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Autore: Alyx    09/03/2012    12 recensioni
''Datti una calmata Potter se no ti schianto...''
''Hai portato la bacchetta?!!''
Con uno scatto fulmineo Lily fece lo sgambetto e Ramoso che finì disteso per terra. Il moro non fece in tempo a dire 'bip' che la Evans era sopra di lui  e gli puntava la bacchetta alla gola.
''Sono più veloce di quanto pensi Potter.''
                                     *****
''Potter fammi uscire da qui!''
''Non sai nuotare Lily?''
''Aiutami!''
''Solo se esci con me il prossimo sabato a Hosmade.''
''Sei un lurido ricattatore!''
''Intanto non sono io quello che rischia di affogare...''
''Per favore! Aiutami!''
''Te le ho gia dette le condizioni.''
''Va bene! Va bene! Ma aiutami!''
''Giuralo!''
''Cosa?''
''Come cosa!?! Che sabato prossimo uscirai con me!''
''Lo giuro! Lo giuro!''
James entrò nell'acqua e la prese.
''Vieni Lily!''
''Evans!''
''Usciamo insieme e ti devo chiamare per cognome!? No no!''
''Portami in sala comune! Adesso''
''Per favore''
Lei non accennava a chiedergli per favore allora lui la ributtò in acqua.
''Per favore! Per favore!''
''Ok. Andiamo in sala comune!''
                                        *****
"Cosa... Cosa... Cosa sei tu?" sibilò la ragazza.
Sirius si appoggiò con nonchalance allo stipite della porta in modo che le due sorelle non poterono vedersi.
"Sai che potrei farti la stessa domanda, dolcezza?"
Petunia rabbrividì.
Lily si sbatté un mano in fronte.
Non era possibile.
Perché tutte a lei?
"Che ci fai in casa mia?!" chiese allarmata ancora Petunia.
"Tua sorella mi ha invitato. Vuoi unirti a noi?"
Lily e Petunia sbarrarono gli occhi.
"Cosa vorresti dire?!" disse disgustata la bionda.
"Tesoro hai mai sentito parlare di un ménage à trois?"
Genere: Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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L' Ultimo Nemico Che Sarà Sconfitto E' La Morte

Capitolo 33

                          Cena a quattro

 


James si sedette sul letto della stanza dove era entrata Lily.
Si incantò.
Non avrebbe mai pensato che Lily avesse avuto una stanza così... Inospitale.
"Lily, ma questa è...?"
Lei si girò verso di lui.
"La mia camera? No. La mia l'ha presa Petunia. Ha buttato giù il muro che la separava dalla sua e l'ha trasformata in quella del suo ragazzo-tricheco." disse con una smorfia. "Questa sarebbe la stanza degli ospiti. Ma dormo sempre qui quando vengo."
Poi la rossa si avvicinò a James e, sedendoglisi accanto, gli prese le mani tra le sue.
"James mi devi promettere che non farai stupidate. Non userai che le parole per discutere e che cercherai di andare d'accordo con loro."
"Ma se neanche tu li sopporti!"
Lei sospirò, abbassando lo sguardo.
"Lo so, ma lo devo ai miei genitori. Ci tengono, davvero. Anche troppo."
"Ma Lily, è la tua vita! Non la loro!"
Lily alzò lo sguardo su di lui.
"La loro vita è diventata un'inferno da quando ho scoperto di essere una strega. È colpa mia se mio padre è su una sedia a rotelle. Se mia madre ha preso il lavoro ed è giorno si, giorno no in ospedale. Gli ho rovinato la vita."
James le accarezzò una guancia.
"Non dire così! Lily, sei una persona magnifica. Una sorella, una figlia, una donna e di sicuro sarai una madre fantastica."
Lily spalancò la bocca. 
Una madre? 
Cosa voleva dire...?
Ma James continuò. 
"Non è colpa tua, tutto questo. È tutta colpa di un mago oscuro, fissato con le sue idee di purità di sangue. Cosa pensi? Che se noi ci tagliassimo adesso il  mio sangue sarebbe miglio del tuo? O che il matrimonio dei nostri genitori sia tanto diverso? Il loro amore è uguale. Tua padre ama tua madre quanto il mio ama la mia. È una cosa stupida! Non sarà mai il tuo sangue che mi impedirà di amarti, baciarti, abbracciarti..."
