L’amore
è un concetto
estensibile
che va dal cielo all’inferno,
riunisce in sé il bene e il male,
il sublime e l’infinito.
( Jung, Carl Gustav )
Capitolo
Nove
Erano
passate tre settimane da quando Isabella
era andata a vivere da Janet. Le due sembravano trovarsi piuttosto bene
insieme, anche se l’inizio era stato difficile soprattutto
per me. Avevo
parlato alla mia ex amante e l’avevo pregata di non dire
nulla della nostra
precedente relazione con Isabella, per
non farla sentire a disagio e lei con mia grande sorpresa aveva
accettato. Era
contenta del fatto che l’andassi a trovare, anche se secondo
me aveva capito
che Isabella non era solo un’amica di Leah e Jacob, come le
avevo detto quando
mi ero presentato a casa sua. Inutile dire che aveva subito accettato
Isabella.
Ovviamente era un pretesto per vedermi più spesso, come
diceva lei, ma non
aveva mai accennato a un comportamento come quello della notte in cui
aveva
cercato di sedurmi. Che fosse davvero cambiata come mi aveva detto
Jonathan?
Ancora non lo sapevo. A proposito del mio migliore amico, non lo vedevo
da quel
maledetto giorno in cui Sophie aveva mentito a tutti dicendo che ci
saremmo
sposati. Avevo detto la verità a mio padre e a mia madre ma
non ai genitori di
Sophie, che credevano alla scusa di Carlisle, ovvero che avevamo
bisogno di
tempo a causa di alcuni affari che non andavano bene. Avevo ancora del
tempo a
disposizione per poter decidere e finalmente Sophie aveva deciso di
lasciarmi
in pace. Sbuffai e mi passai una mano tra i capelli, con nervosismo.
Ero
disteso a letto con una brutta influenza, ma desideravo vedere Bella
nel
pomeriggio. Ultimamente a casa di Janet la vedevo pensierosa e triste e
volevo
assolutamente saperne il motivo. Purtroppo la mia idea iniziale del
nostro
rapporto era cambiata. Infondo avevo sempre saputo che sarebbe andata
così. Lei
era come un amante ma ci vedevamo poco, data la situazione, e questo mi
rendeva
nervoso.
<<
Tesoro, posso entrare? >>
<<
Certo madre. >>
Esme
venne verso di me e si sedette sulla
sponda del letto. Con una mano mi toccò la fronte e mi
accarezzò il viso.
<<
Non hai febbre, per fortuna. >>
<<
Non preoccupatevi, sto bene. >>
<<
Edward, hai pensato a cosa fare con
Sophie? >>
<<
Non mi va di parlarne. >>
Voltai
il viso dalla parte opposta alla sua e
la sentii sospirare.
<<
Non fraintendermi, non sono venuta qui
a darti fastidio. Desidero solo dirti che non devi preoccuparti troppo.
>>
Mi
voltai di nuovo a guardarla e la vidi
sorridere, come quando da piccolo cadevo per terra e mi sbucciavo un
ginocchio.
<<
Edward, tu sei mio figlio a tutti gli
effetti e voglio solo vederti felice e sereno. Non mi è
piaciuto il
comportamento di Sophie. Capisco che sia innamorata di te, ma il suo
atteggiamento
è stato molto immaturo. Non so se è davvero la
donna giusta per te. >>
Le
presi una mano grato e ne baciai il dorso.
Avevo le lacrime gli occhi e lei se ne accorse.
<<
Oh amore, stai tranquillo. Anche se
tuo padre insiste, anche lui vuole il meglio per te ed è
solo preoccupato.
Fidati di me, ci parlerò io. Sposerai una donna diversa,
magari quella che ami.
>>
Chiusi
gli occhi e sospirai di nuovo. Mi
vergognavo a farmi vedere così, mi sentivo un bambino. Il
punto era che mia
madre era l’unica da cui ricevevo sostegno. Avevo perso il
mio migliore amico,
la situazione con Isabella era diventata troppo difficile da gestire e
questo
matrimonio mi stava dando alla testa. Tutti si aspettavano qualcosa da
me e io non
sapevo cosa fare.
<<
Oh, che maleducata. Sto facendo
aspettare la nostra ospite. >>
<<
Ospite? >> ripetei, aprendo gli
occhi.
