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Autore: TrixieBlack    14/03/2012    3 recensioni
Alto e slanciato, lineamenti duri e taglienti, capelli scuri, occhi fieri di un grigio indefinito, mi sorrise mettendo in mostra i suoi denti perfetti, con un’espressione gentile e malandrina allo stesso tempo. Alzando il mento, mi tese la mano. “Piacere, Sirius Black.” Timida, restituii il sorriso, dimenticandomi di presentarmi. “Sirius”, pensai solo, “come la costellazione”.
Ed era proprio Sirius la stella che avrebbe illuminato la mia vita.
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Secondo capitolo: BABBANE IN BIKINI E TIRAMISÚ

Erano passati tre anni esatti dal giorno del mio Smistamento.
La stazione di King’s Cross era affollata come sempre: stridii di gufi e di altri animali risuonavano dovunque, gli studenti in partenza per Hogwarts salutavano festosi gli amici dopo una lunga estate di separazione, e i piccoli del primo anno, in disparte, scambiavano addii affettuosi e talvolta tristi con le proprie famiglie. Nel complesso, il solito clima gioioso aleggiava nell’aria, e io non vedevo l’ora di partire.

“Mi raccomando, fai la brava.”
“Certo, papi…”. Cercai di nascondere l’impazienza di fronte alle solite raccomandazioni dei miei genitori, mentre i miei occhi saettavano bramosi da una parte all’altra della banchina, cercando di intravedere fra le nuvole di vapore qualche segno familiare. Con un tuffo al cuore, poco lontano dal treno notai una sagoma inconfondibile, che purtroppo scomparve subito, sommersa dal mare di gente.
“Mi mancherete un sacco, davvero…”. Cercai di essere convincente, ma i miei non ci cascarono. Strizzai gli occhi per farli diventare lucidi, ottenendo come unico risultato un sorrisetto scettico da parte di mia madre.
“Ora devo proprio andare, altrimenti perdo il treno!”. Abbracciai prima mia madre, che mi stampò un bacio sui capelli, poi mio padre e infine mia sorella. Provai una fitta di senso di colpa, mi sembrava una cosa profondamente ingiusta il fatto che lei non fosse una strega. “Ciao Fran, ci vediamo presto. Non sentire troppo la mia mancanza eh?!”, le dissi scompigliandole i capelli. Lei sorrise e sbuffò, e fu uno di quei rari momenti in cui sentii di adorarla.
Mi avviai verso la locomotiva rosso fuoco, quasi correndo, poi mi girai un’ultima volta per urlare: “Vi scrivo appena arrivo!!”
Mi feci largo tra la folla, verso il punto in cui mi era sembrato di scorgere qualcuno.
E poi, alla vista di una delle persone a cui voglio più bene in assoluto, mandai un gridolino di giubilo. “REMUS! REMUUUUS!!!!” Mi sbracciai come una forsennata correndogli incontro, e mi lanciai tra le sue braccia travolgendolo in pieno. Lui scoppiò a ridere e ricambiò l’abbraccio.
“Remusmiseimancatounsacco!!!”, esclamai tutto d’un fiato.
“Anche tu, tutto bene? Vedo che ti sei già liberata della tua famiglia…” Guardando il suo volto maturo e intelligente, mi si allargò il cuore.
Remus Lupin era il mio migliore amico. Già dopo una settimana dal mio arrivo ad Hogwarts, quel ragazzo così serio e taciturno mi aveva incuriosita, e capendo che saremmo potuti diventare ottimi amici, avevo fatto di tutto per attirare la sua attenzione. Incredibilmente, ci ero riuscita, anche se era stata tutt’altro che un’impresa facile, dato che Remus passava tutto il suo tempo libero insieme ai suoi tre migliori amici, Peter, James e Sirius, e gli ultimi due mi mettevano molto in soggezione.

