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Autore: Sabriel    14/03/2012    3 recensioni
Sirius propone una sfida a Remus per rompere la noia. Chi perde sconterà una penitenza dettata dall'altro. Aggiungete due ragazzi innamorati e James che arbitrerà... ecco un nuovo delirio, vero che mi lasciate un commentino? ;)
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L’ESPRESSO DI HOGWARTS

Lo guardai.
Perché mi sentivo così irritato dal suo comportamento? Stava facendo esattamente come aveva detto. Si comportava come se le cose fossero esattamente come prima.
Lo detestavo. Preferivo che ce l’avesse con me, che mi tenesse il broncio accusandomi di essere insensibile ed idiota, piuttosto che si comportasse come se i miei baci non avessero alcun significato.
Mi avvicinai sedendomi al suo fianco, e sfilandogli il libro dalle mani. “Possiamo parlare un po’, manca ancora un ora al pranzo.”
Lui annuì, e incrociò le gambe all’indiana, come era solito fare. “Sono contento per James” disse improvvisamente, puntando lo sguardo davanti a sé.
Richiusi il libro in uno scatto secco. “Già. Era ora. A quanto pare la sua perseveranza è stata premiata”
“Lily è una bravissima ragazza. E’ bello che due miei cari amici stiano insieme. Credo che siano perfetti, l’uno per l’altra.”
“Davvero? E chi sarebbe, il tipo perfetto per te?” chiesi, fintamente noncurante.
Divenne del colore delle tende, e impiegai tutto me stesso per nascondere il sorrisetto maligno che era nato sulle mie labbra. Infondo era un discorso che si poteva fare, tra amici.
“Beh, non saprei… non penso mai a certe cose” rispose, senza guardarmi.
“Io a volte si.” ribattei, sdraiandomi.
“E qual è il tuo tipo?”
Sorrisi, soddisfatto. “Di solito dopo un po’ le relazioni mi annoiano. Credo che il mio tipo ideale sia qualcuno in grado di stupirmi. Che sappia tenermi testa. Una persona intelligente, e paziente. Una che sappia sopportare il mio lato… beh, pittoresco”
La sua risata mi fece piacere. Era melodiosa, discreta. “Pittoresco?”
“Si. Non credo di essere un tipo facile. E poi dovrebbe essere dolce, gentile, una persona dal sorriso pronto, proprio come te”
Lo dissi praticamente senza rendermene conto. Ci fu un silenzio che mi fece venire voglia di voltarmi per guardarlo, ma non lo feci.
“Ti stancheresti, di uno come me”
“Che ne sai?” domandai, pacato.
“Lo so e basta. Io non sono abbastanza, per tenerti testa. Sono noioso. Ci metteresti nemmeno una settimana, a stufarti”
“Mi credi tanto incontentabile?” domandai, e nonostante i miei propositi mi voltai. Volevo avere il contatto visivo con i suoi occhi. Erano il suo punto debole, una vera e propria finestra sulle sue emozioni.
Arrossì, ed io di riflesso sghignazzai, aggiungendo. “Volevo dire… credi che io sia tanto difficile? Devi ammettere che ogni persona che frequento tende ad idolatrarmi, e si trasforma in un ebete totale. Nessuno mi contraddice mai, o mi mette in difficoltà. Si annullano per compiacermi, ed è una cosa che detesto. E’ noioso frequentare qualcuno che pende dalle tue labbra”
“Davvero?” chiese, e si fece pensieroso.
Accidenti, la conversazione stava degenerando. Volevo metterlo alle strette, non chiacchierare amichevolmente su quanto fosse irritante a volte essere me.
“Davvero. Tu invece mi sproni sempre, e mi contraddici sempre. Ti lamenti perché non studio, perché sono disordinato, e allo stesso tempo riesci sempre a comprendermi, a farmi sentire meglio. Non capisco perché tu lo faccia”
“Beh… perché sei il mio migliore amico. Voglio solo che tu dia il meglio di te. Tendi sempre a minimizzare, quando invece potresti fare di meglio. E poi, sei veramente disordinato”
“E come mai con James non te la prendi tanto?”
