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Autore: Ventus    09/03/2012    0 recensioni
Estati, amici, amore, mare, sole, spiaggia. Ma anche intrighi, segreti e tradimenti.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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“Dove cavolo sono finito?” Ecco cosa pensò Giovanni quando vide la casa che i suoi avevano acquistato, aveva l’affacciata giallo pulcino, un piccolo portone di legno di un marrone scolorito dal tempo e dalla salsedine che sembrava stesse per cadere a pezzi e ai lati del portone due serrande abbassate. La serratura è forse la parte più curiosa di tutta la casa, infatti si apre al contrario da sinistra verso destra, insomma una cosa molto singolare che Giovanni notò mentre scaricava i bagagli dalla macchina e guardava il mare che infrangendosi con le onde rilasciava una schiumetta bianca e morbida che spariva dopo pochi secondi.  E poi, le sentì. Chiare, indistinte, nitide come foto fatte al mattino: voci, voci di ragazzo, voci di ragazza, voci in coro, voci basse e voci alte, voci di lontane, voci sconosciute, ma presenti e permeate in quel posto e poi vide a chi appartenevano quelle voci. Un gruppetto di ragazzi che passava dalla via di casa sua, erano in sette e da lontano li vide uno ad uno. La voce bassa e profonda apparteneva a Salvo, quella dolce e un po’ roca a Veronica, quella grossa e tonante a Gabriele, quella bassa e fredda ad Enrico, quella divertita e un po’acida a Patrizia e quella più rilassata ad Angelo che non appena vide Giovanni lo chiamò a gran voce facendo in modo che gli sguardi degli altri ragazzi cadessero su di lui. Giovanni posò sul davanzale alcune buste contenti vari oggetti e si avviò verso il suo vecchio amico che lo salutò calorosamente, erano molti anni che non si vedevano.  Angelo era molto diverso: più alto, più muscoloso e la faccia un po’ consumata dall’acne ma sempre contornata da uno splendido sorriso e dai i suoi occhioni verdi. “Giovanni, ma che ci fai qui a Torre? Non dirmi che sei stato tu ad acquistare la casa dei signori Di Pietro? Cavolo e noi che pensavamo che ad acquistarla fosse stata una coppietta di giovani vecchietti, veramente lo pensava solo quell’individuo laggiù”  e indicò Enrico che guardava Giovanni coi suoi occhi neri penetranti e forti. Un brivido corse lungo la schiena del ragazzo, lo sguardo di Enrico non era di benvenuto o di curiosità, anzi sembrava come infastidito fa Giovanni e non smise di guardarlo con l’aria severa che aveva poi parlò: “Ad essere sincero sarebbe stato meglio avere la coppia di vecchi rincoglioniti.” era un chiaro segno, Enrico voleva che Giovanni controbattesse ma Angelo arrivò prima: “ Ma che simpatico che sei Enrico, ma questo è amico mio quindi trattalo bene o te la devi vedere con me” e corse da lui dandogli un piccolo pugno sulla spalla che non smosse minimamente il ragazzo. La piccola ragazza accanto a lui sussurrò: “Cazzo, Enrico sei davvero un orso, sfido che non trovi una ragazza che voglia qualcosa di serio con te” a parlare fu Veronica che sembrava non temere lo sguardo freddo si Enrico, il ragazzo le sorrise malignamente e le disse: se poi le ragazze sono tutte come  Vero, penso proprio che continuerò con la vita da playboy insieme a questo coglione qui” e mise un braccio attorno alla spalla di Angelo. Patrizia si avvicinò al ragazzo e gli tese la mano: “piacere, Patrizia, non badare ad Enrico fa così con tutti i nuovo arrivati, ha fatto la stessa cosa con me e mio fratello due anni fa, infatti Gianfranco ancora non esce con noi, ma mi auguro che tu non sia come il mio fratellino.” Era fatta, quella ragazza dai capelli nerissimi aveva invitato Giovanni, un perfetto sconosciuto, ad unirsi a loro per la serata. “Ma certo che sarà con noi, allora Giovi, tu adesso finisci