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Autore: MistakenWind    11/03/2012    8 recensioni
In un mondo in cui tutti continuano a ripetere "C'è crisi", ogni tanto spunta qualcuno che ha ancora il coraggio di essere se stesso, e strappare un sorriso con un po' di goffa ironia a chi continua a camminare a testa bassa rassegnato. Margò è goffa, imbranata e forse strana (sinonimo forse di pazza?) e dovrà lottare con una gioventù che apprezza solo una quarta/quinta di reggiseno, o il metro e settanta di altezza.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Specchio caro specchio. Per caso ti diverti a riflettermi? 
Ogni giorno, appena i miei occhi si abituano alla luce, vedo la mia immagine riflessa nello specchio, e non posso far a meno di sospirare nei giorni malinconici o ridere nei giorni positivi. Sembra che lo specchio si diverta a riflettere la macchia della società, la diversa, la pazza, che infondo sarei io. Forse lo specchio ride osservando le mie forme, o forse annuisce guardando i miei occhi.
Ogni mattina lo specchio rimanda la mia immagine, e mi perdo ad osservare i miei occhi verdi, ormai considerati fuori moda, e i capelli lisci spaghetto (che non posso sopportare) di un rosso quasi color carota. Poi mi soffermo sulle numerose lentiggini.. e ogni volta mi perdo nei pensieri inventando un modo per poterle togliere dalla faccia. 
Cosa penso di me?
Se faccio appello alla mia autostima semi inesistente, ogni tanto riesco a strapparmi un "Sono carina". Ma la società di oggi mi guarda come se fossi un alieno. Una "Out". C'è chi ride del mio aspetto, e chi mi dice di tornare dal parrucchiere a farmi una tinta decente. Beh, cosa sono se non altro che lo scarto di un lavoro venuto male?
Per carità, non vorrei mai essere come le ragazze di oggi. Anzi, mi correggo: "Come le ragazze di oggi dovrebbero essere". 
Volete una spiegazione? Eccovela servita su un piatto d'argento.
Per essere apprezzate dal pubblico maschile è d'obbligo avere una parlantina sciolta, seguita da un pizzico di ignoranza e stupidità. Bisogna essere un po' stronze con le persone, e mostrare le gambe o il fondoschiena al primo che passa. D'obbligo il capello perfetto, che non si muove, il ciuffo che sfiora l'occhio, e il quintale di fondotinda, eye-liner, ombretto,mascara sul viso. 
Dimenticavo! D'OBBLIGO LA QUARTA(quinta va anche meglio) DI REGGISENO.
Forse ho strappato un sorriso a chi la pensa come me. Beh, se non ci credete fate un salto alla mia scuola.
Frequento uno dei tanti licei di Los Angeles e abito in una casa in periferia. Ogni mattina prendo il pulman con mio fratello, che frequenta la mia scuola.
No, non è uno sfigato come potrei esserlo io. Ha un anno in più di me e fa la quarta. Si chiama Robert ed è definito "Lo Schianto". Alto, capello biondo, fisico slanciato, un sorriso perfetto e un carattere carismatico. E' considerato il bocconcino più prelibato della scuola, e ha un seguito infinito di ragazze che gli vanno dietro.
Adesso nasce la domanda: "Perchè a lui la parte migliore?" 
Io sono uguale a mio padre. Due pel di carota con imbranataggine elevata. Non posso lamentarmi in altezza. Non sono nè alta nè bassa. Sono. Punto.
Robert invece ha preso tutto da nostra mamma, che se n'è andata cinque anni fa.. lasciandoci un padre troppo imbranato per fare il padre, e una matrigna disgustosa, finta snob e antipatica. 

Anche quella mattina appena sveglia mi beccai i numerosi commenti sarcastici di mio fratello, che non nè perde una per potermi stuzzicare. Sbuffai mentre parte la solita predica di commenti su i miei capelli e su quanto fossero evidenti le mie occhiaie. Stavo per tirargli in faccia il pezzo di Brioches che stavo inzuppando con lentezza nel cappuccino quando Lucy, la nostra matrigna scese le scale. Capelli sempre in ordine perfetto tirati su in una coda di cavallo, e lo sguardo fiero e impeccabile di chi consapevole della propria bellezza. Si presentò davanti a noi saltellando in tuta, bevendo al volo un bicchiere d'acqua, e, continuando a saltare, spostarsi una ciocca di capelli che le scivolavano davanti agli occhi.
« Ragazzi vado a fare Jogging, mi raccomando fate i bravi a scuola e Robert vedi di non prendere un altro rapporto.»
Robert trattenne a stento una risata mentre Lucy usciva sculettando come non mai, nonostante il passo di corsa. Faceva finta di fare la madre, mentre ci disprezzava e faceva di tutto per non averci tra i piedi. Puntava ovviamente ai nostri soldi.Si, possiamo essere considerati benestanti.. mio padre lavora come avvocato, e spesso va via un mese o quindici giorni in giro per l'america e l'europa per affrontare cause diverse, e inoltre ha ereditato un bar vicino al nostro quartiere, di cui adesso ne è il gestore.
Scossi la testa rassegnata ripensando a Lucy, e ne approfittai per lanciare la brioches in faccia a Robert, troppo impegnato a ridere. Appena si rese conto di ciò che avevo fatto si alzò di scatto, e per poco non mi fece ruzzolare rovinosamente dallo sgabello.
Beh non vi annoio descrivendo una corsa a rotta di collo intorno al tavolo della cucina, e il seguente urlo della nostra vicina che imprecava chiedendo silenzio alle 7 di mattina. Erano già le otto meno venti ed ero già in ritardo per il pulman che passa verso le otto meno dieci. Mi infilai velocemente qualcosa e sfrecciai a prendere lo zaino, quando la ritrovai completamente bagnato con i libri sparpagliati per il pavimento. Urlai uno "Stronzo", rivolto a mio fratello, mentre correvo nell'armadio alla ricerca di una borsa in cui mettere i libri di scuola. La trovai e buttai tutto dentro alla rinfusa. Il tempo scorreva veloce, e io ancora non mi ero messa le scarpe. Corsi al piano terra, mi infilai le scarpe e mi avviai verso la porta, quando la trovai chiusa a chiave. Quello stupido di mio fratello era già uscito chiudendo casa, e ovviamente non si era preso la briga di lasciarmi almeno un paio di chiavi di casa. Così spalancai la finestra del piano terra che dava sul giardino, mi arrampicai e caddi giù. Non calcolai il metro e mezzo di altezza, e caddi faccia a terra. 
Il mio cervello stava andando in fumo e non riuscivo a pensare altro che a mille maledizioni contro mio fratello. Alzai lo sguardo in tempo per vedere il pulman sfrecciare via davanti ai miei occhi. Imprecai un'altra mentre mi toglievo la terra dai vestiti. Era maggio e faceva caldo, e questo non aiutava la mia rabbia a sbollire. Mi incamminai a passo svelto verso il garage, lo aprii grazie al telecomando che mio padre teneva nascosto sotto un vaso di terracotta. Tirai fuori il mio motorino, presi le chiavi che tenevo sempre con me, chiusi il garage e infine misi in moto e partii verso scuola, assaporando in pace il sapore della velocità. Un'altra giornata di scuola, lunga e noiosa stava per cominciare, e sicuramente non era iniziata nel modo migliore. Sentivo già il sapore di una giornata tremenda, e Dio solo sa quanto avevo ragione.

Ah.. dimenticavo, mi chiamo Margò!

  
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