III.
Quanto
era stata stupida! Quanto! Aveva cominciato a confidare nella buona
fede di
Malfoy e guarda te! Quello non sarebbe mai cambiato, era stato stupido
prestare
attenzione alle parole della lettera di Andromeda Tonks!
“Mia
carissima Hermione,” scriveva,
dopo averla informata
della salute del piccolo Ted “da
ultimo
ho da chiederti un favore. Come tu ben sai, io e Narcissa Malfoy siamo
sorelle
e quindi Draco viene ad essere mio nipote. Purtroppo la mia cara
sorella è
preoccupata per suo figlio: teme, infatti, che questo clima di odio e
diffidenza contro la famiglia Malfoy lo stia isolando e teme che Draco
non sia
in grado di riuscire ad inserirsi in questo nuovo mondo le cui regole
non sono
più dettate da pochi ma potenti Purosangue. Ti supplico,
quindi, di aiutare mio
nipote: ho saputo da mia sorella che lo aiuti nello studio e, forse
chiedo
troppo, ma mi piacerebbe che gli divenissi amica, o comunque che
diventassi una
persona su cui Draco possa contare. Forse, dopo la storia di Bellatrix,
è una
richiesta esagerata da parte mia, ma se ci riuscissi te ne sarei
estremamente
grata.”
Aveva
iniziato a vedere Draco Malfoy in modo diverso: non meno odioso o
vanitoso,
quello no, era il carattere del ragazzo e dubitava che
l’avrebbe mai cambiato.
No, ella vedeva in Draco una vittima di insegnamenti sbagliati e di un
gioco di
ambizioni e pregiudizi che l’avevano portato sul baratro.
Del
resto, se ad un bambino veniva insegnato a delinquere fin da piccino,
egli non
sarebbe poi diventato, con molte probabilità, un ladro? E
quindi cosa c’era di
così differente nel caso di Draco Malfoy?
Non
bisognava forse perdonare gli errori altrui?
E
quanto si era illusa: il furetto amava vivere nei suoi errori, anzi, ci
sguazzava dentro!
Non
si era accorta che Draco l’aveva seguita fuori della
biblioteca.
-Hey
Granger…- disse, non sapendo bene come continuare. Aveva
appena detto una
cavolata, o almeno così l’avrebbe pensata sua
madre. Suo padre gli avrebbe
detto che aveva fatto bene. A chi dei due dare retta?!
Hermione
si voltò, fucilandolo con lo sguardo. –Va al
diavolo e rimanici, Malfoy! Cosa
vuoi da questa schifosa Mezzosangue, eh?!- ringhiò
–Anzi! Sai cosa?! Ti ricordo
che il bel tatuaggio che hai sul
braccio te l’ha fatto un altro Mezzosangue!
Cos’hai da dire ora, Malfoy?!
Tutti
si erano voltati a guardarli, straniti dalla reazione di Hermione e dal
silenzio vagamente colpevole di Draco. Poi la ragazza si era voltata ed
era
corsa verso il suo dormitorio, mentre la gente si scansava per evitare
di
essere travolta da quella tempesta tropicale; il ragazzo, invece, era
tornato
in biblioteca.
Si
era chiusa nel suo dormitorio, furibonda e s’era sdraiata sul
letto, fissando
imbronciata le tende. Non ce l’aveva con Malfoy, che alla fin
fine era un
cretino patentato e non ne aveva mai fatto mistero: era furibonda con
sé
stessa! In un certo senso era fiduciosa in un cambiamento di quel
maledetto
furetto. Ci aveva quasi sperato, anche se non sapeva bene il
perché.
Ma
stava parlando di Malfoy, non di Zabini, che era decisamente
più intelligente e
sveglio: capita la mal parata della filosofia Purosangue,
s’era dato una mossa
a correggersi, mentre Malfoy era irrecuperabile.
Si
girò a pancia in sotto, sbuffando: quando avrebbe dato, in
quel momento, per
avere il suo walkman e le sue cassette. Cyndi Lauper e i Queen
sarebbero stati
la sua salvezza, ma visto che gli apparecchi elettronici ad Hogwards
non
funzionavano, si limitò a fischiettare Radio
Ga Ga.
-Uh,
uh, questa è la tua canzone delle giornate no, Herm.- disse
Ginny, entrando. La
salutò con la mano, continuando a canticchiare, stonando
qualche nota. Freddie
Mercury di certo si stava rivoltando nella tomba a causa di
quell’interpretazione
penosa.
-
So don't become some background noise; a
backdrop for the girls and boys who just don't know or just don't care
and just
complain when you're not there, you had your time you had the power
,you've yet
to have your finest hour...