“Beh… perchè James… è James”
“E questo che vuol dire?”

Accidenti, accidenti, accidenti! Perché mi ero lasciato impelagare in quella discussione?!
“Vuol dire che James mi ascolta molto più di quanto tu non faccia”
Sbottò, facendo un suono simile ad un mezzo abbaio. “Non è affatto vero” disse, e la sua espressione divenne davvero adorabile.
“Ieri ti ho detto di spostare quelle maglie appese al letto” ricordai, indicandole. “stanotte mi ci sono incastrato con il piede”
Mi lanciò un occhiata sbigottita. “Ma che fai alla notte, il contorsionista? Come hai fatto, scusa, sono di lato”
“Non è questo il punto” dissi, leggermente irritato. “tu non fai mai quello che dico, e non lo fai proprio perché le persone non ti dicono mai niente. Ti senti in dovere di fare quello che vuoi”
Per tutte le acromantule, ecco, l’avevo detto!
Era per questo che non potevo fidarmi, lui non era una persona matura, e non era capace di confrontarsi con gli altri. Era viziato ed egocentrico.
Spalancò la bocca, scioccato. “Cosa? Non è assolutamente vero! E’ che tu non fai che lamentarti! Sirius questo, Sirius quello… sei davvero insopportabile. Che fastidio ti danno quelle dannate maglie?!”
“Non sono le maglie il punto!” esclamai, infervorato come non lo ero mai stato in vita mia.
“E allora smettila di tirarle a mezzo. E’ una settimana che mi dici di toglierle” disse, e afferrò la bacchetta, mettendole via. “contento?”
“Si, grazie” sbottai acido.
“Adesso qual è la prossima lamentela? Le scarpe sotto il letto?”
“Beh, se proprio vuoi saperlo, quello non è il loro posto”

Guardai l’ora, stranito. Erano in ritardo… possibile che?!
Forse Lily aveva fatto bene ad obbligarmi a lasciarli soli. Proprio in quel momento la vidi entrare in sala grande.
Le sorrisi ammiccante, ma il mio sorriso scemò poco a poco, man mano che si avvicinava. Sembrava nervosa.
“James, devi salire nel tuo dormitorio”
“Perché?” domandai, stupito, sembrava a disagio.
“Ecco, credo che Sirius e Remus stiano litigando, e anche animatamente” Sorrisi, incredulo. “Ma no! Remus non è capace di animarsi. E’ impossibile litigare con lui”
Lei mi rivolse un occhiata spazientita. “Invece è possibile a quanto pare. Si sentono le urla dalla sala comune, devi intervenire!” esclamò, afferrandomi per la maglia.
Mi lasciai guidare da lei, totalmente frastornato. Stavano litigando? Perché? E soprattutto… come accidenti aveva fatto Sirius a fare arrabbiare Remus? Erano anni che ci provavo!
Appena arrivati in sala comune, constatai con sgomento che aveva ragione. La fissai un momento, assente e lei mi esortò con un gesto impaziente di salire.
Corsi su per le scale, aprendo la porta. C’era la camera in completo subbuglio. La guardai, sconvolto, e vidi Remus guardare il mio migliore amico con uno sguardo che avrebbe congelato un falò, anche meglio di un glacius.
“Credi di impressionarmi? Io non metterò a posto, sappilo”
“Se è per questo nemmeno io!”
“Bene!”
“Bene!”
“Ragazzi…” tentai, flebilmente, ma loro mi ignorarono.
“Dovresti essere contento, almeno adesso puoi lamentarti quanto ti pare” ringhiò Sirius. Era davvero arrabbiato.