Lily sorrise appena.
"Volevano me quel giorno nel negozio di mia mamma. Ma non c'ero. E l'incidente di mio padre è un avvertimento. Mi vogliono morta, James. Morta. Non gli ho voluto dire dove si trova l'Ordine. E me la stanno facendo pagare."
Il ragazzo la prese per le spalle.
"Non osare nemmeno pensarlo! Non ti lascerò morire, Lily. Mai. Dovranno passare sul mio cadavere. Non ti sfioreranno neanche con un dito."
Lei gemette piano.
"James, io sono..."
"Non dirlo!" urlò. "Non dirlo! Sei esattamente come me. Hai diritto di vivere quanto ne ho io. Anzi di più! Sei bellissima, intelligente, coraggiosa. Non puoi morire!"
La porta della camera cigolò ma i due ragazzi non se ne accorsero.
"Mi stanno dando la caccia. Me ne sono accorta. Li sento. Li vedo. Nell'ombra. Nelle mie paure. Nei miei incubi. E vengono a prendermi, James. Mi prendono e mi torturano fino a che non rimarrò quel che basta cosciente per accorgermi che sto morendo. E che nessuno mi salverà. Che non rivedrò mai più la luce del sole, i miei genitori, i miei amici. Ma soprattutto te, James. Mi voglio far morire di diperazione, di paura. Voglio farmi sentire uno schifo. Una colpevole. E la mia anima mi abbandonerà nell'esatto momento in cui penso che sono uno scarto del diavolo."
James la stinse tra le braccia.
"Non dire così, Lily. Non dirlo. Non permetterò a nessuno di ucciderti. Dovessi affrontarlo disarmato. E se proprio dovrai morire, morirai da eroina. E con me."
Lily scosse la testa sul suo petto.
"James non merito di vivere. Combino solo disastri. Penso che vada tutto bene, quando qui i miei genitori potrebbero morire da un momento all'altro. Quando ci sono persone che stanno combattendo e morendo. Non sono nemmeno capace di farmi amare da mia sorella. Nessuno mi vorrebbe come figlia. Come donna. Come moglie. Figuriamoci come mamma, James. Non sono capace di badare a nessuno."
"Smettila, Lily. Non devi permettergli di farti il lavaggio del cervello. Sei la persona più pura, più bella, più coraggiosa che io abbia mai conosciuto. Sei fantastica in tutto, Lily. E puoi scommetterci sarai una moglie fantastica. E una mamma incredibile."
Lily sorrise, gli occhi umidi.
"Come mai dici questo?"
"Perché il tuo futuro marito sarà la persona più fortunata del mondo. E i tuoi figli i più felici della terra."
Lei sorrise malinconica.
"Oddio, James."
"Cosa c'è?"
"Cosa stai pensando?"
"A cosa sto pensando?"
"Siamo troppo giovani. Non voglio... Non..."
"Ehi! Stop! Non ti sto chiedendo di sposarmi!"
"Ma lo stai pensando!"
"Lo sto pensando dalla prima volta che ti ho vista."
"Bugiardo."
"Perché dovrei?"
"Mi hai detto che ero una scommessa con Sirius."
Lui ghignò.
"Oh, ma sta' zitta. Sirius era un'ottima scusa!"
James posò le labbra su quelle di Lily.
La porta cigolò ancora.
E Petunia si lasciò scivolare sulla parete del muro lì accanto.
Di una cosa era sicura.
Che quei due erano un pericolo. 
E che di conseguenza lo sarebbe stata anche lei e la sua famiglia.



Lily scese di corsa le scale, per poco cadendo sui tacchi.
"Io l'ho sempre detto che sono solo una trappola mortale!" bofonchiò irritata mentre si aggrappava al corrimano.
"Lily!" strillò sua madre vendendole in contro.
"Che c'è?!"
Sua mamma la guardava a bocca aperta, gli occhi lucidi.
"Sei... Sei diventata una donna, figlia mia."
Lily lanciò gli occhi al cielo.
"Oh, no! Mamma! Non cominciare!"
"Ma guardati!" 
Lei sospirò.