-Hermione,
ho saputo della scenata con Malfoy.- disse la rossa Weasley, sedendosi
sul
bordo del suo letto. –Ne vuoi parlare? Non ti ho mai vista
tanto giù da dopo
Ron.
-Parlare
di cosa Gin?- chiese Hermione, facendo spallucce.
-Ma’…
del fatto che non canti Radio Ga Ga
da quando mio fratello ha chiuso con te e del fatto che non
è da te far scenate
del genere, soprattutto a causa di Malfoy. Che è successo?
-Ma’,
nulla. Mi ha solo chiamata sporca Mezzosangue e a me è
andato il sangue alla
testa.- disse con falsa noncuranza.
-Non
me la dai a bere. Insomma, non è la prima volta che Malfoy
ti chiama così, però
la scenata che hai fatto…
-Ginny,
ascolta. Ho semplicemente pensato e sperato che Malfoy fosse cambiato,
almeno
quel tanto che bastava a riconoscere i suoi errori. Mi sono sbagliata e
mi sono
scottata. Ce l’ho con me stessa per essere stata tanto
sciocca, punto.
Ginny
si era alzata dal letto dell’amica, dando le spalle ad
Hermione e
specchiandosi. La giovane brunetta riusciva a vederne il volto riflesso
allo
specchio, contratto in un’espressione alla Molly.
–Sinceramente Herm, spero che
tu riesca a rimettere in ordine i tuoi pensieri, perché temo
che tu abbia una
gran confusione in quella testolina… comunque è
quasi ora di cena, vieni? O
vuoi fare lo sciopero della fame per quel furetto?- le chiese,
ammiccando.
-Naaa,
ma che furetto? È una donnola… oppure un
toporagno, di faccia ci assomiglia
parecchio.- commentò la ragazza, facendo ridere la giovane
Weasley -Comunque
non ho molta fame… mi sa che studierò ancora un
po’ e poi andrò a dormire, sono
davvero stanca.
-Tutto
quello studio ti sta facendo male Hermione, davvero.- disse Ginny,
scrollando
il capo e, datole un bacio sulla guancia, corse fuori.
Hermione
fece quanto detto: si sistemò per la notte, infilandosi il
pigiama e
rinunciando a spazzolare quei capelli impossibili (forse raparli a zero
sarebbe
stata la soluzione più pratica), afferrò il libro
di Incantesimi e prese a
ripassare. Ci rinunciò poco dopo; la mente vagava per altri
pensieri e non riusciva
a concentrarsi.
Che
avrebbe fatto dopo Hogwards? Da bambina, prima di scoprire che tutte le
stranezze che accadevano attorno a lei era frutto della magia, voleva
fare la
veterinaria. Le piacevano i gattini e aveva strepitato per anni per
averne uno:
si era dovuta arrendere davanti all’allergia di suo padre.
Ora,
invece, non ne aveva idea, e sì che ai MAGO
mancava davvero poco: era quasi Natale e pochi mesi la
separavano dagli
esami finali. A quel punto avrebbe dovuto scegliere e non ci sarebbero
state
altre proroghe. Quanto avrebbe desiderato essere la ragazza sicura che
tutti
credevano! Ed invece, dietro alla sua saccenteria si nascondeva una
ragazzina
insicura e timida, che non riusciva ad inserirsi nel mondo in cui
viveva e che
aveva fatto delle studio e delle regole il suo stile di vita.
Avrebbe
potuto seguire Harry e Ron, intraprendendo la carriera di Auror, anche
se non
era molto attirata da tale carriera. L’anno di macchia le era
stato
sufficiente, non voleva più avere a che fare con maghi
oscuri e folli armati di
bacchetta.
Qualcosa
inerente ai diritti delle Creature Magiche? Eppure il C.R.E.P.A. non
aveva
avuto successo, non solo perché ostracizzato dai maghi, ma
perché rifiutato
dagli stessi elfi domestici! Forse aveva semplicemente sbagliato
impostazione…
presentarsi come una novella Che Guevara non era stata la mossa giusta,
forse
doveva andarci più soft.
Oppure
avrebbe potuto provare come Guaritrice… dopo tutto, sempre
di aiutare qualcuno
si trattava. Aiutare degli esseri umani, guarire i loro corpi oppure le
loro
menti, come avevano provato a fare per anni coi signori Paciock.
Chissà… eppure
era un’idea accattivante.
Venne
distratta dai suoi pensieri dalle sue compagne di stanza, che entrarono
chiacchierando: Hermione poggiò il libro sul comodino,
infilandosi sotto le
coperte e sprofondando in un sonno profondo, dove non esisteva
né il futuro e i
dubbi, né Draco Malfoy e le sue cattiverie.
-Herm?
Hermione, svegliati.