Remus strinse il cuscino al petto, come se volesse stritolarlo. “Non dovevi disturbarti, ho un sacco di motivi, per farlo. Anche senza che tu lo faccia di proposito”
Non avevo mai sentito quell’inflessione nella voce di Moony. Non urlava, al contrario di Felpato, ma il suo timbro era saturo di costrizione, come se fosse sul punto di esplodere.
“Cosa vorresti dire?” sbottò Felpato, incrociando le braccia al petto.
Remus sorrise, ma in un modo davvero odioso. “Che non serve che ti impegni, per essere un idiota isterico”
Spalancai la bocca, scioccato. “Ehm… ragazzi…” riprovai, decisamente intimidito, ma ancora una volta fui deliberatamente ignorato.
“Ah è così che la pensi?”
“SI!” sbottò, e fu il primo urlo che sentii uscire dalla sua bocca in quattro anni, esclusi quelli della trasformazione.
“BENISSIMO!”
Gettò il cuscino a terra, stizzito. “SEI PROPRIO UN IDIOTA SIRIUS BLACK, NON CAPISCI NIENTE”
“SENTI CHI PARLA!”
“Ragazzi…”
“STA’ ZITTO JAMES!!” urlarono all’unisono, voltandosi verso di me.
Rimasi perfettamente immobile. Avevo paura che anche solo un movimento potesse scatenare una guerra, nel vero senso della parola.
Restammo tutti e tre perfettamente immobili, finché Sirius non ruppe quello strano momento, e con un suono simile ad un ringhio mi oltrepassò, sbattendo la porta alle mie spalle. Sussultammo sia io che Moony.
Lo guardai, silenzioso, in attesa di una spiegazione, che non arrivò. Remus se ne stava li, in piedi, perfettamente fermo, con un espressione così seria che sul suo viso sembrava quasi aliena.
“Si può sapere cosa è successo?” domandai, cercando di nascondere il mio profondo, completo sbigottimento.
“Perché non lo chiedi al tuo amico” rispose, acido.
Sospirai, passandomi una mano fra i capelli. Era stata una pessima, pessima idea, intromettermi fra loro. Da dopo la sfida le cose erano precipitate, inesorabilmente.
“E’ quello che sto facendo”
Non ero sicuro che il sarcasmo fosse l’ideale, specialmente per la mia alquanto minata incolumità. Tra lui e Lily, sarei finito decisamente male, me lo sentivo.
Lui emise uno sbuffo isterico, e si sedette sul letto. “E’ completamente pazzo” sbottò, incredulo. “si è arrabbiato senza motivo, ed ha iniziato a mettere tutto sotto sopra!”
Sirius era famoso per la sua facile suscettibilità, infatti era il bersaglio preferito dei Serpeverde, ma non potevo credere che avesse distrutto il dormitorio senza almeno uno straccio di motivo.
“Sei sicuro che non ci sia nessunissimo motivo?” incalzai cauto, e il suo sguardo furente mi fece capire che forse era meglio se lo lasciavo a sbollire la rabbia.
Non ero preparato alla rabbia di Remus.
Non si era mai arrabbiato prima, mai. Almeno non in quel modo, non davvero. Remus al massimo poteva essere infastidito, o irritato, ma quello sguardo era un qualcosa che mi coglieva davvero impreparato. Mi ricordava terribilmente Lily.
“Credi sia colpa mia?”
“No” risposi, prontamente, guidato dal mio istinto di sopravvivenza. “solo magari Sirius potrebbe avere, accidentalmente, mal interpretato alcune tue parole”
Lui parve rifletterci un momento, assorto. “Non ho detto niente, solo che non mi da mai ascolto. Che è la pura e semplice verità”
Non manifestai la mia approvazione per puro spirito di fratellanza verso Sirius, nient’altro.
“Vedrai che quando si sarà calmato, ti chiederà scusa” dissi, cercando di addolcirlo. Ma dubitavo seriamente che Felpato si sarebbe scusato. Specialmente dopo averlo visto tanto arrabbiato. Dovevo cercare di parlare con lui, per sapere il suo punto di vista.