"Mi sono messa un vestito e per poco non mi svieni dall'emozione! Lo so che è una cosa rara ma per favore trattieniti!" disse quasi ridendo.
Eveline le tirò uno straccio sulle spalle.
"Ingrata di una figlia!" rise.
"Grazie mille. Dov'è Petunia?"
"Vi raggiunge con Vernon al ristorante. Dovevano andare a casa sua per incontrare i genitori del suo fidanzato."
"Del tricheco vorrai dire..." bofonchiò sotto voce la rossa.
"Lily! Ti ho sentito!"
Le rivolse uno sguardo di scuse.
"Non è colpa mia! Ti sei mai chiesta se per caso suo padre non sia davvero una foca?"
"Di grazia! Ma cosa stai dicendo?!"
"Niente, lasciamo stare, mamma."
Lily accennò quella che non può essere chiamata corsa, fino alla cucina.
Indossava un vestito bordeaux di velluto, a maniche lunghe, delle calze nere e un paio di scarpette dello stesso colore col tacco.
Afferrò un bicchiere e si appoggiò al piano da cucina con un sospiro.
"Lily?" la chiamò James dal salotto.
"Sono in cucina."
Lui la raggiunse.
Per poco non si strozzò con l'acqua. 
Indossava uno smoking.
Nero.
E aveva inutilmente cercato di pettinarsi i capelli indietro con il gel.
La fissò per un attimo.
"Sei bellissima."
Lei sorrise.
"Grazie. Anche tu."
Le si avvicinò incastrandola tra il suo corpo e il piano da cucina.
Lentamente le mise una mano tra i capelli, rimasti sciolti lungo la schiena, e avvicinò i loro visi.
Non si accorse quando aveva cominciato, ma il cuore di Lily batteva all'impazzata e aveva il fiatone.
James stava per annullare le distanze quando Eveline zampettò in cucina le mani sugli occhi.
"Io non ho visto niente! Io non ho visto niente!" ripeteva avviandosi alla dispensa mentre Lily arrossiva.
James si allontanò di scatto e uscì.
Lily si voltò verso la madre, fulminandola.
"Mamma!"
Lei si tolse le mani dagli occhi.
"Che c'è?"
La rossa alzò gli occhi al cielo, sbuffando e dopo aver messo il bicchiere nel lavabo andò in salotto.
Suo padre era sul divano a leggere un giornale.
Lei si tuffò letteralmente accanto a lui.
"Sempre soave come un ippopotamo, Lily."
"Ciao papà." salutò scoccandogli un bacio sulla guancia e rialzandosi.
"Non combinare disastri. E non essere troppo dura con Petunia."
Lily annuì con vigore.
Aveva pensato che magari sarebbe riuscita ad aggiustare le cose con sua sorella.
Magari grazie a James avrebbe capito.
Scoperto il mondo magico.
L'avrebbe apprezzato e l'avrebbe perdonata per tutto quello che si erano fatte.
Sarebbero tornate come una volta.
Migliori amiche, oltre che sorelle.
Nonostante continuasse a ripetersi di non illudersi era molto ottimista.
Forse anche troppo.
"Certo papà. Ci vediamo dopo."
Lui si schiarì la gola.
"Lily?"
"Dimmi papà."
"Il tuo... ehm... amico, cioè ragazzo, dorme... qui?"
Lily rise sotto i baffi a vedere suo padre così imbarazzato.
"Gli cedo la camera. Dormirò sul divano."
La guardò storto.
"Bene."
"Ciao papà."
Prese al volo il giubbotto bianco dall'attaccapanni e raggiunse James fuori.
Tuffò le mani nella tasca e prese le chiavi della macchina di sua madre.
"Puoi già guidare?" chiese leggermente allarmato James.
Lily alzò le spalle.
"In teoria no. Non ho la patente. Ma praticamente tutti lo fanno..."
Vedendo che la guardava storto aggiunse: "So guidare se è quello che ti preoccupa. Ho fatto un sacco di pratica quest'estate."
"Ed è contro la legge?" chiese sempre sospettoso.
La rossa abbassò lo sguardo.
"In realtà s... Ma cosa importa?! Sali in macchina se non vuoi andare a piedi!"
Lui ghignò. 