La
ragazza aprì un occhio, adocchiando la capigliatura
fiammante e inconfondibile
di Ginny. Bofonchiò qualcosa.
-Hermione,
dovresti… be’, alzarti e venire
giù…
-Ginny,
lasciami dormire, ho sonno.- borbottò Hermione, coprendosi
la testa. Sentì una
pressione alle lenzuola, poi si ritrovò scoperta.
-Hermione
Jane Granger, alzati subito e vieni giù subito!
C’è una cosa che…- lasciò in
sospeso Ginny, ridacchiando.
La
bruna si stropicciò gli occhi, alzandosi e seguendo
l’amica già, fino alla sala
comune e poi per il buco del ritratto, continuando ad insistere per
sapere che
stesse succedendo. Ginny non le rispondeva.
Appena
il dipinto della Signora Grassa si spostò, Hermione si
stupì non poco di
trovarsi faccia a faccia con Draco Malfoy.
-Ma
che diamine ci fai qua, Malfoy?!- chiese, sgranando gli occhi. Il
biondo non
rispose, porgendole qualcosa. Un libricino tutto sgualcito.
-I
miei appunti di Pozioni! Grazie!- disse la ragazza, prendendo il
blocchetto
come se fosse stato fatto d’oro. Alcuni Grifondoro che si
erano attardati dopo
cena e avevano deciso di raggiungere il dormitorio proprio in quel
momento, li
fissavano con tanto d’occhi, tanto era insolita quella scena.
Draco
fece spallucce e si voltò per andarsene. –Ci
vediamo domani, Granger. Vedi di
non arrivare in ritardo.- le disse, prima di andarsene via.
–Ah. Pigiama orribile.
Hermione
rimase ferma, col quadernetto stretto al petto come fosse stato un
figlio
perduto e poi ritrovato, sulle labbra un leggero sorriso divertito.
Malfoy era
sempre Malfoy: odioso. Ma forse
anche
un po’ gentile.
Nemmeno
Draco sapeva da dove gli fosse uscita tutta quella bontà:
insomma, quella era
la Granger! L’amichetta del cuore di San Potter! La
Mezzosangue più saccente
e odiosa della storia di Hogwards
(e, probabilmente, dell’intera
umanità)! La stessa ragazza che gli aveva tirato un pugno
durante il terzo
anno… be’, forse quello se l’era
meritato, era stata una battuta infelice e
sapeva di averne dette di migliori.
Già.
Quella era la Granger.
“Per
favore Draco, ragiona dai!” era stata
l’uscita esasperata di
Blaise, quando l’aveva visto entrare nel dormitorio, con
un’espressione
infuriata sul viso. Ovviamente il Serpeverde era già a
conoscenza di tutto e
aspettava l’amico comodamente seduto sul letto di Malfoy. Il
biondo aveva
alzato un sopracciglio, vedendolo.
“Zabini,
giù dal mio letto.
Subito.”
“Eddai
Draco, piantala. So tutto,
certo che per aver fatto incavolare così la Granger devi
averne sparata una
grossa… anzi, stratosferica!”
Draco
aveva sospirato, seccato dall’impertinenza del compagno di
scuola. “Niente di che, la
Mezzosangue faceva la spavalda
e le ho ricordato che è solo una Sanguesporco.”
“Bravo
scemo. Dai, è l’unica
persona che non ti sputa addosso appena ti vede e la tratti
così?! E non
guardarmi male, sai che è vero! La Granger, nonostante la
sua faccia tosta, non
ti ha mai fatto pesare le idee della tua famiglia, ti tratta come
tratterebbe
chiunque altro. Mi pare quantomeno stupido trattarla così.
Riflettici.
Comunque, io vado a cena. Vieni?”
aveva concluso Blaise, alzandosi e stiracchiandosi. Draco aveva
scrollato il
capo, sdraiandosi sul letto. Appena fu sicuro di essere rimasto solo,
aveva
aperto la borsa, estraendone un quadernetto dall’aria
consunta. L’aveva aperto,
osservando i minuti ghirigori.
Ma
quanto riusciva ad essere pignola la Granger?! Tutta quella cura per
degli
appunti che, da quanto aveva capito lavorando con lei
nell’ultimo mese, in
realtà non le servivano… che perdita di tempo.
Eppure
la ragazza sembrava tenerci molto: ogni parola era scritta con cura,
nessuna
pagina era sgualcita, anche se gli angoli dei fogli erano un
po’ rovinati per
le tante consultazioni.
Un
po’ le ricordava sua madre, quando gli sistemava ogni singola
ciocca di capelli
e gli lisciava ogni piega dell’abito. Lo faceva sempre con
grande tenerezza e
vedeva in quegl’occhi chiari tanto orgoglio.