Il cigolio del letto mi distolse dai miei pensieri e mi ritrovai a fissare quei famigliari occhi castani. “Siamo in ritardo, ci conviene cercarlo e sbrigarci”
Guardai la sua schiena allontanarsi, sconcertato. Moony era capace di riprendere il controllo di sé in un momento. Sperai che Sirius facesse altrettanto, ma era una vana speranza.
Lasciai Remus con Lily, in sala grande a pranzare e mi misi alla ricerca del mio migliore amico. Sapevo che era al campo. Era li che distendeva i nervi, quando non era nel letto di qualche ragazzina, certo.
Sorrisi, nel vederlo seduto sulle gradinate, imbronciato. “Ehi Felpato…”
Lui alzò lo sguardo su di me. I suoi occhi erano più blu del solito. “Ramoso”
“Posso sapere perché hai distrutto il dormitorio?” chiesi, affiancandolo.
Sospirò “Credo di avere perso il controllo. Non ricordo nemmeno perché stavamo litigando” confessò, e le sue labbra si incurvarono in un sorriso teso.
“Perché Moony ha detto che non lo ascolti mai” ricordai, poggiando le mani tese dietro di me, per sostenermi.
Si voltò “Hai parlato con lui?”
“Si, visto che tu sei scappato via”
“Il fatto è…” iniziò, e prese tempo, probabilmente cercando un motivo che nemmeno lui conosceva. Sirius aveva molti più problemi di me, ad accettare i sentimenti. Io sapevo di amare Lily, lo sapevo da molto tempo ormai, ed era una cosa che avevo accettato.
Mi ero arrabbiato all’inizio, mi ero spaventato, ma non avevo potuto farci niente. E quindi avevo fatto l’unica cosa in cui fossi davvero bravo: avevo insistito.
Per lui era diverso, lo sapevo. Ma se lui non era sincero nemmeno con se stesso, non potevo aiutarlo.
“Lui… lui si comporta come se fosse tutto ok” disse infine, nervoso.
“Si, proprio come aveva detto” gli feci notare. “mi chiedo perché tu non l’abbia contraddetto, se non eri d’accordo”
Lui mi lanciò un occhiataccia. “Stavo per farlo confessare, prima che tu arrivassi, l’altra sera!” esclamò, risentito.
“Sai è per quello che abbiamo inventato il codice, per evitare di intralciarci a vicenda. Ma tu non mi hai lasciato alcun segnale” mi difesi, pacato.
“Perché non… non era una cosa programmata. Volevo solo chiarire con lui. E poi scusa, tu lo sapevi!”
“Io credevo foste qui al campo. Avevo detto a Remus di raggiungerti”
“Tsk, e hai creduto che lo facesse? Lo conosci meglio di me!”
Non risposi. Si, avrei potuto immaginarlo, ma per Godric, mi ero appena messo con Lily! Ero così felice che non avevo considerato i dettagli.
Come, per esempio, l’innato orgoglio di Remus.
“Mi fa impazzire il suo comportamento, davvero. Non sono abituato ad essere ignorato”
Risi, senza potermi trattenere.
“Credo che ti ci dovrai abituare, Felpato. Moony non ha niente a che fare con le persone che frequenti di solito”
“Forse è questo il punto, forse non sono pronto…”
Spalancai gli occhi, preso in contropiede. “Vuoi rinunciare? Proprio adesso che dopo una vita passata ad amarlo in silenzio hai deciso di fare la tua mossa?”
“Per te è facile. Tu l’hai conquistata, la Evans”
“Ci ho messo quattro anni, Felpato. Credi che sia stato facile, per me?”
“Io non ho la tua perseveranza, lo sai” dichiarò, alzandosi, e facendo evanescere la sua scopa.