"Sei tremendamente sexy quando infrangi le regole."
Lei arrossì ma sostenne lo sguardo.
"Pensavo quando indosso un vestito."
James aprì la portiera della macchina.
"Anche quello."
Lily scosse la testa e si sedette al posto del conducente.
Le due portiere si chiusero nello stesso istante.
Divenne di colpo seria.
"Promettimi ancora una volta che ti comporterai bene..."
Lui la baciò piano sulle labbra.
"Non posso prometterlo, te l'ho già spiegato. Ma posso provare a impegnarmi."
"James. È mia sorella..."
"Ti ha accusata ingiustamente."
"Voglio cercare di rimediare."
"Non sei tu che hai sbagliato."
"Se non lo ammetto io, come posso pretendere che lo faccia lei?"
"Ma non devi ammettere niente! È colpa sua."
La rossa abbassò ancora lo sguardo.
"È più facile pretendere delle scuse che darle."
Lui sbuffò.
"Quello che non capisci è che non ti devi scusare di niente."
"James. Questa cena è la mia ultima possibilità di riavvicinarmi a lei. Sei la mia ultima speranza."
"Perché?"
Lily arrossì un po'.
"Forse conoscendoti, cambierà idea sui maghi..."
"Se era un complimento alla mia grandissima bellezza, grazie."
"Il primo mago che ha conosciuto è stato Severus. E non ispirava molta fiducia con quei vestiti neri e..."
"... I capelli unti? Il naso adunco?"
"James!"
"È vero!"
"Pensala come vuoi. Basta che..."
"... Non la rendo gelosa."
"Veramente stavo dicendo nervosa e acida, ma anche quello."
Le sorrise.
"Petunia, amore! Aspettami!" urlò baciando l'aria, mentre Lily con una risata metteva in moto.



Con un trillo Lily seppe che la macchina si era chiusa.
Il centro di Cokeworth non era proprio grande perciò trovare parcheggio era pressappoco impossibile. 
I due ragazzi ci misero perciò dieci minuti per arrivare al ristorante.
Lily non si meravigliò troppo quando vide che l'altra coppia non era ancora arrivata.
Erano già le otto e un quarto quando Vernon, la sua mole e Petunia fecero il loro ingresso.
Non aveva parlato un gran che ma James non sembrava curarsene troppo.
Appena li raggiunsero al tavolo il ragazzo si alzò educatamente e strinse le mani al tricheco, presentandosi, e -con estrema sorpresa di Lily- baciando la mano di Petunia.
Quest'ultima sembrava fosse indecisa se essere stupita o disgustata.
Lily si affrettò a stringere la mano al grosso ragazzo di sua sorella e salutare Petunia con un sorriso teso.
Quando si rimise seduta si accorse che le sudavano le mani.
Stai calma. Stai calma. Si impose, ma era praticamente impossibile.
Con uno sforzo sovrumano si schiarì la gola secca.
"Petunia. Vernon. Che piacere. Come è andato l' incontro?"
"Non son affari tuoi." ribatté acida Petunia mentre Vernon sorrideva incurante della reazione della fidanzata.
"Molto bene. Petunia è una ragazza eccezionale. I miei sono molto entusiasti."
Lily ignorò così il commento della sorella e continuò il suo discorso con Vernon.
"Sono contenta. In caso non te l'avesse già detto Tunia, anche se ne dubito, lui è James. Siamo... Siamo compagni di scuola." 
Si diede della stupida.
Aveva esitato.
E Vernon se ne era accorto.
Infatti sembrò riscuotersi e sorrise teso.
"Pensavamo di procedere con le ordinazioni." la salvò James.
I due annuirono.
"Credo che i camerieri potranno consigliarci al meglio."
Con uno sguardo d'intesa a Lily chiamò il cameriere.
La rossa tirò un sospiro di sollievo.
Per il momento aveva evitato l'argomento, ma sapeva che non poteva farlo per sempre.



Al primo piatto la situazione stava già degenerando.
Vernon sembrava teso, quasi spaventato e aveva cominciato a rispondere a monosillabi.
Lily ce la stava mettendo tutto per rompere il ghiaccio ma la sorella doveva averlo convinto, di non sapeva quale specie di mostro, fossero lei e James.
