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Autore: Bethesda    16/03/2012    3 recensioni
"Nonostante fossi stato sposato non riuscii ad avere figli e comunque non ero mai stato attratto dall’idea di avere per casa dei piccoli urlatori, capaci di distruggere i miei scritti o strumenti lavorativi. Osservando il bambino però mi domandai come si potesse abbandonare una creatura tanto fragile come quella."
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E va bene, lo ammetto! Ho mentito: la one-shot che ho scritto qualche giorno fa non sarà l'ultima! Ma l'idea di scrivere questa fan fiction mi ha colpita all'improvviso e mi è subito venuto voglia di scriverla! Il capitolo è piuttosto breve ma spero vi piaccia come inizio ^^

In tutti gli anni passati accanto a Holmes, nonostante le varie avventure che hanno caratterizzato la nostra vita, nessuna fu stressante quanto quella che mi accingo a narrare.
Non che gli avvenimenti fossero estremamente raccapriccianti o grotteschi, ma la situazione che io e lui dovemmo affrontare  ci costrinse a fare ciò che io, e soprattutto Holmes, mai avremmo immaginato.
 
Avevamo superato indenni anche il 1897 e Holmes aveva da pochi giorni compiuto quarantacinque anni quando, rintanati nel nostro appartamento pregno di fumo, discutendo senza troppa convinzione sull’ultimo concerto a cui avevamo assistito, sentimmo qualcuno bussare con forza al portone, cosa piuttosto insolita a quell’ora di notte.
Holmes si zittì e tese l’orecchio, avvertendo poco dopo i passi della cameriera dirigersi ad aprire all’inatteso ospite.
Lo imitai e con sorpresa avvertii poco dopo dei passi dirigersi al piano superiore –il nostro- con estrema fretta.
Holmes era accigliato e aspirava meditabondo, aspettando che la cameriera si decidesse a bussare, cosa che avvenne poco dopo.
Un avanti secco uscì dalle labbra del mio amico e con estrema lentezza fece il suo ingresso nella stanza la giovane che aiutava la signora Hudson (che in quei giorni si trovava presso sua sorella fuori Londra).
Pensai che la sua cautela fosse dovuta al timore reverenziale che provava nei confronti del mio amico ma con mia grande sorpresa dovetti ricredermi quando mi accorsi che stava cercando solo di non far cadere un fagotto che stringeva fra le braccia.
«Chi era, signorina Graham?»
La ragazza non rispose e ci guardò entrambi con aria sorpresa.
«Nessuno, signor Holmes. Ma…»
«Ma cosa», domandò il mio amico cercando di dissimulare l’irritazione.
In tutta miss Graham si fece avanti e ci rese possibile vedere ciò che stava reggendo con tanta apprensione.
Sobbalzai per la sorpresa e persino Holmes, che generalmente riusciva a nascondere qualunque emozione lo attraversasse, sgranò gli occhi.
«L’ho trovato qui fuori ma non c’era nessun altro.»
«Un bambino?! Holmes! Credono che ci sia una ruota qua fuori?!»
Holmes si alzò dalla poltrona, avvicinandosi alla giovane e osservando la cosina rosa che dormiva placida avvolta dalle coperte, quando allungò una mano e prese una lettera, nascosta fra le pieghe del tessuto e sfuggita alla ragazza.
Io mi accostai al dormiente e lo osservai: doveva avere quattro, forse cinque mesi. Aveva la carnagione di un bel rosa vivo, leggermente arrossato sulle guance a causa del freddo di cui era stato vittima, anche solo per pochi istanti.
Nonostante fossi stato sposato non riuscii ad avere figli e comunque non ero mai stato attratto dall’idea di avere per casa dei piccoli urlatori, capaci di distruggere i miei scritti o i miei strumenti lavorativi. Osservando il bambino però mi domandai come si potesse abbandonare una creatura tanto fragile come quella.
«AH!»
Io e la signorina ci girammo verso Holmes che aveva appena finito di leggere.
«Legga lei stesso, Watson!»
Mi porse la lettera e cominciai a far scorrere lo sguardo.
 
All’attenzione del signor S.Holmes.
Per ragioni che sono impossibilitata a spiegare sono costretta a lasciare temporaneamente mio figlio.
Mi rendo conto che non sia un comportamento degno di una madre rispettabile ma debbo comportarmi in questo modo per difendere la mia creatura. Purtroppo non posso rivelarle chi sono e tantomeno il perché debba lasciarlo nelle sue affidabili mani. La prego solo di non rivelare a nessuno della sua presenza nella vostra casa e di non lasciare che qualcun altro se ne occupi. La sua vita, come la mia, è in pericolo.
Non appena tutto si sarà placato, allora tornerò a prenderlo.
Fino ad allora le chiedo di proteggere Charles.
In fede,
                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Chi Le Sarà Debitrice Per Sempre
 

 
Alzai lo sguardo verso il mio amico e  mi accorsi che aveva spento la pipa e osservava incuriosito il piccolo.
«Signorina Graham.»
«Sì, signore?»
«Lei non ha mai visto il bambino, né dirà ad anima viva che si trova in questa casa. Ha capito?»
La giovane annuì e lasciò che il detective, che aveva allungato le braccia, prendesse l’ospite.
Io ero allibito: Holmes, se un caso lo interessava, era capace di qualsiasi cosa, ma questa volta era implicito che si sarebbe dovuto occupare del bambino!
Aspettai che la cameriera uscisse e glielo dissi.
«Occuparmi? Vorrà dire occuparci, dottore! Dopotutto io non sono avvezzo alle gioie della maternità e non credo di potermi occupare del qui presente Charles da solo.»
Effettivamente già il modo in cui reggeva il piccolo indicava quanto poco sapesse sull’argomento: sembrava che stesse sollevando un sacco di patate e la cosa disturbò il bambino dal suo sonno. Fortunatamente fu più sorpreso che spaventato e cominciò a fissare l’uomo davanti a sé con i piccoli occhi azzurri.
Nonostante ciò mi sentii piuttosto offeso.
«Non sono una mamma chioccia, Holmes!
«Ovvio che no, sareste ridicolo. Però, essendo un dottore, avrete sicuramente affrontato casi pediatrici e ciò vi rende superiore a me…»
Alzai un sopracciglio: raramente Holmes mi concedeva di essere più abile di lui.
«…in questo campo.»
Ecco, mi era sembrato piuttosto strano…
 
 
   
 
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