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Autore: vinythaira    11/03/2012    3 recensioni
"Il divo della musica si guardò intorno. Alzò una mano per coprire il volto dagli insistenti e invadenti raggi del sole. Sorrise, ricordando i titoli sul giornale della mattina: “Altro grande successo per il più grande genio del rock inglese”. Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia dietro di sé e socchiuse gli occhi. "
"Ma non era neanche questo ciò che amava, ciò che lo spingeva a salire sul palco ogni qualvolta gliene si presentasse l’occasione, a salutare la gente e a sgolarsi talmente tanto da ritenere ogni volta che le sue corde vocali si fossero consumate. Era qualcos’altro.
Era la sensazione di sentirsi un dio. La sensazione che gli dava il sapere che tutta quella gente era lì per lui. Che VOLEVANO lui. Lui e nessun’altro. E gli altri Police, certo, Stew e Andy. Ma era lui che la folla amava."
"Sting salì sul palco ridendo, scosse i capelli e guardò raggiante tutte le persone di fronte a lui.
Ah, era questo ciò che amava di essere un cantante."
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Synchronicity




2.Walking on the moon

 
 
Sting entrò nell’amena suite di un albergo, uno dei tanti in una località sconosciuta, osservò i pesanti quanto pacchiani tessuti rosso-cremisi dei tendaggi e l’ormai familiare odore di pulito lo investì, quel profumo lo perseguitava: il profumo di una stanza non vissuta, e usata solo nelle occasioni speciali, cosa che lui era. E ormai si era abituato ad abitarci, in queste stanze non vissute.
Chiuse la porta di scatto. Si appoggiò ad essa e inclinò la testa all’indietro. Poi si rialzò di scatto, ondeggiando come una nave in tempesta, e, con passi barcollanti, si diresse verso il letto. Crollò sul materasso, mentre la stanza gli ballava e ruotava intorno, e la testa gli scoppiava per i milioni di pensieri contrastanti che gli bombardavano ritmicamente la scatola cranica. Chiuse gli occhi, mentre i fiumi dell’alcool gli annebbiavano la mente e lui si lasciava andare all’ormai familiare senso di perdizione. Una risata gli nacque spontanea tra le labbra. Aggrottò la fronte e provò a ricordare in che luogo si trovasse. Ma più ci pensava più quel pensiero gli sfuggiva tra le dita, granelli di sabbia in una mano poco capace. New York? Dublino? Parigi? Il giorno dopo Andy gliel’avrebbe saputo dire. Andy era bravissimo a ricordare le cose. Sapeva sempre i nomi di tutti e di tutto ciò che serviva ai componenti della band o con i quali entravano in contatto. Era sempre lui a evitare che i suoi due amici facessero figuracce. Sting si portò le due mani alla testa, premendosi le tempie, mentre tutto si faceva vago per lui.
“Andy” biascicò, sollevandosi faticosamente con il busto, mettendo lentamente a fuoco la stanza alla ricerca di uno dei due compagni. Non avendo trovato nessuno si lasciò ricadere pesantemente sui cuscini. Ricordava di essere andato ad un pub con loro (era bello, quello lo sapeva, faceva caldo e c’erano un sacco di ragazze carine), e di aver iniziato a bere. Ma quello che era successo dopo era un buco nero. Un buco nero sempre presente, però, perché ricordava di aver fatto di qualcosa di molto stupido o molto irresponsabile (o entrambi, perché no?) e per questo gli altri due, e più seri, colleghi lo avevano dovuto riportare a braccia in albergo, probabilmente vergognandosi da morire.
 Sting si morse le labbra, mentre pensava alla ramanzina che Andy gli avrebbe sicuramente affibbiato il giorno dopo.
Anche se dovevano essere ubriachi pure gli altri due, dato che non riuscivano a sorreggerlo. Ricordava di essere caduto più di una volta, mentre salivano le scale. E di non essere riusciti a infilare il pass par tout nell’apertura fino all’arrivo di un’anima pia che li aveva aiutati.
“Stupido, stupido, stupido Sting!” si auto rimproverò, rifilandosi uno scappellotto, articolando a fatica le parole in uno Shhhtupido Shhhting. Fece una linguaccia. Odiava avere la bocca impastata dall’alcool.
Ridacchiò, poi si alzò in piedi, reggendosi alla spalliera del letto. Si staccò, cominciando a barcollare allegramente in giro per la stanza. Iniziò a saltellare in tondo, per quando gli costasse una fatica immensa il farsi sfuggire il pavimento da sotto i piedi ogni volta. Rise e si resse alle pareti per non cadere, continuando però a girare in tondo.
“Walking” ansimò “Walking round- Walking rou-nd the roo-oo-m” cominciò a canticchiare sottovoce. Entusiasta aumentò la velocità e il volume del tono, trovandosi a correre per la stanza urlando la sua litania a gola spiegata.
Quando tutto cominciò a giragli intorno, e tutti i mobili persero contorni, diventando una macchia confusa e ruotante, crollò sul materasso, ridendo sguaiatamente e continuando a canticchiare il suo ritornello.
 