di aiutare i tuoi e per le 20:30 ti fai trovare pronto che passo a chiamarti ok?” Giovanni era confuso ma accettò senza pensarci due volte: Ok, grazie Angelo, grazie anche a te Patrizia.” Salvo raggiunse Giovanni e gli strinse la mano, stessa cosa fecero Veronica e Gabriele, mente Enrico si limitò ad osservarlo e a dirgli: “spero che tu sappia nuotare bene Nuovo Arrivato, perché dovrai sottoporti al battesimo di Torre” Angelo e Salvo lo guardarono con occhi severi e gli dissero: Enrico, andiamo è appena arrivato dagli il tempo di ambientarsi” “Si ambienterà alla perfezione domani se supererà la prova” Giovanni decise di reagire a quelle ostilità immotivate e gli rispose: “e se non dovessi riuscirci, cosa devo fare, lasciare Torre?” Enrico non si aspettava una risposta del genere e rimase sorpreso, era convinto che il novellino non avesse il coraggio di rispondergli. “Certo che no, è solo una semplice prova che ci divertiamo a far fare ai nuovi arrivati nel nostro gruppetto.” Veronica gli diede un pizzicotto: Com’è che a me non l’avete fatta fare l’anno scorso” “ Beh tu sei venuta a letto con me il terzo giorno che ti eri trasferita e sai ormai mi sembrava superfluo.” Veronica guardò Enrico con gli occhi sbarrati pieni di odio e gli sussurrò un “mi fai schifo” e andò via. Patrizia gli corse dietro lanciando un’occhiataccia ad Enrico che fece la faccia da innocente come se non avesse detto nulla alla ragazza appena fuggita via.  “Beh, direi che Giovanni ci ha più che conosciuto, direi di lasciarlo alle sue faccende adesso” Gabriele prese il discorso e anche gli altri si congedarono e salutarono Giovanni e andarono via. Tutti tranne lui: Enrico. Gli fece un occhiolino e voltò le spalle raggiungendo i suoi amici. Giovanni aveva conosciuto il gruppo di amici che di li a poco avrebbe fatto parte della sua vita a Torre. Entrò in casa e fece il giro per scegliersi la sua futura stanza, prese quella che dava al piccolo cucinino montato fuori accanto alle scale che portavano alla maestosa terrazza. Erano le 18:00 del pomeriggio e il caldo di luglio era davvero asfissiante, Giovanni aiutò la madre a  sistemare le ultime cose e poi decise di andare a prendere un po’ di fresco in terrazza. Salì le strette scale di cemento reggendosi al corrimano di fortuna fato con del ferro spesso e di un grigio antracite . Il panorama del mare era fantastico, vide anche che molte terrazze comunicavano con le altre, ad esempio quella di Gabriele che si trovava lì per studiare quando notò il suo nuovo vicino e lo chiamò: Ehi, vicino vieni qui avvicinati.” Giovanni si mise accanto al muretto abbastanza alto che separava le due terrazze e vide Gabriele, il suo nuovo vicino: era un ragazzo abbastanza alto, muscoloso con una barbetta caprigna gli occhiali e dei capelli mediamente lunghi. “Brutta storia vero?” disse il ragazzo leggendo il suo libro di fisica. “Cosa” chiese Giovanni che non aveva capito il discorso “ dico Enrico, facci l’abitudine lui tratta tutti come se fossero alla sua mercé, gli unici che riescono ad andarci d’accordo sono Angelo e Salvo, ma con lui non sono amici, Enrico teme chiaramente Salvo e non gli do torto” e fece un piccolo sorrisetto allisciandosi i piccoli baffetti che ornavano il suo viso ovale poco abbronzato. Nonostante luglio fosse già a metà Gabriele sembrava non essere mai andato a mare, infatti non aveva la carnagione scura come Salvo o Angelo ma quella di qualcuno che il mare l’ha visto solo in foto. “ Tranquillo, so come trattare quelli come Enrico, ma grazie dell’avvertimento, cosa stai studiando?” Gabriele alzò il viso dal libro e si aggiustò gli occhiali e fissò Giovanni negli occhi e dopo chiuse i libro rivolgendo al giovane la copertina dove vi era raffigurata una mela su dei libri. “Fisica, una brutta bestia, purtroppo hanno pensato