“Andiamo a cercare uno scompartimento? Gli altri sono già dentro, penso.”
 “Sì, certo… Mi era parso di vedere Sirius, prima…” Mi interruppi davanti al suo irritante sorriso divertito e gli diedi le spalle, mettendomi in fila per salire sull’Espresso e salutando a destra e a sinistra qualche compagno.
Nel corridoio del treno, guardai all’interno di ogni scompartimento, tentando di soffocare la trepidazione, alla ricerca degli altri tre componenti del quartetto più carismatico della scuola.
Li trovai quasi subito. Peter non c’era, ma la porta del loro scompartimento era già chiusa. Prima di aprirla, aspettai che arrivasse anche Remus, e rimasi per un po’ a guardarli indisturbata. James e Sirius chiacchieravano allegramente. Mi ricordai della prima volta in cui li avevo visti, durante il mio Smistamento, e mi persi nei ricordi. Erano così belli, tutti e due…
James Potter, magro, con i capelli neri e spettinati, stravaccato sul sedile con la sua espressione ribelle che, insieme al formidabile talento nel Quidditch, conquistava tante ragazze, e Sirius Black, elegante nella sua trascuratezza, i folti ricci bruni un po’ più lunghi di come li ricordavo, un ghigno strafottente che gli incurvava all’insù le labbra piene.
Probabilmente i due ragazzi più popolari della scuola.
Mi decisi ad entrare.
“Posso sedermi con voi? Gli altri scompartimenti sono tutti occupati…” feci gli occhioni da cucciolo indifeso.
“Ciao Scricciolo!”, mi salutò vivacemente James.
“Quattrocchi, quanto tempo che non ci si vede…”, gli risposi a tono. Io e James adoravamo prenderci in giro a vicenda. Poi, dopo un’ impercettibile esitazione aggiunsi, rivolta all’altro ragazzo: “Ciao, Sirius.”
“Ciao Beatrice, passato belle vacanze?”, mi rispose lui sorridendo.
“Sì, grazie. Sono stata dai nonni in Italia. E tu?”
Il suo bel volto s’incupì. “Un inferno, non vedevo l’ora di tornare”. “Sai James, ho riarredato la mia stanza!”, concluse illuminandosi di nuovo. “La mia adorata famiglia non ha molto apprezzato, mia mamma si è quasi presa un colpo quando è entrata..”. Ora sghignazzava, felice.
Dopo un colpetto alla porta, entrarono anche Remus e Peter, che si sedettero dal lato opposto e presero immediatamente parte alla conversazione.
 
Passammo il resto del viaggio piegati in due dalle risate, a parlare dei poster delle ragazze Babbane in costume che Sirius aveva appeso in camera sua e a ingozzarci di Cioccorane e Gelatine Tutti i Gusti + 1, ben sapendo che ad Hogwarts ci aspettava un grandioso banchetto.
Fuori dai finestrini, il paesaggio era ormai buio, e qualche stella cominciava ad apparire timida nel cielo color indaco. Dopo ore di scherzi e chiacchiere ininterrotte, anche nel nostro scompartimento alla fine calò il silenzio. Stanchi, rimanemmo a guardarci sorridendo. Per la prima volta nella giornata, mi sentii terribilmente a disagio. Ero un’intrusa, in mezzo a loro, e anche se ero più o meno loro amica non c’entravo niente,  sicuramente non vedevano l’ora di liberarsi di me per restare soli. Maledicendomi per non averlo fatto prima, mi alzai di scatto: “Io… vado dalle mie amiche, non ci siamo ancora viste.” Salutai frettolosamente e raggiunsi le mie compagne di dormitorio, Georgia, Heloïse e Juliet, che si trovavano dall’altra parte del treno, e rimasi in loro compagnia fino a quando la locomotiva non si fermò.
 
Le carrozze si inerpicavano lentamente su per la salita che portava ad Hogwarts, costeggiando il lago. Le luci delle finestre si riflettevano tremule sulla liscia superficie dell’acqua, insieme allo spicchio di luna che faceva capolino sopra la cima delle montagne. Guardai il castello che si avvicinava sempre di più, emozionata come non mai, pensando che mi aspettava un altro anno da vivere in questo posto magico.
 
Il banchetto era ancora meglio di quanto mi ricordassi. Mangiai e mangiai, per la gioia della mia pancia perennemente affamata, lasciandomi andare in esclamazioni estasiate ogni qualvolta compariva un nuovo piatto. Di tanto in tanto incrociavo lo sguardo di Sirius e, quasi involontariamente gli sorridevo.
La mia felicità raggiunse il culmine quando, insieme ai dolci, apparve il tiramisù. “Evvai!!!!” urlai alzando il pugno a mezz’aria in segno di trionfo e facendo ridere i miei vicini di tavolo.
 
Alla fine, esausta e inebriata dal cibo, mi coricai nel mio morbido letto rosso e oro che mi era tanto mancato, avvolgendomi nelle lenzuola candide e fresche. “Vi voglio bene”, sussurrai alle mie amiche. Ma non feci in tempo a sentire la loro risposta: ero già sprofondata in un sonno beato.

  
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