“Se per questo, hai anche un pessimo carattere” convenni, alzandomi a mia volta. La sua faccia indignata mi fece ghignare. “E’ vero.” palesai, posandogli una pacca sulla spalla. “Se avessi dovuto rompere qualcosa ogni volta che Lily mi ha umiliato o insultato, beh, non sarebbe rimasto molto, della scuola”
“Quindi il tuo suggerimento sarebbe?”
“Assecondarlo. Remus, grazie a dio, non è imparentato con un drago. E la sua rabbia oltre ad essere molto rara, è anche molto veloce ad esaurirsi. Se ti consola, comunque, il fatto che tu sia riuscito a farlo arrabbiare davvero, significa che sei più a buon punto di quanto credi. Oh, e fossi in te chiederei scusa”
“SCUSA?!”
Per un attimo ebbi paura a confermarlo. “Si, scusa. Hai avuto una reazione esagerata”
“Non ci penso nemmeno! Non chiederò scusa, ha iniziato lui”
“Fa come credi. Io il mio consiglio te l’ho dato. Vorrei ricordassi però, che ci aspetta una lunga settimana, insieme”
Improvvisamente, il mio piano mi sembrò davvero… pericoloso.
Non potevo prevedere che la situazione diventasse così rischiosamente sottile.

“Hai ragione, ti deve delle scuse” sentenziò Lily, perentoria.
Le sorrisi. Dubitavo che sarebbe mai stata dalla parte di Sirius, anche se avesse avuto ragione. Era più forte di lei.
“Comunque, forse anche io ho esagerato. Non dovevo dirgli che è un idiota isterico”
“E perché no? E’ una semplice constatazione di fatto. Nessun ragazzo maturo e pacato avrebbe messo a soqquadro il dormitorio solo per non ammettere di avere torto”
Beh, agli effetti… Allora perché non mi sentivo più in alcun modo arrabbiato, ma solo ansioso?
Se avevo ragione, perché non me ne importava niente?
“Eccomi, andiamo?” domandò James, distogliendomi dai miei pensieri.
“Come sarebbe a dire, io non ho pranzato!” protestò Sirius. Incrociai il suo sguardo per una frazione di secondo, e mi voltai di scatto, incontrando l’espressione solidale di Lily.
Un intera settimana…
Non ero affatto sicuro che ce l’avrei fatta. Ma infondo, c’era pur sempre James.
Aspettammo che Sirius pranzasse e ci dirigemmo verso le carrozze. I genitori di James vivevano in un paesino poco lontano dalla stazione, quindi non avevamo che da prendere l’espresso, e poi un autobus.
Mi sedetti sul divanetto dello scompartimento, appoggiando la testa contro il vetro. Il viaggio era davvero lungo, e l’idea di doverlo passare con lui, mi innervosiva.
Parlavano del più e del meno come sempre, e sfruttai il riflesso nel vetro per osservare Sirius. Non sembrava più arrabbiato. Ma non sorrideva come sempre.
Perché dovevo innamorarmi proprio di uno come lui?
Sorrisi. Lo sapevo il perché. Perché lui era la persona più buona e leale che conoscessi. Era stato un amico perfetto, sempre. C’era sempre stato per me, mi aveva sempre consolato nei momenti di sconforto, e fatto ridere quando a malapena riuscivo a sorridere.
Ma soprattutto perché mi faceva sentire una persona bellissima, anche se non lo ero affatto.
Si, anche James faceva altrettanto, ma… ma Sirius aveva anche quegli occhi dannatamente blu, e quel viso schifosamente perfetto.
Sospirai, senza potermi trattenere. “Moony, vuoi delle cioccorane?”
Mi voltai verso James, che era già in piedi. “Dove vai?” domandai, e la tensione trapelò traditrice.
Sorrise, allegro. “Ho fame. E visto che mi sembri depresso… la cioccolata ti rende sempre felice”
Avevamo appena mangiato.
Quella era una delle sue idee pericolose e preoccupanti, sicuro. Lo fissai con tutta l’intensità di cui ero capace, sperando cogliesse il mio silenzioso monito.