Era
rimasto a leggucchiare il quaderno ancora un po’, notando che
la Granger non vi
aveva scritto nulla all’infuori degli appunti: niente
disegnini, escludendo
qualche scarabocchio raffigurante ingredienti di qualche pozione, o il
nome
dell’innamorato (grazie al cielo, non avrebbe sopportato di
trovarsi davanti il
nome di Lenticchia), nessuna data importante, nessun pensiero che le
aveva
attraversato la mente per un istante.
Ma
dalla Granger non si aspettava nulla di diverso, oltre alla sua grande
serietà
e competenza. Quello, bisognava riconoscerglielo: meglio mille volte la
Mezzosangue che Pansy e Millicent.
Ci
aveva messo un po’ a decidersi, ma alla fine si era alzato
dal letto.
“Hey
Draco, dove vai?” gli aveva
chiesto Blaise.
“A
restituire questo alla Mezzosangue.
Quella sarebbe capace di buttarsi in pasto alla piovra, se si
accorgesse di
averlo perso… e le mie povere orecchie non sopporterebbero
gli elogi funebri
della McGranitt e dei Grifondoro.”
Non
aveva atteso la risposta di Zabini, uscendo dai sotterranei di
Serpeverde e
percorrendo i corridoi della scuola, fino al ritratto della Signora
Grassa,
che, ovviamente, l’aveva riconosciuto ed aveva iniziato a
polemizzare,
ricordandogli che lui non poteva entrare nei dormitori di Grifondoro.
L’intervento
della Piattola Weasley, la fidanzatina dello Sfregiato, era stato
provvidenziale.
“Hey
Weasley!” l’aveva
fermata. Si era
guadagnato l’occhiata gelida di Ginny e non poteva
biasimarla… del resto sua
zia Bellatrix aveva provato ad accorciarle la vita. “Chiamami
la Granger.”
“Che
vuoi da lei?” gli aveva
chiesto la rossa,
sospettosa.
“Ucciderla.
Secondo te?” le aveva
risposto, mostrandole
il quadernetto di Hermione. Ginny aveva alzato un sopracciglio,
dubbiosa.
Malfoy che voleva parlare con la sua amica dopo il litigio del
pomeriggio?
Soprattutto, il nobile Purosangue
che
si abbassava a riportarle il quadernetto degli appunti?
Che aveva bevuto Malfoy? Tre galloni di
Wishkey Incendiario?
“Aspetta,
te la chiamo… mi
raccomando, furetto, tieniti la lingua in bocca.” lo aveva
ammonito, entrando nel
buco del ritratto e lasciandolo in attesa. Attesa durata anche una
decina di
minuti, durante i quali alcuni Grifondoro gli erano sfilati davanti,
guardandolo tra lo stupito e l’astioso.
Alla
fine la Granger si era degnata di mostrarsi: i capelli tutti
scompigliati,
crespi e sparati, gli occhi cisposi di sonno, le guance arrossate e un
orrido
pigiama babbano indosso. Quasi gli venne da ridere, ricordando le
fantasiose
descrizioni della Mezzosangue che aveva sentito per i corridoi.
La
ragazza lo aveva praticamente aggredito, diffidente e scontrosa ed
aveva
provato un gran fastidio. Non per la reazione della Granger, quanto per
la
consapevolezza di essersela andata a cercare: era stato lui ad
insultarla senza
motivo, nonostante la disponibilità della Grinfodoro ad
ascoltarlo e
comprenderlo, se non proprio a perdonarlo.
Appena
le aveva porto, in silenzio, il quadernetto, gli occhi scuri della
Granger si
erano illuminati e aveva preso l’oggetto che le porgeva con
molta delicatezza,
riservandogli un sorrisetto riconoscente. Tutti li guardavano, quindi
decise di
tagliare corto: aveva una reputazione
da Purosangue da difendere.
Fosse
mai che qualcuno iniziasse a dire che l’erede dei Malfoy e
dei Black
fraternizzasse con un essere inferiore!
–Ci
vediamo domani, Granger. Vedi di non arrivare in ritardo.- le disse,con
molta
nonchalance, dandole le spalle e passandosi una mano tra i capelli
biondo
chiaro. –Ah. Pigiama orribile.-
commentò, prima di lasciarla lì. Bene. Aveva
risolto tutto e aveva mantenuto
integra la sua reputazione… la Granger l’avrebbe
fatto impazzire, altro che i
MAGO!
Note
Radio Ga Ga è una canzone dei Queen.
Bentornati!
Non avete la minima idea di quanto sia contenta del successo di questa storia... sinceramente non mi aspettavo nemmeno una visita XD Ed invece... be', che dire, se non grazie?
Continuando a sperare che sia rimasta IC, vi saluto e vi auguro un buon finesettimana =)