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Autore: Lenni    14/03/2012    3 recensioni
Le tragicomiche avventure della 4° Ginnasio A del Liceo Classico Alessandro
Volta dedicate a tutti quelli che se è vero che sbagliando si impara, io e il Greco non abbiamo più segreti ! :D
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ελλυχνίων όζειν τά ενθυμήματα
I tuoi ragionamenti puzzano di stoppino.

 

Chiunque avesse trascorso meno di dieci minuti nel mitico spazio aperto adibito a cortile interno del Liceo Classico Alessandro Volta sapeva quali rischi comportasse introdurvisi. Non c'era da scherzare con quella strana imitazione di natura chiusa tra quattro solide mura di cemento e mattoni, dato che era lì che la più primitiva legge naturale veniva fuori: solo il più forte soppravviveva, il più debole era destinato a perire.


-Ghiro, scusami un attimo, hai mica visto Chest?-
Gaia Latini si avvicinò all'amico con passo felpato, facendolo sobbalzare terrorrizzato con quelle misere parole.
-Gaga!- berciò allora Lucio Ghirelli, colto in flagrante -Ti pare questo il modo?!-
-Scusami- Miss Sarcasmo 2012 non si lasciò sfuggire quella ghiotta opportunità di sfottimento -Non volevo disturbarvi-
L'allusione era chiara: Gaia non poteva che riferirsi a Bionda Focosa, affascinante signorina decisamente ben piazzata che quel mese faceva la sua porca figura -era propio il caso di dirlo- sulla copertina di Playboy, rivista decisamente in voga tra quei pochi maschietti che spiccavano rari in 4° Ginnasio "A". 
Lucio Ghirelli era uno di quelli.
-Tesoro, so che adesso sei in pubertà- non c'erano limiti alla stronzaggine della Latini -Ma seriamente, devo sapere dove è Nivea. La cerco da due ore!-
-Sei proprio una stronza!- rise Ghirelli, nascondendo il giornalino, assieme all'abbonamento dello stesso, sul fondo della cartella -Comunque non l'ho vista, io sono sempre stato qui-
-Su quello non avevo dubbi. Tu e Bob avrete avuto il vostro da fare ... va bene! Ci vediamo dopo allora, grazie lo stesso!-
-Gaga?-
La fanciulla si bloccò, serrando le mani intorno alla maniglia della porta.
-Si?-
Il suo metallico sorriso splendette angelico.
-Dì la verità, ti piacerebbe aver avuto anche tu il tuo da fare, con Bob-
Gli occhi marpioni di lui luccicavano maliziosi.
-Ghiro?-
-Dimmi-
-Sei un arrapato del cazzo-
-Anch'io ti amo-


-Troglodita, puoi venire un attimo?-
-Che cazzo vuoi, frigida?-
C'era dell'amore vero, tra quei due.
-Cerco Chest, l'hai vista?-
Marco Tirinnanzi valutò bene le sue possibilità, grattandosi il mento con fare cospiratore: poteva rispondere subito e liberarsi di quella scocciatura in meno di due minuti o, ipotesi numero due, romperle i coglioni e stuzzicarla fino allo sfinimento. 
La bella Gaia era ancora in attesa di un verdetto.
-Allora, encefalitico, che fai, le metti in fila due parole?-
Decisamente ipotesi numero due. Il piano però andava strutturato bene.
-Che cazzo fai, stronzo!- strillò irritata la malcapitata Latini, invasa da una pioggia di sudore -Che schifo, puzzi come un montone, finisci di scuotere quella testa o ti decapito!-
Ottimo, l'ora di educazione fisica era capitata decisamente a fagiuolo per nuocere a quel piccolo mostriciattolo rumoroso.
-Via Latini, un po' di testosterone, non può certo ucciderti ... - se gli sguardi avessere potuto uccidere, Marco ne era certo: quello sgorbio sarebbe stata un'ottima serial-killer -Comunque dai, ti accompagno io, l'ho vista in giardino...-
-G-giardino?-
La ragazza deglutì forte. Tirinnanzi non rise di quel segno di cedimento.
Sarebbe stata dura per entrambi: dividersi, in una situazione come quella, era il primo errore.
-Possiamo farcela- disse perciò -Ma tu stammi vicino-
E furono presi da una buona dose di sgomento, nel mentre in cui le suole delle loro Converse toccarono quell'erba pallida e stopposa. Essa scricchiolò sinistra sotto al loro peso, a causa dei piccoli passi incerti che i due, coraggiosamente, articolavano sul selciato. La nicotina li invase, eterea compagna di quel loro viaggio.
-Nanzi, non la vedo ... - il timore curvava la bocca di Gaia, ben attenta a non guardare nessuno negli occhi. Erano in territorio nemico, non c'era da scherzare.
-Tranquilla Gaga, la troviamo- quella di Marco era più una speranza, che una certezza -Non ti preoccupare-
Entrambi però lo sapevano, c'era eccome da preoccuparsi: erano finiti nel territorio dei fumatori.
Chiunque li guardava di sbieco, stringendo rabbiosamente tra le dita le preziose sigarette/sigari/canne come fossero pargoletti indifesi dall'Uomo Nero: i due avventurieri dovettero far leva su tutta la loro forza d'animo e faccia tosta per non scappare a gambe levate. 
Ragazzi e ragazzi limonavano spudoratamente davanti a tutti, pigiati contro i muri: i muri però finivano, a poco a poco, e quei giovani bramosi di contatto e calore umano si amavano ovunque, sulle panchine, vicino ai cestini, anche premuti l'un l'altro. Solo sfiorandoli, potevi contrarre una malattia venerea.
Ma il rischio peggiore che stavano correndo, la più grande trappola in cui stavano imprudentemente scivolando, era quella: l'assenza totale di ossigeno. La nicotina aveva formato un'atmosfera a parte sulle loro teste, neanche il sole riusciva a squarciare quella fitta cortina nebulosa.
Gaia e Marco alzarono gli occhi lacrimanti verso l'alto, certi di non rivedere mai più la luce: era finita.