Andy Summers si sedette sul letto e incrociò le gambe sotto le natiche.  Guardò lo scompigliato e confuso essere umano che gli si trovava davanti. Sorrise, con il suo solito fare materno, e pronunciò: “Hey, coglione, passata la sbornia?”
Sting si prese la testa tra le mani, e dopo un lamento e uno sbuffo rispose “Oh, zitto, Andy… mi sta scoppiando la testa… Ah!”
“Vorrei ben vedere, dopo tutta la benzina che ti sei bevuto ieri sera!” lo rimbeccò Copeland, staccandosi dal muro al quale era appoggiato.
“E voi non mi avete fermato? Trascinato via? Che begli amici che mi ritrovo!” si lamentò il cantante “Lo sapete che faccio cavolate, quando sono ubriaco..”.
“Sting, abbiamo provato a fermarti, ma al secondo bicchieri eri già su di giri!” mormorò Andy Summers “E quando ti abbiamo detto di smetterla ci hai mandato a ‘fanculo! Saremmo NOI, i non amici?” brontolò poi offeso.
Copeland rise “Poi ad un certo punto stavamo parlando con delle ragazze davvero carine – mannaggia a te, che stronzo, che sei! Neanche quando sei ubriaco ci fai rimorchiare? – comunque… Eravamo con queste ragazze, poi giriamo lo sguardo e chi ci ritroviamo che canta sul tavolo abbracciato alla barista?”
Il lamento del cantante è estenuato, mentre tuffa la testa nel cuscino, con un moto di sconforto “Non ditemi che l’ho fatto davvero…” mormorò contro la stoffa del guanciale
“Oh, Sting, hai fatto di peggio!” alla vista dello sconcerto dell’amico il volto di Andy Summers si aprì ad un sorriso divertito “Ma non te lo diciamo,  altrimenti vai a sotterrarti vivo!”
“Ecco, bravi” mormorò il cantante, depresso “Ma perché sono sempre io a fare cazzate?” si rimproverò il cantante.
“Perché sei un cazzone, appunto!” rispose prontamente Copeland
“Beh,” lo rincuorò, Summers, con un’occhiata ammonitrice al batterista “Tu devi fare gossip! Te le puoi permettere le cazzate, anzi, ci fai un po’ di pubblicità!”
Il lamento con il quale il giovane cantante rispose a quest’affermazione espresse appieno il suo stato d’animo.
“E comunque” aggiunse Stewart “Ora alzati, bello addormentato”
“Oh, no, Coop! Ti prego! Andate voi! Non faranno caso alla mia assenza!” lo pregò il cantante
“Sting, non dire cretinate, sei il pezzo grosso della band! Certo che notano che non ci sei, ‘becille!” lo rimbeccò Andy
“E poi” rise Copeland “Nervoso come sei la tua fama di silenzioso e serioso crescerà a mille! MA -  NON - SEI - FELICE?” scandì, con un timbro falsamente entusiasta nella voce.
“Sting. Ora. Ti. Alzi. E. Vieni.” Gli ordinò il chitarrista con il tono perentorio che lo contraddistingueva. Quando vide che il cantante non lo degnava di una risposta, ma continuava a tenersi testardamente il cuscino premuto contro il volto, si alzò e aprì di scatto le persiane, investendo il malcapitato dell’impetuosa luce solare. Sting si espresse con un lamento e con bestemmie.
“Alzati” gli ordinò, mentre Copeland gli lanciava un paio di pantaloni e una felpa. “Oh, Sting, con fare l’idiota e ascoltami. Abbiamo un impegno, Sting, cazzo, e lo rispetteremo, non è possiamo fare la figura dei maleducati solo perché TU non sei stato previdente, TU ti sei ubriacato e TU ora sembri una larva umana. Perciò alzati. E spicciati pure.” Lo rimbrottò Summers.
“E poi già abbiamo fatto una figuraccia ieri, per colpa tua!” gli ricordò Copeland, immensamente divertito dai battibecchi tra i due compagni.
“Oh, ma vi odio!” li accusò Sting, gettando il guanciale addosso al batterista, che in risposta rise e gli fece una linguaccia.
 