<<
Sì, la posso fare salire? >>
<<
Chi è? >>
<<
E’ una ragazza molto graziosa. Mi ha
detto di essere una tua amica e di chiamarsi Isabella. >>
Mi
sollevai a sedere sul letto, incredulo.
Quella piccola pazza era venuta a casa mia?
<<
Certo, madre. Fatela salire. >>
Esme
dovette notare l’entusiasmo nella mia voce
perché mi guardò compiaciuta.
<<
Sei molto affezionato a questa ragazza.
Non me l’hai mai presentata però, chi
è? >>
<<
Ehm… >>
<<
D’accordo non lo voglio sapere.
Oltretutto sarà un bel po’ che aspetta.
>>
Detto
questo si alzò e aprì la porta. La sentii
ordinare alle cameriere di fare salire Isabella e dopo qualche minuto
entrò con
lei al seguito. Era molto bella con un abito di un azzurro molto
chiaro,
bordato di pizzo bianco sulla scollatura che metteva in risalto il suo
seno.
Janet gli aveva dato diversi abiti da mettere, in quanto sua dama di
compagnia,
non voleva che sfigurasse quando l’accompagnava da qualche
parte o
semplicemente veniva qualcuno a casa a trovarla.
<<
Vi lascio soli. >>
Quando
mia madre uscì dalla stanza lei mi
sorrise e si sedette vicino a me, sul letto.
<<
Edward, come stai? >>
Mi
osservava preoccupata mentre mi toccava la
fronte, esattamente come aveva fatto Esme prima. Le presi la mano e
l’avvicinai
fino a farla sedere sulle mie gambe.
<<
Sei bellissima. >>
Le
accarezzai il viso, scesi sul suo collo e mi
fermai sulla porzione del suo seno, lasciato libero dal vestito. Lei mi
baciò
il mento e nascose il volto nel mio collo.
<<
Cosa ci fai qui, Isabella? >>
<<
Ho chiesto il permesso alla contessa
di venire a trovarti. Non dovevo? Sei arrabbiato? >>
<<
Certo che no, solo che non sei mai
venuta a casa mia. >>
<<
Ho chiesto a Jacob di accompagnarmi.
>>
Sorrisi
e le accarezzai i capelli che le
scendevano morbidi e ondulati sulla schiena.
<<
Mi lasci sempre senza parole. >>
La
sentii sorridere sul mio collo e
l’allontanai da me per baciarla. Avevo paura di contagiare
anche lei perciò mi
limitai ad un leggero bacio a stampo. Mi sfogai sul suo collo, che
morsi
leggermente e sul suo seno.
<<
Edward… >> mormorò, cercando di
allontanarsi.
<<
Non ti preoccupare, piccola. Mia madre
verrà di sicuro a breve a controllarci. >>
Lei
rise e si sedette di nuovo bene, sulla
sponda del letto.
<<
Allora? Che mi racconti? >>
<<
Nulla di nuovo. La contessa non mi fa
fare quasi nulla, se non farle compagnia per una passeggiata in
giardino o
quando ci sono degli ospiti. Adesso che è tornato suo figlio
sembra scoppiare
di gioia. >>
<<
James è tornato? >>
Avevo
visto solo una volta il figlio di Janet,
in occasione del compleanno della madre. Si trattava di molti anni fa
però, da
quel giorno non l’avevo più rivisto. Lavorava a
Parigi e proprio la sua assenza
era uno dei dolori più grandi per Janet. Il solo pensiero
che fosse tornato,
così all’improvviso, mi destava dei sospetti. Non
aveva un buon rapporto con la
madre, o meglio lei adorava suo figlio ma lui era un tipo talmente
egoista e
arrogante, abituato ad avere tutto dalla vita, che gli dava quasi
fastidio
sottostare alle sue attenzioni. Cercai di scacciare
l’immagine di Isabella
insieme a lui e cambiai discorso.
<<
Perché ultimamente ti ho vista con
aria triste? >>
<<
Ma no… >>
<<
Sì, invece. Sai che se ci sono
problemi con Janet non hai che dirmelo. >>
Lei
rimase in silenzio, fin quando non le presi
il viso tra le mani per obbligarla a guardarmi.
<<
Cosa vuoi sapere, Isabella? >>
sussurrai, cominciando a pensare che Janet non avesse rispettato il
nostro
accordo.
<<
La contessa ha cercato di capire quali
sono i nostri veri rapporti e mi ha fatto capire che siete stati
amanti.