bene di rimandarmi a settembre con questa materia e sto studiando come un pazzo, sai l’anno prossimo farò gli esami di maturità” Giovanni che era ancora al secondo anno di liceo guardò invidioso il suo vicino e immaginò quanto sarebbe stata bella la sua vita di lì a tre anni. “Cosa farete di bello stasera, di solito come si svolgono le vostre serate?” Gabriele chiuse il libro e lo poggiò sulla sporgenza dalla sua parte del muro e cominciò ad elencare le varie attività che il gruppo faceva, insistendo sul fatto che ogni sera Enrico faceva piangere qualcuno a Torre. Giovanni si accorse che Gabriele era molto gentile e disponibile, parlarono per circa venti minuti, quando dalla terrazza dietro quella i Gabriele uscì fuori una bellissima ragazzi dai capelli color del grano e la pelle scura come la terra, indossava una piccola vestaglietta bianchissima che risaltava la sua straordinaria bellezza, si stiracchiò e sbadigliò un paio di volte  e dopo accorgendosi di Gabriele lo salutò con la mano e gli chiese i piani della serata. Il ragazzo allora indicò Giovanni e disse: “cercare di non far rimpiangere al nuovo arrivato, Giovanni, questo paesino” Giovanni arrossì non appena la ragazza lo guardò coi i suoi fantastici occhi azzurri e gli regalò un meraviglioso sorriso. “ Piacere di conoscerti Giovanni, sono Sara, allora a stasera” e tornò entro chiudendo la porta a vetri. Giovanni era rimasto imbambolato di fronte a tanta bellezza e Gabriele gli disse: guarda che qui tutti siamo innamorati persi di Sara, solo che diciamo che lei ci vede tutti un po’ come dei fratelli e non come dei possibili spasimanti, può darsi che con te che sei il nuovo arrivato faccia eccezione” e gli fece un occhiolino iniziando a ridere come se avesse sentito la barzelletta più divertente del mondo. I due si salutarono, erano le 19 passate e Giovanni voleva essere puntuale per quando Angelo lo avrebbe chiamato per uscire. Tornò in casa e disse alla madre che sarebbe uscito e lei fu molto contento e lo apostrofò con il solito “te l’avevo detto”. Sotto la doccia Giovanni pensò a quei sette ragazzi che aveva appena conosciuto e si domandava se mai sarebbe diventato loro amico. Pensava alla disponibilità di Angelo, al calore di Patrizia e alla cordialità di Salvo e Gabriele e soprattutto all’ostilità di Enrico. Uscito dalla doccia si mise un paio di jeans appena stirati e una maglietta nera comprata il giorno prima e aspettò che si facessero le 20:30.
 
 
Angelo era la chiosco che troneggiava di fronte la piazza di Torre e stava bevendo un tè, era già pronto e indossava la sua camicia blu a righe bianche e dei jeans neri, guardava l’orologio dato che aspettava anche lui le 20:30. Una mano gli sfiorò la spalla era la mano di una ragazza che di gli diede un grosso bacio sulla bocca non appena lui si girò. “Ma sei pazza a farlo qui davanti a tutti? E se ci vedesse qualcuno?” La ragazza si sedette di fronte a lui e gli disse: “Angelo sono stufa di nascondermi, questa storia va avanti da due settimane e dobbiamo fare tutto di nascosto come se facessimo qualcosa di sbagliato, tu mi piaci e io ti piaccio, è semplice è ora di dirlo agli altri, o hai paura che qualcuno potrebbe prendersela? Angelo fissò la ragazza negli occhi e gli rispose sicuro e fiero: tranquilla, non ho paura di lui, ma del suo giudizio” la ragazza prese il suo bicchiere e bevve un sorso del suo tè e toccandogli la mano gli disse:” e allora cosa ti frena, perché dobbiamo continuare a fare finta di essere solo amici? Io voglio baciarti davanti a tutti, stringerti  e so che tu vuoi lo stesso, quindi se non lo fai tu lo farò io” e si alzò dal tavolo lasciando lì il so ragazzo a rimuginare sul da farsi. Mentre pensava si accorse che erano le 20:35, pagò il tè si recò verso casa di Giovanni.                                