Ingoiò educatamente il boccone 
"Ehm. Allora, Vernon. Petunia mi ha detto che presto erediterai la fabbrica..."
"... Di trapani di mio padre. Si. Si."
Lily sorrise.
"James, cosa ne pensi?" chiese cauta. 
Era palese che fosse al limite ma glielo aveva promesso.
"Ecco, che sia un po' inutile. Insomma a cosa servono quei cosi quando puoi usare un incantesimo?"
Lily trattenne il fiato e chiuse gli occhi.
Perché le faceva questo?
Petunia si portò la mano alla bocca sbalordita e Vernon non sembrava aver capito molto bene, perché continuò.
"I nostri trapani sono di ottima qualità. Usiamo solo materiali controllati e di prima categoria. Presto te ne accorgerai anche tu, Lily. Se non sbaglio te ne ho regalato uno per Natale, no?"
Lily cercò di riprendersi lanciando un'occhiataccia a James.
"Si. Si. Non sbagli. Spero di utilizzarlo presto. In effetti dovrei appendere un quadro di una mia amica. Glielo porterò a far vedere. Sono sicura che poi ne vorrà certamente uno!"
Anche perché lo potrebbe usare come arma contro Franck, se mai dovesse tradirla, continuò nella sua testa cercando di trattenere una risatina.
"Vedrai che sarà ottimo. Il tuo poi è particolarmente potente. L'ho scelto io."
James rise.
"Potente?" chiese.
Lily cercò di fulminarlo.
Doveva controllarsi. 
Resistere ancora un po'.
Vernon lo guardò sprezzante.
"Certo. Molto potente. Riesce persino a penetrare le pietre."
Lily pregò con tutto il cuore che non si accorgesse della battuta che gli era stata offerta in un piatto d'argento.
"E che cosa altro penetri, Vernon, oltre ai muri?"
Lily si lasciò sfuggire un gemito e Vernon si gonfiò di rabbia mentre Petunia impallidiva.
"James... James. Mi... Mi accompagneresti in bagno, per cortesia?" pigolò la rossa.
Lui la ignorò e si sporse verso Vernon, ansioso della sua risposta.
"I nostri trapani sono molto potenti, James Potter." sibilò ancora rosso.
James si lasciò cadere sulla sedia.
"Immagino."
"Non puoi immaginarlo. Potresti comprarlo."
"No. Non credo mi serva." ribatté acido.
"James..." lo avvisò Lily.
Perché?
Perché faceva così.
"A chi non serve un trapano, in casa?" chiese ingenuo il tricheco.
"A un mago, per esempio."
Petunia divenne quasi trasparente mentre Vernon si zittì.
"Lilian. Lilian trovo che sia proprio indecoroso parlare di queste cose, qui."
"Certo. Certo Petunia. Sono sicura che James mi accompagnerà con piacere in bagno." disse Lily, arrabbiata, alzandosi e avviandosi al bagno.
James la seguì di malavoglia.
Quando entrò Lily era furiosa.
"Ti avevo chiesto per favore di controllarti! Questo non è controllarsi!" gli urlò cercando comunque di moderare la voce.
"Ti stava prendendo in giro!! Si vedeva lontano un chilometro!"
Lily strinse i pugni.
"Non me ne importa! Voglio solo cercare di fare pace con mia sorella! Possibile che tu non lo capisca?!"
"No. Infatti. Non lo capisco."
"James! Ti scongiuro! Mi devi aiutare!"
"Ti stai mettendo solo in ridicolo. E quello è proprio scemo. Sirius avrebbe trovato un milione di battute peggio della mia, con la penetrazione."
Lily arrossì di rabbia e imbarazzo.
"Smettila. Non sono qui per giocare. E Vernon non è Sirius."
"Ma va? Non me ne ero accorto."
Lei sospirò.
"Per favore James. Solo un'ora. Poi a casa puoi fare quel che vuoi."
Lui si avvicinò e la circondò con le braccia.
"Quello che voglio?"
"Si. Quello che vuoi."
"E se volessi farlo adesso?" chiese giocando con i suoi capelli.
Lily si allontanò da lui.
"James! Il rapporto con mia sorella dipende da questa cena!"
"E il rapporto col tuo fidanzato?"
