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Autore: _Kiria_    16/04/2004    2 recensioni
Hollywood è il sogno di tutte le persone che intraprendono la carriera di attore. come se la caverà Noemi alla sua prima esperienza?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

 

Arrivai a Los Angeles alle prime luci dell’alba. In aereo avevo viaggiato per parecchie ore, considerando da dove ero partito: l’Australia.

Anche se ero stanco morto ero molto felice di essere di nuovo in America.

Dopo quasi un anno avrei rivisto Noemi, la mia migliore amica. Io e quel diavoletto c’eravamo conosciuti in Sardegna quattro anni prima, regione dove lei è nata dalla bellezza inspiegabile.

Il nostro incontro fu al quanto movimentato: ero in spiaggia, sdraiato su una comoda sdraio a prendere il sole di luglio. Lei stava passeggiando distrattamente , sorseggiando la sua granita alla menta e ascoltando musica dal suo lettore cd attaccato al pareo bianco legato alla vita.

Io ho il terribile vizio di allungare le gambe, lei non vide i miei piedi e ci inciampò cadendo, versandomi la gelida granita addosso, anche in posti dove non doveva entrare.

Scattai in piedi togliendomi i pezzettini di ghiaccio con le mani. Lei non sapeva come scusarsi, si tolse il pareo e mi asciugò il petto e il viso nervosamente. Aveva un espressione così dolce che non potei fare a meno di sorridere. La rassicurai, dicendole che non era affatto colpa sua e che ero io quello che doveva scusarsi con le per averla fatta cadere.

Dal quel giorno cominciammo a frequentarci. Inizialmente ci vedevamo solo in spiaggia, poi cominciarono le prime uscite serali, lo scambio del numero di telefono e le lettere.

Fu lei ad incoraggiarmi a partecipare ai provini de “Il Signore degli Anelli”. Le avevo raccontato più volte della mia grande passione per il cinema e la recitazione e altrettante lei mi aveva spronato per farmi partecipare alle selezioni.

Quando ottenni la parte di Merry fu la prima a saperlo. La invitai a cena e la obbligai a venirmi a trovare ogni tanto in Nuova Zelanda, cosa che però non avvenne per i numerosi impegni che anche lei aveva.

Ogni sera ci sentivamo al telefono e le raccontavo dettagliatamente tutto quello che succedeva dentro e fuori dal set, dalle sfuriate di PJ per le mie trovate stravaganti e per i dispetti che facevo un po’ a tutti e delle gare a chi bevevo più rum in mezz’ora.

Lei non era molto d’accordo sul fatto che mi ubriacassi, ma allora stesso tempo ci rideva sopra pensando a tutte le stupidate che potevo sparare in quello stato pietoso.

“Siamo arrivati, signor Monaghan” mi disse il taxista fermandosi davanti alla lussuosa villa.

“Grazie e tenga pure il resto” gli dissi tendendogli 50 $.

Scesi e mi incamminai alla porta della villa. Guardai l’orologio e solo allora capii che erano appena le 7:30 del mattino e per di più era domenica.

Noemi mi aveva parlato di questo film a sprazzi: mi aveva raccontato del provino, della parte per cui doveva essere selezionata e , dopo un mese, che era stata presa. Era entusiasta e non stava più nella pelle. Io ero felice per lei, almeno così ci potevamo vedere un po’ più spesso alle feste mondane, anche se lei non ambiva a quello ma a rendere reale il suo sogno del cassetto: diventare una grande attrice.

In più avrei rivisto quel pazzo scatenato di Orlando. Da quello che mi aveva detto Noemi, era scontroso, un pavone altezzoso, un grande scassa palle.

Io le avevo detto che non era possibile, che quello non poteva essere Orlando e di informarsi bene se fosse realmente lui, ma ottenni una sfuriata allucinante che per poco non mi ruppe un timpano.

E questo era anche il secondo motivo della mia visita a Noemi: vedere che passava per la testa al lunatico elfo.

Entrai, avvicinando a passo deciso alla reception “Buongiorno! Sa dirmi dove alloggia la signorina Noemi Milano?” chiesi in tono formale, che non mi si addiceva per niente.

“La signorina Milano alloggia nella camera numero venti. E’ un po’ presto ma avviserò la signorina del suo arrivo, signor….” Mi rispose esitando sul nome. Alzai un sopraciglio infastidito dal fatto che non mi avesse riconosciuto “Monaghan, sono Dominic Monaghan. So che è un po’ presto, ma conosco la mia amica e so che a quest’ora è già in piedi. Non l’avvisi, voglio farle una sorpresa” calcai il mio nome sorridendo beffardo.

L’uomo mi squadrò un attimo e tossii lievemente “Come desidera, signor Monaghan” e riprese a sfogliare la rivista sportiva che teneva aperta sulla sedia accanto.

Per la fretta non avevo chiesto a che piano si trovasse la stanza ma, per fortuna, attaccati al muro vi erano 2 targhette: una con scritto il numero del piano e la seconda con le stanze che vi si trovavano.

La stanza di Noemi era al secondo piano nel bel mezzo del corridoio.Mi sistemai alla meglio i capelli e il pizzetto e bussai più volte alla porta, ma non ebbi alcuna risposta. Abbassai la maniglia e notai che la porta non era chiusa a chiave. Sapevo bene che Noemi non la chiudeva mai di giorno, ma di notte lo faceva sempre.

Entrai piano. La casa era avvolta nella semi oscurità se non per uno spiraglio di luce che penetrava dalla tenda leggermente aperta.