“Lo prendo come un sì” disse, senza aspettare la mia risposta, ed uscì, facendo scorrere la porta veloce, chiudendoci dentro.
Mi alzai, deciso a seguirlo, e rimproverarlo, ma quando provai ad aprire mi bloccai, stranito. Diedi uno scossone con forza, ma la porta restò chiusa, come sigillata.
Mi irrigidii.
James non poteva farmi questo. Provai di nuovo, con più forza, ma niente.
“Che succede?” la voce di Sirius era pacata, priva di inflessione.
“Non si… apre…” dissi, più a me stesso che a lui, indeciso se lasciare che fosse la rabbia a colmarmi, oppure il panico.
Mi aveva chiuso nello scompartimento con Felpato, e qualcosa dentro di me mi diceva che non sarebbe tornato con le cioccorane.
Poteva andare peggio di così?
Oh, ma mi avrebbe sentito, una volta scesi. Me lo sarei mangiato vivo.
Non in senso letterale ovviamente, anche se avrei potuto, e una piccola parte di me, in quel momento, lo voleva anche.
Mi accorsi di Sirius solo quando il suo petto mi sfiorò la schiena. “Fa provare me” disse, pragmatico. Mi voltai in quell’abbraccio assurdo, e me ne pentii.
Deglutii, cercando di non fissare le sue labbra, ne i suoi occhi.
“D’accordo, fammi passare”
Mi concesse giusto lo spazio per allontanarmi e afferrò il manico, strattonando con forza notevole. “Porco Merlino…”
Gli lanciai un occhiataccia, evitando di commentare. In effetti, anche io avrei davvero voluto imprecare.
“Spostati, provo con la magia” dichiarai, afferrando la bacchetta. Fu tutto inutile. Ad ogni incantesimo fallito il mio nervosismo cresceva, e notai, con preoccupazione che aumentava anche quello di Sirius.
“La butto giù” sentenziò, togliendo la bacchetta dal cinturone.
“Tu cosa? NO!” sbottai. Non potevamo danneggiare il treno. Era un pezzo di storia!
Lui mi lanciò uno sguardo eloquente. “No?”
“Il treno è patrimonio culturale del mondo magico” gli ricordai, cercando di parlare normalmente.
“Si, e sai perché? Perché è vecchio. Probabilmente la porta è andata”
Valutai l’idea di dirgli la verità, ossia che era stato James a chiuderla, ma ci ripensai. Era già abbastanza irascibile così.
“Non possiamo comunque romperla. Potrebbero espellerci, o peggio, arrestarci”
“Arrestarci? Per aver rotto una porta di un treno? O per esserci liberati?”
“Il punto, è che non voglio finire nei guai. James tornerà, no?” convenni, cercando di sembrare convincente.
Questo sembrò calmarlo. “Bene, visto che siamo bloccati qui, potresti approfittarne per scusarti” disse, pacato.
Sbattei le palpebre, assente, per poi accigliarmi. “Per cosa, di preciso?”
Calma Remus, stai calmo.
“Per avermi dato dell’idiota isterico”
Lottai contro l’impulso di abbassare lo sguardo. “Non lo avrei detto, se tu non ti fossi comportato come tale” gli feci notare e lui fece per ribattere, ma ci ripensò. Mi sedetti, afferrando un libro.
“Non ci provare, ti sto parlando” disse e sentii la sua voce incupirsi.
“Credevo avessimo finito” ribattei calmò e sentii il libro scivolarmi brusco dalle mani. Lo chiuse in uno scatto.
“No, invece, non ho finito”
Sembrava quasi che stesse per ringhiare. “Bene” sentenziai, incrociando le braccia al petto, in attesa.
E la sua reazione mi spiazzò completamente.

Mi accucciai, poggiando entrambi gli avambracci sulle sue gambe. “Che stiamo facendo, Remus? Noi non abbiamo mai litigato, prima”
Il suo viso perse ogni traccia di durezza, e tornò quello di sempre, leggermente smarrito. “Non lo so…” confessò, distogliendo lo sguardo.