>>
<<
E’ così. >> sospirai.
Lei
allontanò le mie mani, ma rimase seduta
accanto a me.
<<
Si tratta di molto tempo fa e…
>>
<<
Non dovete giustificarvi. Ero solo
venuta a vedere come state. >>
Fece
per alzarsi ma non glielo permisi.
<<
Siamo tornati al voi? Isabella
smettila! E’ vero abbiamo avuto una sorta di relazione, se
così si può chiamare,
ma è davvero finita. >>
<<
A me non importa. >>
<<
Perché menti? Sai che da quando ti ho
conosciuto non sono stato con nessun altra. >>
Fece
per dire qualcosa ma la strinsi a me e le
baciai la fronte.
<<
Possibile che tu ancora non capisca
quanto sei importante per me? >>
Lei
si aggrappò alla mia maglia e la sentii
singhiozzare.
<<
Oh piccola, perché fai così? >>
<<
Edward mi sento di nuovo nel posto
sbagliato. Nella mia vita non c’è mai stato nulla
di giusto e io sono stanca.
>>
La
cullai per un po’ e le asciugai le lacrime.
Le baciai il naso, le guance, gli occhi e infine le labbra.
<<
Sei una sciocchina. Te l’ho già detto
una volta e te lo ripeto: devi stare con me, sempre. >>
<<
Con te? E come? Ti stai per sposare.
>>
L’allontanai
da me e mi distesi di nuovo.
<<
Non me ne parlare, ti prego. >>
<<
Che significa? Non ti sposi più?
>>
Non
potei non notare i suoi occhi brillare e la
osservai con attenzione.
<<
No, troverò un'altra donna
probabilmente ma non Sophie. >>
La
luce nei suoi occhi si affievolì e mi
sorrise appena.
<<
Visto che non vuoi parlarne… torniamo
a Janet. >>
<<
Cosa vuoi sapere di lei? >>
<<
Quanto tempo siete stati insieme?
>>
<<
Isabella, lo dici nel modo sbagliato.
C’è stato un lungo periodo, dove ci vedevamo quasi
ogni sera. Lei mi pregava di
andare da lei dopo che il marito la picchiava e certe volte cercavo di
anticiparlo. Non sopporto chi usa violenza sulle donne. Così
mi sono in qualche
modo affezionato a lei. Passavamo sempre più tempo insieme e
mi sentivo quasi
in dovere di proteggerla. Il resto è venuto da
sé. Sai anche tu che è una bella
donna e quando mi ha fatto capire il suo interesse non ho avuto
problemi ad
assecondarla. >>
<<
Perché è finita? >>
<<
Semplicemente mi ero stancato di lei e
gliel’ho fatto capire non facendomi più vedere.
>>
<<
Con me non farai così. >>
Non
era una domanda e io sorrisi tirandomela
addosso.
<<
No, non farò così. >>
Il
suo viso si oscurò di nuovo ma non feci
domande, questa volta. Doveva essere lei a dirmi cosa c’era
che non andava.
<<
Non sapevo che Janet avesse un figlio.
>>
<<
Adesso lo sai. >> tagliai corto.
Cosa gli importava di lui?
<<
E’ molto gentile, sai? Cerca sempre di
aiutarmi e mi ha promesso di portarmi a Parigi, un giorno di questi.
>>
<<
Cosa? Tu non andrai da nessuna parte,
Isabella. >>
<<
Come sarebbe? Sei geloso? >>
<<
No, tu mi appartieni e non andrai con
quel bastardo di James. >>
<<
Allo stato attuale io non sono null’altro
che un amante e forse un amica per te, quindi perché non
posso andare con lui?
>>
La
guardai con sospetto.
<<
Cosa vuoi dire? C’è qualcosa che non
so? >>
Lei
si alzò e si diresse alla porta, io la
seguii ma prima che potessi fare qualsiasi cosa si voltò di
nuovo e mi trafisse
con i suoi occhi color cioccolato.
<<
Lui c’è ogni giorno e non si vergogna
di stare con me davanti a tutti, anche se sa che sono una cortigiana.
>>
<<
Cosa? Gliel’hai detto? >>
<<
Non volevo, ma poi mi sono fidata di
lui. Ha detto che non lo dirà a sua madre. >>
<<
E’ invece è proprio quello che farà!
>> quasi urlai, stringendole un braccio.