Lily si mise le mani in faccia e la scosse.
"Non potresti scegliere un altro momento per fare il ragazzo geloso?"
"È sempre bene essere gelosi."
Lei lanciò gli occhi al cielo e tornò al tavolo.
James la raggiunse poco dopo.
I piatti erano stati sparecchiati e i due fidanzati parlavano tra loro.
Lily si sedette senza neanche cercare una buona scusa da rifilare.
Vernon aprì la bocca.
La richiuse.
Poi la aprì di nuovo.
"Cosa, farete, dopo aver finito la scuola?" chiese alla fine un pò titubante.
Lily sorrise.
"Credo che mi cercherò un lavoro al Ministero." 
Non gli avrebbe mai detto che sarebbe andata a combattere contro uno psicopatico con manie di sangue. Tanto valeva mentire bene, se doveva mentire.
"Avete un Ministero?" sussurrò incredulo Vernon.
"Sì. È più o meno come quello del mondo... Normale." spiegò rapida Lily.
Petunia aprì la bocca forse per la terza, quarta, volta durante la cena.
"E tu, James. Cosa farai?"
Lui la guardò con aria sufficiente.
"Auror."
I tentativi di Lily di progetti tranquilli andarono in fumo.
"E che cos'è esattamente?"
La rossa si intromise precipitosamente.
"Un speciale carica nel Ministero." 
Alla fine, non era neanche troppo sbagliato.
"Una specie di soldato." disse invece James.
Se avesse potuto Lily si sarebbe messa le mani nei capelli.
"Soldato?" chiese stupito Vernon.
"Per protezione." cercò di rimediare Lily ma quasi subito James continuò.
"Combatterò. Per difendere il mondo magico."
Petunia fece una risatina stridula.
"È chi dovresti combattere? Fantasmi? Folletti? Elfi?"
"James." lo riprese Lily furiosa, sibilando come un serpente paricolosamente velenoso.
Mentalmente, gli disse, non una parola su Voldemort.
Lui sbuffò.
"Esattamente quelli. Sono molto pericolosi per la società." disse seccato.
Lily colse l'occasione per cambiare discorso.
"Petunia! Mamma ha detto che hai intenzione di andare a lavorare con 
Vernon! Che cosa carina!" disse forse con troppa enfasi.
Il tricheco fece passare il braccio sulla spalla della fidanzata.
"Si sarà un ottima assistente."
"Grazie, caro." civettò Petunia, sbattendo le ciglia truccate.
"Avete intenzione di sposarvi?" chiese brusco James.
Petunia sobbalzò mentre Vernon impallidiva.
"Non... non ci abbiamo... ancora pensato." balbettò Petunia.
Lily cercò di rimediare.
"Credo sia una cosa bellissima il matrimonio. Il traguardo di una vita e la partenza per un'altra. Quella della famiglia."
I due si rilassarono leggermente.
"Certo, Lilian. Ma bisogna saperla mantenere una famiglia. E bisogna essere sicuri di quello che si fa." disse Petunia gelida.
"Sono sicura che sareste degli ottimi genitori. Non fareste mancare niente a vostro figlio." disse educata Lily.
"Non basta una bella macchina per dire questo, Lily." disse James, sempre più annoiato.
"Non ... ho detto questo." ribatté confusa Lily.
Vernon divenne rosso.
"Cosa vuoi dire?"
"Che avere una bella macchina non fa di una persona un buon genitore."
"La mia macchina è bellissima." disse Vernon.
Lily ebbe solo il tempo di rendersi conto del pericolo che James aveva già parlato.
"Infatti potresti essere un padre pessimo."
Petunia e Lily trattennero il fiato.
Lily sentiva la delusione schiacciarle il cuore.
"È questo che vuoi dire? Che siccome tu non hai una macchina, saresti un ottimo padre mentre io no? Se sei un poveraccio geloso di me, potevi dirlo subito."
James spalancò la bocca.
"Cosa hai detto?"
Silenzio.
"Io sono più ricco di te, la tua mammina e il tuo papino messi insieme. Era solo un'osservazione. I buoni genitori posso essere anche delle persone modeste!"
"Ti stai offendendo da solo, ragazzo. Forse stai dicendo che pure te saresti un pessimo padre?"