 
Sting si fissò nello specchio. Si sorrise, stropicciandosi gli occhi. Cominciò a cantare tra le labbra il riff di quella sera: Walking Around The Room. Sogghignò e ripeté le parole tra le labbra, assaporandole e rigirandole, mentre il senso della canzone andava formandosi nella sua mente. Annuì, ripetendo il suo ritornello. Certo, camminare intorno alla stanza faceva un po’ schifo, come ritornello, e che cavolo di canzone ti puoi inventare, con questo inizio? Poi veniva fuori una cosa idiota… Ghignò. Certo, trovarne uno più intelligente sarebbe stato difficile… Ma uno ancora più stupido? Doveva avere la stessa sonorità di room… Sting annuì, mentre una sola parola gli appariva alla mente.
“Coop! Andy! Ho una buona notizia per voi!” urlò.
 
Andy Summers guardò con volto inespressivo il suo compagno entusiasta. “Walking on the moon” mormorò, lentamente, sbatté un paio di volte le palpebre poi ripeté “Walking on the moon. Ok. Stai scherzando, spero!”
Il sorriso di Sting si disintegrò all’istante “No, non sto scherzando! E non dirmi che non ti piace, che non ci credo!”
“Sting” deglutì Stewart “Walking on the moon non è che abbia molto senso….” Gli dispiaceva da morire ferire l’amico, ma ci andava di mezzo la sua reputazione, dio santo! “Come fa uno a camminare sulla luna?”
“Oh, ma Coop…” si depresse il cantante alla vista che anche il suo maggiore alleato l’aveva tradito “E’ una canzone! Mica la bibbia! Si dicono tante cose cretine nelle canzoni… è metaforico… come camminare sulle nuvole, no?”
“Stì, mi dispiace, ma per una volta sono d’accordo con Sum… è un ritornello stupido!”
Summers annuì, facendo spallucce.
“Oh, ma sentite, voi! Siete troppo seri! Il pubblico non vuole i matusalemmi come voi!” e rivolse loro una linguaccia
“Matusalemme a tua nonna, cretino!” lo rimbeccò Copeland.
Sting non fece una piega a quell’affermazione, proseguendo spedito: “E invece io sono sicuro che sarà un successo… Non li sentite già i giovani cantare Walking on the- Walking on the moo-oo-n? Dai, ti entra in testa!”
“Oh, ti prego, Sting!” si lamentò Andy Summers “dobbiamo andare, ok? Si discuterà di questa cosa un’altra volta!”
“No, io ne voglio parlare adesso, ok?” si incaparbì Sting “Pure perché è bella e mi ci sono fissato!”
“Stì, lo sai che io ti sostengo sempre, con le tue trovate… ma davvero, questa non ha senso!” Stewart gli sorrise, incoraggiante “Dai, entro tre giorni te ne inventerai un’altra bella il triplo e.. con un minimo di senso…”
“Ma perché accidenti mi sono trovato questo gruppo così materialista? Voi non avete studiato, siete andati, direttamente in miniera, per fare questi ragionamenti! Siete cafoni, buzzurri! Ma dove è finita la filosofia? La vostra sensibilità… Il… il… romanticismo?” li apostrofò con uno sguardo triste Sting.
“Penso di averli persi per strada mentre ti trascinavo giù da quel tavolo, ieri sera!” lo istigò Andy