“Non dovevo arrabbiarmi tanto. Ma tu non puoi ignorare quello che è successo l’altra sera, non è giusto”
“E tu non dovevi farlo. Sei stato tu ad essere ingiusto. Hai rovinato tutto”
Le sue parole mi ferirono “Lo credi davvero?” domandai, serio.
Non rispose, aggrappandosi a quel silenzio vigliacco. Mi tirai su. “Ok, la spacco” affermai. Non volevo restare chiuso li dentro, a sopportare quel silenzio odioso.
Lo sentii muoversi “Sirius, cerca di ragionare…” iniziò, conciliante, ma lo ignorai, puntando la bacchetta sulla porta scorrevole.
“Non lo so cosa credo, ok?!” sbottò, ed io rimasi immobile, bloccando il bombarda che stava per uscire dalle mie labbra.
Ok, era già un passo avanti. “Almeno me lo sai dire, cosa vuoi da me?”
“Vorrei…”

Non lo sapevo nemmeno io.
Volevo tante cose, e in quel momento, che il pavimento mi inghiottisse. Essere arrabbiato con lui mi rendeva forte sotto un certo aspetto, mi dava il coraggio di non restare imbambolato come in quel momento, senza avere una valida risposta da dargli.
Volevo tante cose, tutte irrealizzabili.
Il che equivaleva e non volere niente.
“… che tu non faccia esplodere la porta” dichiarai, tranquillo, tornando a sedermi.
Lui emise un sospiro molto eloquente, ed abbassò la bacchetta. “Remus… posso sapere perché ti comporti così?”
“Così come? Sei tu che hai distrutto il dormitorio, e che adesso vuoi demolire la porta” dissi, senza potermi trattenere. Avevo scoperto che fare il finto tonto mi riusciva particolarmente bene, è che mi era di enorme aiuto.
Il suo sguardo però mi fece sentire davvero male. Stava sforzandosi di essere sincero, ed io non ero affatto collaborativo. Me ne rendevo conto, ma non potevo farci niente.
Era tutto nuovo e assurdo per me.
Il provare certe sensazioni… un conto era provarle nel mio intimo, segretamente, dove non potevano intaccare ne sconvolgere il mio normale modo di essere, ne scombinare ulteriormente la mia vita. Ma dopo quei baci io… io avevo perso completamente il controllo.
E detestavo farlo.
Mi succedeva già una volta al mese, ed era più che sufficiente. Sirius mi rendeva totalmente instabile, ed era una cosa che mi spaventava.
Mi terrorizzava quello che provavo, il fatto che lo provassi verso il mio migliore amico, e il fatto che lui, in qualche modo che ancora non riuscivo a capire, provasse interesse per me.
Non avrei mai dovuto accettare quella sfida. Me lo sentivo che sarebbe finita male, e se c’era una cosa che avevo imparato in quegli anni insieme ai Malandrini, era che il mio istinto non sbagliava mai.
Lo sentii sospirare, e non feci in tempo a voltarmi che me lo ritrovai di fronte, con le sue braccia tese ai lati della mia testa, le mani adese allo schienale.
Deglutii, e sentii il sangue affluire impietosamente alle mie guance. “Non ignorarmi Moony, sai che lo detesto. Puoi fingere di non capire, ma non ignorarmi” sentenziò, sussurrandomi le ultime parole praticamente sulle labbra, suadente.
Mi schiacciai contro il sedile quanto più potessi e distolsi lo sguardo. “C-che stai facendo?” chiesi, rendendomi conto che era una domanda davvero stupida.
Non lo stavo guardando, ma avrei potuto scommettere che sulle sue labbra era apparso il solito sorrisetto beffardo. “se non vuoi dirmi cosa vuoi, allora deciderò io per te.” sentenziò, e sentii la sua mano guidare il mio viso nella direzione del suo.