Lily si chiese disperata da dove fosse venuta fuori quella discussione assurda.
"No! Io ... Io amerei mio figlio più di me! Venderei l'anima al diavolo per farlo crescere felice!"
"Allora perché hai detto che io non sarei un buon padre, ibrido?"
Lily si portò una mano alla bocca.
"Ibrido? Ibrido?! Tu! Sei solo un tricheco travestito da Babbano, che pensa solo ai soldi!"
Lily gemette.
"Come osi?!" trillò Petunia, stringendosi al braccio del fidanzato.
 "Siete solo degli illusi. Pensavo che dopo tutto questo tempo te ne fossi accorta, Lilian. Evidentemente mi sbagliavo."
La rossa abbassò il capo, forse per nascondere le lacrime che si stavano accumulando negli occhi.
"Stai zitta, ragazzina. La gelosia ti ha reso talmente cieca da non accorgerti che tua sorella è la persona più giusta del mondo. Che non farebbe mai male a nessuno e che sarebbe disposta a tutto per la sua famiglia."
"Ah sì? E come? Abbandonandoci rinchiudendosi in quella scuola di pazzi?!"
James si alzò di scatto seguito da Vernon.
"Giusto. Anche tu sei rinchiuso là dentro..." ghignò Vernon.
"È una scuola. Non una prigione, o un manicomio. Solo una scuola!"
"Siete pericolosi. Dovrebbero tenervi lì tutta la vita." sibilò Vernon.
Lily scosse la testa.
James rise sprezzante.
"Sì. Sarete dei pessimi genitori. Non riuscite nemmeno a vedere quel che avete davanti. A cercare di capire. Siete completamente ottusi e ciechi. Il mondo magico è in guerra e voi neanche ve ne accorgete. Lily era qui per perdonare e neanche lo avete capito. Non siamo noi i mostri. Ma voi."
Scese il silenzio.
Petunia si alzò e prese Vernon per il braccio.
"Andiamocene." disse con aria schifata.
I due uscirono, mentre James si risedeva e una lacrima scendeva dal volto pallido di Lily.



"Annabeth!"
La ragazza si riscosse.
"Stavo... Stavo riposando...gli occhi." disse con uno sbadiglio.
La Sala Comune era praticamente vuota e lei si era messa vicino al fuoco a leggere. Ma evidentemente si era addormentata.
Sirius le porse una mano e la fece alzare.
La tirò appena che le cadde tra le braccia.
La tenne stretta a se'.
Mandando in un posto non tanto carino la prudenza, la baciò sul collo.
"Sirius. No. Non qui."
"Non c'è nessuno..."
Lei deglutì faticosamente mentre riprendeva a baciarla.
"Potrebbe entrare qualcuno." constatò lei, spingendo flebilmente le mani sul suo petto per allontanarsi quel poco per riacquistare la sanità mentale.
Sirius portò la bocca al suo orecchio.
"La stanza dei Malandrini è vuota."
Lei emise un suono che poteva essere inteso come un si o come un no.
Evidentemente il ragazzo lo prese per un sì, perché l'afferrò per il polso e la trascinò su per i gradini.
La spinse dentro e poi chiuse la porta.
Dentro era completamente buio.
Annabeth si appiattì al muro.
Sentiva il suo respiro e quello di Sirius, leggermente affaticati.
"Ah, è così? Vuoi giocare a nascondino?" domandò Sirius in un sussurro.
Annabeth sorrise nel buio.
Lentamente, e cercando di non inciampare in niente, si mosse nella stanza, cercando di allontanarsi dal respiro di Sirius.
Erano ormai passati forse dieci minuti quando si accorse di non sentire più niente.
Silenzio.
E il suo fiatone.
Non fece in tempo ad allarmarsi che un paio di mani la afferrarono per la vita e la spinsero indietro.
Andò a sbattere con la schiena su qualcosa di duro.
Forse il letto di qualcuno.
Per la botta si lasciò sfuggire un lamento.
Sentì la voce di Sirius a pochi millimetri dal suo orecchio.
"Scusa." le disse, secondo lei, con voce troppo roca.
Cercò di regolarizzare il respiro ma non ce la faceva.