<<
Non capisci il danno che hai fatto? Janet
non accetterebbe mai una cortigiana al suo servizio. Sebbene abbia
compreso che
c’è qualcosa tra noi, io le ho fatto credere che
tu eri un amica di Jacob e
Leah e non una prostituta >> continuai con rabbia.
<<
Vedi come parli? Ti vado bene come
prostituta, però parli di me con disprezzo. >>
Si
divincolò con forza dalla mia presa e io la
lasciai.
<<
Tu non immagini neanche cosa sto
passando per te e tu mi vieni a parlare di disprezzo? >>
Il
rumore della porta che si apriva ci
interruppe. Isabella si spostò e io presi un respiro
profondo.
<<
Scusate ragazzi, ma c’è qui James. E’
venuto a prendere te, Isabella. >>
Mia
madre dopo averci sorriso richiuse la porta
e io fulminai con lo sguardo la diretta interessata.
<<
Te l’ho detto, è molto presente. In
ogni caso non gli ho chiesto io di venirmi a prendere. >>
<<
E’ molto presente, Isabella? Vuole
solo portarti a letto! >>
<<
Affatto! Altrimenti non mi avrebbe
chiesto di sposarlo e seguirlo in Francia! >>
sbraitò, lasciandomi
pietrificato sul posto. Cosa aveva fatto quel maledetto?
<<
La visita a Parigi non era un semplice
viaggio allora… >>
<<
No, Edward. Sono venuta qui perché mi
aspettavo qualcosa di diverso. Tu non sposerai Sophie ma comunque
un'altra donna
giusto? Non era quello che volevo sentirti dire. >>
Sembrava
che avessi appena sostenuto un esame
con esito negativo. Lei era venuta qui per un motivo preciso allora.
Voleva
capire fin dove mi sarei spinto per lei, eppure ciò che
avevo fatto fin ora non
era abbastanza? Volevo scuoterla, baciarla, farle capire quanto fosse
forte ciò
che provavo per lei. Per la prima volta nella vita. Lei però
era venuta qui per
capire se potesse ritenersi libera di sposare un uomo che la
rispettava. James
non aveva bisogno del titolo nobiliare di sua madre. Era un soldato
dell’esercito
francese ormai, da quanto mi aveva detto Janet, e viveva la sua vita in
modo
molto diverso da tutti gli altri nobili. Non aveva bisogno di nessuno e
voleva
Isabella. La mia Isabella.
<<
Anch’io mi aspettavo qualcosa di
diverso da te. Ora è più facile vero? James non
ti ha tirata fuori da un
bordello. Non ti ha dato una casa e una vita migliore. Chiaramente
adesso ti
vuole e tu ti stai offrendo al miglior offerente, come una brava
puttana.
>>
Mi
schiaffeggiò con così tanta forza che la
guancia cominciò a bruciarmi furiosamente, così
come il cuore che sembrava sul
punto di esplodere.
<<
Non vuoi sentirtelo dire, eh? E’
quello che sei. Vai dal tuo nuovo padrone. >> le mormorai
sulle labbra.
L’ultima
cosa che notai, prima che andasse via,
furono i suoi occhi pieni di lacrime. Ormai avevo perso il senno. La
rabbia, l’indignazione,
la delusione e quel dolore sordo che non sapevo definire mi stava
facendo
impazzire. Mi cambiai velocemente e uscii fuori. La testa mi pulsava,
la febbre
mi era di sicuro salita di nuovo e respiravo con affanno. Volevo
prendere aria,
volevo urlare al mondo quanto stessi soffrendo. Isabella non sarebbe
stata mia.
Mai più. Ciò che mi passava per la mente,
però, non era solo il suo corpo sotto
alle mie mani, ma i suoi sorrisi, quel suo atteggiamento orgoglioso e
quegli
occhi intensi che mi stregavano ogni volta. Uscii di casa, appena in
tempo per
vedere James che l’aiutava a salire sulla carrozza. La sua
mano stretta nella
sua. Strinsi i pugni e corsi a prendere il mio cavallo, sotto gli occhi
confusi
dello stalliere. Con la vista annebbiata e i brividi su tutto il corpo,
raggiunsi il posto più sbagliato per me in quel momento.
Quasi scivolai da
cavallo e mi fermai vicino a Sophie,
che
mi guardava stupita, seduta su una panchina, nel giardino della sua
tenuta.