 
***

Veronica era davanti lo specchio della sua stanza, il letto stracolmo di vestitini corti e lunghi, pieni di fronzoli e pailette, a lei piaceva vestire così, doveva essere sempre al centro dell’attenzione, vuoi per un vestito nuovo griffato, vuoi per la pettinatura eseguita da una dei migliori coiffeur della zona. Ma diciamo che la bella Veronica Principato sapeva farsi notare in altri modi: era famosa per le sue numerose conquiste, numerose e svariate. Una di queste era stata Enrico, l’anno precedente; solo una semplice notte di sesso, per entrambi la prima volta e ad un anno di distanza Veronica ci stava pensando. Un errore, un grosso errore che adesso gli veniva rinfacciato come una grave colpa. Veronica chiuse gli occhi e ricordò le carezze e i baci senza compromessi di quella lontana notte, maledicendosi per essere caduta nelle spire di quel ragazzo freddo e crudele anche solo per una volta. Il lucidalabbra le cadde dalle mani e il rumore la riportò alla realtà: basta pensare al passato. Finì di truccarsi e di vestirsi, aveva scelto un semplice vestito quella sera, ma che avrebbe fatto girare parecchie teste, dopo tutto mica poteva essere seconda a Sara Ragonesi, la sua eterna rivale. Sentì dei passi venire dal corridoio fuori dalla sua camera e sulla soglia della porta si presentò Patrizia, già pronta per la serata. “ Non dirmi che stai ancora pensando alle parole di quel cretino? Dai Vero, sai che è fatto così, ormai dovresti averci fatto l’abitudine no?” Patrizia le si avvicinò e le accarezzò la nuda spalla, Veronica fece un sorriso amaro e gli rispose guardandola dallo specchio: “no, non ce l’ho con lui, ma con me stessa. Io sono stata la cretina che c’è andata a letto, io mi sono lasciata abbindolare dalla sua voce e dal suo corpo.” Asciugò una lacrima scappata furtiva, si risistemò la matita del contorno occhi tirando su col naso come una bambina e sciogliendosi la coda che si era decisa a fare, facendo cadere i morbidi capelli castani sulle spalle, sembrava davvero una donna. Patrizia l’abbracciò da dietro come un fidanzato e gli trasmise tutta la sua forza e allora Veronica decise di tornare a sorridere e con Patrizia uscì fuori di casa, pronta a mordere la vita.