Sirius cercò la sua bocca ma lei si scansò.
Era ancora abbastanza lucida per giocare con lui, che, lo sentiva, stava per perdere il controllo.
E non ne aveva paura.
"Fai la difficile, oggi?" chiese lui divertito.
Lei avvicinò le loro labbra senza tuttavia farle toccare.
"Sì." sibilò.
Poi il suo cervello si azzerò.
Lui le afferrò la testa e la baciò con foga.
Lei rispose con altrettanta forza.
Le dita di Annabeth poi esaminarono il petto di Sirius, cercando il primo bottone della camicia.
Cominciò a sbottonarla mentre lui la avvicinava di più al suo corpo e le alzava la maglietta.
Aveva le mani calde sulla sua schiena.
Lei si lasciò sfilare l'indumento e scalciò in un angolo le scarpette nere della divisa.
Le mani di lei cercarono il viso di Sirius mentre il ragazzo apriva la cerniera della sua gonna, facendola cadere ai suoi piedi.
Annabeth ringraziò il cielo che non si fosse fermato per chiederle il permesso perché molto probabilmente ci avrebbe ripensato.
Sirius si mosse, portandola con se, fino a che non la fece adagiare sul materasso freddo.
Le sfuggì un gemito.
Gli tolse finalmente la camicia.
"Aspetta." ansimò Sirius.
Le fece inarcare la schiena e le tolse l'elastico che le legava i capelli, lasciandoli sciolti sul petto di Annabeth e sul materasso.
"Perché?" chiese sentendo la sua voce lontana.
"Perché così, in biancheria intima e coi capelli sciolti sei terribilmente ..."
"Non essere volgare." lo interruppe divertita.
"... Irresistibile." si corresse lui, sorridendo sulle sue labbra.
Lo baciò piano.
"Così va meglio." 
Annabeth chiuse gli occhi e si abbandonò a lui.



"Ebbene, Nagini. È deciso. Presto, molto presto entreremo a Hogwarts. Sei contenta?" sibilò l'Oscuro Signore al serpente che strisciava ai suoi piedi.
"Oh, sì. Avrò la mia rivincita su Silente. Illuso. Pensa di riuscire a fermarmi."
Rise piano.
"Non riuscirà neanche a proteggere tutti i suoi studenti..."
La mano bianchissima si strinse forte al bracciolo.
"Ma l'Ordine! Dove si nascondono quei traditori?" sibilò con rabbia.
Forse il serpente disse qualcosa ma lui non se ne curò.
"Devo scoprirlo, Nagini. E poi il mio potere sarà completo. La scuola entro il mese prossimo sarà nelle mie mani. E i maghi dovranno arrendersi. Tutti. E finalmente capiranno che io solo, sono chi può guidarli."



Angolo dell'Autrice:
Ed eccomi ancora qui!
Viva, sopravvissuta alla prima lezione del corso di recupero di francese!
Merito un applauso.
*Frinio di cicale.*
Ok.
Dicevamo.
Non mi ammazzate.
Mi sono impegnata tantisimo in questo capitolo.
La cena alla fine è stata meno difficile di quanto pensassi.
E per Annabeth e Sirius... bhè.
La sapete come la penso.
*Arrossisce*
Quando devo scrivere così mi sembra di violare la loro privacy.
Ho fatto uno sforzo enorme.
Spero di essere riuscita a non trasmettervi la rigidità e l'imbarazzo di quando l'ho scritta.
Ringrazio come sempre chi legge e in particolare le 11 recensioni.
Perdonatemi se non vi elenco tutto, oggi.
Sono piuttosto di fretta.
Diritto mi aspetta con un milione di pagine da studiare. -.-''
Ancora grazie, spero vi rendiate conto di quanto siate importanti per me e lo sviluppo della storia.
Un bacio a tutti,
Alice


P.s. Nel caso ci fosse quanche amante della saga di Hunger Games (E pretendo che ce ne siano tantissimi) di Suzanne Collins, ho scritto una One-shot con protagonista Annie Cresta, intitolata 
Rosso Sangue
Se non ce ne sono, *voce esigente*, correte subito a leggere i romanzi. Subito!
Ancora grazie. 
Ancora Alice


 

   
 
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