“Ma che c’entra questo adesso, Andy? Se mi vuoi fare la ramanzina guarda, hai tutto il tempo, DOPO adesso stiamo parlando di cose serie!” gli lanciò un’occhiataccia “E se la tua risposta è ‘Perché, camminare sulla luna è una cosa seria?’ trattieniti perché ti arriva un ceffone.” Fece una pausa d’effetto, mentre Copeland rideva “Andy, senti, so che è difficile che tu lo sia…. Ma sei mai stato innamorato?” Ridacchiò, rifugiandosi dietro la schiena di Coop “Se anche sono io il fortunato… a-ehm… non ti preoccupare, non mi devi dire chi…” Copeland scoppiò a ridere, mentre Andy si avventava contro l’ormai ex-amico.
“Senti” urlò “La devi smettere con ‘sta cretinata che sono frocio, ok? Smettila che sennò al prossimo concerto ti ci mando che sputi sangue! E non me ne fotte un’accidenti se sei il cantante della band e ti servono i denti per cantare!”
“Anche perché esiste il play-back…” mormorò Copeland, ignorando l’occhiata assassina del cantante.
“Scherzavo… Scherzavo…” mormorò Sting, pur sapendo che l’amico non gli avrebbe mai fatto niente di male “E comunque accidenti quanto siamo macabri, oggi!” gli rivolse una linguaccia, prima di continuare “Dove eravamo arrivati, prima che Andy mi interrompesse con le sue… Ok, ok, Andy, non fare quella faccia… Dicevo. Andy, ti è mai capitato…” esitò, prima di cambiare soggetto alla frase “Coop, ti è mai capitato di essere innamorato?” Stewart annuì, divertito “Bene, se tu dovessi tornare a casa dopo essere stato da lei tutto il pomeriggio come ti sentiresti?”
“Beh…” mormorò indeciso il batterista “Bene?”
“Bene!” si demoralizzò il cantante “Oddio che mi tocca sentire! Un po’ di romanticismo, ragazzi, per diamine! Ok, dimentico con chi sto parlando…” gli sorrise, inclinando il volto verso la spalla, con lo sguardo sensualmente perso nel vuoto “Ti sentiresti come se camminassi sulle… nuvole, no? Come se non avessi più gravità, no? Essere innamorati è questo, no? Sentirsi non attaccati alla terra, …” Il cantante fu interrotto da Andy che rise, concludendogli la frase “… no? Si, piccolo romantico fallito, concludi il discorso!”
Pure Sting ridacchiò “Eh, esatto, pensate a uno che ha appena lasciato la sua bella, e sta tornando indietro da casa sua, è come se camminasse sulla luna, giusto? Come se perdesse il contatto con la realtà…” sorrise, cominciando a canticchiare “Walking back from your house – Walking on the moon” annuì “Capite? Che ve ne pare?”
Copeland sorrise “Mi hai convinto, genio!”
“Grazie Coop!” mormorò il cantante riconoscente, prima di voltarsi verso l’altro Police “Andy?”
“Dovevi darti alla politica, tu, venditore d’enciclopedie mancato! Altro che alla musica!” sorrise “Ma anche per me è ok, SE..” frenò l’entusiasmo dell’amico “Riesci a crearci sopra un testo decente!”
“Oh, Andy, ti adoro! Grazie!” saltellò entusiasta il Politico Fallito, avviandosi verso la porta.
“E dimmi, Stì, ora posso farti la predica?”
Il volto di Sting si aprì ad un adorabile sorriso con le fossette, mentre Copeland rideva.
 
“Ah, e senti, Andy” mormorò Sting mentre uscivano dall’albergo “In che posto stiamo, adesso? Parigi?”
Summers spalancò gli occhi, inorridito dalla domanda dell’amico “Ma che Parigi, Sting!” lo squadrò “Siamo a Monaco di Baviera!”
“Ah, ecco!” sorrise Sting “Mi sembrava strano essermi inventato due canzoni nella stessa città!” *(a Parigi Sting si inventò Roxane)
Andy Summers non poté fare a meno che ridere e scuotere la testa.
 
