le procurava.  
“Uhm, altrimenti lunedì domande a sorpresa.” Replicò pacato l’altro, dopo averci pensato su un attimo.
“Beh, così non sono più domande a sorpresa, però.” Notò la ragazza con un sospiro divertito.
“Oh, sì che lo sono, dato che non puoi sapere su cosa verteranno.”
“Ma avvertita in anticipo posso prepararmi.”
Di fronte a quell’ultima osservazione Kakashi sorrise malizioso, mentre saliva lentamente con le mani lungo la sua schiena.
“Non credere che sia così semplice, e poi domani non avrai tempo per studiare.” Affermò con l’aria di chi la sapeva lunga.
“Uhm, e cos’altro avrei da fare?”
“Ecco, comincia col baciami, poi ti spiego il resto.”
L’uomo immerse allora le dita nei suoi capelli morbidi ed esercitò una piccola pressione per indurla a chinare il capo; Sakura gli rivolse un altro sorriso, poi lo assecondò avvicinando le labbra alle sue e lasciando che le loro lingue si intrecciassero in un incontro che aveva finalmente un sapore diverso, in cui dubbi, paure ed incertezze svanivano dissolte da un senso di autentica liberazione.  

Note dell'autrice

Dunque, che dire, questa storia è uscita dopo qualche prezioso imput sulla situazione direttamente by nejiko e nello scriverla ho fingirlato da morire. So che non è particolarmente originale, ma per una volta sono riuscita a mettere Kakashi e Sakura in modalità fluff, piccole rivincite insomma per soddisfare l’ispirazione. Sulla battuta finale, ‘il resto’ non è quello che sembra *prova invano a difendersi* ^^’
Non c’è altro da aggiungere se non un grazie a wari per averla betataXD

  
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