Linda Chest Fillaci era un'allegra scolaretta dai biondi capelli che, secondo la leggenda, facevano addirittura swiiish. Due splendidi occhietti verdognoli, grandi come bottoni, brillavano sempre anche a dispetto dei rincari delle bollette dell'Enel, le braccia e gambe sottili sempre rivestite da morbido cotone dai toni pastello e, manco a dirlo, le guance sempre rosate al punto giusto, senza il minimo segno di trucco. Ebbene, questa era la bionda Linda, un'eterea presenza  semplice come una margherita, dolce come il miele, splendida come un angelo. Il suo soprannome sarebbe potuto benissimo essere Tantum Rosa, da quanto era delicata, specialmente per le faccende più intime. Eppure, i suoi compagni di (s)ventura, le avevano affibbiato quel Chest, tanto esotico quanto strano. 
Un abbreviativo, certo.
Ma di cosa?


-Marco, guarda! Eccola!-
Gaia Latini strinse forte il braccio di Marco Tirinnanzi, in preda all'emozione: erano salvi, finalmente!
-Cazzo- fu il commento del ragazzo, a cui mancò un battito per la felicità.
Ricambiò la stretta e a grandi falcate si diressero verso la compagna di classe che beata, continuava a chiaccherare con un pittoresco giovincello dai lunghi rasta ribelli.
-Gaga, Nanzi!- Linda allargò le braccia nel vederli arrivare -Sempre insieme voi due, eh?-
-Fottiti, Fillaci- sbottò messer Tirinnanzi, sempre padrone delle sue raffinate conoscenze linguistiche.
-Chest, è un secolo che ti cerco!- l'intervento di Gaia risollevò la situazione, nonostante i ringhi che Marco rivolgeva al ghigno della Fillaci -Dove cazzo eri? Ma è possibile che devo sempre trascinare il culo su e giù per tutta la scuola, prima di trovarti?!-
Niente da togliere al prode Tirinnanzi, ma anche la soave Latini era una valida artista con le parole: Petrarca non era che un rozzo bifolco in confronto a lei.
-Tesoro, sei delicata come un omogenizzato allo sterco di vacca, lo sai vero?- commentò divertita Linda Chesterfield Fillaci, facendo l'ennesimo tiro alla sua fida sigaretta. Sembrava un forno crematore di Aushwitz, era totalmente assuefatta da quel bastoncino puzzolente.
-E tu lo sai che quel cretino del tuo ragazzo continua a scartavetrarmi le ovaie perchè non ti ha ancora visto?- sbottò allora Gaga Sarcasmo Latini, facendo fumare le orecchie più delle bocche dei ragazzi tutt'intorno -Quel depravato è uno stalker, è quasi peggio di Nanzi!-
-Ah stronza!-
-Taci, idiota-
-
Cane, gatto, cane, gatto, chi l'ha detto che non si può?-
-Smettila di cantare, stronza!-
-Oh-oh, parlate anche all'unisono, adesso?-
-Troia!-
-Sei dolcissimo, Marco. Da carie, veramente.-
-Vaffanculo! E pensare che siamo venuti in questo covo di cannati solo perchè quello stalker mi snervava per la sua donna!-
-Anche tu Gaga non scherzi, gente, mi farete venire il diabete!-
Linda li fece tacere con una soffiata di fumo sui nasi, facendoli tossire. Ridacchiò, mentre la campanella suonava la fine dell'ora d'aria(?).
-Andiamo belli?- chiese, sbattendo le lunghe ciglia.
-Dai, su- borbottò Gaga, ancora offesa.
-Va bene- assentì Nanzi, tirandosi su per le scale.
Linda sorrise, guardandoli dietro agli occhiali da sole. Poi ricominciò a cantare.
I due, ovviamente, la rincorsero fino a che non si impadronirono delle sue preziose sigarette, che per punizione vorticarono giù per lo scarico del gabinetto.
-Goodbye Chesterfield!- fu il saluto di Latini e Tirinnanzi.
Linda sorrise, ma non lo disse ad altra voce -l'altro pacchetto le serviva!- : altro unisono.

 


 






 

  
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