“Finalmente sei arrivato, temevo che Enrico ti avesse convinto a non venirmi a chiamare” disse Giovanni fuori dalla porta al suo vecchio amico Angelo che sbuffò a ridere e scosse la testa “ma guarda che se anche me lo avesse chiesto io mica gli avrei obbedito, vedi Enrico è il mio migliore amico ma non è né mio padre, né il mio superiore.” Quella risposta breve ma veritiera piacque molto a Giovanni che dopo aver avvertito la madre che stava uscendo si chiuse dietro la porta e camminò con Angelo in direzione del chiosco. “Scusa Angelo, ma la casa del barone è davvero infestata come si dice in giro? No perché sai non sarebbe il massimo trovarmi qualche spirito inquieto mentre sono sotto la doccia” chiese Giovanni timoroso. Angelo girò la testa verso la grande casa che occupava tutta la piccola via La Masa dove abitava Giovanni e rispose al suo amico: “tranquillo Giovi, al massimo si tratterebbe dello spettro della figlia del barone, si dice che prima di morire di spagnola sia stata una delle ragazze più belle di tutta Riposto.” “Ah bene allora non ci sono problemi, le chiederò di lavarmi la schiena” ed esplosero a ridere. Arrivarono al grande chiosco di fronte Piazza Vagliasindi, una costruzione fatta interamente di legno sostenuta da delle grosse travi incastrate tra gli scogli sottostanti, oltre al chiosco vi erano anche dei tavolini, infatti fungeva anche da bar e da ristorante. All’interno c’erano già Patrizia, Veronica, Roberto, fratello minore di Salvo e lo stesso Salvo che non appena vide Giovanni ed Angelo aggiunse due sedie al loro tavolo e li chiamò con un fischio. I due ragazzi si accomodarono e ordinarono due frappé alla Nutella, specialità del chiosco di Torre, forse il più buono di tutta la litorale catanese. Giovanni si presento a Roberto, somigliava molto poco al fratello, solo gli occhi erano gli stessi: nocciola e molto profondi. Ordinarono svariate cose a Nino, uno dei simpatici ragazzi che gestiva la scogliera a cui presentarono anche il nuovo arrivato che iniziava a vincere l’imbarazzo iniziale e iniziò a raccontare di come era finito a Torre, di come aveva lasciato Santa Tecla, il suo vecchio paese e di come aveva paura di un paese totalmente nuovo, a lui sconosciuto. Gli altri ragazzi erano interessati alla sua storia e lo ascoltarono gradevolmente mentre Graziana, un’altra delle responsabili del chiosco portò le varie cose: birre, cocktail, e frappé. Giovanni assaggiò il famosissimo frappé e constatò che era davvero speciale, dolce, cremoso e freschissimo, lo bevve con molto gusto mentre sentiva Angelo che prendeva in giro Gabriele e Sara per il loro ritardo mentre varcano la soglia del chiosco e unirono un altro tavolino al loro avvicinandosi con le sedie di plastica. “Beh, mancano i due musoni del gruppo a quanto vedo: Enrico e Sergio”. Sergio. Giovanni non sapeva dell’esistenza di un altro ragazzo del gruppo e chiese subito chi fosse. A rispondergli fu Sara: “Sergio è il ragazzo più grande del gruppo, abita in piazza e lavora allo Skipper, il bar che fa le granite più buone di Torre. Sarà che stasera farà il turno fino alle undici, poco male ci raggiungerà alla quinta villetta.” “No col cavolo, io non voglio venirci, l’altra sera ci mancava poco che mi rompessi il collo per colpa di quelle stupide altalene” disse Veronica stizzita. “Dai Vero, dobbiamo fare vedere a Giovanni i pezzi forte di Torre e la quinta villetta è una di queste. Devi sapere Giovi, che è una casa in costruzione da parecchi anni, con dietro un parco pieno di altalene e scivoli e di sera è fantasticoandarci, dopo aver bevuto ci andiamo subito” disse Salvo. “Bene vorrà dire che devo andare a casa a cambiarmi, non posso venire in mezzo alle sterpaglie con le gambe nude” disse Patrizia. In lontananza si sentì il clacson di un motorino e davanti al chiosco si fermò un zip 50 blu scuro e da li vi scese un ragazzo abbastanza alto, molto abbronzato, con una barbetta leggermente incolta e gli occhi neri e profondi ma non cattivi ma non come quelli di Enrico, però i due si somigliavano davvero moltissimo. “Scusate il ritardo ma non trovavo le chiave dello “scattiolo” disse grattandosi la tempia con le suddette chiavi. “Sergiolino bello, finalmente ci siamo tutti” a parlare fu l’ultimo arrivato: Enrico Graci. Erano tutti li, tutto il gruppetto di Torre: Angelo, Salvo, Roberto, Patrizia, Sara, Veronica, Enrico, Gabriele, Sergio e adesso Giovanni
  
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