Mi sentivo un po’ disorientato, non ero abituato a tutto quel silenzio, non quando si è a casa di Noemi. Ricordo benissimo tutte le volte che andavo a farle visita: la sua casa era piena di luce e la musica era assordane, invece adesso sembrava di stare in un obitorio.

Forse stava ancora dormendo, così mi avvicinai all’unica porta chiusa. Bussai una volta e cercai di entrare ma era chiusa.

Bussai ancora una volta “Ehi, pazzoide! Sveglia! Il sole è alto e il gallo ha cantato da un pezzo!” scherzai sapendo benissimo che si sarebbe precipitata ad aprire.

Non ottenni nessuna risposta e la cosa mi preoccupò “Noemi? Noemi ci sei? Apri per favore, sono Dominic!” bussai più volte sta volta e senti un leggero rumore proveniente dalla stanza.

“Va via!” fu come un leggero soffio di vento ma capii quello che aveva detto.

“Noemi ti senti bene? Ti prego aprimi!” ora bussavo più forte alla porta.

Sentii la chiave girare nella toppa e un gran trambusto.

Respirai profondamente ed entrai. La camera era quasi più buia del salone e di Noemi nessuna traccia.

Mi tolsi la giacca di pelle, rimanendo con una maglietta nera a maniche corte.

“Noemi dove sei? Avanti non fare la bambina ed esci fuori” ci risi sopra, sapevo quanto fosse giocherellona.

“Ti ho vista!” le dissi ridendo notando la suo chioma bionda sbucare da una lato del letto.

Feci per raggiungerla ma mi bloccai di colpo: Noemi era seduta per terra, teneva le ginocchia strette al petto e tremava. Aveva i capelli scarmigliati e il viso sulle ginocchia.

“Che hai?” mi avvicinai di colpo e feci per toccarla ma mi scanso bruscamente.

“Noemi che ti prende? Parlami per favore!” mi stavo agitando. Non sapevo che aveva e non mi piaceva vederla così.

All’improvviso mi spinse indietro con forza facendo cadere “Vattene! Non mi devi toccare, hai capito?” aveva la voce rotta e tremava ancora di più. Ora potevo notare gli occhi rossi e gonfi cerchiati da evidenti occhiaie nere.

Doveva esserle successo qualcosa e dovevo scoprire cosa.

Mi alzai da terra avvicinandomi lentamente a lei. Era sconvolta e forse non capiva cosa stava dicendo e facendo “Noemi, sono io, sono Dominic. Non sono qui per farti del male! Se ci sediamo e mi racconti cosa ti è successo forse ti sentirai meglio e io portò aiutarti. Cosa ne dici? Ti và?” stavo usando un tono molto tranquillo e dolce.

Vidi i suoi occhi spalancarsi e si mise una mano sulla bocca “Dominic? Dom….oh mio Dio sei tu!” disse in un soffio. Solo allora sembrò riconoscermi perché si avvicinò e mi abbracciò forte, quasi per sentirsi al sicuro, protetta.

Sentii subito che si stava rilassando e che non tremava quasi più.

La scostai da me delicatamente per poterla vedere negli occhi “Cos’è successo?” le chiesi dolcemente e lei abbassò lo sguardo. I suoi occhi erano diventati d’un tratto lucidi e iniziò a singhiozzare “Non piangere, ti prego! Sai che non lo sopporto” le dissi “Sediamoci e dimmi cosa ti ha sconvolto tanto”. Lei annui e si sedette cautamente sul letto guardandolo quasi spaventata.

Mi raccontò in vari tempi l’accaduto: tra pianti e tremolii capii che la colpa era di Orlando.

Aveva cercato di abusare di lei in maniera animalesca e alla fine del racconto ero furioso, sconvolto, schifato.

“Quel bastardo non la passa liscia!” sibilai più a me stesso che a Noemi.

“NO!Ti prego, Dom! Non fare niente, non fare niente ti prego!” mi implorò lei prendendomi le mani tra le sue. Vidi il terrore nei suoi occhi. Quel viscido verme l’aveva terrorizzata a tal punto da non farla reagire.

“Tu hai paura di lui!” le dissi quasi arrabbiato con lei.

Noemi abbassò lo sguardo “Ho paura di perdere il lavoro, ho paura che rigiri la storia a suo vantaggio. Lui non mi può soffrire dal primo giorno in cui ci siamo incontrati!” mi disse senza guardarmi, ma fissando un punto vicino al comodino.

“Ma non puoi star zitta e lasciargliela passare! Ha tentato….ha….ha tentato di violentarti, Noemi! Ti rendi conto?” non riuscivo quasi a pronunciare quella parola. Una cosa del genere non me la sarei mai aspettata da Orlando, un ragazzo che venerava e rispettava le donne.

“Si, lo so! Ma non voglio fare niente, non voglio vendetta o ritorsioni nei suoi confronti. Ti prego, Dom!” ora mi stava fissando con quegli occhi a cui non sapevo di re di no.

Chiusi un attimo gli occhi e decisi di assecondare momentaneamente i desideri di Noemi. Le diedi un bacio sulla fronte “Va bene, ma mi devi promettere che oggi te ne stai buona buona a letto a riposare. Non sei nelle condizioni di andare in giro, ok? Io sarò il tuo schiavetto per tutto il giorno, ma vedi di non approfittarne troppo, chiaro?” gli dissi seriamente per poi scoppiare a ridere.

Lei mi fissò ridendo e si mise sotto le coperte per poi abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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