DA UNA RIVISTA DI MUSICA
“Il noto cantante Inglese, Sting, ci ha rivelato oggi in un intervista come gli è venuta l’ispirazione per il noto brano da lui creato: Walking On The Moon. Ecco cosa ci ha rivelato:‘Ero ubriaco in una camera d'albergo a Monaco di Baviera, crollato sul letto in preda ai fumi dell'alcool quando mi è venuto in mente questo riff. Mi sono alzato e messo a camminare per la stanza cantando: "Walking round the room, walking round the room (camminando per la stanza)". Questo era tutto. Il mattino seguente mi sono ricordato cosa era successo e ho appuntato il riff. Ma "Walking round the room" era un titolo stupido, così ne ho pensato uno ancora più stupido che era "Walking on the moon”’
 
 
Sting spinse la porta a vetri ed uscì dall’albergo. Socchiuse gli occhi, infastidito dalla luce solare. Sorrise e inforcò gli occhiali da sole, osservando Copeland e Summers che facevano la stessa cosa. Si osservarono sorridendo, e sentendosi più divi che mai, per il semplice fatto di camminare in fila, di indossare gli occhiali da sole e di sapere di essere famosi. Adattarono i loro passi in modo da camminare contemporaneamente, spontaneamente, quasi senza rendersene conto. Scossero i capelli alzando gli occhi verso il cielo, sentendosi importanti. Sting si passò una mano tra i capelli, immaginando la scena vista dal di fuori. Ah, si sentiva celebre. Ed era una cretinata fare i fighi come i divi di Hollywood, camminare come soggetti e scompigliarsi i capelli ogni due. Ma, accidenti, era un cantante di spicco, ormai, e le scene da film poteva pur permettersele, ogni tanto, no? Le persone che camminavano per strada si voltavano a guardarli, mentre incedevano, sentendosi, o almeno provando a sentirsi, più Dei che esseri umani, perché, in fondo, cazzo, la canzone che adesso stavano trasmettendo alla radio era loro, ed era musica buona. Non erano cazzate per bambini, oh no. Era seria. E ti entrava in testa. E, soprattutto, era LORO. Ogni parola, ogni nota, ogni acuto. Era tutta farina del loro sacco. E i nomi che ora i tizi alla radio stavano pronunciando erano i loro. Anche se il cognome di Andy era stato pronunciato male. Erano comunque i loro nomi, cazzo. E il nome della loro band.
Alzò il mento e fissò la gente che passava con lo sguardo più sensuale che gli riusciva. Sorrise.
Ovviamente fu Andy Summers a rovinare tutto, quel coglione, andando a sbattere contro un cassonetto dell’immondizia. Sting scoppiò a ridere, mentre Andy si piegava bestemmiando sul piede infortunato.
“Ma che te li metti a fare quegli occhiali così scuri se poi non ci vedi un cazzo?” domandò, alzandosi i suoi sopra i capelli “Con tutti i soldi che ti ritrovi te ne puoi comprare un magazzino!”
“A me piacciono questi!” si intestardì il chitarrista
“Peggio per te” si intromise Copeland, sfilandosi pure lui i suoi “ti auguro solo di centrarlo di faccia, quel cestino, la prossima volta”
“ ‘Fanculo, Stewart, eh? A te e a chi non te lo dice!” ribatté irato Andy
“Pace, pace” rise Sting “Coop, se Andy vuole fare come sport il centrare tutti i pali di faccia a te che te ne frega?”
“Niente, però gli consiglierei di cambiare sport!” ammiccò Copeland
“Oh, ma a me piace talmente tanto, Stew…” sghignazzò pure Summers
I tre amici ripresero a camminare ridendo, mentre tutta l’alterigia di tre secondi prima scompariva, lasciando posto all’allegria di tre ragazzi che si divertono insieme.
Sting prese sotto braccio i due compagni, continuando a scherzare, fino a quando il suo sguardo non incappò in due ragazzine che si erano voltate e lo additavano ridacchiando. Il cantante ammutolì e sorrise, abbassandosi gli occhiali sul naso. I due compagni lo osservarono incuriositi, mentre il cantante scuoteva la testa e si apriva la giacca.
“Stì, ma che..” cominciò, Stewart
“Coop!” ringhiò il cantante, allusivo.
Andy sorrise al batterista confuso, e gli indicò con lo sguardo le due ragazze che intanto si erano sistemate i capelli e avanzavano decise verso di loro, sculettando.
“Oh, Sting, ma che troia che sei!” rise Stewart
“E poi dai la colpa a me se non rimorchi?” mormorò Sting tra i denti
Le due ragazze finalmente li raggiunsero, sfoggiarono i loro migliori sorrisi a trentadue denti e, sbattendo gli occhioni e scuotendo la testa, si accinsero a pregare i loro miti.
“Oh ma voi siete i Police, vero?” cinguettò la prima
“Noi ado-ria-mo i Police!” aggiunse la seconda
“Oh, vi prego, sareste così gentili da farci l’autografo?” conclusero, sorrisero e scossero la testa, di nuovo.
Copeland sorrise “Certo, carissime!” affermò, ma le ragazze avevano già rivolto la loro attenzione altrove.
“Oh, ma voi siete Sting? Oh ma avete una voce fantastica, Sting!” sbatté le ciglia la prima.
“Siamo sue grandissime fan!” affermò la seconda.
Sting sorrise, mostrando il suo miglior sorriso con le fossette, quello che riservava alle occasioni più speciali. “Oh, grazie” sussurrò avvicinandosi alle due ragazze. Poi si tirò gli occhiali sulla fronte, fissando con i suoi occhi blu le fan, negli occhi. Loro ridacchiarono, scostando velocemente lo sguardo. Un ghigno divertito apparve sulle labbra di Sting. Si passò una mano tra i capelli, mostrando le braccia forti. “Oh, beh, mie care, è stato un piacere conoscervi… Volete un autografo?” all’annuire delle due giovani Sting tirò una penna fuori dalla tasca, firmando poi sui fogli che loro gli porgevano. Infine si scostò, con una mossa elegante, facendo autografare gli altri due Police, che fino ad allora erano rimasti a guardarlo attoniti.
Sorrise, ammiccando. Gli strizzò un occhio, mormorando “Allora arrivederci…” e attese che le due dicessero il loro nome. Le ragazze sbattendo le ciglia lo fecero. “Allora arrivederci, mie care!” inforcò nuovamente gli occhiali e avanzò sensualmente, superando le due ragazze, quasi sfiorandole.
“Ciao-ciao!” mormorarono anche gli altri due Police, alzando il braccio per salutare.
Appena furono abbastanza distanti da non sentirli Sting si voltò verso gli altri due, con un sorriso sghembo e divertito. “Oh ti odio!” affermò Copeland, mentre Andy annuiva.
 