Il suono isterico del mio cuore sovrastava persino lo sfregare del treno sulle rotaie.
Avrei voluto muovermi, o dire qualcosa, ma ero totalmente paralizzato, ipnotizzato da quegli occhi dannatamente blu.
Piegò gli angoli della bocca in un sorrisetto seducente, mentre il suo pollice mi accarezzava lentamente le labbra.
“Finché non dirai veramente cosa desideri sarai mio” dichiarò e prima che potessi ribattere unì le sue labbra alle mie.
Gemetti, cercando di scostarlo, facendo pressione con entrambe le mani sul suo petto, ma lui le afferrò, scostandole, trattenendomi i polsi con una facilità disarmante.
Era molto più muscoloso di me, dato che si allenava tutti i giorni con la squadra di Quidditch e non era un problema per lui trattenermi. Cercai di riprendere fiato, accaldato, sperando di non sembrare patetico, perché mi sentivo completamente instabile.
Avevo così tante emozioni in quel momento che avrei potuto piangere ridere ed urlare contemporaneamente. Mille pensieri mi vorticavano nella testa e il cuore mi pulsava nelle tempie, facendomi venire il capogiro.
In quel momento, con le sue labbra sulle mie, avrei tanto voluto non ci fosse un dopo. Ma sapevo che sarebbe arrivato, e che quel bacio avrebbe solo reso quel momento ancora più complicato, e, nonostante qualcosa dentro di me mi urlasse di porvi fine, sentii il mio corpo rilassarsi, e mi ritrovai a ricambiare quel bacio incredibilmente dolce e profondo, mentre le mie mani finivano inspiegabilmente nei suoi capelli setosi.

Non m’importava niente della sua insicurezza, di quel suo vizio di chiudersi in se stesso appena qualcosa sfuggiva anche solo vagamente al suo controllo.
Lo amavo, e finché non mi sarei chiaramente sentito dire di non essere ricambiato, mi sarei imposto, anche se voleva dire forzarlo.
Sentivo il suo battito accelerato, il suo respiro sommesso, e non poteva essere altro che la prova che non gli ero indifferente. E finché avessi avuto anche solo un minimo segnale positivo avrei continuato a baciarlo, a stringerlo e a dirgli quanto lo desiderassi.
Avrei continuato ad importunarlo, per vedere le sue guance prendere fuoco, e l’avrei baciato per sentire quei suoi sospiri malamente celati, e per sentire le sue mani nei capelli.
E alla fine, anche se non provava i miei stessi sentimenti, avrebbe finito per farlo, perché nessuno resisteva a Sirius Black, nemmeno se quel qualcuno era Remus. Avrei fatto in modo di farlo innamorare di me.
Mi scostai appena, permettendogli di respirare, e mi avvicinai per baciargli il collo latteo. Lo sentii gemere piano, e muoversi appena sotto di me. Non si rendeva nemmeno conto di quanto fosse bello, di quanto quel suo cipiglio innocente e dolce fosse sensuale.
Tornai sulle sue labbra, mordendole piano, per poi baciarle con foga. Sentivo il cuore in fibrillazione e non ero del tutto sicuro di riuscire a restare calmo.
Afferrai la zip della sua felpa, abbassandola lentamente, e sentii le sue mani sulla mia, nel debole tentativo di fermarmi. Ridacchiai, senza potermi trattenere. “Sei così adorabile quando cerchi di resistermi” sussurrai piano, e lui mi colse totalmente in contropiede.
Mi scostò da sé con una forza che non credevo nemmeno potesse avere e prima che potessi anche solo pensare di dire qualcosa aveva già puntato la bacchetta contro la porta dello scompartimento, che esplose in mille pezzi.



Ciao a tutti! Eccovi un nuovo capitolo.
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la mia storia nelle seguite e preferite, e tutti quelli che mi hanno recensita, dandomi il loro sostegno.
Un bacio,
Sabriel
  
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