<<
Edward, cosa ci fai qui? Cosa ti
succede? >>
Corse
verso di me e cercò di sorreggermi. Mi
trascinò fino in camera sua, la stessa che ci aveva visto
giocare da bambini e
mi fece sedere sul letto.
<<
Dio mio, ma cosa hai fatto? Sei tutto
sudato e hai la febbre. Sei sconvolto! >>
<<
Sì. Sophie ti prego. >> mormorai
quasi piangendo.
Non
mi era mai capitato nulla del genere. Cosa
mi aveva fatto quella donna? Isabella, il suo viso a tempestarmi la
mente.
<<
Cosa? Edward dimmi qualcosa. >>
No,
non volevo parlare. Non volevo respirare.
Non volevo vivere. Stavo esagerando? Ero confuso e cercavo
disperatamente di
mandare via la morsa che quasi mi impediva di respirare. Abbracciai
Sophie e mi
distesi sul letto portandola con me.
<<
Perché fa così male? >> mormorai
sui suoi capelli.
Mi
avrebbe compreso solo lei, che sapevo aveva provato tutto questo anche
se non
voleva ammetterlo. La sentii irrigidirsi e la strinsi più
forte.
<<
Non lo so Edward. So solo che tu sei l’unica
persona che riesce a fermare questo dolore. Mi fai stare bene.
>>
Era
lo stesso per me. Per questo ero qui e non
volevo andarmene. Non potevo tornare a casa mia, dove lei era stata per
l’ultima
volta. Quando sarebbe partita? Oggi, domani… subito? Portai
Sophie sotto di me
e con la vista offuscata scesi sul suo collo e sul suo seno.
<<
Sophie tu puoi porre fine a questa
sofferenza? >>
Lei
mi prese il viso tra le mani e mi guardò a
lungo. I suoi occhi erano azzurro cielo e riuscirono a rassicurarmi a
tal punto
che mi sembrò tornare il sereno, dopo una giornata di
tempesta. Una sensazione effimera,
però, che presto si dissolse. Desideravo che quella pace
perdurasse, così la
baciai cercando di trovare un po’ di serenità. Mi
concentrai sul suo profumo,
così diverso da quello che avevo imparato ad amare, ma
così familiare.
<<
Sophie >> sussurrai sul suo
collo. Le morsi una spalla mentre sentivo una lacrima scivolarmi sul
viso. Mi
stavo solo prendendo in giro, lo sapevo. La spogliai velocemente e
toccai quel
corpo nuovo e conosciuto al tempo stesso. Mi concentrai sul suo respiro
sul
viso e sulla sua voce flebile che mi pregava di non fermarmi. Non avevo
intenzione di farlo, altrimenti il mio tormento sarebbe ricominciato.
<<
Edward vivi con me, insieme possiamo
farcela. >>
Non
risposi e continuai a godere di quei brevi
momenti. Le accarezzai i lunghi capelli biondi e con un ultimo sguardo
a quelle
pozze azzurre dei suoi occhi, mi feci strada in lei. Chiusi gli occhi
alla
sensazione di benessere e le baciai una guancia. Condividevamo la
stessa
sofferenza, anche se lei sapeva mentire molto meglio di me. Riuscii a
non
pensare, ma quando mi accasciai sul corpo della mia migliore amica,
ebbi l’impressione
che non sarei mai riuscito a dimenticare. Il suo pensiero mi avrebbe
perseguitato,
per sempre.
<<
Edward, non lasciarmi anche tu.
>>
Le
baciai la fronte e le scostai alcune ciocche
dal viso.
<<
No, tu non lasciarmi, Sophie.
>>
****************************
Ok,
eccoci. E’ passato tantissimo tempo ma è inutile
tediarvi con tutti i miei problemi. So che siete arrabbiate, per cui
andiamo
subito al sodo. Doveva succedere. Questo momento è sempre
stato nella mia
mente, fin dall’inizio. Tutto procede secondo i piani. Non
odiate Bella…
capirete. Edward, beh credo che alcune di voi già
immaginavano che questo
sarebbe successo. Sta soffrendo, lui non ha mai amato nessuno e adesso
gli
crolla il mondo addosso. Adesso sì, che siamo nel vivo della
storia. Chiuderò
nel più breve tempo possibile questa storia, promesso. Non
scoraggiatevi, io ho
scritto una storia EdwardxBella, per cui…
Ci vediamo molto, molto presto!
Stella
Del Sud