 
 
 
Ed eccoci qua… (a guardare le nuvole… ok, no, odio quella canzone, per cui BAAASTA)
Alloraaaa… Capitolo senza la minima trama, senso logico e… è assurdo! *sbatte la testa contro il muro* Non so davvero cosa mia sia preso, questa volta!
Dato che la mia fissa con i Police non è diminuita, ma anzi, sembra essere aumentata e, ormai, avendo sentito tutti i dischi, visto tutti i concerti e scaricatami tutte le foto, non posso far altro, per idolatrarli, che buttarmi anima e corpo in questa pazza ff.
Che dire… Un grazie immenso alle due ragazze che mi hanno recensito, mi ha davvero fatto piacere il sapere che ha qualcuno interessa, questo mio sclero.
Un grazie immenso a tutti coloro che, anche senza scrivere niente, hanno letto e hanno inserito questa ff tra quelle ricordate.
Un grazie immenso, come al solito, a coloro che mi supportano e a mia sorella, senza la quale parlerei da sola, dato che gli altri non mi sopportano più, quando mi metto a ciarlare dei Police.
Un grazie immenso a tutte le ragazze che, spinte dalla mia fissazione, si stanno sentendo i Police e hanno letto questa storia. Davvero, vi adoro. Non sapete quanto.
E beh, che dire.. Questo capitolo non mi convince affatto, soprattutto l’ultima parte, e… Sting, cambia carattere, accidenti, sei troppo complesso!!!! XD
Ragazzi, se volete farmi felice sapete come fare: recensite, ditemi cosa ne pensate!!!
Ah, a chiunque leggesse: sappiate che Coop non è il nome del supermercato. E’ Cup. Se qualcuno lo pronuncia Cop sappia che morirà presto. (Scherzo… più o meno…)
Baci
Vinythaira
  
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